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GIUGNO: S. ANTONIO
DA PADOVA, dottore della Chiesa:
CHIEDETE DIO A DIO
Qualcuno
penserà che parlare di SantAntonio da Padova è
quasi come portare acqua al mare, tanto è universalmente
noto, visitato e pregato. Nella hit parade delle classifiche
mondiali dei santi è tra i più richiesti e invocati
(non so se anche ascoltato e imitato), in quella nostrana è
addirittura al secondo posto (preceduto da San Francesco e seguito
da San Giovanni Bosco). Come qualche squadra di calcio ricca,
blasonata e famosa conta tifosi un po dappertutto, così
SantAntonio.
I suoi tifosi
(pardon devoti) sono universali, senza frontiere di politica,
di nazione, di lingua e di religione. Sì, di religione.
Ho letto infatti che il Nostro è anche invocato e pregato
da pii musulmani, asceti induisti e devoti buddisti. Non cè
male. Potrebbe essere proclamato, con San Francesco (altro santo
transnazionale e trasversale a tutti gli schieramenti
politico-religiosi) patrono e protettore dellONU (ne ha
proprio bisogno). Nel Veneto e dintorni si parla semplicemente
del Santo, e basta. E tutti capiscono.
Nellimmaginario
popolare, Antonio è il santo soprattutto dei miracoli
sonanti e quasi esagerati (non si dice infatti Troppa grazia
SantAntonio per definire una grazia al di là
delle aspettative e della fede del richiedente, esaltando così
la potenza di intercessione del Richiesto?). Al di là
di questa fama taumaturgica temo che molti devoti non sappiano
molto di lui. Non tutti sanno per esempio che si chiama Antonio
da Padova, ma non è di Padova. È infatti di Lisbona,
un vero portoghese doc, quindi. In tanta iconografia SantAntonio
è mostrato con aspetto delicato, giovanile, dolce, remissivo
e paziente. Non tutti sanno però che Antonio aveva un
lineamento deciso ed una faccia apparentemente da duro. Un fisico
che rispecchiava il carattere.
Deciso e coraggioso.
Antonio non era dolce e paziente di natura, lo divenne con limpegno
ascetico. Non era mansueto naturaliter, lo diventò. Sapeva
controllare se stesso, ma alloccorrenza sapeva mostrare
le unghie e graffiava forte, molto forte, per difendere i deboli
e gli sfruttati e per riaffermare la verità del Vangelo.
Forse molti pensano che SantAntonio era un umile fraticello,
tutto preghiera, umiltà e... santa ignoranza. Non tutti
sanno che Antonio fu anche oltre che grande predicatore, professore
di teologia a Bologna, a Montpellier, a Tolosa. E da ultimo,
come vera ciliegina sulla sua carriera, ricordo che è
stato anche dichiarato Dottore della Chiesa nel 1946.
La tempesta
siciliana
Il suo nome
originario era Fernando Martins e nacque nel 1195 da famiglia
agiata. Bambino intelligente, studiò nella scuola della
cattedrale: qui apprese a leggere e scrivere, imparò il
salterio a memoria, e studiò anche la grammatica, la retorica,
la musica e laritmetica. Poiché le lezioni erano
in latino, imparò anche questa lingua. A 15 anni entrò
nellordine religioso degli Agostiniani. Poté così
progredire negli studi che amava tanto. Poi per sfuggire alle
visite troppo asfissianti e invadenti (e per lui distraenti)
dei parenti si fece trasferire a Coimbra, a 175 km da Lisbona.
Qui lunica difficoltà era costituita dalla comunità
che non era un modello di convivenza e di osservanza evangelica.
Di questo Fernando ne soffriva, tuttavia terminò gli studi
con grande profitto. Intanto in città conobbe una comunità
di frati francescani: di essi ammirava la povertà e lumiltà.
La spinta decisiva
a fare il salto e diventare un seguace di Frate Francesco di
Assisi fu quando arrivarono a Coimbra le salme di alcuni frati
martirizzati dai musulmani in Marocco. Si consigliò con
il priore e questi gli diede il permesso di diventare francescano:
era diventato fra Antonio, e portava in dote nella nuova famiglia
religiosa un ricco bagaglio di conoscenze sia bibliche che patristiche,
non presente nei primi francescani. E anche un grande entusiasmo
apostolico, una merce sempre preziosissima. E partì
per le missioni. Per il Marocco precisamente, disposto anche
al martirio. Ma ben presto fu colpito da malattia e fu rimpatriato.
Ma la nave
invece che a Lisbona, causa la tempesta, arrivò in Sicilia.
Risalì lItalia meridionale e arrivò fino
ad Assisi, dove ebbe la fortuna di conoscere Francesco e di prendere
parte al famoso capitolo delle stuoie. Alla fine
frate Francesco diede le obbedienze ai suoi frati. Ma che fare
di quel semplice fraticello straniero? Sapeva solo il latino
quindi niente predicazione al popolo italiano. Essendo però
sacerdote fu preso da fra Graziano di Romagna per assicurare
almeno lEucarestia ai frati della comunità. E già
che cera poteva fare anche da cuoco, tanto erano tutti
di poche esigenze (per forza e... per scelta volontaria).
Un cuoco
che mastica teologia
Nel settembre
1222 arrivò la svolta decisiva dovuta a un fatto curioso
o provvidenziale, scegliete voi. Cera lordinazione
sacerdotale di alcuni frati... tutto
bello, tutto era pronto eccetto... il predicatore. Disperato
o quasi, fra Graziano si rivolse al... cuoco, a fra Antonio.
Con sorpresa di tutti. Era un input dallalto o ne conosceva
già il talento? Comunque il risultato fu travolgente.
Il cuoco non solo cucinava ma parlava anche, e con che eloquenza
e cultura teologica e con che conoscenza dei Padri della Chiesa!
Fu una rivelazione per tutti.
La notizia
arrivò fino ad Assisi, a San Francesco, a cui si chiedeva
lautorizzazione per Antonio di insegnare teologia e di
predicare il Vangelo. Arrivò la risposta: A frate
Antonio, mio vescovo, frate Francesco, salute. Ho piacere che
tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in tale
occupazione, tu non estingua lo spirito della santa orazione
e devozione, come è scritto nella regola. Stai bene.
Lo chiamava
vescovo perché allora solo i vescovi erano
capaci, per definizione (non sempre in realtà) di predicare
il Vangelo. E Francesco concedeva questa prerogativa ad Antonio,
anche perché gli riconosceva non solo la scienza teologica,
ma anche la sapienza evangelica, cioè la santità
di vita. Un grande doppio complimento, da santo a santo. Iniziava
così la carriera di predicatore del Vangelo e di professore
di teologia (fu anche superiore dei francescani del Nord Italia).
È rimasto famoso come predicatore, carismatico e travolgente,
semplice e profondo, brillante ed umile.
Il popolo vedeva
in lui un maestro, una guida spirituale, un testimone, un santo,
e si convertiva sinceramente.
Questo era il vero miracolo di Antonio, oltre a tutti gli altri
che si raccontano, storici o leggendari. Rimasta famosa anche
nella iconografia, la sua predicazione a Rimini. Questa città
era infestata da eretici, che naturalmente non avevano tempo
di sentire quel frate straniero. Allora, così si narra,
Antonio in polemica con quei riminesi dal cuore ostinato se ne
andò in riva al mare a predicare ai pesci... I quali mostrarono
di apprezzare la novità di un predicatore che si occupava
anche di loro parlando del Creatore di tutto, cioè anche
del mare dove abitavano. Fratelli pesci iniziò
fra Antonio e concluse dicendo: Adorate e ringraziate Dio
il vostro creatore. I fratelli pesci accorsi
in massa, con la bocca spalancata annuivano felici e soddisfatti.
Con conseguente umiliazione dei riminesi eretici.
Un predicatore
efficace
Come professore
di teologia egli insisteva soprattutto sulla Bibbia, sui santi
Padri della Chiesa che egli conosceva molto bene, annunciando
sempre lamore di Dio per tutte le creature. Di questo amore
la prova suprema era la rivelazione del Figlio, attraverso lIncarnazione
nel seno di Maria Vergine.
Era anche preoccupato della riforma della Chiesa e specialmente
del clero, che non marciava sempre sulla strada evangelica. Contro
questi Antonio fu duro, sarcastico, molto plastico nelle immagini.
Diceva infatti di alcuni ecclesiastici: Tutti i giorno
gridano nelle chiese e urlano come cani, ma senza capirsi perché
il corpo è nel coro e lanima in piazza (...). Essi
che hanno lanello doro della scienza e delleloquenza
non si vergognano da veri porci di lasciarlo cadere nello sterco
del lusso e dellavarizia. Parole dure, ahimè,
ma la storia dice che ce nera bisogno.
Gli ultimi
tre anni della vita (1229-1231) li passò nel Veneto, predicando,
pacificando gli animi e difendendo i deboli. Per la verità
storica, nonostante il suo carisma, non sempre ci riuscì.
Fu però particolarmente efficace a Padova la sua battaglia
contro la mala pianta dellusura e degli usurai, che riuscivano,
a norma di legge, anche a imprigionare gli insolventi. La sua
predicazione fu così convincente che la città di
Padova emanò nel 1231 la legge che metteva al bando quella
piaga sociale.
Nel maggio dello stesso anno Antonio si trasferì nelleremo
di Camposampiero, presso Padova, ospite di un amico. Ammalatosi
morì il 13 giugno dello stesso anno.
Un particolare
importante che dà la misura e la fama di santità
del Nostro. Il popolo al quale aveva predicato con tanto amore
e abilità lo scelse come suo patrono, e lo volle subito
santo. Sappiamo che vox populi, vox Dei e infatti, il Papa Gregorio
IX lo proclamò santo lanno seguente. Ed in seguito,
nel luogo dove era stato sepolto fu costruita una Basilica, ancora
oggi frequentatissima meta di pellegrini e devoti.
MARIO SCUDU sdb ***
*** Questo
e altri 120 santi e sante sono presenti nel volume di :
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi
campioni, Editrice Elledici, Torino
IMMAGINE:
Andrea Trebbi (1999): Sant'Antonio,l'Eucarestia
e il miracolo della mula, che pure senza mangiare da vari giorni,
rifiuta la biada davanti al Santissimo
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2003-6
VISITA Nr.