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      23 aprile: B. Maria Gabriella Sagheddu (o dell'Unità), Trappista (1914-1939)

   SIGNORE, ORA FAI TU

Beata Maria Gabriella dell’Unità: chi era costei? Quanti lettori e lettrici della presente rivista si porranno questa domanda? Me la sarei posta anch’io fino ad alcuni mesi fa, quando qualcuno mi fece aprire gli occhi sulla mia ignoranza.

Questa mia (e di altri) non conoscenza della Beata in questione è dovuta anche alla brevità della sua vita (1914-1939), al fatto di non aver scritto libri eclatanti di teologia che abbiano avuto impatto sulla Chiesa (e studiato a scuola), a non aver fondato qualche ordine religioso o movimento ecclesiale che ne perpetuasse visivamente e affettivamente la memoria storica, a non esser vissuta nell’era tele-mediatica, con la televisione che tutto crea e tutto amplifica (specialmente il male, purtroppo).

Pensiamo a Padre Pio (San) o a Madre Teresa di Calcutta (Beata), o anche a Giovanni Paolo II (che si voleva santo subito ma lo sarà a suo tempo). Eppure la Chiesa, il 25 gennaio 1983 l’ha dichiarata Beata (e quindi modello per gli altri, per noi), a soli 44 anni dalla sua morte. Non capita sovente, visto il procedere coi piedi di piombo della Chiesa Cattolica in simile materia.

La Beata Maria Gabriella con la sua santità maturata in soli 25 anni ha collezionato vari primati. Eccoli: è lei storicamente la prima beata che sia uscita dalle file dell’Azione Cattolica Italiana; è anche la prima fra le giovani e i giovani della Sardegna.

Ma il suo ricordo nella Chiesa è legato indissolubilmente (lo è già nel nome Maria Gabriella dell’Unità) al suo aver posto al servizio dell’Unità dei Cristiani la sua stessa vita, come vittima offerta a Dio per questo scopo (non per niente il giorno della sua beatificazione fu proprio alla fine della Preghiera per l’Unità dei Cristiani il 25 gennaio 1983). Un altro primato se vogliamo è il nome stesso della Beata Maria Gabriella: per la Chiesa Cattolica e altre confessioni cristiane (specialmente per gli anglicani) è legato alla preghiera che si fa ogni anno per l’Unità dei Cristiani, come avviene per il nome di Santa Teresa di Gesù Bambino (altra santa morta giovane come Maria Gabriella) perché legato al mese missionario di ottobre (in quanto è stata proclamata Patrona delle Missioni). A 25 anni dalla beatificazione anche la Rivista Maria Ausiliatrice la vuole ricordare.

A 18 anni un cambiamento radicale

Maria è nata il 17 marzo 1914 a Dorgali, grosso centro agricolo e turistico della costa orientale della Sardegna (la vicina Cala Gonone, sul mare, ha ormai una meritata fama internazionale). La madre si chiamava Caterina Cucca e il padre Marcantonio Sagheddu, di professione pastore al servizio di un ricco possidente. Quando venne alla luce Maria, la numerosa famiglia (c’erano due fratelli e due sorelle più grandi di Maria, e dopo di lei altre due sorelline e un fratello) godeva di un discreto benessere. Ma ben presto arrivò il vento gelido della sofferenza e del dolore. A 5 anni perse un fratellino di appena un anno e subito dopo il padre non ancora cinquantenne. Nel 1932 perse anche la sorella Giovanna Antonia, poco più giovane di lei, a cui aveva fatto da sorella maggiore e anche da mamma. Il dolore fu grande e profondo. Questi lutti familiari sono momenti tragici che o uccidono esistenzialmente e spiritualmente o fanno maturare. La signora Caterina, dal carattere forte, non si perse d’animo e fece sacrifici enormi per mandare avanti la famiglia.

Fin da bambina Maria mostrava già un carattere forte e volitivo, non di rado capriccioso e volubile, qualche volta anche un po’ duro. Otteneva sempre quello che voleva: il tempo e l’età infatti giocavano per lei. Era di intelligenza sveglia e a scuola andava volentieri e con profitto, specialmente in matematica. Ma purtroppo, date le circostanze, non poté finire gli studi: cominciò quindi a lavorare per aiutare la famiglia.

Nella parrocchia di Santa Caterina di Alessandria, a Dorgali, c’era un numeroso gruppo di Azione Cattolica. Era quasi logico che anche Maria vi entrasse. E invece lei respinse ripetutamente l’invito a farne parte. Forse si sentiva indegna, o non ne capiva fino in fondo il significato. Fu però nel 1932, quindi a 18 anni, che inspiegabilmente agli occhi di tutti, Maria chiese di entrare in quel gruppo di AC. Stava maturando spiritualmente nella sua devozione alla Madonna (era molto devota del Santo Rosario) ma specialmente a Gesù Cristo, il centro di ogni spiritualità cristiana. Chi la conobbe notò il cambiamento rapido e deciso. Non c’era l’intervento di nessun psicologo alla base di esso ma l’idea della propria consacrazione totale al Cristo, attraverso la vita religiosa. Desiderava e voleva essere “tutta e sempre di Dio”, come confidò ad un suo parente l’anno prima della grande decisione.

Non aveva un’idea precisa sulla metodologia per seguire il Signore nella vita religiosa (cioè a quale ordine religioso riferirsi) lei voleva solamente e totalmente consacrarsi a Dio, il resto era secondario. Fu il vice parroco Don Basilio Meloni, suo confessore e direttore spirituale a consigliarle l’ordine dei trappisti.
Il terreno era già stato preparato e coltivato bene: Maria infatti non era la prima che lasciava il paese per la vita religiosa. Lei accettò la proposta, subito e volentieri. Altri l’avevano preceduta nel donare la propria vita a Dio, altri la seguiranno. Da questo punto di vista Dorgali è stato un paese estremamente generoso verso la Chiesa.

La mia vita per l’unità dei Cristiani

E il giorno della grande decisione venne: Maria entrò nella Trappa del Monastero di Grottaferrata (non lontano da Roma) il 6 ottobre 1935. Prese il nome di Maria Gabriella (a ricordo del mistero dell’Annunciazione, che lei meditava spesso). Il 13 aprile dell’anno seguente ci fu la solenne cerimonia della vestizione. Scrisse ai familiari: “Pregate sempre affinché io sia sempre fedele ai miei doveri e alle mie Regole facendo sempre la volontà di Dio senza mai offenderlo, e così vivere felicemente per tutta la vita nella sua casa”.

Nei suoi brevi anni di vita religiosa Maria Gabriella si distinse per la ricerca di una sempre maggiore conoscenza e amore a Dio, elemento che deve distinguere ogni cristiano, per il suo pensiero continuo ed il suo amore totale a Cristo, sposo della sua anima (lei voleva prepararsi degnamente per le nozze eterne con Lui) e per la devozione alla Madonna (quando poteva lo pregava in continuazione). Altra connotazione di Maria Gabriella religiosa fu l’obbedienza pronta alle superiore e perfino una sincera devozione per esse. Scrisse un giorno: “Dalle mie superiore, non avrei potuto desiderare di meglio”. I suoi giorni trascorsero nell’obbedienza, nella preghiera e nell’umiltà (specialmente quando veniva rimproverata, era sempre pronta a riconoscere i propri sbagli con il famoso “Mea Culpa”).

L’anno 1937 rimane l’anno decisivo nella sua vita. Nella festa di Cristo Re fece i voti religiosi, disponendosi così anche davanti alla Chiesa al sacrificio totale di se stessa. Così scrisse in quel giorno: “Nella semplicità del cuore mio ti offro tutto lietamente, o Signore... Ti ringrazio con tutta l’effusione dell’anima e nel pronunciare i santi voti mi abbandono interamente a Te. Fa’, o Gesù, che mi mantenga sempre fedele alle mie promesse...”. E così fece.
Il secondo avvenimento, decisivo per lei, fu la Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani (che continuano ancora oggi). Due furono gli animatori di queste Settimane di Preghiera: il sacerdote Francis Wattson, e specialmente l’abate Paul Couturier.

Fu nel 1938 che la Madre Badessa lesse in comunità l’invito del Couturier “La preghiera universale dei Cristiani per l’unità cristiana”. Parole queste che ebbero una risonanza decisiva su Maria Gabriella, che ne rimase impressionata profondamente. Soprattutto avvertiva già nel profondo un richiamo chiaro ad offrirsi per questa nobile causa spirituale ed ecclesiale. L’abate aveva anche annunciato che c’erano già state delle offerte della vita per questa causa. La sua Madre Badessa, Maria Pia Gullini, donna buona e saggia, che aveva suscitato nel monastero questo fervore di preghiera per l’unità dei Cristiani, quando sentì il proposito di Maria Gabriella rimase dapprima un po’ dubbiosa: c’era bisogno di maggiore discernimento. Si trattava forse di un fuoco spirituale sì, ma di corto respiro e di dubbia durata? Era solo legato all’emozione del momento? Era forse suscitato dal desiderio di emulazione? La invitò, di conseguenza, a pregare e a riflettere ancora.

Dopo qualche giorno Maria Gabriella tornò da lei dicendole commossa: “Mi pare proprio che il Signore lo voglia, mi sento spinta a questo senza volerci pensare”. La Madre le rispose: “Non dico né sì né no. Si offra alla volontà di Dio” raccomandandole di chiedere al Padre Cappellano. E così ci fu l’offerta della propria vita, solenne e irrevocabile, fatta a Dio, nel più profondo del cuore. E Dio stesso, che legge nell’intimo più intimo di noi stessi, vide la sincerità estrema di quell’anima giovane ma generosa e decisa, e ne accolse l’amore, l’abbandono totale in Lui e l’offerta di sé, come vittima sull’altare.

Dio la prese sul serio, perché Maria Gabriella era estremamente seria nel dono irrevocabile di sé a Lui, sull’esempio del Cristo. La sera di quello stesso giorno le fece capire che aveva accettato l’offerta. Avvertì infatti, in maniera imprevista, un’acuta piaga nella schiena. Era la tisi. Cominciava per lei la dura salita al Calvario, prima all’ospedale, poi nell’infermeria del monastero. Una volta disse all’infermiera: “La mia malattia è il mio tesoro, non posso darlo a nessuno”.

E nei momenti di più acuto dolore soleva sussurrare: “Mio Dio, la tua gloria”. E così tornava il sollievo e la pace interiore. Alla mamma Caterina scrisse: “Io sono felice di poter soffrire qualche cosa per amore di Gesù... Non c’è felicità più grande di quella di poter soffrire qualche cosa per amore di Gesù e per la salvezza delle anime”.

Le sue sofferenze offerte con amore a Dio e la sua giovane vita finirono il 23 aprile 1939. La sua tomba è nella Cappella dell’Unità del Monastero di Vitorchiano. La Chiesa nel 1983, dichiarandola Beata, riconobbe il sacrificio della vita di Maria Gabriella offerta per l’Unità dei Cristiani. Il prezzo altissimo pagato da quella giovane donna trappista era un vero segno di santità, cioè di comunione e di imitazione di Cristo, vittima al Padre per la salvezza del mondo.
                                                                                                               Mario Scudu sdb***


*** Questo e altri 120 santi e sante sono nel volume di :
          
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice Elledici, Torino


       PENSIERI DI MARIA GABRIELLA

1 Il Signore mi ha messo su questa strada, penserà Lui a soccorrermi nella lotta.
2 Ho veduto di fronte un grande Crocifisso… ed ho pensato che il mio sacrificio non era niente in confronto al suo.
3 La volontà di Dio, qualunque essa sia: questa è la mia gioia, la mia felicità, la mia pace.
4 Non posso dire altro che queste parole: "Mio Dio, la tua gloria".
5 Pregate sempre affinché io sia sempre fedele ai miei doveri e alle mie Regole facendo sempre la volontà di Dio senza mai offenderlo, e così vivere felicemente per tutta la vita nella sua casa. (da una lettera ai familiari).
6 Il Signore, come voi sapete, mi ha sempre favorito di grazie speciali, ma adesso con questa malattia me ne ha fatto una più grande di tutte. Mi sono totalmente abbandonata nelle mani del Signore ed ho guadagnato moltissimo.
7 Affido alla sua misericordia la mia fragilità


Nella semplicità del cuore mio…

Ti offro tutto lietamente, o Signore. Tu ti sei degnato chiamarmi a Te ed io vengo con slancio ai tuoi piedi. Tu nel giorno della tua festa regale, vuoi fare di questa misera creatura la regina.

Ti ringrazio con tutto all'effusione dell'anima e nel pronunziai i santi voti mi abbandono interamente a Te. Fa, o Gesù, che io mi mantenga sempre fedele alle mie promesse e non abbia mai a riprendermi ciò che ti do in questo giorno. Vieni e regna nell'anima mai come re d'amore (…).

O Gesù, io mi offro con te in unione al tuo Sacrificio, e sebbene sia indegna e da nulla, spero fermamente che il divino Padre guardi con occhi di compiacenza la mia piccola offerta, perché sono unita a Te e del resto ho dato tutto ciò che era in mio potere. O Gesù, consumami come una piccola ostia d'amore per la tua gloria e per la salvezza delle anime.

Padre Eterno, mostrate che in questo giorno il vostro Figlio va a nozze e stabilite il suo regno in tutti i cuori, onde tutti lo amino e lo servano conforme alla vostra divina volontà. A me date ciò che mi abbisogna per essere una vera sposa di Gesù. Amen". (Festa di Cristo Re del 1937, dopo i voti religiosi).


Pregare per l'Unità dei Cristiani…

… Per riaffermare questa esigenza (dell'unità dei Cristiani), ho voluto proporre ai fedeli della Chiesa Cattolica un modello che mi sembra esemplare, quello di una suora trappista, Maria Gabella dell'Unità, che ho proclamano beata il 25 gennaio 1983. Suor Maria Gabriella, chiamata dalla sua vocazione ad essere fuori del mondo, ha dedicato la sua esistenza alla meditazione e alla preghi9era incentrata sul capitolo 17 del Vangelo di San Giovanni e l'ha offerta per l'unità dei cristiani. Ecco, questo è il fulcro di ogni preghiera: l'offerta totale e senza riserve della propria vita al Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. L'esempio di Suor Maria Gabriella ci istruisce, ci fa comprendere come non vi siano tempi situazioni o luoghi particolare per pregare per l'unità. La preghiera di Cristo al Padre è modello per tutti, sempre e in ogni luogo. (Giovanni Paolo II, da Enciclica Ut unum sint, 1995, n. 27)

                                                    
 

 IMMAGINI


1 Il monastero trappista di Vitorchiano dove riposa la Beata Maria Gabriella.
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La Beata Maria Gabriella Sagheddu, nata a Dorgali (Nuoro) il 17 marzo 1914 e morta il 23 aprile 1039, nella domenica del Buon Pastore. Offrì con semplicità la sua vita per l'Unità della Chiesa e per i fratelli separati. E' stata beatificata il 25 gennaio 1983 da Papa Giovanni Pa9lo II-
4  Alcune monache del monastero di Vitorchiano, in un momento di convivialità.
5 Cappella della Beata Maria Gabriella, Cenacolo dell'Unità presso il monastero. Urna in terracotta e rame.
5 Icona della Beata Maria Gabriella dell'Unità.


         RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2008 - 4

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