S. Elena,
imperatrice (255ca - 330ca), madre di Costantino il Grande ***
Elena,
donna di potere eppure santa
Potere e santità? Dominio
sugli altri e santificazione di se stessi? E' un binomio possibile?
E' risaputo come l'esercizio del potere e della ricchezza, che è
sempre potere, possa trasformarsi in un serio pericolo psicologico
e spirituale, per chi lo esercita e molto spesso a danno dei sudditi.
Gesù stesso ci ha ammoniti "Non potete servire (o adorare)
Dio e Mammona" (Mt 6,24 - Lc 16,13). Questa massima di Cristo
la possiamo cambiare anche in: "Non potete servire Dio e il
Potere del Denaro". Nella storia umana, antica e moderna, abbiamo
avuto personaggi che hanno servito e adorato il potere (e quindi
anche la ricchezza) visto come il loro bene assoluto, il valore
massimo, sfruttando e servendosi dei popoli come mezzo per questo
fine. Ma nella grande storia dell'umanità ci sono anche tanti
uomini e donne, re e regine (chiamati santi dalla Chiesa), che hanno
usato potere politico che avevano, del denaro e ricchezza conseguenti,
per fare del bene al proprio popolo. Hanno posto se stessi, ciò
che erano e ciò che possedevano, al sevizio degli altri e
non servendosi di loro per i propri fini egoistici. Ricordiamo tra
gli altri S. Stefano re d'Ungheria, S. Luigi re di Francia, S. Enrico
di Germania, e tra le regine: S. Elisabetta d'Ungheria, S. Edvige
di Polonia, S. Margherita di Scozia, S. Matilde di Germania. Ed
anche S. Elena, madre di Costantino, imperatore romano, autore della
storica "svolta costantiniana" che ristrutturò
non solo la vita dell'Impero ma cambiò in maniera radicale
la futura storia dell'Europa, e oltre. I posteri gli daranno il
titolo di Grande.
Elena, da umile locandiera
.
In preparazione ai 1700 anni dall'accordo
di Milano (passato alla storia come Editto) tra Costantino, imperatore
d'Occidente e Licinio, imperatore d'Oriente, il 25 ottobre 2012
è stata aperta, proprio nella città lombarda, una
Mostra dal titolo: "Costantino 313 d.C.". I protagonisti
della mostra sono stati Costantino e sua madre Elena nominata Augusta
dal figlio, quando divenne imperatore nel 307. Ma chi era Elena,
prima di diventare Augusta?
Non era nata con sangue blu e nemmeno era di famiglia ricca. Di
proprio aveva, secondo la tradizione, la bellezza, e come dimostrò
in seguito a fianco del figlio Costantino, anche saggezza, bontà
e capacità di decisione oltre che di influenza sul figlio
imperatore. Era di famiglia cristiana e faceva la locandiera, insomma
lavorava in un albergo. Non era quindi una principessa. Ma nel complesso
le notizie storiche su di lei non sono numerose e quelle che ci
sono molto sobrie. Si sa che divenne concubina di Costanzo Cloro,
un personaggio dal punto di vista militare e politico, molto importante.
Era infatti uno dei Cesari, quindi il n. 2 tra i vertici dell'impero
in Occidente. Insomma era il vice imperatore (che era Massimiano,
collega di Diocleziano, autore costui di una delle più sanguinose
persecuzioni dei cristiani). Elena fu poi ripudiata da Costanzo
Cloro, per ragioni politiche.
Nel 307 divenuto imperatore, richiamò presso di sé
a corte sua madre Elena, le diede il titolo di Augusta (normalmente
titolo riservato alla moglie dell'imperatore) e insieme ricchezze
e onore. Costantino coltivava il progetto politico di dominio assoluto
sull'Impero. Prima seguì il padre in Britannia a fare il
tirocinio da soldato, poi in seguito come generale sconfisse sia
i Franchi sia gli Alemanni. Fu promosso imperatore sul campo di
battaglia nel 306 dal suo stesso esercito. Ma quando Massimino e
Massenzio si allearono contro di lui, attraversò le Alpi,
e vittoria dopo vittoria, arrivò al duello finale contro
Massenzio, il padrone di Roma. E sul Ponte Milvio Costantino vinse
la battaglia decisiva. Tutti conosciamo la storia del sogno e della
visione, secondo la tradizione, avuti da Costantino prima dello
scontro finale: vide una Croce e la scritta "In hoc signo,
vinces", "Con questo segno vincerai". Fece poi mettere
il monogramma di Cristo sui labari dell'esercito, al posto dell'aquila
imperiale romana. Quella vittoria cambiò veramente tutto:
per Costantino e per i cristiani che avevano sperimentato feroci
persecuzioni da parti degli altri imperatori. Costantino era un
adoratore del 'Sol invictus' e dopo quella battaglia incominciò
un lungo cammino di conversione. La sua era un sentimento sincero
o calcolo politico? Forse un po' tutti e due, dapprima. Certo la
sua non fu come quella di S. Paolo sulla strada di Damasco.
a strumento della Provvidenza
per la conversione per il figlio
La conversione ci fu, ma per la Chiesa
Cattolica Costantino non è santo, lo è invece sua
madre Elena. Per quella greco ortodossa sono santi tutti e due.
E qui lo strumento principale di questo cambiamento graduale e lungo
fu proprio la santità della madre Elena. Lo stesso Costantino,
dopo il Ponte Milvio, volle incontrare i sacerdoti per capire chi
era il Dio dei cristiani. Aveva quindi il desiderio di riconoscere
(prima la riconoscenza al Dio cristiano) e di conoscere questa divinità
che lo aveva assistito nel momento decisivo della guerra e che poteva
aiutarlo e assisterlo anche nel reggere l'impero. Costantino pensava
che non bastava la 'virtus' militare fatta di coraggio sul campo
di battaglia, ci vuole anche la 'pax deorum et hominum'. Sia per
i pagani sia per i cristiani il potere supremo viene dagli dei o
da Dio e l'imperatore deve esercitarlo attraverso il coraggio militare,
la pace, la concordia e la ricerca della collaborazione di tutti.
Quell'impero che Costantino aveva in mano non poteva 'funzionare'
senza la volontà divina di quel Dio che l'aveva aiutato.
Questo fa parte del suo cammino di conoscenza e di conversione al
cristianesimo. Cammino durato tutta la vita, anche durante qualche
paurosa caduta di crudeltà 'politica', fino a farsi battezzare,
prima di morire, nel 337 a Nicomedia.
S. Ambrogio, vissuto pochi decenni dopo questi fatti, esalta Elena
come santa, e Costantino beato, ma lo è grazie alla santità
della madre: "Beatus Costantinus, tali parente". In genere
il vescovo Ambrogio non è tenero nel parlare di Costantino,
anche per le crudeltà che perpetrò in seguito. Per
Ambrogio è proprio Elena la grande consigliera e vera artefice
della svolta cristiana dell'impero romano, dopo il famoso Accordo
(Editto) del 313 a Milano.
Il cristianesimo già due anni prima (con Galerio imperatore)
godeva dello statuto di 'religio licita', perché così
contribuiva alla 'pax deorum', e nella concezione carismatico sacrale
della 'res pubblica' che sia Galerio (morto nel 311) sia Costantino
avevano, era importante che i cristiani potessero praticare il loro
culto in pace, propiziando così il loro Dio a beneficio dell'impero.
Con l'accordo del 313 il cristianesimo godette di piena libertà
e in taluni casi fu favorito con una legislazione filo cristiana.
Un esempio importante: nel 321 si definì la domenica come
il giorno festivo per l'impero, un dato questo molto significativo
che implicava un'accettazione del cristianesimo come forza religiosa
strutturante la vita del popolo, a cui dava un ritmo di lavoro,
di riposo e di possibilità di frequentazione religiosa.
a coraggiosa pellegrina in
Terra Santa
Il vescovo Ambrogio scrisse che Elena
dette molto di più in fatto di buon esempi e di pietà
al figlio Costantino che non viceversa. E ci crediamo. Ma sappiamo
anche che il figlio imperatore diede quasi mano libera alla madre
nello spendere denaro per le sue 'cose' che erano assistenza, aiuto
ai bisognosi, aiuto a città, beneficenza in genere, ma specialmente,
per la costruzione di chiese (a Betlemme, a Gerusalemme, a Roma
).
Non solo denaro per le opere di carità, ma anche per il grande
viaggio, che volle fare in Terra Santa, per cercare la Croce di
Cristo, quel 'Segno' apparso prima del Ponte Milvio.
Finanziata generosamente dal figlio, scoraggiata benignamente dal
papa Silvestro, suo coetaneo, Elena (quasi settantenne!) partì
per la Terra Santa. Un viaggio e pellegrinaggio insieme, antesignano
di quei milioni di pellegrini che vi andranno per amore a Cristo
e per conoscenza delle coordinate geografiche della propria fede.
Aveva inoltre un obiettivo non solo spirituale ma anche 'scientifico':
il ritrovamento della Croce di Cristo. Che coraggio, si direbbe,
e che fede, si dovrebbe aggiungere. Di questo ritrovamento così
importante però non ne parla Eusebio, storico della Chiesa
morto nel 340, ma si tramandano due versioni. Riferisco sinteticamente
quella meno fantasiosa. Secondo la tradizione Elena ed i suoi scavatori
archeologi ritrovarono un luogo identificabile con l'area del Santo
Sepolcro di oggi. Poco distante fu rinvenuta anche un cisterna contenente
strumenti delle esecuzioni capitali, come travi, chiodi, corde ed
altro, presumibilmente adoperati per il Cristo. Elena ed i suoi
aiutanti vollero dare credito affermando di aver trovato l'oggetto
della ricerca. I resti di quella che pensava fosse la Vera Croce
fu divisa in tre parti: una a Gerusalemme, una al figlio Costantino
che era a Costantinopoli, e l'altra la portò con sé
a Roma, per metterla nella chiesa che fece costruire dedicata appunto
alla S. Croce in Gerusalemme. Secondo una tradizione medievale,
Elena portò con sé anche quattro sacri Chiodi, usati
nella Passione. Due di questi, e qui subentra di nuovo il grande
vescovo Ambrogio, furono dati a Costantino, incastonati uno nell'elmo
e l'altro nel morso del suo cavallo. Questi Chiodi visti non più
come feticci o amuleti sacri. Il grande vescovo di Milano affermò
che un chiodo era posto nel diadema dell'imperatore, per indicare
che ormai l'Impero era cristiano e l'altro nel morso del cavallo,
per significare che il potere imperiale bisognava esercitarlo con
tolleranza e moderazione, senza abusarne a proprio vantaggio. Sono
solo tradizioni anche belle, ma non suffragate da accurati documenti
storici.
Elena, una donna santa all'incrocio
di due mondi
"Ci sono donne che non solo
segnano il loro tempo, anticipano il futuro. Elena ha capito di
vivere all'incrocio di due mondi quello pagano e quello cristiano,
e ha saputo guardare ad entrambi: imperatrice e santa, donna di
potere e viaggiatrice in Palestina. Sarà grazie a lei che
Costantino si avvicinerà alla fede cristiana e concederà
poi la libertà di culto (Raffaella De Santis, da La Repubblica,
14 aprile 2013). Era una donna consapevole di sé, si vedeva
come strumento della Provvidenza di essere accanto ad un imperatore
romano con un immenso potere, militare e politico. E questa sua
vicinanza seppe servirsene per il bene dei cristiani fino ad allora
perseguitati, ma anche per tutti gli altri a cui venne lasciata
la libertà di seguire la propria religione.
Amava indossare monili d'oro e bei vestiti, come si addiceva al
suo rango, ma in lei non c'era alcune tentativo di sembrare più
bella di quello che era, o più giovane di quello che non
era.
Poteva benissimo naufragare nelle spire del potere e dei piaceri
di corte, della ricchezza e della gloria mondana ma seppe dominare
le circostanze che il destino e la Provvidenza le pose davanti,
per fare di tutto un'occasione di bene e di costruzione sociale.
La sua figura incarna l'atteggiamento di molte figure della storia
classica che amavano fare elargizioni delle proprie ricchezze alla
collettività, atteggiamento che venne poi chiamato 'evergetismo'
(dal greco 'euergheteo' cioè 'fare del bene') e nel mondo
moderno 'filantropismo'. Elena fu una grande donna e santa anche
per questo suo buon uso delle ricchezze e del potere che aveva,
non per sé ma per il popolo.
Della sua morte non si sa niente di preciso, ma avvenne tra il 330
ed il 335. Fu subito venerata come santa ed il suo culto fu grande
in Oriente e in Occidente ed è una delle prime sante non
martiri (e non monache) della tradizione agiografica . Lei rappresentò,
agli occhi della Chiesa, il modello della santità imperiale
in situazione di potere e di ricchezza, una donna che seppe dominare
queste realtà senza lasciarsi dominare da esse usando la
forza del buon esempio e del saggio consiglio sui figli.
Mario
SCUDU sdb - Torino
*** Testi
Elena imperatrice con la storia della sua vita e della ricerca della
Croce di Cristo è stato un soggetto estremamente popolare
per l'arte sacra. Fu immortalata innumerevoli volte da artisti molto
diversi tra loro, ma tutti in generale hanno messo in risalto due
i suoi elementi principali: l'essere stata imperatrice e il suo
impegno per il ritrovamento della Croce di Cristo. Per questo viene
rappresentata vestita con abiti splendidi da vera regina e con una
croce (o anche dei chiodi) in mano. Proprio per il suo impegno nella
costruzione della Chiesa di Santa Croce a Roma, dove vengono custodite
alcune preziose reliquie o frammenti della croce di Cristo rinvenuta,
secondo la tradizione, proprio da lei, Elena è molto venerata
nella Città Eterna ed è considerata cittadina onoraria
della città, quale madre dell'imperatore Costantino. A lei
ci si rivolgeva per implorare qualche grazia con questa preghiera
particolare:
"Sant'Elena de Roma, imperatrice / Madre di Costantin' imperatore
/ voi che andaste de llà der mare e scavaste / e la croce
di Cristo la trovaste. / Nell'acqua del Giordano la bagnaste, /
a San Pietro de Roma la portaste. / Per quella croce, per quelle
piaghe / pe' le pene che voi provaste / ve prego sant'Elena mia
/ de famme la grazia che vi chiedo io".
2- I frammenti della Croce di Cristo
"Sulla moltiplicazione dei frammenti della Santa Croce di Cristo
su cui subì il martirio Gesù, il romanziere inglese
Evelyn Arthur Waugh, vissuto nel XX secolo, osservò come
secondo i calcoli di alcuni ci fossero in giro reliquie sufficienti
per costruire un battello. Uno studioso francese, Charles de Fleury,
decise così di farne una stima più attendibile, effettuata
la quale ottenne un totale di quattro milioni di millimetri cubi
di legno. Considerando che le due travi necessarie a realizzare
quello strumento di tortura erano milioni di millimetri cubi di
legno, venne pertanto definitivamente sancita l'autenticità
di quelle reliquie. (da Dizionario dei Santi e Beati, DeAgostini,
Novara).
***
Tratto dal volume:
MARIO
SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 Sante
e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino
Visita Nr.