B. Anna
Maria Taigi (1769-1837): madre di famiglia e mistica ***
"Signore,
sono una madre di famiglia
.
Vi presento una donna, dichiarata
Beata (1920) da papa Benedetto XV che ha due particolarità
belle e uniche nella storia della agiografia. La prima: è
una madre di famiglia (ebbe ben sette figli, di cui tre morti in
tenera età) portata all'imitazione dei fedeli e che non sia
morta martire. Ci sono state altre madri di famiglia dichiarate
sante, ma tutte erano diventate monache, dopo essere rimaste vedove.
Seconda particolarità: non è mai capitato nel processo
di canonizzazione di nessuno in duemila anni di storia della Chiesa
che si sia presentato il marito stesso della donna in questione
a testimoniare, sotto giuramento della santità della
moglie. Nel caso di Anna Maria Taigi è capitato proprio così.
Il marito, Domenico, all'età di novantadue anni ha fatto
la sua deposizione al processo di beatificazione della moglie affermando,
in maniera commovente ma decisa: "Accadeva spesso che al mio
ritorno a casa la trovassi piena di gente. Immediatamente ella si
congedava da tutti, fossero anche una nobildonna o un prelato, per
prendersi cura di me con sollecitudine amorosa: ognuno poteva rendersi
conto che faceva ogni cosa con tutto il cuore, mi avrebbe perfino
torlo i calzari dai piedi, se lo avessi permesso. In breve, era
per me di consolazione e di conforto in ogni cosa (
.). La
serva di Dio sapeva come mettere ognuno a suo agio e lo faceva con
una grazia che non mi è possibile descrivere. Spesso tornavo
a casa stanco, di malumore e irascibile, ma ella sempre sapeva addolcirmi
e rallegrarmi". Una bella testimonianza. E chi meglio di un
marito può descrivere e assicurare tutti della santità
della propria moglie?
Anna Maria, ovvero la santità
coniugale è possibile
E' senza dubbio una figura importante
e rilevante nella storia dell'agiografia proprio per il fatto di
essere una madre di famiglia. Questo ci fa capire e ci dimostra
che la santità coniugale è possibile. Anzi è
doverosa, come ci ricorda S. Francesco di Sales, vescovo e dottore
della Chiesa: "E' un errore, anzi un'eresia voler escludere
l'esercizio della santità dall'ambiente militare, dalla bottega
degli artigiani, dalla corte dei principi, dalle case dei coniugati".
Anna Maria: donna, madre di famiglia, santa. Nella Chiesa c'era
proprio bisogno di mettere in risalto una figura come lei. Questo
è stato fatto all'inizio del secolo scorso riempiendo così
una vera lacuna: evidenziare concreti esempi di santità coniugale.
Gli uomini di chiesa, ma mano che il suo processo di canonizzazione
andava avanti, pensavano che proprio lei, donna e madre di famiglia,
poteva incarnare "un'immagine agiografia pienamente rispondente
al profilo esistenziale della donna europea d'inizio secolo, un
modello nel quale sia facile ritrovarsi e identificarsi, che sia
agevole da imitare; si vuole che la stessa mostri finalmente la
strada della santificazione mediante e non nonostante la vita familiare"
(F. de Palma, in Il Grande Libro dei Santi, Edizioni S. Paolo, vol.
I, p.154).
E papa Benedetto XV nel 1920, dichiarandola beata, volle proprio
celebrare ed esaltare in lei il ruolo domestico, quello familiare
ed educativo, sostanziato da un vivere quotidiano fondato sulla
fede in Dio, costruito sul coraggio nell'affrontare e sopportare
le circostanze della vita, belle e meno belle. Vissute queste non
come crudeli imposizioni del destino "cinico e baro" ma
accettate come occasioni per compiere la volontà di Dio.
Situazioni esistenziali affrontate come strumento di salvazione
e quindi come via alla propria santificazione.
In questi primi anni del terzo millennio è stato il papa
Giovanni Paolo II (santo) a voler mettere in risalto il ruolo e
il contributo della donna alla vita della chiesa con la Lettera
Apostolica "La dignità della donna" (1988) e con
la famosa Lettera alle Donne (1995) in cui parla del "genio
femminile" (n.10) auspicando di "fare ad esso più
spazio nell'insieme della vita sociale, nonché di quella
ecclesiale", e additando in Maria "la massima espressione
del 'genio femminile'.
Papa Francesco è ritornato su questo tema in interviste,
colloqui, omelie e specialmente nella Esortazione apostolica "Evangelii
Gaudium" in cui afferma che la Chiesa riconosce l'indispensabile
apporto della donna nella società "ma che c'è
ancora bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile
più incisiva nella Chiesa" (n.103).
Il ricordare questa Beata, a distanza di tanti anni dalla morte,
può aiutare un po' tutti: le donne in generale, le madri
di famiglia con marito e prole 'a carico' e da ultimo anche il popolo
di Dio nel suo cammino verso la santità, da realizzare nelle
infinite scelte professionali ed esistenziali che si possono fare.
Anna Maria
a Palazzo Chigi
E' una concittadina di S. Caterina
da Siena e come lei ebbe tra i suoi interessi e impegni la Chiesa
ed il papato. Anna Maria (Giannetti Luigi il padre e Maria Masi
la madre) è nata infatti a Siena nel 1769. Per problemi finanziari
sopraggiunti improvvisamente, la famiglia dovette trasferirsi a
Roma, quando lei aveva circa sei anni. E così a Roma, che
sarà la sua città fino alla morte, Anna Maria, per
aiutare la famiglia dovette darsi da fare, con molti, piccoli ed
spesso umili lavoretti. Finchè diventò cameriera presso
una nobildonna, subendone il fascino e la voglia di vita mondana.
A vent'anni ecco la svolta decisiva: il matrimonio con Domenico
Taigi, un domestico del principe Chigi. Domenico era un buon lavoratore
ma aveva un carattere certamente non facile (era irritabile e brontolone),
e che sarà un vero banco di dura prova e soprattutto di santa
pazienza per la moglie, fino alla fine. E così per un po'
di tempo i nuovi coniugi abitarono a
. Palazzo Chigi.
I biografi dicono che per un breve periodo anche Anna Maria condusse
una vita frivola, sognando bei vestiti e feste adeguate. Fu il suo
confessore a scuoterla garbatamente ma decisamente, dicendole che
quei suoi sogni di vita vana e vuota non l'avrebbero condotta molto
lontano nella strada della santità.
Un esplicito richiamo ad una vita spirituale seria, accettato da
lei con umiltà e coraggio. E fu l'inizio della conversione,
che si concretizzò nella frequenza assidua alla chiesa, nella
collaborazione con i gruppi di preghiere e assistenza in parrocchia,
con maggior tempo per la preghiera privata e con maggior penitenza
personale. Ci fu in lei anche un maggiore impegno nelle opere di
misericordia corporale, visitando i poveri fuori casa (andava negli
ospedali a prestare servizio volontario) e assistendo i bisognosi
di assistenza in casa. Anna Maria infatti ebbe sempre cure materne
e pazienti, per alcuni anni, per i propri genitori che abitavano
in casa, specialmente per il padre, malato di lebbra e per i nipotini,
figli di Sofia, la figlia sposata che era rimasta vedova. Sempre
presenti in lei anche le opere di misericordia spirituale come offrire
preghiere, digiuni e penitenze per i peccatori in genere, per i
carcerati, per i violenti e 'gente' simile. Tutti ricordava davanti
al Signore.
e illuminata dal 'Sole di
Dio'
Aveva il suo bel da fare come moglie,
madre, nonna, badante dei genitori e amica e assistente di poveri
e bisognosi che conosceva. Il tutto vissuto santamente e pazientemente,
ogni giorno. Ma c'è dell'altro, e che altro, sì perché
Anna Maria era anche una mistica, arricchita da Dio da doni straordinari
che lei usò sempre e solo a beneficio degli altri e della
Chiesa.
Non fu una semplice casalinga devota quanto pia: ebbe carismi, visioni,
dono della profezia, capacità di accompagnamento spirituale
e di incoraggiamento dei cuori, di buon consiglio non solo a umili
popolani ma anche a persone altolocate ed in carriera, a prelati
dotti in teologia ma deboli
nell'arte del discernimento. E
buoni consigli li diede anche al papa Pio VII (morto nel 1823) con
il quale ebbe vari colloqui e che doveva decidere per la vita della
Chiesa in difficoltà (vedi l'ingombrante presenza di Napoleone,
che lo fece prigioniero, minacciando tutta la Chiesa).
Il primo impatto personale con il soprannaturale lo ebbe una sera
del 1791 mentre pregava in camera. Vide risplendere davanti a sé
una grande luce, come un sole appena velato di nubi. Superata la
comprensibile paura, lei accettò quella presenza che l'accompagnerà
tutta la vita. Questo Sole luminoso e Luce soprannaturale, segno
della presenza divina e vero dono concessole dalla Trinità,
fu per lei fonte di continuo conforto e incoraggiamento, di apostolato
e conferma nel bene. Attraverso di esso lei leggeva i cuori, i destini
delle anime, e profetizzava avvenimenti lontani nello spazio e nel
tempo, come la morte di Napoleone (1821) e quella dell'imperatore
di Russia Alessandro nel 1825. Nessuno degli avvenimenti da lei
predetti che "vedeva" in quel "sole" fu smentito
dai fatti. Lei se ne servì solo per il bene della Chiesa
e del papato, e per il bene degli altri, per far conoscere il Cristo
o per ricondurli a lui. Soleva dire a chi la avvicinava: "Amiamo
Dio e serviamolo con fedeltà, siamo uniti a lui e non dubitiamo
di nulla". Quasi come un ritornello valido per tutti, in alto
e in basso, per grandi e piccoli.
"Signore, sono una madre di
famiglia, lasciatemi in pace"
Anna Maria viveva la vita ordinaria
nei molti ruoli che doveva svolgere (moglie, madre ecc.) accompagnata
dallo straordinaria presenza misteriosa ma reale di Dio, che certamente
non la distoglieva dai suoi doveri familiari, con le sue gioie e
difficoltà immancabili. Anche se una volta si 'lamentò',
tanta era la sua familiarità e libertà con il Cristo,
dicendogli: "Signore, sono madre di famiglia
lasciatemi
in pace!".
E moglie e madre di famiglia lo fu totalmente, continuamente e santamente
fino alla morte che arrivò il 9 giugno 1837. A Roma la notizia
della sua morte fu subito sulla bocca di tutti: vedevano in lei
la santa della e nella famiglia, la donna dai doni soprannaturali
eccezionali, ma che aveva vissuto, con fede e nella preghiera, le
difficoltà e problemi di tutti. La gerarchia ecclesiastica,
dopo un po' di tempo, pensò a lei come ad un vero modello
di donna ("la santa del focolare"), madre di famiglia
e santa insieme. Insomma fu vista come un vero modello da proporre
all'imitazione. E così Benedetto XV la proclamò beata
nel 1920 e la costituì anche compatrona dell'Unione delle
Donne di Azione Cattolica Italiana; i papi Pio XI e Pio XII pensarono
a lei come ad un esempio concreto e comprensibile per irrobustire
la pastorale familiare.
Ha scritto Papa Francesco nella sua Evangelii Gaudium (n.273): "Io
sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo
mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco
da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare,
guarire, liberare". E' proprio quello che ha fatto la B. Anna
Maria nella sua vita come moglie, madre di famiglia, come nonna
passò facendo del bene a tutti.
Mario
SCUDU sdb - Torino
***
Testi
1 - "E' uno specchio, quello
che ti mostro, che serve per farti comprendere il bene e il male
(Così dichiarò Gesù ad Anna Maria)
2 - "Nel disco c'era una figura seduta, di un'infinita dignità
e maestà, la cui testa era rivolta verso il cielo, come nell'immobilità
dell'estasi; dalla sua fronte uscivano due raggi luminosi verticali
.
In questo sole scorrevano delle immagini, come se ne possono vedere
in una lanterna magica
".
3 - "Non c'è alcun dubbio che là risiedeva in
modo speciale la divinità. Infatti, grazie a questo dono
straordinario e ancora sconosciuto, la Serva di Dio godeva della
conoscenza scientifica di Dio di ogni cosa, nella misura in cui
può possederla un'anima comunicatrice. Dono del Paradiso,
dono che solo i beati hanno - là dove si trovano - in una
maniera beatifica assoluta. E' sicuro che Dio aveva stabilita la
sua dimora nel cuore della Sua serva, Egli le confidava i suoi più
grandi segreti" (Così testimoniò il Card. Carlo
M. Pedicini, che fu sua guida spirituale per trent'anni).
***
Tratto dal volume:
MARIO
SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 Sante
e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino
Visita Nr.