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         SANT'IRENEO DI LIONE (130 ca.-202):
        PER LA PACE E PER LA VERITA'

Ireneo significa pacifico o pacificatore, uno che si sforza di portare o di operare la pace. Tale fu il nome e il programma di vita di Ireneo di Lione. Nato in Oriente (a Smirne nel 130 circa) e vissuto nel 200 (è morto infatti nel 202) operò quasi totalmente in Occidente, nella Gallia, a Lione, che già allora era un importante centro commerciale, abitato anche da una numerosa colonia di cristiani orientali. Sembra che questi avessero richiesto una guida spirituale permanente. E arrivò dall’Oriente proprio Ireneo.

Egli si adoperò in circostanze difficili (fu due volte come ambasciatore a Roma) per avvicinare o conciliare l’Oriente e l’Occidente, le chiese orientali e la chiesa guida in occidente, cioè Roma con il suo vescovo.
Ireneo poteva vantare un privilegio che era di non molti nel 200: lui era stato discepolo di Policarpo (morto nel 160) che a sua volta era stato un uditore attento e devoto, di San Giovanni, l’apostolo ed evangelista: cioè di una fonte di prima mano e di assoluto prestigio che collegava direttamente a Gesù Cristo. Le parole che Ireneo beveva attentamente dalle labbra di Policarpo erano le
stesse parole che questi aveva ricevuto dal grande Giovanni apostolo. Si sentiva un privilegiato e di questa esperienza fu sempre orgoglioso. Per questo fatto Ireneo viene considerato l’ultimo della generazione apostolica e nello stesso tempo il primo vero teologo della generazione post apostolica. È stato proprio lui a cominciare a dare importanza somma non solo alla Sacra Scrittura ma anche alla Tradizione della Chiesa.

Da Policarpo a... Lione

Si sa poco della sua giovinezza. Probabilmente proveniva da una famiglia cristiana di Smirne, ma con sicurezza sappiamo che fin da ragazzo fu un convinto, assiduo e attento uditore di Policarpo. Anni felici che Ireneo richiamò in seguito in una lettera dove scrisse: “Le cose di allora le rammento meglio di quelle recenti. Io potrei descrivere ancora il luogo dove il beato Policarpo era solito riposare per parlare, e come esordiva, e come entrava in argomento, quale vita conduceva, quale era l’aspetto della sua persona, i discorsi che teneva al popolo, come ci raccontava dei profondi rapporti da lui avuti con Giovanni e con gli altri che avevano visto il Signore, dei quali rammentava le parole e le cose da loro udite intorno al Signore, ai suoi miracoli e alla sua dottrina. Tutto ciò Policarpo l’aveva appreso proprio da testimoni oculari del Verbo della vita... Queste cose... le conservo nella memoria, non già sulla carta, ma nell’intimo del cuore e, grazie a Dio, assiduamente amorosamente le ripenso”. Ireneo era felice che la propria fede si basasse sulla testimonianza e su quella tradizione saldissima e così vicinissima alle fonti apostoliche.

Nel 177 lo troviamo a Lione, doveva c’era una fiorente e numerosa comunità cristiana (greci e orientali), scossa però da una duplice difficoltà: il serpeggiare dell’eresia (di un certo Montano) che annunciava la fine imminente del mondo e la persecuzione anti cristiana da parte delle autorità romane già in atto nella valle del Rodano. Ireneo fu inviato a Roma come latore di una lettera al Papa per questi problemi dottrinali. Accolto bene, ebbe l’occasione di rafforzarsi nell’ortodossia e nella vera dottrina tramandata dagli apostoli. Nel mentre nella sua stessa Chiesa di Lione venivano martirizzati ben 48 cristiani, tra i quali anche il vescovo novantenne. Ritornato nella comunità, annunziò la risposta di Roma alle questioni dottrinali e questa, rassicurata anche dalla sua presenza, pensò di eleggerlo vescovo. Ireneo accettò pur sapendo che ciò significava porre la propria candidatura al martirio (che poi avenne sembra nel 202).

Ireneo vescovo: impegno per la pace e per la verità

Fu un grande pastore della comunità di Lione: dotato di una buona cultura teologica e scritturistica (così testimonia Tertulliano) si diede alla predicazione e alla evangelizzazione. Inviò anche missionari in altre parti della Gallia. Ma il suo merito maggiore è stato quello di aver messo per iscritto quello che predicava. I suoi insegnamenti confluirono in quella che rimane la sua (ancora oggi) famosa opera e cioè Contro le eresie.

Ireneo non è un uomo di scienza, di ricerca sistematica, di speculazione: egli è soprattutto un uomo di fede, un uomo di chiesa, un vero pastore di anime che si mette a scrivere per amore del suo gregge e della verità. Egli quindi non ha mai avuto intenti o progetti scientifici ma pratici, non teorici ma pastorali: rispondere praticamente e comprensibilmente all’eresia che allora minacciava la sua comunità cristiana.

Una di queste eresie che Ireneo dovette affrontare fu lo Gnosticismo, dalla forza dirompente, come lo fu l’Arianesimo qualche secolo più tardi. Lo gnosticismo era un movimento filosofico-religioso, spontaneo e non unificato, presente in Palestina, Egitto e in altre parti dell’Impero Romano. È un insieme di teorie di natura sincretistica, teso a fondere le religioni misteriche, l’astrologia magica orientale, lo zoroastrismo, l’ermetismo, la Kabbala ebraica, filosofie ellenistiche, il giudaismo alessandrino e il cristianesimo dei primi tempi. In queste elucubrazioni fantasiose e complicatissime, il Cristo era un semplice eone (uno dei tanti), venuto sulla terra per salvarla, dotato di un corpo sì ma solo apparente.

Il vero pericolo di questa teoria era lo stravolgimento della dottrina dell’incarnazione e la sua vanificazione: Gesù Cristo non poteva essere il vero salvatore perché non era morto veramente e quindi non era risorto. Inoltre in questo gnosticismo c’era anche una forte dose di antinomismo: era presente cioè la tendenza anarchica sostanziata di autonomia, di rifiuto delle norme legali e quindi anche della Chiesa Cattolica, organizzata con guide visibili che emanavano leggi. Ireneo rispose contro queste teorie fantasiose ed elucubrazioni sincretistiche con la chiara esposizione della dottrina cattolica, ricevuta dalla tradizione apostolica (dall’apostolo Giovanni a Policarpo e poi a lui stesso). Ireneo è considerato un vero teologo perché ha esposto la dottrina cristiana in modo sistematico e completo anche se sintetico e con intento principalmente pastorale.

La visione di Dio è vita per l’uomo

Alcuni punti principali su cui insistette Ireneo nei suoi scritti. Anzitutto, Ireneo è l’uomo della Tradizione. Per lui sono due le colonne dell’ortodossia: la Scrittura e la Tradizione, e come fonte sussidiaria la ragione. Ireneo affermava che la regola di fede era il magistero vivente della Chiesa, magistero che conservava una perenne giovinezza proprio per l’azione vivificante dello Spirito Santo (che naturalmente è anche all’origine della Sacra Scrittura). La tradizione si trova, secondo Ireneo, in ogni chiesa che si richiama agli apostoli come fondatori. Ma è in modo specialissimo e unico nella Chiesa di Roma, che ha una “più forte preminenza” (potentior principalitas) proprio perché fondata non solo sulla predicazione ma anche sul sangue versato dai due super apostoli: Pietro e Paolo. Ireneo giustifica così l’importanza di essere in sintonia dottrinale con la Chiesa di Roma e con il suo Vescovo, visto come successore di ben due apostoli.

Ireneo, a distanza di tanti secoli, ha avuto l’onore di varie citazioni nei documenti del Concilio Vaticano II, segno che alcune sue intuizioni teologiche erano sempre attuali. Ricordiamo tra gli altri il parallelo Eva-Maria, che sarà ripreso anche da altri autori, e l’idea del Cristo come punto focale della storia umana, preparata proprio per la sua rivelazione. Con Cristo incarnato c’è il massimo della Rivelazione che Dio fa di se stesso nei riguardi dell’uomo, rendendolo capace di rispondere alle istanze divine. Nella sua opera Contro le eresie (4,34) Ireneo si domanda: “Che cosa ha portato Dio di nuovo venendo sulla terra? Niente di più e di meno che Se Stesso”. Dio, attraverso il Cristo, è la vera, grande e decisiva novità nella storia del mondo e dell’uomo. Ed è proprio questa novità che è luce, guida, sostentamento, salvezza e gloria dell’uomo. È questa visione del Cristo, assoluta novità di Dio, che l’uomo ha veramente la sua vita, la sua gloria e la sua salvezza.

                                                                                               MARIO SCUDU ***


*** Questo e altri 120 santi e sante sono presenti nel volume di :
           
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice Elledici, Torino
L’uomo vivente è gloria di Dio

La gloria di Dio dà la vita; perciò coloro che vedono Dio ricevono la vita. E per questo colui che è inintelligibile, incomprensibile e invisibile, si rende visibile, comprensibile e intelligibile dagli uomini, per dare la vita a coloro che lo comprendono e vedono. È impossibile vivere se non si è ricevuta la vita, ma la vita non si ha che con la partecipazione all’essere divino. Orbene tale partecipazione consiste nel vedere Dio e godere della sua bontà. Gli uomini dunque vedranno Dio per vivere, e verranno resi immortali e divini in forza della visione di Dio...

Colui che opera tutto in tutti nella sua grandezza e potenza, è invisibile e indescrivibile a tutti gli esseri da lui creati, non resta però sconosciuto; tutti infatti, per mezzo del suo Verbo, imparano che il Padre è unico Dio, che contiene tutte le cose e dà a tutte l’esistenza, come sta scritto nel Vangelo: «Dio nessuno lo ha mai visto; proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1,18).

Fin dal principio dunque il Figlio è il rivelatore del Padre, perché fin dal principio è con il Padre e ha mostrato al genere umano nel tempo più opportuno le visioni profetiche, la diversità dei carismi, i ministeri e la glorificazione del Padre secondo un disegno tutto ordine e armonia. E dove c’è ordine c’è anche armonia, e dove c’è armonia c’è anche tempo giusto, e dove c’è tempo giusto c’è anche beneficio.

Per questo il Verbo si è fatto dispensatore della grazia del Padre per l’utilità degli uomini, in favore dei quali ha ordinato tutta l’economia della salvezza, mostrando Dio agli uomini e presentando l’uomo a Dio. Ha salvaguardato però l’invisibilità del Padre, perché l’uomo non disprezzi Dio e abbia sempre qualcosa a cui tendere. Al tempo stesso ha reso visibile Dio agli uomini con molti interventi provvidenziali, perché l’uomo non venisse privato completamente di Dio, e cadesse così nel suo nulla, perché l’uomo vivente è gloria di Dio e vita dell’uomo è la visione di Dio. Se infatti la rivelazione di Dio attraverso il creato dà la vita a tutti gli esseri che si trovano sulla terra, molto più la rivelazione del Padre che avviene tramite il Verbo è causa di vita per coloro che vedono Dio.
                                                                   Sant'Ireneo di Lione

L’opera della Trinità

Dunque attraverso quest’ordine, tali ritmi e tale movimento, l’uomo creato e plasmato diviene ad immagine e somiglianza di Dio Increato: il Padre decide benevolmente e comanda, il Figlio esegue e plasma, lo Spirito nutre e accresce, e l’uomo a poco a poco progredisce e si eleva alla perfezione, cioè si avvicina all’Increato; perché solo l’Increato è perfetto, e questi è Dio.

Infatti, bisognava che l’uomo prima fosse creato, poi, dopo essere stato creato, crescesse, dopo essere cresciuto, divenisse adulto, dopo essere divenuto adulto, si moltiplicasse, dopo essersi moltiplicato, divenisse forte, dopo essere divenuto forte, fosse glorificato e, dopo essere stato glorificato, vedesse il suo Signore.

Preghiera di Sant’Ireneo

O Signore, ci comandi di seguirti non perché tu abbia bisogno del nostro servizio, ma soltanto per procurare a noi la salvezza. Infatti seguire te, nostro Salvatore, è partecipare alla salvezza, e seguire la tua luce è percepire la luce... Il nostro servizio non apporta nulla a te, perché tu non hai bisogno del servizio degli uomini: ma a coloro che ti servono e ti seguono, tu doni la vita, l’incorruttibilità e la gloria eterna...

Se tu ricerchi il servizio degli uomini è per poter accordare, tu che sei buono e misericordioso, i tuoi benefici a coloro che perseverano nel tuo servizio. Perché, come tu, o Signore, non hai bisogno di nulla, così noi abbiamo bisogno della comunione con te; infatti la nostra gloria è di perseverare e rimanere saldi nel tuo servizio...
                                                                Da
Contro le Eresie, IV, 13-4; 14,1

IMMAGINI:
Un plastico della città di Lione all’epoca del vescovo Ireneo (II secolo) nel Museo della civiltà gallo-romana.
Policarpo, dal corteo dei martiri. Mosaico del VI sec. Sant’Apollinare Nuovo, Ravenna.
Cammeo gnostico con iscrizione, forse un talismano (II-III sec.), della Bibliothèque Nationale, Cabinet des Médailles, Parigi.
Pendaglio in bronzo con il monogramma di Cristo completato dall’Alfa-Omega.
5
 Effige del santo nella cripta di Sant’Ireneo a Lione.
6  Martirio di Sant’Ireneo di Lione con la decapitazione.
           RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2007- 6  
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