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8 luglio: SANTA PRISCILLA (
e AQUILA, SUO MARITO)***

S. Priscilla (e il marito Aquila): collaboratori di san Paolo apostolo***

Impariamo anche noi da Priscilla e Aquila

Corrono tempi difficili per molte coppie di sposi. Infatti si parla sempre più spesso di coppie che non si formano ma che stanno nell'ampio spazio della convivenza, flessibile e non seriamente impegnativo. Di coppie con difficoltà serie a causa della crisi economica ricorrente e delle troppe tasse, che non tengono conto del nucleo familiare e del numero dei suoi componenti, con l'inevitabile scoraggiamento a 'fare un figlio '. Si parla anche spesso, troppo spesso, di coppie che sono 'scoppiate' dopo breve tempo, che non hanno resistito alle difficoltà della vita a due, alla prova cioè di un amore non delle grandi occasioni ma quotidiano, amore che non era poi così saldo e sincero, se è finito così presto. I matrimoni solo 'rose e fiori ' ogni giorno ed ogni notte, non esistono e non esisteranno su questa terra (non sempre nemmeno nei romanzi rosa o simili). Bisogna convincersi che ci vuole pazienza, molta pazienza, sempre, giorno e notte. Altrimenti l'amore non cresce e non va avanti.
Nella Bibbia troviamo varie coppie di sposi che insieme hanno perseverato, con la fede in Dio, percepito come uno di famiglia, con la preghiera, crescendo così nel loro amore reciproco, fino a resistere alla prova delle difficoltà (per esempio per mancanza di figli) e dell'esilio o della persecuzione.

"Salutate Priscilla e Aquila, miei collaboratori…"

Nel Nuovo Testamento mi ha sempre fatto impressione l'elogio che S. Paolo, il grande apostolo di Gesù Cristo, fa nel finale della sua monumentale Lettera ai Romani (c. 16). Nel lungo elenco di suoi collaboratori ai primi posti c'è una coppia di sposi: Priscilla (chiamata altre volte Prisca) e Aquila suo marito: Scrive Paolo: "Salutate Priscilla e Aquila, miei collaboratori nel servizio di Gesù Cristo. Essi hanno rischiato la loro testa per salvare la mia. Non io soltanto, ma anche tutte le comunità dei credenti non ebrei devono esser loro grati. Salutate anche la comunità che si raduna in casa loro".
Ma non è solo qui che questa coppia, così benemerita per le prime comunità cristiane, viene nominata. Anche negli Atti degli Apostoli si dice (At 18,1-4): "Dopo questi fatti, Paolo lasciò Atene e andò a Corinto. In quella città trovò un Ebreo che si chiamava Aquila, nato nella provincia del Ponto. Con Priscilla sua moglie, era appena arrivato dall'Italia, perché l'imperatore Claudio aveva espulso da Roma tutti gli Ebrei. Paolo andò a casa loro e, siccome faceva lo stesso mestiere, rimase con loro e li aiutava a fabbricare tende. Ogni sabato però andava nella sinagoga, si metteva a discutere, e cercava di convincere tutti, Ebrei e Greci.". E ancora (At 18,18-20): "Paolo rimase a Corinto ancora un po' di tempo. Poi salutò i cristiani di quella città e si imbarcò verso la provincia della Siria, insieme a Priscilla e Aquila… Quando arrivarono nella città di Efeso Paolo si separò dai due coniugi". E più avanti: "A Efeso in quei giorni arrivò un Ebreo, un certo Apollo, nato ad Alessandria d'Egitto. Parlava molto bene ed era esperto nella Bibbia. Apollo era già stato istruito nella dottrina del Signore; predicava con entusiasmo e insegnava con esattezza quello che riguardava Gesù; egli però conosceva soltanto il battesimo di Giovanni il Battezzatore. Con grande coraggio Apollo cominciò a predicare nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo sentirono parlare: allora lo presero con loro e lo istruirono più accuratamente nella fede cristiana". Ultima citazione di questi due coniugi la troviamo in 1Cor 16,19: "Vi salutano molto nel Signore Aquila e Priscilla, con la comunità che si raduna nella loro casa".

"Impariamo da Priscilla e Aquila"

Il Beato Carlo di Gesù (al secolo Charles de Foucauld, 1858-1916), fondatore dei Piccoli Fratelli del S. Cuore, ha scritto: "Bisogna fare anche oggi come quei due di allora, bisogna imparare da Priscilla e Aquila". Che cosa dobbiamo imparare? Certamente il loro coraggio e il loro impegno, come coppia di sposi sempre insieme anche nel far conoscere il Vangelo. Non erano apostoli, o discepoli degli apostoli, in altre parole non aveva una patente ufficiale per annunciare il Vangelo. Erano una coppia di sposi, quindi laici, del popolo non del clero, ma interpretarono bene il loro essere sposi cristiani facendo conoscere la figura di Cristo ad altre persone, tutto con sollecitudine e impegno. Non si chiusero nel loro privato familiare e professionale (erano fabbricatori di tende e tendoni civili), preoccupati e concentrati solamente sul 'business' della loro piccola ma fiorente azienda familiare. Hanno preso sul serio anche il loro essere cristiani, e questo insieme come marito e moglie. Erano una coppia conosciuta da molte comunità cristiane del tempo di san Paolo, per questo il grande apostoli scrisse che "tutte le comunità dei credenti gli devono essere grati" (Rm 16,).
Priscilla e Aquila: alcune volte Priscilla è nominata prima del marito, segno della grande stima che lei godeva, e anche, forse, perché poteva essere stata un po' la 'leader' della coppia.
Di questa coppia così giustamente esaltata si hanno alcuni elementi sicuri. Erano Ebrei convertiti appartenenti alla prima comunità cristiana di Roma, la capitale imperiale. E questo pone un piccolo interrogativo, anche interessante. C'era già una comunità cristiana a Roma prima ancora dell'arrivo di Paolo e di Pietro nella città, dove poi moriranno poi martiri per Cristo durante la persecuzione del folle imperatore Nerone. Questi nella sua lucida follia aveva addossato la colpa dell'incendio della città proprio ai cristiani (64-66 d. C.), mentre lo scrittore latino Svetonio accusa proprio lui, l'imperatore. Prima dei due grandi apostoli quindi a Roma si parlava già di Gesù Cristo. E chi lo faceva? Certamente erano dei laici, arrivati da altre città dell'oriente, che non hanno resistito a far conoscere la propria fede appena abbracciata. I nostri due erano di questi, anche se non si sa cono precisione se siano diventati cristiani già a Roma o prima del loro arrivo nella città.
S. Paolo li ha conosciuti a Corinto, dove Priscilla ed il marito si erano rifugiati dopo la cacciata di tutti gli Ebrei, convertiti al cristianesimo o no, dalla capitale, per "supposti disordini" che accadevano "impulsore Chresto", cioè per istigazione di un certo Chresto. C'è un riferimento a Cristo (quindi graficamente sbagliato il nome) o a un personaggio di nome Cresto? Gli esperti discutono ancora oggi, lasciamoli… 'lavorare'. Disordini o accese discussioni che avvenivano probabilmente nelle sinagoghe e fuori di esse, tra gli ebrei fedeli solo a Mosè ed ebrei convertiti a Cristo. Per tagliare corto e prevenire ribellioni vere e proprie, così credeva, l'imperatore Claudio li fece espellere nell'anno 49 d.C. Via da Roma, tutti gli ebrei convertiti o no.

Da Roma a Corinto…. ad Efeso

Forse il loro 'business' di fabbricatori di tende (o lavoratori del cuoio) consigliava a Priscilla e Aquila la scelta di una grande città per poter continuare a lavorare in pace. Corinto lo era, ed aveva anche un grande e fiorente porto, collegato con tutto l'impero. Una città ideale ed importante. Così importante che anche Paolo l'aveva messa in conto nei suoi giri missionari. Vi arrivò infatti nell'anno 50 circa. Proprio quando Priscilla ed Aquila si trovavano già in città. Dice il proverbio latino "Similes cum similibus", e funzionò anche in questo caso: anche Paolo era un fabbricatore di tende. Suo padre fabbricava tende, sembra, anche per l'esercito romano. E probabilmente per i suoi meriti lavorativi fu insignito della cittadinanza romana. Un privilegio di cui Paolo era molto fiero, avvalendosi di tutti i diritti che questo comportava. Lo affermò con orgoglio di esserlo fin dalla nascita, proprio davanti al comandante romano della Fortezza Antonia a Gerusalemme (At 22, 22-29).
Fu proprio qui che Paolo conobbe Priscilla ed Aquila, lavorò con loro per mantenersi e non essere di aggravio a nessuno, andando addirittura ad abitare con loro, certamente invitato dalla coppia. Non solo a collaboravano a far conoscere il Vangelo, ma ospitando Paolo che di questa predicazione della Buona Novella aveva fatto il proprio impegno di vita.
Quando poi Paolo terminata la sua missione a Corinto volle tornare in Siria, ebbe come compagni di viaggio proprio Priscilla e Aquila fino ad Efeso, altra importante città. Forse per i due coniugi era soltanto un viaggio di interesse commerciale, ma è significativo che l'abbiano fatto con l'apostolo. Ad Efeso non solo interessi professionali e 'business' ma anche catechesi approfondita nientemeno che ad un giudeo di Alessandria, convertito, molto abile e versato nelle Scritture, ma… con qualche lacuna di carattere storico e teologico su Gesù Cristo. Priscilla e Aquila lo ascoltarono bene e constatata la incompletezza del suo insegnamento, lo invitarono a casa loro… per completare la sua istruzione sul Cristo ed il suo vangelo. Una bella testimonianza di impegno evangelizzatore dei due.
Nella loro casa di Efeso ospitarono di nuovo l'apostolo Paolo nel suo terzo viaggio missionario, e, particolare importante, nella loro casa si riuniva una comunità cristiana della città (1 Cor 16,19), perché il frequentare la sinagoga si dimostrava sempre più problematico per l'opposizione che incontravano (At 19,9). Ecco quindi una nuova forma di impegno apostolico della coppia: offrire la loro casa che funzionasse quasi come una cappella dove pregare e celebrare l'Eucarestia.

E vissero santamente felici fino alla… morte

Dopo Efeso ritornarono di nuovo a Roma, probabilmente dopo la sommossa fomentata in città da un certo Demetrio (At 19,21) che temeva , con tutti quei convertiti al cristianesimo, di perdere il suo lucrativo 'business' delle statuette d'argento della dea Artemide.
Ed ecco i nostri Priscilla e Aquila di nuovo nella capitale imperiale, immaginiamo a riprendere il loro mestiere di fabbricare tende e teloni, e naturalmente a continuare il loro impegno cristiano nella comunità di Roma. Anche qui, nella loro casa, si riuniva una comunità di cristiani (Rm 16,3-5). Rimasero a Roma fino alla persecuzione di Nerone (64.65 d. C) quando scapparono ritornando di nuovo ad Efeso (2 Tim 4,19), sembra definitivamente.
Roma, Corinto, Efeso. Una vita movimentata, piena di viaggi, di rischi, persecuzioni, difficoltà e… di apostolato: sempre insieme, in tutto. Queste città devono molto a questa originalissima coppia di sposi cristiani delle origini.
Ma come e dove e sono morti? Non si sa con precisione. Molto probabilmente ad Efeso, ultima tappa dei loro viaggi commerciali e apostolici. Martiri? Non sappiamo. Anche se per giustificare una chiesa e le catacombe di S. Priscilla a Roma, qualcuno avanza l'ipotesi che siano morti martiri sotto Nerone. Il Sinassario Costantinopolitano li commemora al 13 febbraio come "apostoli e martiri" ma non vi sono prove sufficienti. Il Martirologio Romano invece pone la loro memoria liturgica l'8 luglio, e non menziona il martirio, 'sposando' l'ipotesi che siano morti ad Efeso, visto che l'ultima citazione nel NT li pone proprio in questa città (2 Tm, 4,19). I Bollandisti (gruppo di studiosi gesuiti degli 'Atti dei Santi") dopo aver riferito le diverse ipotesi sulla loro fine, non si sbilanciano troppo, e, con molta sobrietà riferiscono l'elogio del Martirologio Romano, affermando, quasi a conclusione della questione: "A noi non consta niente di diverso, se non che i due coniugi vissero santamente fino alla fine della loro vita".
Direi che ce n'è abbastanza come conclusione: insieme tutta la vita, nella loro professione a fabbricare tende e teloni, e a 'lavorare' per il vangelo di Gesù Cristo vivendo santamente fino alla fine. Un vero esempio di coppia cristiana. Decisamente dobbiamo seguire il consiglio di Charles de Foucauld e imparare, come singoli o come coniugi, da Priscilla e Aquila.

Mario SCUDU sdb - Torino

*** Testi

1 - Dal Documento "Apostolato dei Laici" del Vaticano II (nn. 1, 2,3)
C'è nella Chiesa diversità di ministero ma unità di missione. Gli apostoli e i loro successori hanno avuto da Cristo l'ufficio di insegnare, reggere e santificare in suo nome e con la sua autorità. Ma anche i laici, essendo partecipi dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, all'interno della missione di tutto il popolo di Dio hanno il proprio compito nella Chiesa e nel mondo (5). In realtà essi esercitano l'apostolato evangelizzando e santificando gli uomini, e animando e perfezionando con lo spirito evangelico l'ordine temporale, in modo che la loro attività in quest'ordine costituisca una chiara testimonianza a Cristo e serva alla salvezza degli uomini. Siccome è proprio dello stato dei laici che essi vivano nel mondo e in mezzo agli affari profani, sono chiamati da Dio affinché, ripieni di spirito cristiano, esercitino il loro apostolato nel mondo, a modo di fermento….
2 - Dalla Catechesi di Papa Benedetto XVI del 7 febbraio 2007
"La tradizione agiografica posteriore ha conferito un rilievo tutto particolare a Priscilla, anche se resta il problema di una sua identificazione con un'altra Priscilla martire. In ogni caso, qui a Roma abbiamo sia una chiesa dedicata a Santa Prisca sull'Aventino sia le Catacombe di Priscilla sulla Via Salaria. In questo modo si perpetua la memoria di una donna, che è stata sicuramente una persona attiva e di molto valore nella storia del cristianesimo romano. Una cosa è certa: insieme alla gratitudine di quelle prime Chiese, di cui parla san Paolo, ci deve essere anche la nostra, poiché grazie alla fede e all'impegno apostolico di fedeli laici, di famiglie, di sposi come Priscilla e Aquila il cristianesimo è giunto alla nostra generazione. Poteva crescere non solo grazie agli Apostoli che lo annunciavano. Per radicarsi nella terra del popolo, per svilupparsi vivamente, era necessario l'impegno di queste famiglie, di questi sposi, di queste comunità cristiane, di fedeli laici che hanno offerto l'"humus" alla crescita della fede. E sempre, solo così cresce la Chiesa. In particolare, questa coppia dimostra quanto sia importante l'azione degli sposi cristiani. Quando essi sono sorretti dalla fede e da una forte spiritualità, diventa naturale un loro impegno coraggioso per la Chiesa e nella Chiesa. La quotidiana comunanza della loro vita si prolunga e in qualche modo si sublima nell'assunzione di una comune responsabilità a favore del Corpo mistico di Cristo, fosse anche di una piccola parte di esso. Così era nella prima generazione e così sarà spesso. Un'ulteriore lezione non trascurabile possiamo trarre dal loro esempio: ogni casa può trasformarsi in una piccola chiesa. Non soltanto nel senso che in essa deve regnare il tipico amore cristiano fatto di altruismo e di reciproca cura, ma ancor più nel senso che tutta la vita familiare, in base alla fede, è chiamata a ruotare intorno all'unica signoria di Gesù Cristo. Non a caso nella Lettera agli Efesini Paolo paragona il rapporto matrimoniale alla comunione sponsale che intercorre tra Cristo e la Chiesa (cfr Ef 5,25-33). Anzi, potremmo ritenere che l'Apostolo indirettamente moduli la vita della Chiesa intera su quella della famiglia. E la Chiesa, in realtà, è la famiglia di Dio. Onoriamo perciò Aquila e Priscilla come modelli di una vita coniugale responsabilmente impegnata a servizio di tutta la comunità cristiana. E troviamo in loro il modello della Chiesa, famiglia di Dio per tutti i tempi ".


*** Tratto dal volume:

MARIO SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 San
te e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino


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