25 maggio: Santa
Maria Maddalena, carmelitana (1556-1597):
NON HO DESIDERATO ALTRO
CHE TE
Nel
mese di maggio dellanno scorso (2003) ho presentato Santa
Gemma Galgani nel centenario della sua morte (1903) con il titolo
Icona della sofferenza amorosa. Gemma è una
santa dellera moderna che ha saputo trasformare tutte le
proprie sofferenze, in strumento di salvezza, in unione al Cristo
che muore per amore dellumanità.
Ad un anno di distanza vi presento una altra santa che è
vissuta sulla stessa lunghezza donda di Gemma, con gli
stessi sentimenti di unione alla passione di Cristo, anche se
è vissuta tre secoli prima: Santa Maria Maddalena de
Pazzi. Gemma e Maria Maddalena hanno in comune le grandi sofferenze
che sperimentarono nella vita, totalmente unite al Cristo non
sul monte Tabor (il che sarebbe facile) ma sul monte Calvario
(dal quale è più istintivo e immediato fuggire,
come fecero gli Apostoli).
Due sante che, nellamore totale (unione mistica) a Cristo
sperimentarono, nella propria carne mortale, non solo le sue
più grandi sofferenze ma anche la gioia più indicibile
e indescrivibile (momenti estatici), proprio perché vissero
nellamore, soffrendo e desiderando vivere e soffrire per
essere più vicine a Cristo sofferente e così salvatore.
In convento
a sedici anni
Caterina di Geri de Pazzi
nacque a Firenze nel 1566 da una nobile e facoltosa famiglia.
Fece la prima Comunione a dieci anni, cosa molto insolita a quei
tempi, e nello stesso anno ebbe la prima estasi, un dono del
Signore che si ripeterà altre volte.
Tornata a Firenze, dopo una breve parentesi a Cortona, alletà
di quindici anni chiese di fare due settimane di stage
vocazionale, non in azienda, quindi, ma in convento, per studiare
il proprio futuro, la propria professione da esercitare nella
vita (vocazione). Questa esperienza la fece tra le carmelitane
di Santa Maria degli Angeli a Firenze, un convento di stretta
osservanza. E Caterina superò la prova, brillantemente.
Capì qual era la strada che Dio voleva da lei. E nonostante
la giovane età aveva gia deciso.
La famiglia, fece grandi resistenze:
farsi monaca, lei una ragazza nobile, ricca, bella, con allorizzonte
un ottimo matrimonio? Aveva un futuro ricco e brillante, senza
problemi economici o di inserimento nella società nobile
fiorentina. Ma cosa voleva di più a sedici anni?
Sì, Caterina voleva di più, molto di più:
voleva Dio stesso, il Tutto che dà senso a tutto. Non
era una infatuazione adolescenziale la sua, ma una ferma decisione,
non un proposito di corto respiro, ma un progetto per tutta la
vita.
Le pressioni aumentarono, ma
lei non cedette. Come molti genitori moderni che
non accettano la vocazione religiosa dei loro figli, anche il
padre di Caterina non voleva assolutamente. Tuttavia alla fine
cedette e, per consolarsi davanti alla perdita della
figlia così giovane e così bella, ottenne da lei
il permesso (era una condizione) di farle un ritratto, da ammirare
a casa e da mostrare... ai propri amici.
E così nel 1582 Caterina entrò in convento, vestendo
labito carmelitano, e prendendo un nuovo nome: Maria Maddalena.
Già durante il noviziato fu colpita da una misteriosa
e dolorosa malattia. Per i dottori non cera niente da fare,
loro vedevano già le porte del Paradiso aprirsi per la
giovane suora. La madre superiora poi, molto premurosa, le permise
di fare in anticipo (non cera più tempo terreno!)
la professione religiosa, per questo la portarono in cappella.
Era il mattino del 27 maggio 1584, festa della Santissima Trinità.
Subito dopo entrò in
estasi molto profonda che la unì spiritualmente alla Trinità,
durante la quale, come lei stessa affermò, aveva offerto
a Dio il proprio cuore. Si risvegliò tra le
lacrime, di consolazione e di gioia, per quello che aveva sperimentato.
Lassù avevano stabilito diversamente, ed infatti Maria
Maddalena guarì miracolosamente e riprese la propria formazione
principalmente con lo studio della Scrittura (i Vangeli in particolare),
dei Padri della Chiesa (in primis SantAgostino), e gli
scritti dei Santi (con un posto donore per Santa Caterina
da Siena).
Compartecipazione
alle sofferenze di Cristo per la Chiesa
Quella prima esperienza soprannaturale
non rimase isolata, infatti i fenomeni estatici continuarono
in modo impressionante anche in seguito. L8 giugno 1584
vide il dramma della Passione del Cristo; due giorni dopo scambiò
il proprio cuore con quello di Gesù, il 28 giugno ricevette
le stigmate e alcuni giorni dopo, il 6 luglio, la corona di spine.
Nellaprile dellanno seguente ricevette dal Cristo
un anello, simbolo delle nozze mistiche. Questi rapimenti, puro
dono di Dio, avvenivano non solo durante la preghiera ma anche
durante altre attività, come affermarono i testimoni.
Il suo confessore inoltre per
accertarsi che quello che viveva veniva da Dio e che non erano
illusioni o frutto di isterismi, le comandò di mettere
tutto per iscritto. Ella obbedì naturalmente, anche se
poi disse che nonostante tutti i propri sforzi non riusciva a
mettere in
parole terrene le esperienze che viveva. Il confessore incaricò
allora tre sue consorelle a stendere per iscritto le parole pronunciate
da Suor Maria Maddalena durante i rapimenti estatici.
Fu proprio questa felice intuizione che ha regalato ai posteri
ben cinque volumi di manoscritti, ricchi di profonda dottrina
spirituale, che ebbero un impatto profondo sulla spiritualità
cristiana dei secoli seguenti fino ai nostri giorni.
Nella fossa
dei leoni
Nello stesso anno 1585 le fu
detto che sarebbe stata privata della percezione della grazia
divina. In altre parole: era lannuncio di una lunga prova
di aridità spirituale, del deserto della desolazione più
nera da attraversare, la notte dello spirito insomma:
si sarebbe sentita esistenzialmente inutile e addirittura abbandonata
spiritualmente da Dio, sottoposta ad ogni genere di tentazioni.
Fino a quella terribile e drammatica del suicidio. Ma anche in
quel momento della più bassa disperazione la sua fede
rimase ferma: depose infatti il coltello ai piedi della statua
di Cristo e si affidò di nuovo e totalmente a Lui.
Dopo essere sopravvissuta alla fossa dei leoni come
lei chiamò quel terribile periodo di prova, nel 1598 divenne
Maestra delle novizie, e alcuni anni dopo anche vice priora.
Suor Maria Maddalena poteva insegnare alle altre consorelle,
attraverso le sofferenze e le prove spirituali subite e superate.
Qual era il suo insegnamento alle novizie e il suo messaggio
per noi oggi?
Prima di tutto e soprattutto veniva messa in risalto la bontà
paterna di Dio, e non il suo volto severo di giudice inflessibile,
come si usava in quel tempo. È lamore infinito del
Padre che ci dona il Verbo nellIncarnazione e attraverso
la Sua santa umanità entra in piena comunione con lumanità
di tutti i tempi, e questo avviene attraverso il dono continuo
dello Spirito Santo, che ci conforma, se lo si lascia lavorare,
al Cristo. Secondo Santa Maria Maddalena la radice di tutto in
Dio è lamore, e questa volontà di amore e
donare amore a tutti avrebbe fatto sì che lIncarnazione
sarebbe avvenuta anche senza il peccato. È su questa Umanità
di Cristo che ella insiste molto: Chi non passa per questa
santa umanità non può arrivare a salvamento,
essa infatti è il ponte, la scala,
la nave che conduce in porto. Il Verbo incarnato
posto come per incudine tra lira di Dio e liniquità
delluomo, è strumento perfetto di Redenzione.
Ma nellinsegnamento della
Nostra non cè solo teologia e contemplazione del
mistero ineffabile e inesprimibile di Dio, cè anche
un capitolo sullascesi: lanima del discepolo si configura
e si unisce a Dio nella misura in cui si spoglia di ogni cosa
superflua nel cammino verso Dio e diventa un nulla.
Di Maria mette in risalto la santità unica: la più
santa che sia stata, sia al presente e abbia a essere per lavvenire,
la sua maternità spirituale, ed il suo essere Mediatrice
di grazia.
Anche Maria Maddalena, come Caterina da Siena, si adoperò
(su richiesta del Signore) per la riforma della Chiesa. Era una
missione difficile ma importante. Compito che la spaventò
perché si riteneva inadatta e incapace. Era forse unidea
del diavolo o unauto illusione? I suoi direttori spirituali
la incoraggiarono ad andare avanti.
Scrisse alcune lettere al Papa
e ad altri prelati in tal senso.
Sembra però che tali missive non siano mai arrivate a
destinazione o non siano state prese sul serio.
Come altri mistici anche la nostra santa godette di mirabili
visioni ed estasi, ma fu anche sottoposta a smisurate sofferenze
(...). Di pochi altri santi si può dire che contribuirono
in tale misura a ciò che manca alle sofferenze di
Cristo (Cor 1,24) (A. Butler). Tre anni prima della morte
cessarono le estasi e dovette affrontare la passione e la salita
al Calvario, in unione al Cristo sofferente. Lei accettò
di soffrire e di offrire tutto quel dolore, sempre sorretta dallamore
a Cristo, e coniò la famosa espressione Pati et
non mori, e cioè patire e non morire, se questo
significava la compartecipazione alla passione di Cristo per
la Chiesa e per il mondo. Finì la sua vita a soli 41 anni,
mentre correva lanno 1607.
MARIO SCUDU SDB ***
Vieni, o
Spirito Santo
Vieni, o Spirito Santo.
Venga lunione del Padre, il compiacimento del Verbo.
Sei, o Spirito di verità, premio dei santi, refrigerio
delle anime,
luce delle tenebre, ricchezza dei poveri, tesoro di quelli che
amano,
sazietà degli esaurienti, consolazione dei pellegrini.
Tu sei, insomma, colui nel quale si contiene ogni tesoro.
Vieni Tu, che discendendo in Maria, hai fatto incarnare il Verbo,
e fa in noi per grazia quello che hai fatto in lei per
grazia e per natura.
(Dai Manoscritti)
Tu lEssere
di ogni essere
Sei lessere di te stesso,
sei lessere del tuo Verbo.
Sei lessere dello Spirito Santo, sei lessere della
Santissima Trinità.
Sei lessere di ogni cosa che ha essere.
E che cosa si può dire che abbia essere se non tu stesso?
La creatura non ha essere alcuno se non da te stesso.
Tu gli hai dato quellessere . (Dai Manoscritti)
Davanti
al mistero della sofferenza
Davanti al mistero della
sofferenza, del pianto, del dolore nella vita delluomo,
ci dobbiamo perdere nel disegno di Dio. Si tratta di questo,
in sostanza. Ci possiamo arrampicare finché vogliamo,
ma ad un certo punto ci dobbiamo fermare, perché non cè
più strada. Il disegno di Dio! Di fronte ad esso i nostri
perché debbono tacere, le nostre ribellioni debbono cadere.
Dobbiamo soltanto adorare. Allora emerge la beatitudine.
Emerge la gioia anche se si è nel dolore, ritorna la speranza
anche se si è nella notte, ritorna il sereno dopo la tragica
e dolorosa tempesta. Tutto questo quando ci saremmo concentrati
non più sul nostro io che soffre, ma sul Dio che consola.
(Card. Anastasio Ballestrero, carmelitano e già arcivescovo
di Torino)
*** Questo e altri 120 santi e sante sono
nel volume di :
MARIO
SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice Elledici, Torino
IMMAGINI:
1
Anonimo XVI, Firenze : Per lasciarla entrare in convento, il
padre chiese come condizione di avere un ritratto della figlia,
ora esposto nel Convento delle Carmelitane a Firenze.
2
Luca Giordano (1680) Chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi
/
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2004-5
VISITA Nr.