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MAGGIO : SANTA RITA DA CASCIA (1381-1457)
QUANDO L'IMPOSSIBILE DIVENTA POSSIBILE
Ogni stagione del
mondo,
attraversa una notte,
e luomo sempre si sente,
smarrito e bambino,
sente bisogno di stelle,
segni damore nel cielo,
e il Signore le accende,
nel cielo lassù.
Luomo quando arriva il buio della
notte e con essa lo smarrimento, la paura e
langoscia del pericolo della propria vita si sente insicuro
e vulnerabile. La sua insicurezza e fragilità vengono
a galla e spesso prendono il sopravvento su di lui. Questo capita
in circostanze tragiche come la guerra, atti gravi di terrorismo
con centinaia di vittime, o quando siamo toccati dalla morte
di qualche nostra persona cara. Ci sentiamo bambini indifesi
e fragili, che hanno bisogno di segni damore. Nella notte
buia sono la luna e le stelle, doni del Signore, che possono
darci orientamento e coraggio. Nelle crisi della vita un segno
damore, tra gli altri, che ci può dare coraggio
e forza per ricominciare, è il ricordo dei santi. Anchessi
doni del Signore, anchessi segni visibili del suo amore
e della sua sollecitudine per ciascuno di noi. Questi segni ci
sono: spetta a noi ricordarli, invocarli e imitarli.
Il Signore le accende,
nel cielo lassù: così recita linno
a Santa Rita da Cascia citato allinizio. Nel firmamento
dei santi e delle sante della Chiesa, Rita è certamente
una stella di prima grandezza. Vissuta ben sei secoli fa, ma
viva ancora oggi, ricordata, invocata, pregata nei casi più
disperati da migliaia di devoti non solo in Italia ma in varie
parti del mondo.
Anni fa è stato fatto
un sondaggio in Italia per sapere chi erano i santi e le sante
più famosi. Tra i primi risultarono San Francesco,
SantAntonio e San Giovanni Bosco. Tra le colleghe sante
invece la prima della lista risultò proprio santa Rita
da Cascia. Come si vede il tempo logora tutto ma non il ricordo
di questa santa italiana. I suoi devoti, meglio sarebbe dire
le sue devote perché sono le donne che sentono una devozione
particolare per lei, sono tra i più attivi e convinti
specialmente durante i pellegrinaggi non solo al santuario di
Cascia ma in altri sparsi in Italia e allestero. A Torino,
per esempio,
ce nè uno, molto bello e molto frequentato.
Un amore
più grande di ogni difficoltà
Non è facile tracciare
un profilo storico di santa Rita. Ci sono molti punti oscuri,
e spesso le notizie di una certa attendibilità si mescolano
alle leggende, che si formarono durante i secoli in diverse stratificazioni.
Rita (Mancini era il suo cognome) nacque a Roccaporena vicino
a Cascia verso il 1381 da genitori ormai anziani e senza figli.
Fin da fanciulla si distinse per la sua bontà, laboriosità
e pietà. Arrivata alladolescenza Rita voleva farsi
monaca, ma i genitori si opposero e la fecero maritare. Il prescelto
si chiamava Paolo di Ferdinando. Non era proprio farina da fare
ostie: impetuoso e aggressivo, arrogante e senza riguardo per
nessuno, era riuscito senza troppi sforzi a farsi molti nemici.
In casa, Rita ne dovette subire
subito la violenza e laggressività. Ma lei non si
dette mai per vinta, nella speranza di poterlo ammansire e convertire
a maniere più gentili, prima o poi. La sua pazienza, bontà,
mansuetudine, preghiera ed eroica capacità di sopportazione
alla fine vinsero. Dopo ben 18 lunghi, dolorosi anni. Quando
sembrava tutto impossibile, il possibile divenne realtà.
E arrivò la sospiratissima conversione del marito. Un
vero miracolo visto il soggetto in questione. Ma
la sua conversione non significava automaticamente anche il perdono
da parte dei nemici che lui si era fatto in quegli anni e la
cancellazione dei torti subiti. Questi, una notte, su una strada
buia regolarono il conto finale: lo assalirono e lo uccisero.
Rita dovette così affrontare anche il dolore di questa
morte tragica. Lei perdonò gli assassini del marito, ma
non altrettanto fecero i due figli, che ancora adolescenti giurarono
vendetta. Rita insomma non riuscì a convincerli al perdono.
Si narra che pregò Dio di impedire che si macchiassero
di questo delitto rischiando così linferno, e se
era necessario di toglierli dal mondo...
Non si è certi che questa
fu la preghiera di Rita nei riguardi dei suoi due figli smaniosi
di vendetta. È certo però che morirono non molto
tempo dopo, probabilmente per qualche malattia. Caso non infrequente
allora. Così Rita libera da legami familiari poteva coronare
il sogno di farsi monaca. Ma allinizio le porte del monastero
di Cascia rimasero chiuse perché non fu accettata.
Durante questo periodo, ormai vedova e sola in casa, una volta
ritornando da una visita ad una ammalata incontrò sul
ciglio della strada una donna sfinita e lacera, distesa sulla
neve. Veniva da Spoleto da dove era fuggita per salvarsi dai
maltrattamenti del marito. Era anche stata aggredita e derubata
dai ladri. Rita la portò a casa sua, e le donò
lunica veste che aveva. La persuase poi a tornare dal marito,
di cui le assicurò la conversione. Questo spiega la particolare
devozione che hanno le donne che patiscono ingiustizie e maltrattamenti
di vario genere nellambito familiare, ma non vogliono lo
stesso rompere il vincolo matrimoniale. Forse proprio per la
storia personale Santa Rita è considerata la migliore
avvocata e confidente di queste donne in difficoltà.
Le sue preghiere incessanti
alla fine vinsero e Rita entrò nel monastero di Cascia,
intitolato a Santa Maddalena (che oggi si chiama di Santa Rita).
Nel monastero visse per quarantanni alternando la
preghiera e la contemplazione a visite a malati e lebbrosi, e
cercando spesso di pacificare le fazioni che si combattevano
nella cittadina umbra. Ma il cuore della sua giornata erano la
preghiera e la meditazione della Passione di Cristo. Finché
un giorno, mentre era in contemplazione estatica davanti al Crocefisso,
sentì una spina della corona del Cristo conficcarsi nella
fronte e produrle una profonda piaga purulenta e fetida, costringendola
ad una perenne segregazione: era il 1432. Soltanto in occasione
di un pellegrinaggio a Roma per perorare la causa di canonizzazione
di san Nicola da Tolentino ottenne che la ferita si rimarginasse
temporaneamente. Ormai limmedesimazione alla Croce di Cristo
era totale, e in croce visse gli ultimi quindici anni, logorata
dalle fatiche e dalle sofferenze, ma anche dai digiuni e dalla pratica
dei flagelli... (A. Cattabani).
Tucta
allui se diete
Alla santa di Cascia viene
associato un fiore in particolare: la rosa. È il simbolo
della devozione a lei. Perché? Si narra che una cugina
le fece visita, e Rita, ormai morente, espresse un ultimo desiderio:
una rosa dal giardino che aveva lasciato. Si era dinverno.
La parente ubbidì, andò e trovò nellorto
coperto di neve una rosa fiorita. Gliela portò e Rita
tutta felice la regalò al suo Crocefisso.
Quando morì, il 22 maggio 1447, ci fu un scampanio spontaneo
cioè miracoloso di tutte le campane del paese. Cominciava
così dal cielo lattività taumaturgica di
santa Rita.
Venne dichiarata santa da Leone XIII nel 1900, prima donna ad
essere dichiarata tale nel Grande Giubileo di inizio del ventesimo
secolo.
Nel primo centenario di questa
canonizzazione, durante il Giubileo del 2000 davanti ad una grande
folla di devoti della santa in Piazza San Pietro Giovanni Paolo
II si chiedeva: Ma quale è il messaggio che questa
santa ci lascia? È un messaggio che emerge dalla sua vita:
umiltà e obbedienza sono state la via sulla quale Rita
ha camminato verso unassimilazione sempre più perfetta
al Crocefisso. La stigmate che brilla sulla sua fronte è
lautenticazione della sua maturità cristiana. Sulla
Croce con Gesù, ella si è in un certo senso laureata
in quellamore, che aveva già conosciuto ed espresso
in modo eroico tra le mura di casa e nella partecipazione alle
vicende della sua città cioè cercando di
portare pace fra le varie fazioni contrapposte e in lotta fra
loro.
Mentre nei primi testi agiografici
si sottolineava la vita di Rita nel monastero, cioè la
sua vita di religiosa. Dopo la canonizzazione si è insistito,
per una precisa scelta pastorale di quegli anni e che vale ancora
oggi, sulla prima parte: si mise in risalto la Rita moglie e
madre, che a costo di grandi sacrifici e sofferenze personali
tiene unita la famiglia e riafferma lindissolubilità
del matrimonio cristiano. Il culto a santa Rita non ha mai conosciuto
crisi, anche durante il ventennio fascista. Subito dopo la II
Guerra Mondiale venne esaltata come eroina contro il divorzio.
Ma anche oggi il suo culto conosce un grande successo,
dal momento che questa devozione sembra fornire una risposta
ed un conforto alle fatiche e alle tensioni sopportate da un
vasto strato soprattutto femminile della popolazione
(L. Scaraffia).
Giovanni Paolo II disse ancora:
La santa di Cascia appartiene alla grande schiera delle
donne cristiane che «hanno avuto significativa incidenza
sulla vita della Chiesa, come anche su quella della società».
Rita ha bene interpretato il «genio femminile»: lha
vissuto intensamente sia nella maternità fisica che in
quella spirituale. Forse la migliore definizione della
santità di Rita da Cascia la troviamo nella iscrizione
che è stata posta sullurna contenente i suoi resti
mortali: Tucta allui se diete. Si diede tutta
a Lui cioè a Cristo, anche nel momento della crocifissione,
che è la cosa più difficile.
MARIO
SCUDU SDB
*** Santi e Sante presenti nel volume:
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi
campioni, ELLEDICI 2011
IMMAGINE:
1 Santuario
di Santa Rita a Torino -
2 Monastero di Santa
Rita a Cascia: partocolare dello stendardo usato per le processioni
della Santa - XVI secolo
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2002-5
VISITA Nr.