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       SANt'ATANASIO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA (300-373):
     QUANTE SOFFERENZE
   PER LA FEDE E PER LA VERITA'


Atanasio, combattuto dagli ariani, perseguitato dagli imperatori, difeso dai cristiani di Alessandria e dai monaci della Tebaide, sostenuto dal papa di Roma: una vita piena di persecuzioni ed esilio, ma sempre sostenuto dall'amore a Cristo e alla Chiesa.

S. Agostino diceva che la Chiesa di Cristo andava avanti tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio. Il secolo IV in cui visse Atanasio (300-373) è stato un secolo di grandi persecuzioni (dovute anche all'eresia ariana) e di grandi consolazioni, se per consolazioni da parte di Dio al suo popolo intendiamo i santi. Infatti in questo secolo fiorirono: Antonio, Basilio Magno, Gregorio Nazianzeno, Gregorio di Nissa, Giovanni Crisostomo, Cirillo di Gerusalemme, Efrem il Siro, Ilario di Poitiers, Ambrogio di Milano, Eusebio di Vercelli, Girolamo (420), Agostino (430), Atanasio e altri. Figura dal coraggio eccezionale, Atanasio è stato chiamato da Basilio "anima grande e apostolica", Gregorio Nazianzeno lo definì "Colonna della Chiesa", è chiamato "Padre dell'Ortodossia", ed è anche dottore della chiesa. Un grande.

Giovane protagonista a Nicea (325)

Atanasio (significa Immortale) nacque ad Alessandria d'Egitto nel 300 circa, da una famiglia cristiana, dalla quale ricevette oltre alla fede anche una buona formazione culturale: conobbe infatti la cultura ellenistica, la filosofia e la teologia che si insegnavano nel famoso Didaskaleion della città. Ancora ragazzo ammirò il coraggio dei martiri durante le persecuzioni contro i cristiani, e questo per lui fu un grande esempio. Conobbe anche i monaci Pacomio e Antonio, diventati suoi maestri ed amici.
Nel 319 Atanasio diventò diacono e fu al servizio del vescovo Alessandro. Questi intuì subito il valore del giovane e se lo portò al Concilio di Nicea, che fu di grande importanza. Perché? Per la sua lotta contro Ario e le sue teorie (arianesimo). Questi voleva semplificare la dottrina cristiana sia della Trinità sia dell'Incarnazione.
Per Ario Gesù era un semplice uomo che Dio stesso aveva elevato alla dignità di suo Figlio per farlo nostro maestro e guida di vita. Un uomo eccezionale, straordinario, carismatico quanto si vuole, ma… solo un uomo. E quindi anche il suo Spirito non poteva essere che una creatura, come il Cristo. E così Dio rimaneva nella sua Bontà, Onniscienza, Onnipotenza e solitudine infinita. La mente umana non doveva fare grandi sforzi per accettare un Dio così, senza il rompicapo della Trinità. Gesù Cristo quindi non era "consustanziale al Padre" ma veniva degradato a semplice anche se grande maestro dell'umanità. L'uomo così si doveva salvare con le proprie forze ispirandosi a lui. Tutto più semplice, ma…

Luce da Luce, Dio vero da Dio vero

Idee dirompenti che colpivano al cuore il Cristianesimo. E proprio nel concilio Atanasio giocò un ruolo deciso e decisivo nella condanna delle teorie ariane. Gesù Cristo era il Figlio di Dio, consustanziale al Padre, "Luce da Luce, generato non creato. Vero Dio e vero uomo". Parole entrate nel Credo della domenica. Ma Ario, nonostante l'intero Concilio contro, non volle sottomettersi. E qui cominciarono i guai per Atanasio.
Nel 328 fu fatto vescovo di Alessandria, terza città dell'impero. I suoi nemici intanto non si fecero attendere con le prime accuse: elezione vescovile non valida (troppo giovane!), aver tramato addirittura contro la vita dello stesso Costantino imperatore, avere avuto un comportamento dispotico e violento, e… perfino di aver 'eliminato' fisicamente il vescovo Arsenio. Materiale sufficiente per tre ergastoli. Tutto infondato, naturalmente: gli ariani erano tornati all'assalto. E la politica, ahimè, ebbe ancora il sopravvento: Atanasio in esilio in Germania. Antonio invece, l'abate suo amico, dal deserto tempestava l'imperatore di lettere in sua difesa.
Maestro di pazienza e di perseveranza
E così varie volte dovette andare in esilio (fu anche a Roma per 6 anni, fino al 346, sempre lottando contro l'arianesimo) e poi tornare, sempre accolto dai suoi fedeli, che ostinatamente non accettavano altri vescovi. Una volta questi insieme ai suoi amici monaci addirittura lo nascosero così bene che la polizia imperiale, venuta ad Alessandria per eliminarlo, non riuscì a trovarlo.
Morto Giuliano (363) pro-paganesimo arrivò l'imperatore Valente, pro arianesimo. Di nuovo Atanasio in pericolo e costretto a nascondersi. Ma questa volta ad Alessandria scoppiarono tumulti: il popolo voleva lui e basta. L'imperatore, vedendo la ribellione, e non volendo inimicarsi la grande città, permise al vescovo ribelle di tornare tra i fedeli, ostinatamente cattolici (e non ariani).
E così Atanasio riuscì a vivere in pace gli ultimi sette anni della sua vita (tornò a Dio il 3 maggio 373). Era ammirato e amato dal suo gregge (con quello che aveva sofferto per la fede e la verità!), ed era anche rispettato dai suoi nemici, sempre presenti. Nonostante tutto ebbe il tempo di scrivere molte lettere ai vescovi amici, al papa di Roma e naturalmente ai suoi monaci. Ci ha lasciato inoltre opere di carattere omiletico (la predicazione), esegetico (spiegazione della Scrittura), apologetico (contro l'arianesimo).
La Chiesa ne ha riconosciuto il valore proclamandolo non solo santo per la vita così travagliata ma sempre coerente e fedele, ma anche Dottore della Chiesa, cioè un maestro per noi. (Mario Scudu)

                                                                             MARIO SCUDU sdb


La verità nella pazienza

La verità non va predicata con spade, lance e soldati, ma con l’intelligenza della persuasione. E che intelligenza e che persuasione troviamo dove invece domina il terrore per l’imperatore o la minaccia dell’esilio e della morte per chi oppone resistenza?
                                                                  Da
Storia degli Ariani, 33, (358)

Quello che per natura uscì da Maria, secondo le Sacre Scritture, era vero corpo del Signore, fu vero in quanto fu lo stesso del nostro. Maria infatti è nostra sorella, perché, tutti siamo nati da Adamo. E che nessuno osi dubitare di questo se solo vorrà ricordare ciò che ha scritto Luca. Dopo la Risurrezione di Cristo dai morti, poiché alcuni non credettero di vedere il Signore nel corpo generato da Maria, ma di vedere uno spirito al suo posto, Egli disse “Guardate le mie mani”.
                                                              Da
Lettera ad Epitteto, 7


Tratto in forma ridotta dal volume di:
        MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Elledici, Torino-Leumann

           RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2012- 3  
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