SANTA BERNARDETTA:
Una buona a nulla

con l’incarico di... pregare


La “Signora vestita di bianco” le aveva fatto una promessa: “Non ti farò felice in questo mondo, ma nell’altro”. Le difficoltà non furono poche, le incomprensioni e i sospetti duri a morire, le cause di “infelicità” tante, le umiliazioni pure. Non ultima quella ricevuta all’inizio della sua vita da religiosa. Finite le apparizioni Bernardetta rimase ancora a Lourdes, ritirandosi nel silenzio e nel nascondimento. Poi si consacrò a Dio per sempre, entrando tra le Suore di Nevers. Aveva vent’anni. Al Vescovo, che aveva ricevuto la sua professione religiosa, e che stava per assegnarle un incarico nella sua nuova comunità, la superiora disse: “Che cosa vuol dire a costei che è buona a nulla?”. Allora il Vescovo, con grande dolcezza le disse: “Figlia mia, poiché siete una buona a nulla, vi darò l’incarico della preghiera”.

E Bernardetta accettò. Fino alla fine della sua vita. I suoi 15 anni di vita religiosa li passò nel nascondimento, nella preghiera, facendo i lavori più umili e più duri, facendo tutto alla maggior gloria di Dio, e unita alla passione di Cristo. Il tutto per la conversione dei peccatori, come le aveva chiesto la “Signora, vestita di bianco”. E questa missione, ricevuta dall’alto, la portò avanti con fedeltà anche nelle grandi sofferenze che ebbe. Rimarrà infatti a letto negli ultimi anni della sua vita. Anche quando verrà inaugurato il primo santuario a Lourdes, lei era ammalata.

Sempre e, cosa più dura, durante la malattia a “questa buona a nulla” non mancherà mai il sorriso proveniente da una gioia profonda, molto profonda, che niente nella vita, di brutto e di difficile, riusciva a turbare. Il ricordo della visione di quella Signora (che lei poi chiamava “la mia Madre del Cielo”), le sarà sempre di grande conforto anche nei momenti più duri della malattia. Diceva spesso: “Maria Ss. l’Immacolata è così bella, che dopo averla vista una volta, non si attende altro che di rivederla in Cielo per sempre”. E andò a vederla, “la sua Madre del Cielo”, il 16 aprile 1879. Morendo col sorriso sulle labbra. A soli 35 anni.

Ma chi era questa buona a nulla?

Confessiamolo pure. Il suo quadro “umano” era a dir poco desolante. Per descriverne lo stato familiare bastano poche parole: viveva in una famiglia ridotta in estrema povertà. Il quadro intellettuale povero: di intelligenza solo pratica, di scarsa memoria, ritardata dal punto di vista scolastico. Era quasi analfabeta, all’età di quattordici anni non sapeva quindi né leggere né scrivere. Il quadro clinico?

Piuttosto deprimente. Complessivamente di salute molto fragile, soffriva infatti di asma, era un po’ ritardata nella crescita fisica. Aveva anche poche conoscenze religiose. Non riusciva infatti ad imparare il catechismo per poter ricevere la Prima Comunione. Come lavoro faceva la pastorella (con delle pecore “rognose” come lei le definisce nel Testamento). Strumento di compagnia durante il pascolo... un piccolo rosario, che per lei era il “suo tesoro”, e che recitava ogni giorno.

Si può affermare che lo “strumento umano” scelto dall’alto come depositaria di visioni celesti non poteva essere più misero e sconsolante. Ma, se ci meravigliamo, vuol dire che abbiamo dimenticato san Paolo: questi ci aveva già messo in guardia con forza e convinzione scrivendo: “Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti” (1 Cor 23). Come dire: ricordatevi, cari umani, che la logica studiata e praticata lassù e applicata per la salvezza di noi quaggiù, è diversa dalla nostra, completamente diversa. Ce ne siamo accorti. Anche un non approfondito studio della vita della Chiesa lo conferma. Dio agisce con sovrana libertà nello scegliere il suoi collaboratori e i suoi “privilegiati”.

Il Cristo stesso li scelse tra umili pescatori, che non potevano vantare il sangue blu. Non andò certo a reclutare i propri apostoli tra i luminari della filosofia ad Atene e nemmeno li scelse tra i più brillanti generali delle legioni di Roma. Niente di tutto questo. Non è certamente la nostra logica aristotelica, o quella del dio Denaro o del dio Potere. Rovesciando tutti i criteri di valutazione e di grandezza umani, il Cielo, nelle sembianze di Maria Immacolata, scelse e apparve a Bernardetta, una ragazza quattordicenne “povera” (in tutti i sensi, eccetto che di fede e semplicità, qualità però molto “apprezzate” lassù) il giorno 11 febbraio 1858, in una fredda giornata d’inverno. Sarà la prima di 18 apparizioni in sei mesi, nella grotta di Massabielle. “Perché crederle?” si chiedeva Vittorio Messori in una intervista al Corriere della Sera. E rispondeva: “Non sarebbe credibile l’apparizione
ad una firma del giornalismo.

Bernardetta era il contrario di una mistica: era una contadinella pragmatica. Non si contraddisse mai, non cercava né popolarità né ricchezza”. Era proprio perché la ragazza non cercava né popolarità né fama, né ricchezza (cose molto apprezzate un po’ da tutte le categorie sociali quaggiù...) che la “Signora vestita di bianco, con un nastro celeste annodato alla vita...” (secondo la descrizione di Bernardetta) affidava a lei, anche se ancora adolescente, un messaggio in cui si chiedeva a tutti conversione, penitenza e preghiera. Messaggio non nuovo in verità (basta leggere il Vangelo). In una di queste apparizioni la Celeste Signora svelerà alla ragazza la propria identità definendo se stessa “Io sono l’Immacolata Concezione”. La Madonna usava in questa sua auto-definizione il contenuto del dogma dell’Immacolata Concezione, proclamato l’8 dicembre del 1854 da Pio IX. Solo quattro anni prima.

Quando poi la ragazza riferì queste parole al parroco, che lei temeva più dei gendarmi, si capì subito che la definizione, con quelle parole così difficili (Immacolata Concezione) non potevano essere frutto né della cultura religiosa (scarsa) né della fantasia non sfrenata di Bernardetta. Era infatti una pastorella con i piedi ben piantati per terra, che conosceva già da tempo la durezza della vita e del sacrificio.

La felicità? Arriverà, certamente... dopo

È chiaro che le visioni per Bernardetta significavano nuovi orizzonti spirituali futuri, ma anche molte grane a brevissimo termine. Cominciarono infatti i sospetti, le prese in giro, le burla, gli interrogatori, le accuse di isterismo, perfino l’arresto dei gendarmi, con la minaccia della prigione. Insomma non veniva creduta né in famiglia, né dai compaesani (era pur sempre una povera ragazza, si diceva; poteva essere proprio lei la privilegiata dalla Madonna? Grandi dubbi), né dalle autorità, religiose e civili.

Bernardetta però resistette, non si contraddisse mai, non rinnegò niente di ciò che aveva visto, non si sottrasse a tutte queste difficoltà non leggere. Il riconoscimento arrivò dal Vescovo di Tarbes quattro anni dopo, nel 1862: questi dichiarò autentiche le apparizioni e autorizzò la prima cappella nella grotta di Massabielle. Cominciava così la grande storia di Lourdes: storia della misericordia di Dio e della miseria umana, storia di perdono e riconciliazione, di conversione e di molte guarigioni... spirituali. Talvolta certo anche di miracoli veri e propri. Il tutto nel ricordo di Maria, l’Immacolata Concezione. Qui, ancora oggi, milioni di pellegrini ogni anno le fanno visita.

L’ora della giustizia, del trionfo, della fama e ricchezza per Bernardetta, finalmente? Non proprio. Lei voleva solo nascondersi, per riandare con la memoria alle ore di Paradiso già vissute a contatto con la Signora.
Due anni dopo il viaggio da Lourdes a Nevers, per farsi suora. Alla vestizione religiosa affermò: “Io sono venuta qui per nascondermi”. Non richiese mai nessun trattamento di riguardo, visto il privilegio delle apparizioni. Anche durante gli anni della vita religiosa continuarono le difficoltà, le sofferenze, le umiliazioni (“Una buona a nulla”), la malattia. “I favori del Cielo si pagano con le lacrime del cuore, con le lacrime di sangue... Le gioie e le pene si controbilanciano, si equilibrano in misura provvidenziale. Alle grandi gioie spirituali, alle effusioni mistiche, fanno da contrappeso le sofferenze purificatrici. Bernardetta ha pagato molto caro di essere stata scelta come messaggera dell’Immacolata, ma era la fattura da pagare” (Luigi Melotti SDB).

E la felicità totale promessale dalla Madonna arrivò con la morte nel 1879. Il cammino terreno di questa “buona a nulla con l’incarico di pregare” era terminato. La sua Madre del Cielo non era più solamente e continuamente nella sua memoria ma la vedeva faccia a faccia. Nella visione beata del Paradiso.
                                                                                          
 MARIO SCUDU ***


*** Questo e altri 120 santi e sante sono nel volume di :
          
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice Elledici, Torino

      
Dal “Testamento di Bernardetta”

«Per la miseria di mamma e papà, per la rovina del mulino, per quel tavolone della sventura, per il vino versato, per le pecore rognose, grazie, mio Dio.

Per la bocca di troppo che ero da sfamare, per i bambini che ho accudito, per le pecore che ho pascolato, Grazie.
Grazie, mio Dio, per il procuratore, per i gendarmi, per le parole rudi di Padre Peyramale.
Per i giorni in cui siete venuta, per quelli in cui non siete venuta, non potrò mai ringraziarvi abbastanza che in Cielo...
Grazie perché se ci fosse stata una giovane più insignificante di me, non avreste scelto me…

Grazie per aver colmato di amarezze il cuore troppo tenero che mi avete dato. Per Madre Josephine, che mi ha definito buona a nulla, grazie…

Per i sarcasmi della Madre Superiora, la sua voce dura, le sue ingiustizie, le sue ironie e per le umiliazioni, grazie.
Grazie di essere stato l’oggetto privilegiato dei rimproveri, per cui le Sorelle dicevano: “Che fortuna non essere Bernardetta”.
Grazie di essere stata Bernardetta, minacciata di prigione perché vi aveva vista, Vergine Santa, di essere stata guardata dalla gente come una bestia rara: questa Bernardetta talmente insignificante, che quando la si vedeva, si diceva: “Quella là?”.

Per questo corpo mingherlino che mi avete dato, per questa malattia di inferno, per le mie carni incancrenite, per le mie ossa cariate, per i miei sudori, per la mia febbre, per i miei dolori sordi e acuti, grazie, mio Dio.

E per questa anima che mi avete dato, per il deserto dell’aridità interiore, per la vostra oscurità e le vostre rivelazioni, per i vostri silenzi e i vostri lampi, per tutto, per Voi, assente o presente, grazie Gesù».


IMMAGINI: Santa Bernardetta
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2001-4
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