S.
Giulia (Maria Rosa) Billiart (1751-1816), fondatrice ***
Dio
e il mio dovere: ecco la mia occupazione
La prima cosa che risalta nella biografia
di Giulia (Maria Rosa) Billiart è la pazienza dimostrata
nelle malattie e nei lunghi periodi di immobilità a letto,
la sua capacità di educatrice e la sua grande fede nella
Provvidenza. Tre belle caratteristiche e relativi buoni esempi che
possiamo imitare nella la nostra vita.
Non ebbe, come si dice, una vita facile. Per niente. E quale santo
o santa l'ha avuta? Del resto Gesù stesso l'aveva preannunciato
che non si può avere, seguendo lui, un destino tutto facile,
meno 'complicato' del suo: la contemplazione dal Monte Tabor (Trasfigurazione),
non può essere disgiunta dalla possibile salita, in prospettiva,
del Monte Calvario. Il destino anche per il cristiano è lo
stesso, e per fortuna non siamo soli in questa sfida spirituale:
ma abbiamo una grande folla che ci assiste e ci incoraggia secondo
il c.12 della Lettera agli Ebrei, e tanti santi e sante.
Giulia è stata anche una fondatrice di un ordine religioso,
e questo è un carisma che non molti hanno nella Chiesa. Quando
c'è viene suscitato dallo Spirito Santo che è il vero
conduttore della comunità dei discepoli di Cristo. La sua
santità è stata coraggiosa e contagiosa, per cui un
manipolo di donne, anche nobili, la seguirono nella congregazione
delle Suore di Notre Dame (di Namur), che ebbero un notevole successo
ancora vivente lei, la fondatrice (e la confondatrice Marie-Louise-Françoise
Blin de Bourdon (1756-1838). Ancora oggi continuano la loro opera
educativa e a fianco dei poveri in molti paesi del mondo. Bernardetta
di Soubirous, dopo le apparizioni a Lourdes, divenne suora entrando
proprio tra queste Suore di Namur.
Catechista dei bambini
anche
a letto
Maria Rosa Giulia nacque nel 1751
a Cuvilly, in Piccardia, a nord di Parigi, da genitori benestanti,
e all'interno di una famiglia numerosa: lei era la quinta di sette
figli. Ma nel 1767 la famiglia perse la propria anche se modesta
ricchezza, per ingiuste calunnie e anche per furti. Giulia ormai
sedicenne si fece carico anche lei della nuova situazione familiare,
accettando e facendo con impegno lavori vari, talvolta anche faticosi,
per aiutare i genitori
per quanto poteva. Per conto delle
Carmelitane di Compiegne (16 di esse furono poi vittime, ghigliottinate,
della Rivoluzione Francese!) ella ricamò anche dei paramenti.
Era una brava ragazza, ed il suo parroco l'aveva già individuata
e la teneva d'occhio, anche perché in lei intravedeva qualcosa
di speciale, proprio in campo spirituale. Per questo, precedentemente,
le aveva permesso di fare la Prima Comunione già all'età
di nove anni: un privilegio, insomma, ma, date le disposizioni di
Giulia, andava bene. Lei stessa, liberamente, all'età di
quattordici anni fece voto di verginità consacrata a Cristo.
Anche se la sua istruzione scolastica non era completa, nelle cose
di Dio era già avanti e sarà un progresso continuo
fino alla fine della vita.
Ancora molto giovane aveva cominciato a fare catechismo ai bambini,
ma prima di iniziare i lavori della giornata faceva ben un'ora di
preghiera. Non solo, tra un'occupazione e l'altra riusciva, perché
voleva, a leggere il Vangelo, i Salmi e l'Imitazione di Cristo.
Tutta istruzione religiosa che lei acquisiva e che avrebbe generosamente
donato in seguito. La gente del paese la vedeva, la osservava attentamente
e la stimava sempre di più. Tanta era la sua pietà
e la serietà di vita cristiana che qualcuno nel paese cominciò
a chiamarla 'la santa di Cuvilly". Decisamente un complimento
grande che presagiva già la sua vita futura.
L'anno 1774 è l'anno di svolta per Giulia. Mentre era in
casa suo padre subì un vile attentato: qualcuno gli sparò
dalla finestra e lei subì un tale spavento che per otto anni
dovette portare le grucce per poter camminare e poi, a causa di
errori medici nella terapia, rimase addirittura paralizzata alle
gambe. Cinque volte ricevette il sacramento dell'Unzione degli Infermi.
Le sofferenze erano grandi e continue, ma non si scoraggiò.
Anche in questi frangenti così dolorosi Giulia costruì
su basi salde la propria fede fondata saldamente sulla verità
dell'amore di Dio per lei. Nonostante tutto, non solo non perse
la fede, ma reagì così positivamente e coraggiosamente,
che aumentò il tempo della preghiera e della sua unione con
Dio. Quel Dio che lei sentiva sempre vicino come Padre, che l'amava
ancora di più proprio perché malata. Andò avanti
non solo pregando ma anche lavorando, come poteva, con l'uncinetto,
guadagnandosi così il pane quotidiano. Non tralasciò
di fare catechismo pur restando a letto, continuando così
il suo impegno apostolico.
Due accuse contro di lei
Diventò a poco a poco una
guida spirituale, 'predicando' dal suo pulpito, il letto. La fama
della sua pazienza nelle sofferenze, della sua pietà e anche
del
buon umore (in quelle circostanze è un vero indice
di santità!) si diffuse attirando sempre più numerose
persone. Ma a qualcuno dava fastidio: e arrivò addirittura
l'accusa, che ci fa un po' sorridere, di possessione diabolica.
Capacità di discernimento nulla in chi aveva 'pensato' tale
accusa. E per consolarci di tanta cattiveria, ricordiamoci che l'avevano
detto anche del Cristo "ha un demonio
".
Anche la Rivoluzione Francese (inizio nel 1789) portò una
buona dose di paura e di sofferenze a Giulia. Ed ecco la seconda
accusa: dare rifugio ai dei sacerdoti cosiddetti "refrattari".
Per capire meglio apriamo una breve parentesi storica per comprendere
di che si trattava.
Il motto della Rivoluzione "Libertà, uguaglianza, fraternità"
rimase in quegli anni, molto spesso, solo teorico, gridato a squarciagola
dai 'rivoluzionari', declamato e sbandierato continuamente ma non
applicato, anzi calpestato, come nel caso della libertà religiosa.
La Rivoluzione Francese è considerata la naturale erede dell'Illuminismo
e di alcune sue correnti anticlericali che con essa ebbero libero
sfogo. Molte idee furono dirette espressamente contro la Chiesa
Cattolica, specie contro il clero. Con la Costituzione civile del
Clero (12 luglio 1790) vescovi e sacerdoti furono considerati semplici
impiegati: l'idea ed il tentativo era di staccarli così da
Roma e asservirli allo Stato, ipotizzando così la cancellazione
della vita e dell'organizzazione ecclesiale. In questo periodo,
chiamato del Terrore (giugno 1793 fino al luglio 1794), scoppiò
violenta la persecuzione anticlericale. Fu un vero olocausto, alla
fine del quale la Chiesa Cattolica conterrà duemila vittime,
metà dei quali sacerdoti, il resto laici, con molte donne.
Celebri, perché furono celebrati dallo scrittore Georges
Bernanos, i Dialoghi delle Carmelitane di Compiégne, ghigliottinate
senza pietà (17 luglio 1794). Nel novembre del 1793 nella
cattedrale di Parigi Notre Dame si inaugurò perfino il culto
della Dea Ragione! E si erano già viste le conseguenze ad
opera dei suoi adoratori.
Più della metà dei sacerdoti però rifiutò
di prestare il giuramento alla Costituzione Civile: furono perciò
chiamati "refrattari". Giulia fu proprio accusata di aiutarli
e dovette fuggire su un carro da fieno, nascondendosi per più
tre anni, a Compiégne presso una nipote, senza il conforto
di un sacerdote e affrontando un vero periodo di aridità
spirituale.
Due incontri provvidenziali
Finito il Terrore Giulia si stabilì
ad Amiens dove incontrò la contessa Françoise Blin
de Bourbon, una donna nobile, pia e di buona cultura, che le starà
sempre a fianco. Diventerà sua grande collaboratrice, e confondatrice
dell'Ordine. Sarà colei che la conoscerà in profondità
e ne scriverà la biografia. Il secondo incontro fu con il
p. Joseph Varin che le sosterrà nella fondazione delle Suore
di Notre Dame, con l'obiettivo dell'educazione cristiana, dell'istruzione
dei poveri e della preparazione degli insegnanti.
Nel 1804 Giulia guarì improvvisamente dalla sua malattia.
Avvenne durante una missione parrocchiale, con una novena al Sacro
Cuore, organizzata proprio da un sacerdote per la sua guarigione.
Questi, alla fine, le disse: "Madre, se avete fede, fate un
passo in onore del S. Cuore". E dopo 22 anni lei tornò
a camminare.
Una dote brillava nella sua attività: era un'educatrice nata.
Non ha scritto nessun trattato sull'educazione ma ebbe molte idee
innovative e geniali che le sue Suore dovevano applicare nell'istruzione
ed educazione specialmente dei più poveri. Alle sue religiose
raccomandava spesso: "Parlate con rispetto alle vostre alunne,
se volete che esse vi rispettino. Io ve lo raccomando assai; senza
di ciò, non concluderete nulla di buono
Non abbiate
fretta con le anime. Seguiamo lo Spirito di Dio, che è spirito
di pazienza e di molta pazienza".
Portò anche innovazioni didattiche nell'insegnamento scolastico
e raccomandava continuamente che bisognava educare "tutto il
bambino" cuore, mani e testa. Diceva: "Dovete insegnare
loro a pensare" che significava non solo a imparare a memoria
le nozioni. L'educazione poi doveva essere fatta anche in maniera
pratica, doveva essere radicata nella realtà ed essere così
"una vera "istruzione per la vita".
Giulia, donna spirituale
Dalle vicende della sua vita, sommariamente
tracciata, si evince la sua solidità e profondità.
Ebbe anche dell'estasi e il dono dei miracoli. Una volta le apparve
Cristo Redentore carico della croce che le disse: "Guardami,
seguimi, io sono la via, la verità, la vita". Ebbe tante
sofferenze fisiche che affrontò sempre con pazienza ed umiltà,
confortata dalle lunghe ore di preghiera e dalla meditazione sulla
Passione di Cristo. Intraprese anche tanti viaggi per visitare le
sue Suore per incoraggiarle e confortarle. In uno di questi, nel
1813, a Fontainebleau incontrò l'illustre prigioniero di
Napoleone, e cioè papa Pio VII, dal quale ricevette in dono
un Croficisso e con lui pianse sulle difficoltà che la Chiesa
Cattolica attraversava. Lei soleva dire a chi le diceva di aver
un po' di riguardo per le troppe preoccupazioni: "Dio e il
mio dovere. Ecco tutta la mia occupazione".
Pur nella grande attività per la sua congregazione, ella
non perdeva mai la tranquillità di spirito, riuscendo anche
a far ridere le sue Figlie anche nelle grandi angustie e privazioni.
Interessante la raccomandazione che lei faceva alle sue Suore: per
lei la forma più alta di autodisciplina stava nella preparazione
coscienziosa delle lezioni per i bambini e nel duro lavoro da fare
in classe. Sembra di sentire quello che dirà, decenni dopo,
S. Giovanni Bosco ai Salesiani, che cioè aveva più
valore un'ora di pazienza in classe con i ragazzi che un giorno
di digiuno. Parole credibili perché pronunciate da santi
già con il timbro della Chiesa.
Un parroco che la conobbe affermò di lei che Giulia parlava
delle cose spirituali come un teologo o un esperto di ascetica.
Tutti percepivano che la priorità assoluta nella sua vita
era Dio; lei stessa affermò una volta: "Io sono sola,
solissima con il buon Dio. Ah! Chiedetegli , ve ne prego, che io
non brami più altro al mondo che questo prezioso tesoro:
Dio solo, Dio solo per sempre". Ecco Dio, l'amore a lui e al
prossimo era l'opzione fondamentale di questa donna straordinaria,
Dio sempre nelle sofferenze e difficoltà, Dio nella pazienza
dimostrata nei duri viaggi, Dio in tutta la sua attività,
fatta sempre per amore.
Forse la più bella definizione di lei la diede proprio il
padre Joseph Varin, che la conobbe bene: "Giulia fu un'anima
che visse d'amore". E questo suo vivere sempre d'amore, nel
ricordo dell'amore di Dio, è stata la caratteristica peculiare
ed il sigillo della sua santità che la Chiesa Cattolica,
attraverso il papa Paolo VI, riconobbe nel 1969.
Mario
SCUDU sdb - Torino
*** Testi / 10
PENSIERI DI GIULIA
1 - "Com'è buono il buon Dio".
2 - "Dio e il mio dovere: ecco tutta la mia occupazione".
3 - "La nostra è una delle vocazioni più difficili,
perché dobbiamo vivere una vita interiore in mezzo a un lavoro
esterno. Ma se andasse perduta la vita interiore, la nostra congregazione
non durerebbe, oppure, se sopravvivesse, sarebbe solo una vita esteriore
caratterizzata dalla piatta abitudine
Se durante le occupazioni
le sorelle non tengono i cuori unti a quelli del signore, tutto
ciò che faranno con condurrà a nulla".
4 - "Lo scopo principale del nostro Istituto è l'istruzione
dei poveri. Se smettessimo di aiutare i poveri, non staremmo più
realizzando il compito affidatoci".
5 - "Non siete qui solo per insegnare ai bambini la scienza,
la letteratura, le attività pratiche, Queste non sono le
cose essenziali del nostro lavoro. Ciò che importa è
la cura delle anime
mettere i bambini sulla via della salvezza
So
scopo che ci prefiggiamo nell'insegnamento è la formazione
di buoni cristiani che sappiano gestire la propria casa, la propria
famigli e i propri affari".
6 - "Parlate con rispetto alle vostre alunne, se volete che
esse vi rispettino. Io ve lo raccomando assai; senza di ciò,
non concluderete nulla di buono
Non abbiate fretta con le
anime. Seguiamo lo spirito di dio, che è spirito di pazienza
e di molta pazienza".
7 - "Umiliamoci ed aspettiamo. Dio ha nelle sue mani tutte
le vicende della nostra vita; egli saprà trarre la sua maggiore
gloria anche dalle circostanze che noi riteniamo più sgradevoli".
8 - "Pregate che io faccia sempre ciò che meglio piace
a Dio, poiché nulla vi è di buono fuori della sua
giustissima volontà
L'uomo propone e Dio dispone. Sempre
e in ogni cosa vuole delle anime che abbiano gran fiducia in Lui,
sì, grandissima fiducia.
9 - "Viviamo alla giornata, mie care figlie, rimettendo l'indomani
nelle mani di Dio. Io vi garantisco che, in tal modo, noi vinceremo
il cattivo tignoso (il diavolo)
In ogni cosa procedete con
grande ordine e Dio benedirà ciò che farete
Le fanciulle povere siano il vostro tesoro".
10 - Viva il nostro buon Gesù! Viva la sua santa croce! Amiamola,
portiamola: sia essa tutta la nostra felicità".
***
Tratto dal volume:
MARIO
SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 Sante
e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino
Visita Nr.