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9 giugno: BEATA ANNA MARIA TAIGI
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B. Anna Maria Taigi (1769-1837): madre di famiglia e mistica ***

"Signore, sono una madre di famiglia….

Vi presento una donna, dichiarata Beata (1920) da papa Benedetto XV che ha due particolarità belle e uniche nella storia della agiografia. La prima: è una madre di famiglia (ebbe ben sette figli, di cui tre morti in tenera età) portata all'imitazione dei fedeli e che non sia morta martire. Ci sono state altre madri di famiglia dichiarate sante, ma tutte erano diventate monache, dopo essere rimaste vedove.
Seconda particolarità: non è mai capitato nel processo di canonizzazione di nessuno in duemila anni di storia della Chiesa che si sia presentato il marito stesso della donna in questione … a testimoniare, sotto giuramento della santità della moglie. Nel caso di Anna Maria Taigi è capitato proprio così. Il marito, Domenico, all'età di novantadue anni ha fatto la sua deposizione al processo di beatificazione della moglie affermando, in maniera commovente ma decisa: "Accadeva spesso che al mio ritorno a casa la trovassi piena di gente. Immediatamente ella si congedava da tutti, fossero anche una nobildonna o un prelato, per prendersi cura di me con sollecitudine amorosa: ognuno poteva rendersi conto che faceva ogni cosa con tutto il cuore, mi avrebbe perfino torlo i calzari dai piedi, se lo avessi permesso. In breve, era per me di consolazione e di conforto in ogni cosa (….). La serva di Dio sapeva come mettere ognuno a suo agio e lo faceva con una grazia che non mi è possibile descrivere. Spesso tornavo a casa stanco, di malumore e irascibile, ma ella sempre sapeva addolcirmi e rallegrarmi". Una bella testimonianza. E chi meglio di un marito può descrivere e assicurare tutti della santità della propria moglie?

Anna Maria, ovvero la santità coniugale è possibile

E' senza dubbio una figura importante e rilevante nella storia dell'agiografia proprio per il fatto di essere una madre di famiglia. Questo ci fa capire e ci dimostra che la santità coniugale è possibile. Anzi è doverosa, come ci ricorda S. Francesco di Sales, vescovo e dottore della Chiesa: "E' un errore, anzi un'eresia voler escludere l'esercizio della santità dall'ambiente militare, dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei principi, dalle case dei coniugati".
Anna Maria: donna, madre di famiglia, santa. Nella Chiesa c'era proprio bisogno di mettere in risalto una figura come lei. Questo è stato fatto all'inizio del secolo scorso riempiendo così una vera lacuna: evidenziare concreti esempi di santità coniugale. Gli uomini di chiesa, ma mano che il suo processo di canonizzazione andava avanti, pensavano che proprio lei, donna e madre di famiglia, poteva incarnare "un'immagine agiografia pienamente rispondente al profilo esistenziale della donna europea d'inizio secolo, un modello nel quale sia facile ritrovarsi e identificarsi, che sia agevole da imitare; si vuole che la stessa mostri finalmente la strada della santificazione mediante e non nonostante la vita familiare" (F. de Palma, in Il Grande Libro dei Santi, Edizioni S. Paolo, vol. I, p.154).
E papa Benedetto XV nel 1920, dichiarandola beata, volle proprio celebrare ed esaltare in lei il ruolo domestico, quello familiare ed educativo, sostanziato da un vivere quotidiano fondato sulla fede in Dio, costruito sul coraggio nell'affrontare e sopportare le circostanze della vita, belle e meno belle. Vissute queste non come crudeli imposizioni del destino "cinico e baro" ma accettate come occasioni per compiere la volontà di Dio. Situazioni esistenziali affrontate come strumento di salvazione e quindi come via alla propria santificazione.
In questi primi anni del terzo millennio è stato il papa Giovanni Paolo II (santo) a voler mettere in risalto il ruolo e il contributo della donna alla vita della chiesa con la Lettera Apostolica "La dignità della donna" (1988) e con la famosa Lettera alle Donne (1995) in cui parla del "genio femminile" (n.10) auspicando di "fare ad esso più spazio nell'insieme della vita sociale, nonché di quella ecclesiale", e additando in Maria "la massima espressione del 'genio femminile'.
Papa Francesco è ritornato su questo tema in interviste, colloqui, omelie e specialmente nella Esortazione apostolica "Evangelii Gaudium" in cui afferma che la Chiesa riconosce l'indispensabile apporto della donna nella società "ma che c'è ancora bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa" (n.103).
Il ricordare questa Beata, a distanza di tanti anni dalla morte, può aiutare un po' tutti: le donne in generale, le madri di famiglia con marito e prole 'a carico' e da ultimo anche il popolo di Dio nel suo cammino verso la santità, da realizzare nelle infinite scelte professionali ed esistenziali che si possono fare.

Anna Maria… a Palazzo Chigi…

E' una concittadina di S. Caterina da Siena e come lei ebbe tra i suoi interessi e impegni la Chiesa ed il papato. Anna Maria (Giannetti Luigi il padre e Maria Masi la madre) è nata infatti a Siena nel 1769. Per problemi finanziari sopraggiunti improvvisamente, la famiglia dovette trasferirsi a Roma, quando lei aveva circa sei anni. E così a Roma, che sarà la sua città fino alla morte, Anna Maria, per aiutare la famiglia dovette darsi da fare, con molti, piccoli ed spesso umili lavoretti. Finchè diventò cameriera presso una nobildonna, subendone il fascino e la voglia di vita mondana.
A vent'anni ecco la svolta decisiva: il matrimonio con Domenico Taigi, un domestico del principe Chigi. Domenico era un buon lavoratore ma aveva un carattere certamente non facile (era irritabile e brontolone), e che sarà un vero banco di dura prova e soprattutto di santa pazienza per la moglie, fino alla fine. E così per un po' di tempo i nuovi coniugi abitarono a…. Palazzo Chigi.
I biografi dicono che per un breve periodo anche Anna Maria condusse una vita frivola, sognando bei vestiti e feste adeguate. Fu il suo confessore a scuoterla garbatamente ma decisamente, dicendole che quei suoi sogni di vita vana e vuota non l'avrebbero condotta molto lontano nella strada della santità.
Un esplicito richiamo ad una vita spirituale seria, accettato da lei con umiltà e coraggio. E fu l'inizio della conversione, che si concretizzò nella frequenza assidua alla chiesa, nella collaborazione con i gruppi di preghiere e assistenza in parrocchia, con maggior tempo per la preghiera privata e con maggior penitenza personale. Ci fu in lei anche un maggiore impegno nelle opere di misericordia corporale, visitando i poveri fuori casa (andava negli ospedali a prestare servizio volontario) e assistendo i bisognosi di assistenza in casa. Anna Maria infatti ebbe sempre cure materne e pazienti, per alcuni anni, per i propri genitori che abitavano in casa, specialmente per il padre, malato di lebbra e per i nipotini, figli di Sofia, la figlia sposata che era rimasta vedova. Sempre presenti in lei anche le opere di misericordia spirituale come offrire preghiere, digiuni e penitenze per i peccatori in genere, per i carcerati, per i violenti e 'gente' simile. Tutti ricordava davanti al Signore.

… e illuminata dal 'Sole di Dio'

Aveva il suo bel da fare come moglie, madre, nonna, badante dei genitori e amica e assistente di poveri e bisognosi che conosceva. Il tutto vissuto santamente e pazientemente, ogni giorno. Ma c'è dell'altro, e che altro, sì perché Anna Maria era anche una mistica, arricchita da Dio da doni straordinari che lei usò sempre e solo a beneficio degli altri e della Chiesa.
Non fu una semplice casalinga devota quanto pia: ebbe carismi, visioni, dono della profezia, capacità di accompagnamento spirituale e di incoraggiamento dei cuori, di buon consiglio non solo a umili popolani ma anche a persone altolocate ed in carriera, a prelati dotti in teologia ma deboli… nell'arte del discernimento. E buoni consigli li diede anche al papa Pio VII (morto nel 1823) con il quale ebbe vari colloqui e che doveva decidere per la vita della Chiesa in difficoltà (vedi l'ingombrante presenza di Napoleone, che lo fece prigioniero, minacciando tutta la Chiesa).
Il primo impatto personale con il soprannaturale lo ebbe una sera del 1791 mentre pregava in camera. Vide risplendere davanti a sé una grande luce, come un sole appena velato di nubi. Superata la comprensibile paura, lei accettò quella presenza che l'accompagnerà tutta la vita. Questo Sole luminoso e Luce soprannaturale, segno della presenza divina e vero dono concessole dalla Trinità, fu per lei fonte di continuo conforto e incoraggiamento, di apostolato e conferma nel bene. Attraverso di esso lei leggeva i cuori, i destini delle anime, e profetizzava avvenimenti lontani nello spazio e nel tempo, come la morte di Napoleone (1821) e quella dell'imperatore di Russia Alessandro nel 1825. Nessuno degli avvenimenti da lei predetti che "vedeva" in quel "sole" fu smentito dai fatti. Lei se ne servì solo per il bene della Chiesa e del papato, e per il bene degli altri, per far conoscere il Cristo o per ricondurli a lui. Soleva dire a chi la avvicinava: "Amiamo Dio e serviamolo con fedeltà, siamo uniti a lui e non dubitiamo di nulla". Quasi come un ritornello valido per tutti, in alto e in basso, per grandi e piccoli.

"Signore, sono una madre di famiglia, lasciatemi in pace"

Anna Maria viveva la vita ordinaria nei molti ruoli che doveva svolgere (moglie, madre ecc.) accompagnata dallo straordinaria presenza misteriosa ma reale di Dio, che certamente non la distoglieva dai suoi doveri familiari, con le sue gioie e difficoltà immancabili. Anche se una volta si 'lamentò', tanta era la sua familiarità e libertà con il Cristo, dicendogli: "Signore, sono madre di famiglia… lasciatemi in pace!".
E moglie e madre di famiglia lo fu totalmente, continuamente e santamente fino alla morte che arrivò il 9 giugno 1837. A Roma la notizia della sua morte fu subito sulla bocca di tutti: vedevano in lei la santa della e nella famiglia, la donna dai doni soprannaturali eccezionali, ma che aveva vissuto, con fede e nella preghiera, le difficoltà e problemi di tutti. La gerarchia ecclesiastica, dopo un po' di tempo, pensò a lei come ad un vero modello di donna ("la santa del focolare"), madre di famiglia e santa insieme. Insomma fu vista come un vero modello da proporre all'imitazione. E così Benedetto XV la proclamò beata nel 1920 e la costituì anche compatrona dell'Unione delle Donne di Azione Cattolica Italiana; i papi Pio XI e Pio XII pensarono a lei come ad un esempio concreto e comprensibile per irrobustire la pastorale familiare.
Ha scritto Papa Francesco nella sua Evangelii Gaudium (n.273): "Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare". E' proprio quello che ha fatto la B. Anna Maria nella sua vita come moglie, madre di famiglia, come nonna… passò facendo del bene a tutti.

Mario SCUDU sdb - Torino

*** Testi

1 - "E' uno specchio, quello che ti mostro, che serve per farti comprendere il bene e il male… (Così dichiarò Gesù ad Anna Maria)
2 - "Nel disco c'era una figura seduta, di un'infinita dignità e maestà, la cui testa era rivolta verso il cielo, come nell'immobilità dell'estasi; dalla sua fronte uscivano due raggi luminosi verticali…. In questo sole scorrevano delle immagini, come se ne possono vedere in una lanterna magica…".
3 - "Non c'è alcun dubbio che là risiedeva in modo speciale la divinità. Infatti, grazie a questo dono straordinario e ancora sconosciuto, la Serva di Dio godeva della conoscenza scientifica di Dio di ogni cosa, nella misura in cui può possederla un'anima comunicatrice. Dono del Paradiso, dono che solo i beati hanno - là dove si trovano - in una maniera beatifica assoluta. E' sicuro che Dio aveva stabilita la sua dimora nel cuore della Sua serva, Egli le confidava i suoi più grandi segreti" (Così testimoniò il Card. Carlo M. Pedicini, che fu sua guida spirituale per trent'anni).


*** Tratto dal volume:

MARIO SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 San
te e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino


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