S. Priscilla
(e il marito Aquila): collaboratori di san Paolo apostolo***
Impariamo
anche noi da Priscilla e Aquila
Corrono tempi difficili per molte
coppie di sposi. Infatti si parla sempre più spesso di coppie
che non si formano ma che stanno nell'ampio spazio della convivenza,
flessibile e non seriamente impegnativo. Di coppie con difficoltà
serie a causa della crisi economica ricorrente e delle troppe tasse,
che non tengono conto del nucleo familiare e del numero dei suoi
componenti, con l'inevitabile scoraggiamento a 'fare un figlio '.
Si parla anche spesso, troppo spesso, di coppie che sono 'scoppiate'
dopo breve tempo, che non hanno resistito alle difficoltà
della vita a due, alla prova cioè di un amore non delle grandi
occasioni ma quotidiano, amore che non era poi così saldo
e sincero, se è finito così presto. I matrimoni solo
'rose e fiori ' ogni giorno ed ogni notte, non esistono e non esisteranno
su questa terra (non sempre nemmeno nei romanzi rosa o simili).
Bisogna convincersi che ci vuole pazienza, molta pazienza, sempre,
giorno e notte. Altrimenti l'amore non cresce e non va avanti.
Nella Bibbia troviamo varie coppie di sposi che insieme hanno perseverato,
con la fede in Dio, percepito come uno di famiglia, con la preghiera,
crescendo così nel loro amore reciproco, fino a resistere
alla prova delle difficoltà (per esempio per mancanza di
figli) e dell'esilio o della persecuzione.
"Salutate Priscilla e Aquila,
miei collaboratori
"
Nel Nuovo Testamento mi ha sempre
fatto impressione l'elogio che S. Paolo, il grande apostolo di Gesù
Cristo, fa nel finale della sua monumentale Lettera ai Romani (c.
16). Nel lungo elenco di suoi collaboratori ai primi posti c'è
una coppia di sposi: Priscilla (chiamata altre volte Prisca) e Aquila
suo marito: Scrive Paolo: "Salutate Priscilla e Aquila, miei
collaboratori nel servizio di Gesù Cristo. Essi hanno rischiato
la loro testa per salvare la mia. Non io soltanto, ma anche tutte
le comunità dei credenti non ebrei devono esser loro grati.
Salutate anche la comunità che si raduna in casa loro".
Ma non è solo qui che questa coppia, così benemerita
per le prime comunità cristiane, viene nominata. Anche negli
Atti degli Apostoli si dice (At 18,1-4): "Dopo questi fatti,
Paolo lasciò Atene e andò a Corinto. In quella città
trovò un Ebreo che si chiamava Aquila, nato nella provincia
del Ponto. Con Priscilla sua moglie, era appena arrivato dall'Italia,
perché l'imperatore Claudio aveva espulso da Roma tutti gli
Ebrei. Paolo andò a casa loro e, siccome faceva lo stesso
mestiere, rimase con loro e li aiutava a fabbricare tende. Ogni
sabato però andava nella sinagoga, si metteva a discutere,
e cercava di convincere tutti, Ebrei e Greci.". E ancora (At
18,18-20): "Paolo rimase a Corinto ancora un po' di tempo.
Poi salutò i cristiani di quella città e si imbarcò
verso la provincia della Siria, insieme a Priscilla e Aquila
Quando arrivarono nella città di Efeso Paolo si separò
dai due coniugi". E più avanti: "A Efeso in quei
giorni arrivò un Ebreo, un certo Apollo, nato ad Alessandria
d'Egitto. Parlava molto bene ed era esperto nella Bibbia. Apollo
era già stato istruito nella dottrina del Signore; predicava
con entusiasmo e insegnava con esattezza quello che riguardava Gesù;
egli però conosceva soltanto il battesimo di Giovanni il
Battezzatore. Con grande coraggio Apollo cominciò a predicare
nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo sentirono parlare: allora
lo presero con loro e lo istruirono più accuratamente nella
fede cristiana". Ultima citazione di questi due coniugi la
troviamo in 1Cor 16,19: "Vi salutano molto nel Signore Aquila
e Priscilla, con la comunità che si raduna nella loro casa".
"Impariamo da Priscilla e Aquila"
Il Beato Carlo di Gesù (al
secolo Charles de Foucauld, 1858-1916), fondatore dei Piccoli Fratelli
del S. Cuore, ha scritto: "Bisogna fare anche oggi come quei
due di allora, bisogna imparare da Priscilla e Aquila". Che
cosa dobbiamo imparare? Certamente il loro coraggio e il loro impegno,
come coppia di sposi sempre insieme anche nel far conoscere il Vangelo.
Non erano apostoli, o discepoli degli apostoli, in altre parole
non aveva una patente ufficiale per annunciare il Vangelo. Erano
una coppia di sposi, quindi laici, del popolo non del clero, ma
interpretarono bene il loro essere sposi cristiani facendo conoscere
la figura di Cristo ad altre persone, tutto con sollecitudine e
impegno. Non si chiusero nel loro privato familiare e professionale
(erano fabbricatori di tende e tendoni civili), preoccupati e concentrati
solamente sul 'business' della loro piccola ma fiorente azienda
familiare. Hanno preso sul serio anche il loro essere cristiani,
e questo insieme come marito e moglie. Erano una coppia conosciuta
da molte comunità cristiane del tempo di san Paolo, per questo
il grande apostoli scrisse che "tutte le comunità dei
credenti gli devono essere grati" (Rm 16,).
Priscilla e Aquila: alcune volte Priscilla è nominata prima
del marito, segno della grande stima che lei godeva, e anche, forse,
perché poteva essere stata un po' la 'leader' della coppia.
Di questa coppia così giustamente esaltata si hanno alcuni
elementi sicuri. Erano Ebrei convertiti appartenenti alla prima
comunità cristiana di Roma, la capitale imperiale. E questo
pone un piccolo interrogativo, anche interessante. C'era già
una comunità cristiana a Roma prima ancora dell'arrivo di
Paolo e di Pietro nella città, dove poi moriranno poi martiri
per Cristo durante la persecuzione del folle imperatore Nerone.
Questi nella sua lucida follia aveva addossato la colpa dell'incendio
della città proprio ai cristiani (64-66 d. C.), mentre lo
scrittore latino Svetonio accusa proprio lui, l'imperatore. Prima
dei due grandi apostoli quindi a Roma si parlava già di Gesù
Cristo. E chi lo faceva? Certamente erano dei laici, arrivati da
altre città dell'oriente, che non hanno resistito a far conoscere
la propria fede appena abbracciata. I nostri due erano di questi,
anche se non si sa cono precisione se siano diventati cristiani
già a Roma o prima del loro arrivo nella città.
S. Paolo li ha conosciuti a Corinto, dove Priscilla ed il marito
si erano rifugiati dopo la cacciata di tutti gli Ebrei, convertiti
al cristianesimo o no, dalla capitale, per "supposti disordini"
che accadevano "impulsore Chresto", cioè per istigazione
di un certo Chresto. C'è un riferimento a Cristo (quindi
graficamente sbagliato il nome) o a un personaggio di nome Cresto?
Gli esperti discutono ancora oggi, lasciamoli
'lavorare'.
Disordini o accese discussioni che avvenivano probabilmente nelle
sinagoghe e fuori di esse, tra gli ebrei fedeli solo a Mosè
ed ebrei convertiti a Cristo. Per tagliare corto e prevenire ribellioni
vere e proprie, così credeva, l'imperatore Claudio li fece
espellere nell'anno 49 d.C. Via da Roma, tutti gli ebrei convertiti
o no.
Da Roma a Corinto
. ad Efeso
Forse il loro 'business' di fabbricatori
di tende (o lavoratori del cuoio) consigliava a Priscilla e Aquila
la scelta di una grande città per poter continuare a lavorare
in pace. Corinto lo era, ed aveva anche un grande e fiorente porto,
collegato con tutto l'impero. Una città ideale ed importante.
Così importante che anche Paolo l'aveva messa in conto nei
suoi giri missionari. Vi arrivò infatti nell'anno 50 circa.
Proprio quando Priscilla ed Aquila si trovavano già in città.
Dice il proverbio latino "Similes cum similibus", e funzionò
anche in questo caso: anche Paolo era un fabbricatore di tende.
Suo padre fabbricava tende, sembra, anche per l'esercito romano.
E probabilmente per i suoi meriti lavorativi fu insignito della
cittadinanza romana. Un privilegio di cui Paolo era molto fiero,
avvalendosi di tutti i diritti che questo comportava. Lo affermò
con orgoglio di esserlo fin dalla nascita, proprio davanti al comandante
romano della Fortezza Antonia a Gerusalemme (At 22, 22-29).
Fu proprio qui che Paolo conobbe Priscilla ed Aquila, lavorò
con loro per mantenersi e non essere di aggravio a nessuno, andando
addirittura ad abitare con loro, certamente invitato dalla coppia.
Non solo a collaboravano a far conoscere il Vangelo, ma ospitando
Paolo che di questa predicazione della Buona Novella aveva fatto
il proprio impegno di vita.
Quando poi Paolo terminata la sua missione a Corinto volle tornare
in Siria, ebbe come compagni di viaggio proprio Priscilla e Aquila
fino ad Efeso, altra importante città. Forse per i due coniugi
era soltanto un viaggio di interesse commerciale, ma è significativo
che l'abbiano fatto con l'apostolo. Ad Efeso non solo interessi
professionali e 'business' ma anche catechesi approfondita nientemeno
che ad un giudeo di Alessandria, convertito, molto abile e versato
nelle Scritture, ma
con qualche lacuna di carattere storico
e teologico su Gesù Cristo. Priscilla e Aquila lo ascoltarono
bene e constatata la incompletezza del suo insegnamento, lo invitarono
a casa loro
per completare la sua istruzione sul Cristo ed
il suo vangelo. Una bella testimonianza di impegno evangelizzatore
dei due.
Nella loro casa di Efeso ospitarono di nuovo l'apostolo Paolo nel
suo terzo viaggio missionario, e, particolare importante, nella
loro casa si riuniva una comunità cristiana della città
(1 Cor 16,19), perché il frequentare la sinagoga si dimostrava
sempre più problematico per l'opposizione che incontravano
(At 19,9). Ecco quindi una nuova forma di impegno apostolico della
coppia: offrire la loro casa che funzionasse quasi come una cappella
dove pregare e celebrare l'Eucarestia.
E vissero santamente felici fino
alla
morte
Dopo Efeso ritornarono di nuovo a
Roma, probabilmente dopo la sommossa fomentata in città da
un certo Demetrio (At 19,21) che temeva , con tutti quei convertiti
al cristianesimo, di perdere il suo lucrativo 'business' delle statuette
d'argento della dea Artemide.
Ed ecco i nostri Priscilla e Aquila di nuovo nella capitale imperiale,
immaginiamo a riprendere il loro mestiere di fabbricare tende e
teloni, e naturalmente a continuare il loro impegno cristiano nella
comunità di Roma. Anche qui, nella loro casa, si riuniva
una comunità di cristiani (Rm 16,3-5). Rimasero a Roma fino
alla persecuzione di Nerone (64.65 d. C) quando scapparono ritornando
di nuovo ad Efeso (2 Tim 4,19), sembra definitivamente.
Roma, Corinto, Efeso. Una vita movimentata, piena di viaggi, di
rischi, persecuzioni, difficoltà e
di apostolato: sempre
insieme, in tutto. Queste città devono molto a questa originalissima
coppia di sposi cristiani delle origini.
Ma come e dove e sono morti? Non si sa con precisione. Molto probabilmente
ad Efeso, ultima tappa dei loro viaggi commerciali e apostolici.
Martiri? Non sappiamo. Anche se per giustificare una chiesa e le
catacombe di S. Priscilla a Roma, qualcuno avanza l'ipotesi che
siano morti martiri sotto Nerone. Il Sinassario Costantinopolitano
li commemora al 13 febbraio come "apostoli e martiri"
ma non vi sono prove sufficienti. Il Martirologio Romano invece
pone la loro memoria liturgica l'8 luglio, e non menziona il martirio,
'sposando' l'ipotesi che siano morti ad Efeso, visto che l'ultima
citazione nel NT li pone proprio in questa città (2 Tm, 4,19).
I Bollandisti (gruppo di studiosi gesuiti degli 'Atti dei Santi")
dopo aver riferito le diverse ipotesi sulla loro fine, non si sbilanciano
troppo, e, con molta sobrietà riferiscono l'elogio del Martirologio
Romano, affermando, quasi a conclusione della questione: "A
noi non consta niente di diverso, se non che i due coniugi vissero
santamente fino alla fine della loro vita".
Direi che ce n'è abbastanza come conclusione: insieme tutta
la vita, nella loro professione a fabbricare tende e teloni, e a
'lavorare' per il vangelo di Gesù Cristo vivendo santamente
fino alla fine. Un vero esempio di coppia cristiana. Decisamente
dobbiamo seguire il consiglio di Charles de Foucauld e imparare,
come singoli o come coniugi, da Priscilla e Aquila.
Mario
SCUDU sdb - Torino
*** Testi
1 - Dal Documento "Apostolato dei Laici" del Vaticano
II (nn. 1, 2,3)
C'è nella Chiesa diversità di ministero ma unità
di missione. Gli apostoli e i loro successori hanno avuto da Cristo
l'ufficio di insegnare, reggere e santificare in suo nome e con
la sua autorità. Ma anche i laici, essendo partecipi dell'ufficio
sacerdotale, profetico e regale di Cristo, all'interno della missione
di tutto il popolo di Dio hanno il proprio compito nella Chiesa
e nel mondo (5). In realtà essi esercitano l'apostolato evangelizzando
e santificando gli uomini, e animando e perfezionando con lo spirito
evangelico l'ordine temporale, in modo che la loro attività
in quest'ordine costituisca una chiara testimonianza a Cristo e
serva alla salvezza degli uomini. Siccome è proprio dello
stato dei laici che essi vivano nel mondo e in mezzo agli affari
profani, sono chiamati da Dio affinché, ripieni di spirito
cristiano, esercitino il loro apostolato nel mondo, a modo di fermento
.
2 - Dalla Catechesi di Papa Benedetto XVI del 7 febbraio 2007
"La tradizione agiografica posteriore ha conferito un rilievo
tutto particolare a Priscilla, anche se resta il problema di una
sua identificazione con un'altra Priscilla martire. In ogni caso,
qui a Roma abbiamo sia una chiesa dedicata a Santa Prisca sull'Aventino
sia le Catacombe di Priscilla sulla Via Salaria. In questo modo
si perpetua la memoria di una donna, che è stata sicuramente
una persona attiva e di molto valore nella storia del cristianesimo
romano. Una cosa è certa: insieme alla gratitudine di quelle
prime Chiese, di cui parla san Paolo, ci deve essere anche la nostra,
poiché grazie alla fede e all'impegno apostolico di fedeli
laici, di famiglie, di sposi come Priscilla e Aquila il cristianesimo
è giunto alla nostra generazione. Poteva crescere non solo
grazie agli Apostoli che lo annunciavano. Per radicarsi nella terra
del popolo, per svilupparsi vivamente, era necessario l'impegno
di queste famiglie, di questi sposi, di queste comunità cristiane,
di fedeli laici che hanno offerto l'"humus" alla crescita
della fede. E sempre, solo così cresce la Chiesa. In particolare,
questa coppia dimostra quanto sia importante l'azione degli sposi
cristiani. Quando essi sono sorretti dalla fede e da una forte spiritualità,
diventa naturale un loro impegno coraggioso per la Chiesa e nella
Chiesa. La quotidiana comunanza della loro vita si prolunga e in
qualche modo si sublima nell'assunzione di una comune responsabilità
a favore del Corpo mistico di Cristo, fosse anche di una piccola
parte di esso. Così era nella prima generazione e così
sarà spesso. Un'ulteriore lezione non trascurabile possiamo
trarre dal loro esempio: ogni casa può trasformarsi in una
piccola chiesa. Non soltanto nel senso che in essa deve regnare
il tipico amore cristiano fatto di altruismo e di reciproca cura,
ma ancor più nel senso che tutta la vita familiare, in base
alla fede, è chiamata a ruotare intorno all'unica signoria
di Gesù Cristo. Non a caso nella Lettera agli Efesini Paolo
paragona il rapporto matrimoniale alla comunione sponsale che intercorre
tra Cristo e la Chiesa (cfr Ef 5,25-33). Anzi, potremmo ritenere
che l'Apostolo indirettamente moduli la vita della Chiesa intera
su quella della famiglia. E la Chiesa, in realtà, è
la famiglia di Dio. Onoriamo perciò Aquila e Priscilla come
modelli di una vita coniugale responsabilmente impegnata a servizio
di tutta la comunità cristiana. E troviamo in loro il modello
della Chiesa, famiglia di Dio per tutti i tempi ".
***
Tratto dal volume:
MARIO
SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 Sante
e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino
Visita Nr.