20 maggio: S. Bernardino
da Siena, predicatore (1380-1444)
NEL
NOME DI GESU'
Misericordia e Pace
queste erano le due parole chiave pronunciate dai pellegrini
che si recavano a Roma per il grande Giubileo del 1400. Era come
un motto, uno slogan, una bandiera, ma nello stesso tempo qualcosa
di più: un augurio certamente, un sospiro sommesso, un
desiderio struggente, talvolta un grido disperato. Perché
si avvertiva, proprio in quegli anni ma anche in seguito, questo
profondo bisogno di Misericordia e di Pace nel campo politico,
sociale ed ecclesiale.
Di pace politica
anzitutto: lEuropa, fatta di nazioni cristiane divisa e
molto spesso lun contro laltra armata.
Principi cristiani che non facevano altro che organizzare guerre
per... difendersi da altri principi cristiani, o per estendere
il proprio potere (politico o economico). E, suprema bestemmia,
molti affermavano di agire «nel nome di Dio». LItalia:
anchessa divisa, con piccoli stati contro altri stati (le
grandi Signorie), con città contro città, e allinterno
di esse fazioni o partiti contro altre fazioni o partiti.
Chi non ricorda le lotte fra
Guelfi e Ghibellini? Pace e Misericordia anche tra
le Chiese dOriente e dOccidente e dentro la stessa
Chiesa Cattolica: erano gli anni del Grande Scisma,
dei papi (a Roma) e degli antipapi (ad Avignone), o degli scandali
allinterno stesso di essa, con un clero spesso non allaltezza
del proprio compito, culturalmente e moralmente.
Proprio in quei decenni si sviluppò un movimento di predicazione
per il popolo che aveva come primo obiettivo il risveglio spirituale
ed ecclesiale ma conseguito mediante migliori rapporti sociali,
economici e familiari. Come dire ricreare una fede cristiana
incarnata e trasformante la vita quotidiana, pubblica e privata.
Si predicava perciò contro la violenza in generale, contro
lusura, lo strozzinaggio ed il lusso (violenza economica
contro i poveri), contro la corruzione ed il gioco dazzardo
(rovina degli individui), contro le lotte tra le varie famiglie
potenti e molto spesso prepotenti, contro lo sfruttamento e le
perversioni sessuali.
In prima linea,
in questa predicazione, erano gli ordini mendicanti dei Domenicani
e dei Francescani. Questi organizzavano gruppi di missionari
ambulanti, muniti di autorizzazione ecclesiastica mandati o talvolta
anche chiamati benevolmente dagli stessi governanti, che speravano
in un ritorno positivo per la loro immagine politica. Tra i tanti
predicatori, due nomi eccellenti, ambedue bravi e famosi, ambedue
santi: uno domenicano (San Vincenzo Ferrer, spagnolo ma che ha
predicato anche in Italia, per questo chiamato Ferreri) e San
Bernardino da Siena, eccellente maestro di teologia e dottore
di diritto canonico come lo definì il Papa Pio II.
Ma per la storia della Chiesa
è un grande, originale ed efficace predicatore. Infatti
gli bastava trovarsi davanti al popolo per lasciarsi alle
spalle la dotta preparazione ed entrare in perfetta sintonia
con la gente semplice, usandone, con festosa gioia creativa,
il linguaggio quotidiano. Lesemplarità di Bernardino
da Siena è tutta in questa sua capacità di ripensare
il Vangelo dal di dentro della cultura popolare e di travasarlo
in un linguaggio che era, proprio come quello di Gesù,
il linguaggio di tutti i giorni (Ernesto Balducci). E questo
non è poco.
Stage
pratico... tra i malati di peste
Bernardino nacque a Massa Marittima,
dove il padre era governatore. Rimasto a sei anni orfano fu allevato,
a Siena, da uno zio paterno e da due zie, molto religiose ma
non bigotte, che gli diedero unottima educazione cristiana.
Per questo motivo nelle prediche, Bernardino dimostrerà
sempre una profonda conoscenza dei problemi femminili veri. Studiò
grammatica e retorica e si laureò in giurisprudenza.
Durante la peste del 1400 a
Siena, essendo perito tutto il personale regolare dellospedale
e rispondendo alla richiesta di aiuto del responsabile, si offrì
volontario insieme ai suoi amici della Compagnia dei Battuti
(o dei Disciplinati) a cui si era iscritto, che si riunivano,
a mezzanotte, nei sotterranei dellospedale. Dopo lesperienza
di quattro mesi tra i malati di peste, rimase lui stesso colpito
dalla malattia e lottò per un po di tempo tra la
vita e la morte.
Fu unesperienza
tremenda ma così forte che lo segnerà positivamente
tutta la vita. Aveva imparato sulluomo e i suoi bisogni
ma anche su se stesso ciò che i libri di antropologia
del tempo non avrebbero potuto insegnargli con maggiore efficacia.
Passata poi lepidemia si prese cura di una delle due zie,
gravemente malata, fino alla sua morte.
Nel 1402, sempre a Siena, diventò
francescano e due anni dopo sacerdote. Fu mandato poi a Fiesole
per completare gli studi in teologia ascetica e mistica: qui
lesse con attenzione e con entusiasmo gli scritti dei grandi
autori francescani, in primis, Francesco e Bonaventura, Duns
Scoto, Jacopone da Todi e altri.
Nel 1405 fu nominato dal Vicario
dellOrdine predicatore ufficiale, e da questo momento in
poi Bernardino si dedicherà soprattutto alla predicazione
(ma anche al governo e riforma del suo Ordine di cui fu Vicario
Generale dal 1438 al 1442). In primo luogo nel territorio della
Repubblica di Siena, poi in altre innumerevoli città,
specialmente dellItalia centro settentrionale.
Predicatore comprensibile,
efficace, attuale
È interessante sapere
che le prediche di Bernardino da Siena ci sono pervenute grazie
ad un fedele (o ammiratore) trascrittore, il quale a modo suo
stenografava tutto, anche i sospiri del predicante. Questi raccomandava
che ciò che bisogna dire nella predica deve essere
chiarozo,
chiarozo... acciò chè chi ode ne vada contento
e illuminato, e non imbarbugliato.
Per Bernardino inoltre il predicare
doveva essere un dire chiaro e dire breve ma senza
dimenticare insieme il dire bello. E, come spiegava
con una metafora contadina:
Piuttosto
ti diletterai di bere il buon vino con una tazza chiara e bella
che con una scodella brutta e nera.
Insomma curare il contenuto
(il buon vino evangelico) e il contenente che deve essere bello
(la forma). E
lui faceva tutto questo (eccetto la brevità). Conquistava
luditorio non con ragionamenti astrusi e astratti, ma con
la semplicità, con parabole, aneddoti, racconti, metafore,
drammatizzando e teatralizzando il racconto (oggi diremmo che
della predica faceva un piccolo show spirituale).
Era soprattutto attuale: castigava
e canzonava le umane debolezze, le stregonerie, le superstizioni,
il gioco e le bische (diceva: anche il demonio vuole il suo
tempio ed esso è la bisca), i piccoli e grandi imbrogli nel commercio al
dettaglio, le mode frivole (specialmente delle donne, oggi è
il culto del look), i vizi in generale, pubblici
e privati. Ma era feroce con gli usurai del tempo, una piaga
antica (e moderna). Paragonava la morte di questi tali alluccisione
del porco in una famiglia: una festa ed una liberazione dalla
fame per tutti.
Ma qual era
il centro della predicazione di Bernardino? Naturalmente Gesù
Cristo, in un triplice aspetto: il Gesù umanato
e cioè lIncarnazione, il Gesù passionato
ovvero la sua Passione e Morte in Croce, ed infine il Gesù
glorificato, la sua Resurrezione e Ascensione alla
destra del Padre.
Bernardino
metteva in risalto il primato assoluto del Cristo, la sua mediazione
universale, la subordinazione di tutte le cose a Lui e in vista
di Lui per arrivare attraverso Lui alla perfezione e alla comunione
con Dio. È il tema centrale del Christus Victor
diventato il Signore di tutto attraverso la sofferenza della
Croce, rendendo tutti partecipi della salvezza dal peccato.
Tutto bene, tutto liscio nella
sua vita? Non è possibile per nessuno. Oggi gli si rimprovera
infatti una durezza eccessiva contro le cosiddette streghe
e contro gli Ebrei (allora non erano ancora i nostri Fratelli
maggiori). Era santo ma anche figlio del suo tempo e della
cultura di allora.
Comunque la sua fama di predicatore travolgente, efficiente ed
efficace (nelle conversioni anche clamorose, simboleggiato nel
rogo delle vanità) non lo risparmiò
da ostilità, sofferenze ed incomprensioni.
Sappiamo che linvidia
è una non virtù che, come zizzania, è sempre
stata presente anche nei verdi campi ecclesiali. Bernardino fu
infatti accusato di idolatria (e non una volta sola anche di
eresia) specialmente per quanto riguardava la devozione al Nome
di Gesù, espresso nel famoso trigramma JHS messo su uno stendardo. Fu sempre completamente
scagionato (a Roma) e reintegrato. Fino alla morte che incontrò
a LAquila
il 20 maggio 1444.
Il nome di Gesù
è la luce dei predicatori perché illumina di splendore
lannunzio e lascolto della sua parola. Donde credi
si sia diffusa in tutto il mondo una luce di fede così
grande, repentina e ardente, se non perché fu predicato
Gesù? Non ci ha Dio chiamati alla sua ammirabile
luce (1 Pt 12, 9) con la luce e il sapore di questo nome?
Ha ragione lApostolo di dire a coloro che sono stati illuminati
e in questa luce vedono la luce: Se un tempo eravate tenebre,
ora siete luce nel Signore: comportatevi perciò come figli
della luce (Ef 5,8).
Perciò si deve annunciare
questo nome perché risplenda, non tenerlo nascosto. E
tuttavia nella predicazione non lo si deve proclamare con un
cuore vile o con una bocca profanata, ma lo si deve custodire
e diffondere come da un vaso prezioso...
LApostolo Paolo portava
dovunque il nome di Gesù con le parole, con le lettere,
con i miracoli e con gli esempi. Infatti lodava sempre il nome
di Gesù e gli cantava inni con riconoscenza...
Dai Discorsi, n. 49, Sul glorioso nome di Gesù Cristo,
cap. 2.
E poi questi politici...
In una città si era
instaurata una specie di dittatura o tirannia. Ecco un pezzo
della sua predica per quella circostanza (ma il discorso non
si può estendere anche ai giorni nostri?).
«Chi
ha questo vizio si presenta sempre come un benefattore, ma in
realtà è uno strozzino e un tiranno. Ci sono purtroppo
i tira-anni, i tira-mesi, i tira-settimane, i tira-giorni, i
tira-mattina, i tira-pomeriggio, i tira-notte e persino i tira-ore.
Sai chi è il tira-anno? È colui che tira una volta
allanno. Il tira-mesi è peggio, perché tira
ogni mese. Peggio ancora è il tira-settimane, perché
tira ogni settimana. E il tira-giorni è ancora peggiore,
perché ruba tirando ogni giorno...
E il tira-mattina è
ancora peggio perché va al palazzo di governo e sempre
tira. Così anche il tira-notte. E che diremmo del tira-ore?
Possiamo dire che egli sempre tira, ruba e spoglia chiunque gli
capiti a tiro. E poi questi politici vogliono essere chiamati
governatori del popolo!. A loro ben conviene un solo
nome: ladroni. E rivolgendosi agli interessati, spesso
ostentatamente e ipocritamente seduti in prima fila, Bernardino
da Siena, di professione predicatore itinerante, evangelicamente
libero e povero perciò senza paura, gridava: Sapete
cosa vi dico? Voi siete le eccellenze zero. Potete farvi temere
per un certo tempo, ma mai sarete rispettati, anzi arriverà
il giorno in cui il popolo vi disprezzerà e spargerà
urina sulla vostra testa».
Accidenti, Bernardino, che
coraggio! Beh, oggi, con i potenti e i politici di turno si è
più diplomatici e più contenuti, più irenici
e più ecumenici, più generici e più indefiniti.
Insomma più politicamente corretti. Ma, forse,
meno efficaci e meno evangelici. O no?
IMMAGINI:
1 Sano di Pietro, dipinto
del XV secolo, Museo nazionale abruzzese, LAquila. / San
Bernardino da Siena mostra ai fedeli il monogramma di Cristo.
2 Pinturicchio,
dipinto del XV secolo, Galleria nazionale, Perugia. / San Bernardino
libera un giovane.
3 Il famoso trigramma JHS di san Bernardino
da Siena
4 Il mausoleo di San Bernardino nella
Basilica a lui dedicata a LAquila.
5 Sano di Pietro, dipinto
del XV secolo, Duomo di Siena. / Una predica di San Bernardino
in Piazza del Campo a Siena.
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2006 - 5
VISITA Nr.