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8 aprile: Santa Giulia (Maria Rosa) BILLIART

S. Giulia (Maria Rosa) Billiart (1751-1816), fondatrice ***

Dio e il mio dovere: ecco la mia occupazione

La prima cosa che risalta nella biografia di Giulia (Maria Rosa) Billiart è la pazienza dimostrata nelle malattie e nei lunghi periodi di immobilità a letto, la sua capacità di educatrice e la sua grande fede nella Provvidenza. Tre belle caratteristiche e relativi buoni esempi che possiamo imitare nella la nostra vita.
Non ebbe, come si dice, una vita facile. Per niente. E quale santo o santa l'ha avuta? Del resto Gesù stesso l'aveva preannunciato che non si può avere, seguendo lui, un destino tutto facile, meno 'complicato' del suo: la contemplazione dal Monte Tabor (Trasfigurazione), non può essere disgiunta dalla possibile salita, in prospettiva, del Monte Calvario. Il destino anche per il cristiano è lo stesso, e per fortuna non siamo soli in questa sfida spirituale: ma abbiamo una grande folla che ci assiste e ci incoraggia secondo il c.12 della Lettera agli Ebrei, e tanti santi e sante.
Giulia è stata anche una fondatrice di un ordine religioso, e questo è un carisma che non molti hanno nella Chiesa. Quando c'è viene suscitato dallo Spirito Santo che è il vero conduttore della comunità dei discepoli di Cristo. La sua santità è stata coraggiosa e contagiosa, per cui un manipolo di donne, anche nobili, la seguirono nella congregazione delle Suore di Notre Dame (di Namur), che ebbero un notevole successo ancora vivente lei, la fondatrice (e la confondatrice Marie-Louise-Françoise Blin de Bourdon (1756-1838). Ancora oggi continuano la loro opera educativa e a fianco dei poveri in molti paesi del mondo. Bernardetta di Soubirous, dopo le apparizioni a Lourdes, divenne suora entrando proprio tra queste Suore di Namur.

Catechista dei bambini… anche a letto

Maria Rosa Giulia nacque nel 1751 a Cuvilly, in Piccardia, a nord di Parigi, da genitori benestanti, e all'interno di una famiglia numerosa: lei era la quinta di sette figli. Ma nel 1767 la famiglia perse la propria anche se modesta ricchezza, per ingiuste calunnie e anche per furti. Giulia ormai sedicenne si fece carico anche lei della nuova situazione familiare, accettando e facendo con impegno lavori vari, talvolta anche faticosi, per aiutare i genitori… per quanto poteva. Per conto delle Carmelitane di Compiegne (16 di esse furono poi vittime, ghigliottinate, della Rivoluzione Francese!) ella ricamò anche dei paramenti.
Era una brava ragazza, ed il suo parroco l'aveva già individuata e la teneva d'occhio, anche perché in lei intravedeva qualcosa di speciale, proprio in campo spirituale. Per questo, precedentemente, le aveva permesso di fare la Prima Comunione già all'età di nove anni: un privilegio, insomma, ma, date le disposizioni di Giulia, andava bene. Lei stessa, liberamente, all'età di quattordici anni fece voto di verginità consacrata a Cristo. Anche se la sua istruzione scolastica non era completa, nelle cose di Dio era già avanti e sarà un progresso continuo fino alla fine della vita.
Ancora molto giovane aveva cominciato a fare catechismo ai bambini, ma prima di iniziare i lavori della giornata faceva ben un'ora di preghiera. Non solo, tra un'occupazione e l'altra riusciva, perché voleva, a leggere il Vangelo, i Salmi e l'Imitazione di Cristo. Tutta istruzione religiosa che lei acquisiva e che avrebbe generosamente donato in seguito. La gente del paese la vedeva, la osservava attentamente e la stimava sempre di più. Tanta era la sua pietà e la serietà di vita cristiana che qualcuno nel paese cominciò a chiamarla 'la santa di Cuvilly". Decisamente un complimento grande che presagiva già la sua vita futura.
L'anno 1774 è l'anno di svolta per Giulia. Mentre era in casa suo padre subì un vile attentato: qualcuno gli sparò dalla finestra e lei subì un tale spavento che per otto anni dovette portare le grucce per poter camminare e poi, a causa di errori medici nella terapia, rimase addirittura paralizzata alle gambe. Cinque volte ricevette il sacramento dell'Unzione degli Infermi. Le sofferenze erano grandi e continue, ma non si scoraggiò. Anche in questi frangenti così dolorosi Giulia costruì su basi salde la propria fede fondata saldamente sulla verità dell'amore di Dio per lei. Nonostante tutto, non solo non perse la fede, ma reagì così positivamente e coraggiosamente, che aumentò il tempo della preghiera e della sua unione con Dio. Quel Dio che lei sentiva sempre vicino come Padre, che l'amava ancora di più proprio perché malata. Andò avanti non solo pregando ma anche lavorando, come poteva, con l'uncinetto, guadagnandosi così il pane quotidiano. Non tralasciò di fare catechismo pur restando a letto, continuando così il suo impegno apostolico.

Due accuse contro di lei

Diventò a poco a poco una guida spirituale, 'predicando' dal suo pulpito, il letto. La fama della sua pazienza nelle sofferenze, della sua pietà e anche del …buon umore (in quelle circostanze è un vero indice di santità!) si diffuse attirando sempre più numerose persone. Ma a qualcuno dava fastidio: e arrivò addirittura l'accusa, che ci fa un po' sorridere, di possessione diabolica. Capacità di discernimento nulla in chi aveva 'pensato' tale accusa. E per consolarci di tanta cattiveria, ricordiamoci che l'avevano detto anche del Cristo "ha un demonio…".
Anche la Rivoluzione Francese (inizio nel 1789) portò una buona dose di paura e di sofferenze a Giulia. Ed ecco la seconda accusa: dare rifugio ai dei sacerdoti cosiddetti "refrattari". Per capire meglio apriamo una breve parentesi storica per comprendere di che si trattava.
Il motto della Rivoluzione "Libertà, uguaglianza, fraternità" rimase in quegli anni, molto spesso, solo teorico, gridato a squarciagola dai 'rivoluzionari', declamato e sbandierato continuamente ma non applicato, anzi calpestato, come nel caso della libertà religiosa.
La Rivoluzione Francese è considerata la naturale erede dell'Illuminismo e di alcune sue correnti anticlericali che con essa ebbero libero sfogo. Molte idee furono dirette espressamente contro la Chiesa Cattolica, specie contro il clero. Con la Costituzione civile del Clero (12 luglio 1790) vescovi e sacerdoti furono considerati semplici impiegati: l'idea ed il tentativo era di staccarli così da Roma e asservirli allo Stato, ipotizzando così la cancellazione della vita e dell'organizzazione ecclesiale. In questo periodo, chiamato del Terrore (giugno 1793 fino al luglio 1794), scoppiò violenta la persecuzione anticlericale. Fu un vero olocausto, alla fine del quale la Chiesa Cattolica conterrà duemila vittime, metà dei quali sacerdoti, il resto laici, con molte donne. Celebri, perché furono celebrati dallo scrittore Georges Bernanos, i Dialoghi delle Carmelitane di Compiégne, ghigliottinate senza pietà (17 luglio 1794). Nel novembre del 1793 nella cattedrale di Parigi Notre Dame si inaugurò perfino il culto della Dea Ragione! E si erano già viste le conseguenze ad opera dei suoi adoratori.
Più della metà dei sacerdoti però rifiutò di prestare il giuramento alla Costituzione Civile: furono perciò chiamati "refrattari". Giulia fu proprio accusata di aiutarli e dovette fuggire su un carro da fieno, nascondendosi per più tre anni, a Compiégne presso una nipote, senza il conforto di un sacerdote e affrontando un vero periodo di aridità spirituale.

Due incontri provvidenziali

Finito il Terrore Giulia si stabilì ad Amiens dove incontrò la contessa Françoise Blin de Bourbon, una donna nobile, pia e di buona cultura, che le starà sempre a fianco. Diventerà sua grande collaboratrice, e confondatrice dell'Ordine. Sarà colei che la conoscerà in profondità e ne scriverà la biografia. Il secondo incontro fu con il p. Joseph Varin che le sosterrà nella fondazione delle Suore di Notre Dame, con l'obiettivo dell'educazione cristiana, dell'istruzione dei poveri e della preparazione degli insegnanti.
Nel 1804 Giulia guarì improvvisamente dalla sua malattia. Avvenne durante una missione parrocchiale, con una novena al Sacro Cuore, organizzata proprio da un sacerdote per la sua guarigione. Questi, alla fine, le disse: "Madre, se avete fede, fate un passo in onore del S. Cuore". E dopo 22 anni lei tornò a camminare.
Una dote brillava nella sua attività: era un'educatrice nata. Non ha scritto nessun trattato sull'educazione ma ebbe molte idee innovative e geniali che le sue Suore dovevano applicare nell'istruzione ed educazione specialmente dei più poveri. Alle sue religiose raccomandava spesso: "Parlate con rispetto alle vostre alunne, se volete che esse vi rispettino. Io ve lo raccomando assai; senza di ciò, non concluderete nulla di buono… Non abbiate fretta con le anime. Seguiamo lo Spirito di Dio, che è spirito di pazienza e di molta pazienza".
Portò anche innovazioni didattiche nell'insegnamento scolastico e raccomandava continuamente che bisognava educare "tutto il bambino" cuore, mani e testa. Diceva: "Dovete insegnare loro a pensare" che significava non solo a imparare a memoria le nozioni. L'educazione poi doveva essere fatta anche in maniera pratica, doveva essere radicata nella realtà ed essere così "una vera "istruzione per la vita".

Giulia, donna spirituale

Dalle vicende della sua vita, sommariamente tracciata, si evince la sua solidità e profondità. Ebbe anche dell'estasi e il dono dei miracoli. Una volta le apparve Cristo Redentore carico della croce che le disse: "Guardami, seguimi, io sono la via, la verità, la vita". Ebbe tante sofferenze fisiche che affrontò sempre con pazienza ed umiltà, confortata dalle lunghe ore di preghiera e dalla meditazione sulla Passione di Cristo. Intraprese anche tanti viaggi per visitare le sue Suore per incoraggiarle e confortarle. In uno di questi, nel 1813, a Fontainebleau incontrò l'illustre prigioniero di Napoleone, e cioè papa Pio VII, dal quale ricevette in dono un Croficisso e con lui pianse sulle difficoltà che la Chiesa Cattolica attraversava. Lei soleva dire a chi le diceva di aver un po' di riguardo per le troppe preoccupazioni: "Dio e il mio dovere. Ecco tutta la mia occupazione".
Pur nella grande attività per la sua congregazione, ella non perdeva mai la tranquillità di spirito, riuscendo anche a far ridere le sue Figlie anche nelle grandi angustie e privazioni. Interessante la raccomandazione che lei faceva alle sue Suore: per lei la forma più alta di autodisciplina stava nella preparazione coscienziosa delle lezioni per i bambini e nel duro lavoro da fare in classe. Sembra di sentire quello che dirà, decenni dopo, S. Giovanni Bosco ai Salesiani, che cioè aveva più valore un'ora di pazienza in classe con i ragazzi che un giorno di digiuno. Parole credibili perché pronunciate da santi già con il timbro della Chiesa.
Un parroco che la conobbe affermò di lei che Giulia parlava delle cose spirituali come un teologo o un esperto di ascetica. Tutti percepivano che la priorità assoluta nella sua vita era Dio; lei stessa affermò una volta: "Io sono sola, solissima con il buon Dio. Ah! Chiedetegli , ve ne prego, che io non brami più altro al mondo che questo prezioso tesoro: Dio solo, Dio solo per sempre". Ecco Dio, l'amore a lui e al prossimo era l'opzione fondamentale di questa donna straordinaria, Dio sempre nelle sofferenze e difficoltà, Dio nella pazienza dimostrata nei duri viaggi, Dio in tutta la sua attività, fatta sempre per amore.
Forse la più bella definizione di lei la diede proprio il padre Joseph Varin, che la conobbe bene: "Giulia fu un'anima che visse d'amore". E questo suo vivere sempre d'amore, nel ricordo dell'amore di Dio, è stata la caratteristica peculiare ed il sigillo della sua santità che la Chiesa Cattolica, attraverso il papa Paolo VI, riconobbe nel 1969.

Mario SCUDU sdb - Torino

*** Testi / 10 PENSIERI DI GIULIA

1 - "Com'è buono il buon Dio".
2 - "Dio e il mio dovere: ecco tutta la mia occupazione".
3 - "La nostra è una delle vocazioni più difficili, perché dobbiamo vivere una vita interiore in mezzo a un lavoro esterno. Ma se andasse perduta la vita interiore, la nostra congregazione non durerebbe, oppure, se sopravvivesse, sarebbe solo una vita esteriore caratterizzata dalla piatta abitudine…Se durante le occupazioni le sorelle non tengono i cuori unti a quelli del signore, tutto ciò che faranno con condurrà a nulla".
4 - "Lo scopo principale del nostro Istituto è l'istruzione dei poveri. Se smettessimo di aiutare i poveri, non staremmo più realizzando il compito affidatoci".
5 - "Non siete qui solo per insegnare ai bambini la scienza, la letteratura, le attività pratiche, Queste non sono le cose essenziali del nostro lavoro. Ciò che importa è la cura delle anime… mettere i bambini sulla via della salvezza…So scopo che ci prefiggiamo nell'insegnamento è la formazione di buoni cristiani che sappiano gestire la propria casa, la propria famigli e i propri affari".
6 - "Parlate con rispetto alle vostre alunne, se volete che esse vi rispettino. Io ve lo raccomando assai; senza di ciò, non concluderete nulla di buono… Non abbiate fretta con le anime. Seguiamo lo spirito di dio, che è spirito di pazienza e di molta pazienza".
7 - "Umiliamoci ed aspettiamo. Dio ha nelle sue mani tutte le vicende della nostra vita; egli saprà trarre la sua maggiore gloria anche dalle circostanze che noi riteniamo più sgradevoli".
8 - "Pregate che io faccia sempre ciò che meglio piace a Dio, poiché nulla vi è di buono fuori della sua giustissima volontà… L'uomo propone e Dio dispone. Sempre e in ogni cosa vuole delle anime che abbiano gran fiducia in Lui, sì, grandissima fiducia.
9 - "Viviamo alla giornata, mie care figlie, rimettendo l'indomani nelle mani di Dio. Io vi garantisco che, in tal modo, noi vinceremo il cattivo tignoso (il diavolo)… In ogni cosa procedete con grande ordine e Dio benedirà ciò che farete… Le fanciulle povere siano il vostro tesoro".
10 - Viva il nostro buon Gesù! Viva la sua santa croce! Amiamola, portiamola: sia essa tutta la nostra felicità".


*** Tratto dal volume:

MARIO SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 San
te e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino


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