23 Aprile: SAN GIORGIO, martire
NEL NOME DI CRISTO TI AIUTERO'

Nella vastissima galleria dei santi e della santità cristiana (nelle sue componenti occidentale e orientale) ci imbattiamo in tanti personaggi, uomini e donne, che possiamo definire originali o, se preferite, “strani”, perché possono destare in noi discepoli e discepole di Cristo del III Millennio ammirazione per le loro grandi azioni, invidia per la loro vita santa, desiderio di imitazione nel nostro quotidianamente faticoso cammino spirituale. Tutto questo sì, ma non solo. Può sorgere in noi anche qualche perplessità per certi loro aspetti di santità che consideriamo non “moderni” (e nemmeno post moderni) o comunque non esaltanti per la nostra sensibilità.

Ci può anche essere, davanti a certe narrazioni agiografiche oltre il limite del buon senso, un certo fastidio e talvolta una qualche forma di repulsione. Dobbiamo allora condannare tutto alla rottamazione? Penso di no. O viceversa, accettare tutto? Nemmeno. L’invito è quello di restare liberi e criticamente vigili, sempre. Perché la nostra fede cristiana non si basa su queste narrazioni che talvolta sono leggendarie o che contengono elementi spuri o fantasiosi, ma su Gesù Cristo, storicamente esistito, come viene descritto nei Vangeli, studiati, soppesati anche nelle virgole, criticati, vagliati, confrontati incessantemente e sempre, oggi come nei secoli passati. Il fin qui detto è per inquadrare il santo di questo mese: San Giorgio, martire. Popolarissimo e famosissimo per quanto riguarda il culto ma poverissimo di riscontri e fondamenti storici.

Sono milioni le persone che, nelle varie lingue, ne portano il nome (anche nella versione femminile Giorgia o Giorgina), sono tantissime le chiese a lui dedicate, innumerevoli le persone che lo invocano o che comunque lo annoverano come patrono: come, per esempio, i militari, i fabbricanti di armi, i cavalieri, gli schermidori, gli alabardieri, i Giovani Esploratori, gli Scout, i contadini e, sì, anche ... i mariti in difficoltà (categoria sociale notevolmente in crescita). Può essere invocato inoltre dagli ammalati di lebbra, di peste o di malattie veneree. Anche se non è molto studiato nella agiografia (studio della vita dei santi) in compenso è presentissimo nella iconografia (cioè nell’arte). Sotto questo aspetto San Giorgio (con l’episodio del drago, caratterizzante la sua figura e fama) è una vera “super star”, ha cioè pochi eguali, escludendo naturalmente il Cristo, Maria di Nazaret e i principali Apostoli.

Celebrato nell’iconografia...

Scrive A. Butler, nella voluminosa Vita dei Santi, che data la popolarità e l’argomento principe della leggenda (uccisione del drago), non sorprende che Giorgio compaia molto frequentemente in varie forme d’arte. La più antica rappresentazione conosciuta è un affresco del VI secolo in Egitto, ora andato perduto. Una statua del santo si trova sulla facciata della cattedrale di Chartres ed un’altra, molto bella, ad opera di Donatello, si può ammirare nel Bargello di Firenze: questa lo rappresenta come un giovin soldato armato, e sulla base è incisa la battaglia contro il drago.

C’è anche un famoso dipinto, opera di Paolo Uccello, conservato nella National Gallery di Londra: questo contiene un enorme drago con ali molto ampie e una fanciulla mentre Giorgio è rappresentato come un guerriero giovane: due elementi (soldato e giovinezza) molto comuni nelle rappresentazioni artistiche (così anche nel quadro di Andrea Mantegna all’Accademia di Venezia).

Ad opera dello stesso artista ne esiste un atro conservato al Louvre di Parigi dal titolo La Madonna della Vittoria con i Santi Giorgio e Michele. Di nuovo in coppia con San Michele, Giorgio compare anche in un dipinto del grande Raffaello, anch’esso nel Museo parigino. Una seconda opera dell’urbinate si può ammirare alla National Gallery di Washington: qui San Giorgio viene rappresentato mentre uccide il dragone, soggetto questo sviluppato anche da un dipinto di Rubens conservato al Prado di Madrid.

Infine nell’Abbazia di Westminster (Londra) nella grata della cappella di Enrico VII, il santo viene raffigurato con l’armatura completa e con l’immancabile drago naturalmente vinto e ai suoi piedi.

Ma c’è anche da ricordare un ruolo politico e militare di San Giorgio. Nella Leggenda Aurea si narra anche che i crociati nel 1099, giunti davanti a Gerusalemme, “ebbero una visione di San Giorgio vestito di una bianca armatura, che impugnava una croce rossa e faceva loro cenno perché lo seguissero e conquistassero la città. Essi allora si fecero coraggio, presero la città e sconfissero i saraceni” musulmani.

Il nostro santo poi è stato preso come patrono non solo dai Crociati, ma anche dopo di loro, dagli eserciti schierati in difesa dell’ortodossia cattolica. Carlo V infatti, nel secolo XVI, lanciò il suo esercito contro i principi protestanti riuniti contro di lui al grido: “San Giorgio”. È patrono di singole città come Genova, Venezia, e anche protettore di varie nazioni come l’Inghilterra (Riccardo Cuor di Leone), il Portogallo, la Svezia, l’Ungheria, la Grecia, la Catalogna, la Georgia. Il suo culto si diffuse anche in Russia e in Etiopia. In Inghilterra poi furono fondati anche i Cavalieri dell’Ordine della Giarrettiera: questo viene considerato il primo ordine nobiliare laico che si autodefinì “Ordine aristocratico di San Giorgio”.

... retrocesso nella liturgia

Come se non bastasse tutto questo, San Giorgio fu uno dei Quattordici Santi Ausiliatori o Protettori, che, dal XVI secolo, si ritennero avessero poteri di intercessione di speciale efficacia. Da ultimo un particolare non trascurabile proprio oggi: Giorgio è un santo così famoso e potente che gli è stato riservato anche un posto nella agiografia islamica, dove addirittura gli viene conferito il titolo onorevole di “profeta”. Come si vede un santo non solo transnazionale ma anche transreligioso.
Pochi santi possono vantare un curriculum vitae così vario, articolato, lungo e impegnativo. Ma, ahimè, nonostante tutto questo, proprio per l’assenza di fondamenti storici sicuri (nella qualità) e sufficienti (nella quantità), la Sacra Congregazione dei Riti, nel 1960, declassò impietosamente la festa di San Giorgio a semplice memoria liturgica, a carattere solo... locale, da ricordare cioè solo nelle chiese particolari. Una retrocessione, certo, ma non una cancellazione. Prova questa che gli elementi che si hanno sulla sua figura sono pochi ma sufficienti.

L’episodio dell’uccisione del drago viene considerato da Jean Darche nella sua grande Vita di San Giorgio come provato storicamente, mentre in genere si parla di pura leggenda (ma con un grande valore simbolico). Non entriamo nella discussione, non è questa la sede.

“Storia o leggenda, l’episodio del dragone caratterizza in ogni caso San Giorgio. Significhi la vittoria riportata sul drago con la liberazione della fanciulla, oppure la vittoria riportata sull’idolatria e la liberazione dell’anima, è sempre una vittoria sul nemico con l’annientamento del forte e la liberazione del debole. Indica il carattere di San Giorgio e l’impressione lasciata sulla terra che ha attraversato” (E. Hello).

Sono invece molti gli studiosi che addirittura dubitano della sua esistenza storica, argomentando che nell’alone leggendario che circonda la sua figura potrebbero essere confluiti tratti, notizie, caratteristiche relativi ad altri santi venerati nel mondo bizantino come Teodoro Tirone e Teodoro Strafilate: ambedue soldati e associati al tema del drago da sconfiggere. Un ruolo grande quindi è stato giocato dalla fantasia e dalla volontà di arricchire il santo in questione.
Da un punto di vista storico sembra che si possa affermare soltanto che Giorgio fu un soldato o un ufficiale dell’esercito romano, proveniente dalla Cappadocia, e che fu convertito al cristianesimo dalla madre. Affrontò con fermezza il martirio (verso il 303, poco prima quindi dell’Editto di Costantino del 313 che dava libertà al Cristianesimo), sotto l’imperatore romano Diocleziano a Lidda, (l’attuale Lod, in Israele) per avere invocato giustizia per i Cristiani perseguitati e perché lui stesso si era coraggiosamente dichiarato seguace della stessa fede.

Nei racconti della morte di San Giorgio (chiamate Passioni) si narrano innumerevoli e orripilanti supplizi cui fu sottoposto per ben sette anni, finché cioè i suoi torturatori, stanchi, decisero di... tagliargli la testa, e chiudere così la pratica del martirio. Ad essi venne aggiunto l’episodio dell’uccisione del drago. Questo racconto comparve, sia in Oriente sia in Occidente, nel secolo XI, e venne incluso verso il 1260, nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine (1230-1298), fatto questo che gli diede popolarità dovunque.

... arricchito dalla fantasia

Narra la Legenda che durante una delle sue trasferte di lavoro, come soldato, arrivò a Silene, in Libia. Qui in un lago viveva un terribile drago, che era il terrore della città, perché con il suo soffio avvelenava la popolazione. Per pacificare il suo furore, gli abitanti decisero di offrirgli ogni giorno due pecore. Ma quando questi umili animali cominciarono a scarseggiare, si sacrificò al mostro una pecora ed una creatura umana, un fanciullo o una fanciulla, tirati a sorte.

Proprio il giorno dell’arrivo nella città del soldato Giorgio, la sorte aveva designato come vittima sacrificale la figlia del re. Questi voleva rifiutare la malasorte, ma il popolo (che aveva perso i propri figli e figlie) lo costrinse ad accettare. Il re, così racconta la Legenda, pianse per il dolore gridando:

“Oh, se fossi morto prima di vedere questo orribile giorno. La giovinetta cadde ai piedi del padre, per riceverne la benedizione, poi, uscendo dalla città, si incamminò verso il lago in cui stava il mostro.

San Giorgio la vide, in pianto, e le chiese che cosa avesse. La fanciulla rispose: “Buon giovane, sbrigati a salir di nuovo in groppa al tuo cavallo, e fuggi per non morire come dovrò morire io”.

San Giorgio insistette: “Non temere. Ma dimmi: perché piangi così, sotto gli occhi di questa folla che sta in piedi sulle mura?”. “A quanto vedo, buon giovane hai un cuore generoso: tu vuoi morire con me. No, ti supplico, scappa più in fretta che puoi”. “Non me ne andrò di qui prima che tu mi abbia detto ciò che ti turba”. Allora la fanciulla gli raccontò tutto: “Non temere – le rispose San Giorgio – in nome di Cristo io ti porterò aiuto”. “Prode cavaliere, pensa a prestar aiuto a te stesso, perché non ti capiti di morire con me. Già basta che io, da sola, muoia”. Mentre essi parlavano, il drago tirò fuori la testa dal lago.

La fanciulla, tutta tremante, disse “Fuggi, mio buon signore, fuggi al più presto”. San Giorgio montò in sella, si fece il segno della croce, brandì la lancia ed inferse al mostro una ferita che lo abbatté al suolo e disse alla fanciulla: “Non temere, avvolgi la tua cintura attorno al collo del drago”. La fanciulla obbedì, il dragone si rialzò e prese a seguirla come un cagnolino al guinzaglio. Vedendolo venire verso di loro, i cittadini, spaventati, fuggirono di corsa.

San Giorgio li richiamò: “Non temete, perché il Signore mi ha permesso di liberarvi da questo mostro. Credete, ricevete il battesimo ed io ucciderò il vostro persecutore”. Il re ed il popolo prontamente accettarono la proposta e così uccise il drago.

Prosegue la Legenda: “Il re fece costruire una grande chiesa in onore della Vergine e di San Giorgio. Da essa scaturisce ancor oggi una sorgente d’acqua viva, che guarisce tutte le malattie di languidezza. Il re poi offrì a San Giorgio una grossa somma di denaro, che il santo fece distribuire ai poveri, senza nulla trattenere per sé”. Più edificante di così!

Come si vede nella narrazione ci sono tutti gli ingredienti da usare in una eventuale catechesi al popolo buono e semplice. Troviamo soprattutto, in questo come in altri racconti carichi di elementi simbolici, la risposta al bisogno dell’uomo di nutrire il proprio immaginario di storie buone, positive, trascinanti al bene, di eroi che sanno sacrificare se stessi, sull’esempio di Cristo, per il bene del popolo.

Ogni uomo di ogni età e di ogni cultura, consciamente o inconsciamente per vincere la propria insicurezza ha bisogno di sapere, anche attraverso questo racconto edificante, che il male sarà vinto da Cristo o da qualcun altro nel suo nome (cioè i vari santi, come fa San Giorgio), che la morte non avrà l’ultima parola definitiva sulla storia umana, che il drago di turno (già descritto ampiamente nell’Apocalisse) sarà sconfitto. E il drago del tempo, potente e prepotente, violento e persecutore dei Cristiani era l’Impero Romano, specialmente sotto Diocleziano. Ma possiamo affermare che in ogni secolo (pensiamo a quello XX popolato di orrendi draghi sanguinari...) la Chiesa ha avuto il suo “drago persecutore” da vincere, con fede e con coraggio, armati proprio come il soldato Giorgio: del nome di Cristo.
                                                                                    
      MARIO SCUDU SdB ***


*** Questo e altri 120 santi e sante sono nel volume di :
          
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice Elledici, Torino

IMMAGINI:
ANDREA MANTEGNA (1497): San Giorgio, Galleria dell'Accademia, Venezia
2 ICONA RUSSA: San Giorgio uccide il drago, Collezione Heyndricks, Bruxelles / San Giorgio è il santo eroico per eccellenza; abbattendo il drago, non libera semplicemente una giovane principessa (che spesso non è nemmeno rappresentata), ma soprattutto trionfa sul diavolo.
3  PAOLO UCCELLO: (1460 CIRCA) : San Giorgio uccide il drago, National Gallery di Londra
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-4
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