S. Cristina
di Bolsena, martire (IV secolo)***
A
lui canterò gloria nei secoli
Se ad un gruppo di persone facessimo
un test di cultura generale con la domanda: "Che cosa associate
alla parola Bolsena?" penso che alcune, ferrate in geografia
(e magari abitanti nel centro Italia o con buona memoria), risponderebbero:
"Lago di Bolsena". Ed è un a risposta esatta: infatti
proprio in centro Italia, c'è un lago, il quinto per grandezza
tra i laghi italiani, molto bello e pescoso, che ha questo nome
e la città di Bolsena che, naturalmente, si adagia bellamente
sulle sue rive. Non escludo che alcune donne, di nome Cristina o
comunque cattoliche e praticanti (e quindi che conoscono l'importanza
dei santi nella nostra vita cristiana) potrebbero rispondere sorridendo:
"S. Cristina di Bolsena". Anche questa risposta è
giusta e pertinente. Ma penso che siano rare (a meno che non siano
molto praticanti o che abbiano studiato bene la Storia della Chiesa)
che sappiano che c'è anche un "Miracolo di Bolsena".
Un bell'episodio e anche una bella e importante pagina della vita
ecclesiale, fatto, capitato a Bolsena, che ha un influsso ancora
oggi da punto di vista liturgico.
Da Praga a Roma: molti km. e molti
dubbi
Di che cosa si tratta? Il protagonista
è un sacerdote del centro Europa, passato alla tradizione
come Pietro da Praga. Proprio nella chiesa di S. Cristina a Bolsena,
è conservata un'epigrafe in marmo, realizzata nel 1573, con
la descrizione del famoso episodio del Miracolo di Bolsena, avvenuto
nell'estate del 1263. Pietro era un buon sacerdote, ma era assalito
dal dubbio della presenza reale di Cristo nell'Ostia e nel calice
del vino dopo la consacrazione della Messa, come afferma con decisione
la Chiesa Cattolica. Dei dubbi di Pietro da Praga si è saputo
tramite questo grande Miracolo. Ma certamente non era l'unico a
dubitare. Si era infatti in un periodo di controversie teologiche
propri sul mistero eucaristico. Nell'estate del 1263 Pietro, intraprese
il pellegrinaggio a Roma per pregare sulla tomba del grande apostolo
Pietro, sperando di ritrovare coraggio per la propria fede. Percorse
la cosiddetta Via Francigena, che i pellegrini provenienti dal nord
Italia e dal centro e nord Europa, erano soliti percorrere (ancora
oggi è operante). La cittadina usufruiva economicamente proprio
dalla sua posizione strategica sulle rive del lago omonimo e su
questa Via dei Pellegrinaggi a Roma sulla tomba degli Apostoli,
molto fiorenti durante il Medio Evo, ed anche in seguito.
Pietro (con i propri dubbi) arrivò a Roma, pregò sulla
tomba di Pietro, si sentì rinfrancato nella propria fede
e con coraggio riprese il cammino del ritorno, prendendo la grande
Via Cassia costruita dai Romani. Arrivò a Bolsena. Sapeva
di S. Cristina martire e della sua fede dimostrata nel martirio.
Sapeva e nel suo cuore l'ammirava: la pregò con fervore di
darle un po' del suo coraggio e della sua fede. Ma durante la celebrazione
della messa proprio nella chiesa a lei dedicata, i suoi dubbi ritornarono,
l'incertezza lo afferrò di nuovo, di nuovo bloccato. Sembrava
tutto più forte di lui, credeva addirittura di non aver più
speranza di superare quel dubbio. Ma qualcosa di straordinario avvenne
appena dopo le parole della consacrazione: dall'Ostia, che secondo
la fede della Chiesa era diventato il vero Corpo di Cristo, vide
uscire gocce di sangue, che macchiarono il corporale. Sorpreso,
meravigliato, impaurito ma nello stesso tempo pieno di gioia perché
aveva capito il significato, prima cercò di nascondere ai
presenti l'accaduto, poi, finita la celebrazione, portò il
corporale macchiato del Sangue nella sacrestia e durante il tragitto
alcune gocce di sangue caddero sul pavimento.
Istituzione della Solennità
del Corpus Domini
In quel periodo il papa Urbano IV
(Jacques Pantaleòn di Troyes) risiedeva ad Orvieto. Pietro
subito si recò da lui e gli riferì l'accaduto. Il
pontefice incaricò Giacomo, vescovo di Orvieto, di verificare
la veridicità del fatto di Bolsena, e secondo una tradizione,
fu accompagnato dai teologi Tommaso d'Aquino e Bonaventura da Bagnoregio,
ambedue suoi ospiti, nonché famosi professori di teologia.
Il vescovo tornò con le 'reliquie' del 'miracolo' che mostrò
al popolo dei fedeli.
E ci fu un'importante decisione proprio in seguito a questo fatto
che è passato alla storia come Miracolo di Bolsena. Stimolato
anche dalle rivelazioni della Beata Giuliana di Cornillon, di Liegi,
che aveva già proposto al vescovo della città una
solennità in onore del Ss. Sacramento, Urbano IV con la bolla
'Transiturus de hoc mundo' istituì (1264, un anno dopo il
Miracolo!) proprio la Solennità del Corpus Domini che celebriamo
ancora oggi. Due particolari importanti. Il primo: la liturgia delle
Ore e quella della Messa furono affidate proprio al domenicano,
fra Tommaso d'Aquino che eseguì l'ordine di Urbano IV da
par suo, cioè insieme da grande teologo e da santo. Il secondo:
per custodire il Corporale del Miracolo di Bolsena ad Orvieto, a
partire dal 1290 si iniziò a costruire il Duomo, su progetto
di Arnolfo da Cambio. Una grandiosa opera ed un vero capolavoro
dell'architettura religiosa. Da ammirare ancora oggi.
Racconti pieni di sadismo e miracolismo
Questo fatto è importante
in sé e per le conseguenze che ha portato, ma ha anche un
risvolto riguardante la martire Cristina. Il suo culto era ben stabilito,
c'era anche una chiesa a Bolsena, Pietro da Praga ne conosceva la
storia, ne ammirava la fede ed il coraggio nel martirio, che lui
non aveva. E per questo la pregò.
Ma cosa sappiamo di veramente storico di questa santa martire, Cristina
di Bolsena? Per la verità non molto, ma se conosciamo anche
poco non possiamo gridare allo scandalo di una santa inventata di
sana pianta. Perché non è così. Gli antichi
non avevano la nostra stessa 'passione' e volontà di documentare
e documentarsi, di lasciare precise informazioni sugli avvenimenti
a beneficio dei
posteri: avevano cioè un concetto diverso
di precisione storia. Del resto lo stesso ragionamento è
stato fatto anche di altri santi (es. S. Giorgio, S. Barbara, ecc.
).
Nel 1880, 5 agosto, furono fatti degli scavi archeologici nella
grotta situata sotto la Basilica di S. Cristina a Bolsena, e si
è così accertato che il culto per la martire era già
esistente nel secolo IV. In questa specie di catacomba, sotto la
chiesa, fu trovata una statua in terracotta dipinta ed un sarcofago
dove furono ritrovate le reliquie del corpo della martire. Ecco
l'iscrizione trovata: "Hic requiescit corpus Beatae Christianae"
e cioè "Qui riposa il corpo della Beata Cristina".
Il martirio di questa adolescente si colloca all'incirca all'inizio
del IV secolo durante la terribile persecuzione dell'imperatore
Diocleziano. Di lui e del suo operato contro il cristianesimo, con
le migliaia di martiri (ma anche di apostati e 'lapsi') che ci furono
ne ho già parlato, presentando, per esempio, Agnese di Roma
e Irene (e sorelle) di Tessalonica e altre.
Di Cristina, come per Agnese, ci sono ben due Racconti del martirio
(Passiones). Valore storico? Quasi nullo. Per cui non voglio riferire
nessuna delle due: credo che non ci siano molte persone interessate
ai particolari, inventati, del martirio di queste sante. Come per
altre martiri (per es. Barbara) anche per Cristina abbiamo un padre
snaturato quanto crudele, che vuole piegare la sua figlia ancora
adolescente ai riti pagani, abbiamo dei torturatori imbevuti di
sadismo sfrenato, stanchi di somministrare torture sempre più
raffinate e originali al candidato o candidata al martirio. Vengono
presentati anche martiri così resistenti alle torture da
stancare decisamente e così scoraggiare i pur allenati torturatori,
non solo martiri per la fede ma quasi super eroi che superavano
ogni prova e supplizio. Insomma sembra che fossero più stanchi
i torturatori di torturare che il martire di resistere e soffrire.
Leggiamo di una serie di miracoli, uno più grande dell'altro:
un vero miracolismo più che esagerato (per i nostri gusti!).
Alla fine comunque, siccome non si può continuare all'infinito,
è sempre la spada 'cattiva' o qualche freccia troppo precisa
che vincevano la lunga resistenza del martire.
"Circondati da così grande folla"
.
Chiediamoci perché tutta questa
serie di supplizi e torture presentati nelle ' Passio', come anche
nel martirio di Cristina di Bolsena? Probabilmente gli estensori
di questi racconti volevano e sentivano di dover impressionare la
fantasia del lettore: questi constatava così la grandezza,
la costanza, il coraggio nelle sofferenze, l'assoluta volontà
di non rinnegare la propria fede nel vero Dio e di non piegarsi
ai riti pagani. Si voleva, in questo modo, non solo suscitare ammirazione
ma anche e soprattutto far nascere il desiderio di imitazione di
quel santo o martire così grande e impressionante.
Ma bisogna anche riconoscere che "le leggende sono fiorite
in modo rigoglioso intorno ai santuari significa semplicemente sottolineare
l'importanza del culto dei santi nella vita del popolo. La leggenda
è l'omaggio che la comunità cristiana tributa ai suoi
santi patroni"(M. Moscini, studioso della santa di Bolsena,
citando l'agiografo H. Delehaye). E così è stato anche
per S. Cristina. Leggende o racconti fantasiosi che hanno ispirato
e ispirano ancora oggi i cosiddetti Misteri di S. Cristina. Sono
delle rappresentazioni che si fanno a Bolsena nella festa della
santa, e si drammatizzano su palchi appositi le scene salienti del
suo lungo martirio, come narrate nella Passio.
Un altro elemento. Questa lunga serie di torture e di supplizi è
particolarmente presente nelle Passio delle martiri donne. Perché?
Forse volevano dimostrare che il cosiddetto "gentil sesso"
o anche il "sesso debole" sono forse definizioni moderne
ma il significato era presente anche duemila anni fa, al tempo delle
persecuzioni. Questi racconti volevano dimostrare che in realtà
" il sesso debole "era molto forte e coraggioso nel difendere
le proprie convinzioni religiose e la propria fede in Cristo, come
i colleghi martiri uomini. Era anche un modo di valorizzare la donna,
mostrandola decisa, coraggiosa e forte, non solo davanti agli affetti
familiari (il padre torturatore!) ma anche davanti alla morte stessa
per fedeltà e amore a Cristo.
Un'ultima annotazione, bella e importante anche per noi. Pietro
da Praga che pregò la santa per avere anche lui la forza
ed il coraggio di testimoniare la propria fede vincendo i dubbi
sulla "transustanziazione". E' un richiamo significativo
anche per noi sulla presenza di questi santi e sante, che hanno
marcato il cammino del Popolo di Dio in duemila anni di storia.
E' una memoria importante da fare: ricordare chi ci ha preceduto
in questo cammino di fede e ha testimoniato con la propria vita.
E' quello che fa fa anche l'autore della Lettera agli Ebrei nel
c. 12, dove è scritto: "Anche noi dunque, circondati
da tale moltitudine di testimoni (il termine greco è proprio
'martiri'), avendo deposto tutto ciò che è di peso
ed il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa
che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui
che dà origine alla fede e la porta al compimento" (Eb
12,1). E' quello che ha fatto Cristina, e prima di lei migliaia
di altri testimoni martiri.
Mario
SCUDU sdb - Torino
*** Testi
"Bolsena è celebre per il suo miracolo
"
"Voi già lo sapete: noi oggi, nel pomeriggio andremo
a Bolsena, e, a Dio piacendo, vi celebreremo la S. Messa, e in collegamento
radiotelevisivo invieremo alla fine un breve messaggio al congresso
Eucaristico Internazionale di Filadelfia, negli Stati Uniti d'America.
Perchè Bolsena? Perché Filadelfia? Per un motivo religioso,
eucaristico anzi. Bolsena è celebre per il suo miracolo,
avvenuto nel 1263, quando un Sacerdote boemo pellegrino di passaggio,
celebrando la S. Messa sull'altare della martire, ancora tanto onorata
a Bolsena, tormentato dal dubbio circa la reale presenza di Gesù
Cristo nell'Eucaristia, cioè circa la "transustanziazione"
del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue del Signore, vede che
il Sangue bagna la piccola tovaglia, detta Corporale, sulla quale
è compiuto il santo rito del sacrificio eucaristico. Meraviglia
e stupore dei presenti. Subito il sacro Corporale macchiato dal
Sangue divino, fu portato alla vicino Orvieto, dove allora risiedeva
il Papa, nostro lontano predecessore, Urbano IV (1261-1264), il
quale, verificato il prodigio, istituì la Festa del Corpus
Domini, dando così estensione in tutta la Chiesa al culto
pubblico e solenne dell'Eucaristia, già diffuso in quegli
anni nelle Fiandre (in reazione all'eresia di Berengario contraria
appunto alla transustanziazione). Ne derivarono due capolavori:
il Duomo di Orvieto, e l'ufficiatura liturgica di S. Tommaso d'Aquino,
allora vivente, sull'Eucaristia. Orvieto conservò il Corporale
del miracolo, a Bolsena la memoria ed il culto del fatto originario,
così che, dopo non breve attesa, noi oggi conferiremo alla
chiesa del miracolo il titolo di Basilica minore
". (Discorso
del Papa Paolo VI all'Angelus Domini, di Domenica 8 agosto 1876).
++ Preghiera a S. Cristina
O Dio, Padre buono e misericordioso, che scegli le creature miti
e deboli per confondere la potenza del mondo, nella sanata vergine
Cristina ci hai donato un mirabile esempio di semplicità
e puro candore del cuore, e di intrepida fortezza, per affermare
e difendere la fede, e di eroica costanza nel sostenere le sofferenze
del martirio, concedi a noi suoi devoti, di resistere alle debolezze
della condizione umana, di vivere nella luce del Vangelo, di sentirci
tutti fratelli in Cristo e membra vive della tua Chiesa. Amen
***
Tratto dal volume:
MARIO
SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 Sante
e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino
Visita Nr.