S. Rosa
da Lima (1585-1617), prima santa latinoamericana***
Bella
come una rosa e
buona come il pane
Il signor Gaspar con la moglie Maria
e la numerosa famiglia erano a tavola, serviti amorevolmente da
una donna india che prestava servizio presso di loro. Si chiamava
Mariana. Ad un tratto, guardando Isabella, una delle figlie, esclamò:
"Sei bella come una rosa". Era un complimento, un bel
complimento, udito dai presenti. Tutti d'accordo: Isabella era veramente
bella. La madre Maria lo sapeva e ne era orgogliosa. Quel complimento
spontaneo e sincero fatto da quella donna semplice che le cambiò
il nome (confermato poi al momento della cresima stessa ricevuta
dal vescovo di Lima Toribio de Mongrovejo (santo). Sua madre infatti
cominciò a chiamarla
Rosa. Più tardi, entrando
nel Terzo Ordine di S. Domenico, si farà chiamare Rosa di
S. Maria. Ma lei che era bella come una rosa, diventerà,
crescendo, anche 'buona come il pane': sarà una santa. Ed
è passata alla storia della chiesa latino americana e della
Chiesa Cattolica come la prima santa di quel continente: S. Rosa
da Lima. Fu infatti canonizzata dal papa Clemente X il 12 aprile
1671, insieme a S. Giovanni della Croce, dottore della Chiesa. Il
papa, un po' riluttante a questo passo, sembra che si sia persuaso,
quando cadde su di lui una abbondante pioggia di rose
E chi
poteva essere la 'mandante' se non la Beata Rosa da Lima? E' stata
anche proclamata patrona del Perù, di tutto il Sud America
e anche delle Filippine. E' pure invocata e pregata come protettrice
dei fiorai e dei giardinieri.
Frutti di santità dal Nuovo
Mondo
Ha scritto papa Giovanni Paolo II
(santo): "L'America ha visto una fioritura di santità
fin dall'inizio della sua evangelizzazione. E' il caso di S. Rosa
da Lima (1586-1617), "il primo fiore della santità nel
Nuovo Mondo"... Dopo di lei, il santorale americano è
cresciuto fino a raggiungere la sua attuale estensione. La Chiesa,
canonizzando questi santi, vede in loro dei potenti intercessori
presso Gesù Cristo, sommo ed eterno Sacerdote, mediatore
tra Dio e l'uomo ... li vede come fratelli e sorelle che accompagnano
con sollecitudine fraterna, gli uomini e le donne della loro terra,
mentre, tra le gioie e le sofferenze, sono in cammino per l'incontro
definitivo con il Signore"
Durante la lotta della Riforma e Controriforma nel Vecchio Mondo,
la Provvidenza nella sua infinita saggezza, attraverso la scoperta
dell'America (1492), 'creava' un nuovo mondo, dando vita a una famiglia
di nazioni che in futuro avrebbe continuato la Tradizione apostolica
e romana della Chiesa Cattolica.
Fin dalla scoperta dell'America erano ormai migliaia le persone
che avevano attraversato l'Atlantico, con motivi spesso diversi:
per la conquista e il conseguente sfruttamento senza pietà
dei nuovi territori, per aprire nuove vie al commercio, per arricchire
se stessi e solo se stessi
Altri, non molti ma coraggiosi,
vi andavano per seminare il seme del Vangelo, cioè come missionari
per l'evangelizzazione di quell'immenso continente.
Così, il 20 Aprile 1586 a Lima, capitale del Perù
, nacque il primo fiore di santità che profumerà tutto
il Nuovo Mondo che diventerà S. Rosa da Lima. Era figlia
di Gaspar de Flores (che a Lima prestava servizio presso il viceré
del Perù), e di Maria de Oliva: una coppia con buoni principi
cristiani e socialmente non povera (almeno all'inizio). Fin da bambina
Rosa, guidata dai genitori, imparò a rispettare gli altri,
a valorizzare le cose importanti della vita e le realtà soprannaturali,
elementi questi che caratterizzeranno la sua spiritualità,
insieme alla purezza e al sacrificio. Fin da piccola ebbe anche
una grande propensione alla preghiera, alla riflessione, alla penitenza,
alla meditazione e alla contemplazione. Davanti alla natura, ai
fiori e in genere alla bellezza delle cose create lei vedeva un
riflesso della saggezza e della bontà di Dio per tutti i
suoi figli e figlie. In una specie di poesia da lei composto e che
ripeteva quasi come una preghiera scrisse: Mio caro Signore, quant'è
bello vedere nei fiori, e nel verde oscuro del frondoso ulivo, tutta
la vostra bellezza. Com'è dolce sapere che volete benedirmi,
e di giubilo il cuore riempirmi".
Crebbe anche con una grande devozione alla Madonna. Un giorno in
preghiera davanti all'immagine della Madonna, le parve che Gesù
Bambino le dicesse: " Rosa consacra a me tutto il tuo amore
". E Rosa cominciò a vivere solo per amare Gesù
Cristo, al quale consacrerà, con voto, la propria verginità.
Per questo motivo Rosa non fu mai interessata al matrimonio, anche
se le proposte, per vari anni, non le mancarono. Arrivò addirittura
non solo a non curare il proprio aspetto fisico, come fanno normalmente
le ragazze con la prospettiva del matrimonio per apparire belle
o più belle. Lei fece addirittura il contrario: per deturpare
la bellezza naturale tagliò i capelli biondi e volle portare
il volto coperto da un velo. Così poteva passare inosservata
e, pensava lei, non era motivo di 'tentazione'. Voleva concentrarsi
solo sull'amore a Gesù Cristo ed al vincolo del matrimonio
spirituale, assomigliando a Caterina da Siena (1347-1480) suo modello
spirituale.
Un segno dalla Vergine Maria
Rosa frequentava, a Lima, la chiesa
retta dai Domenicani e tramite loro imparò ad amare la Madonna
del Rosario e la santa di Siena (che fu Terziaria Domenicana).
A vent'anni, nel 1606, stava invece per decidere di diventare una
suora agostiniana e in ginocchio davanti all'immagine della Beata
Vergine le chiese di illuminarla se andare in un convento o no.
Ad un tratto si accorse che non riusciva più alzarsi dal
pavimento dove era inginocchiata. Chiamò il fratello per
aiutarla, ma nemmeno lui fu in grado di alzarla. Lei capì
che la volontà di Dio era diversa e disse alla Madonna :
"O Madre Celeste, Dio non vuole che io vada in un convento
, lascerò subito questa idea". Pronunciate queste parole
poté finalmente rialzarsi.
Chiese poi a Dio un po' di illuminazione e di mostrarle in quale
associazione religiosa doveva entrare. Improvvisamente cominciò
a vedere accanto a sé, ogni giorno, una farfalla in bianco
e nero, che le svolazzava davanti agli occhi. Con questo 'segno'
capì che doveva cercare un'associazione con un abito bianco
e nero. Appena scoprì che era il vestito delle donne del
Terzo Ordine di San Domenico, chiese subito di essere accettata
tra loro e così fu. Questo perché lei non si sentiva
di entrare in un convento come monaca tra le Clarisse: voleva rimanere
e servire Dio nel mondo, con il popolo di Dio.
Sapeva anche che la più famosa Terziaria dominicana era stata
S. Caterina da Siena: per questo motivo si propose di studiarla
e di imitarla. E ci è riuscita mirabilmente. Da quel momento
si vestì con un abito bianco e nero e con il velo sul capo,
come le Terziarie domenicane, e cominciò a partecipare alle
riunioni religiose. Rosa da Lima è rimasta anche famosa per
la sua 'sete' di penitenza durante tutta la sua vita. Ne fece tanta,
con privazioni crescenti, giornaliere e notturne, e tutto questo
non per un impulso patologico e masochistico ma come compartecipazione
alla Passione del Cristo Crocifisso. Era questa la sua parte di
sofferenza attiva.
Buona come il pane
.
Ma ci fu anche quella passiva che
dovette accettare, perché la sua famiglia, per investimenti
del padre, rivelatisi sbagliati, fu ridotta in povertà. Lei
allora si dette da fare per aiutare in casa: lavorò come
domestica, aiutò anche nei lavori in campagna come contadina,
ricamava, cuciva e tanti altri lavori. Ma questi non la distolsero
affatto dalle devozioni, dalle preghiere e penitenze quotidiane
che aveva deciso di fare.
Rosa trovava anche il tempo di visitare spesso i poveri e i malati
perché vedeva in loro il Cristo stesso sofferente e bisognoso
di assistenza: li accoglieva, li aiutava, li accudiva, li confortava.
Le fu anche concessa una stanza per poterli ospitare dove li 'curava'
con la sua preghiera al "doctorcito" cioè a Gesù
Bambino. Si occupava anche della loro evangelizzazione. Aveva inoltre
una particolare attenzione, materiale e spirituale, per gli indios
e per i negri: quando non poteva occuparsi lei stessa li raccomandava
ad altre persone sensibili e alle sue amiche. Contribuì anche
al sostentamento di un seminarista povero con le elemosine che lei
stessa raccoglieva (vendendo i fiori del suo giardino!) precorrendo
in un certo senso la Giornata per le Vocazioni. Con tutti era servizievole
e buona, gentile e sorridente. Alla gente co0mune non appariva più
'bella come una rosa' perché non curava il proprio 'look',
ma era diventata 'buona come il pane'. E tanti mangiarono avidamente
questo 'pane', diventando così testimoni della sua quotidiana
carità per il prossimo. Tutti rimasero affascinati dalla
sua presenza e carità operosa che cominciarono a chiamarla
'la santa'. Lei lo seppe e, per dominare la propria superbia che
poteva rinascere, aumentava le penitenze.
Questo suo impegno per i popolo semplice e povero è stato
considerato in seguito come il primo inizio dei "Servizi Sociali
del Perù". Carità attiva, precisa, continuativa
verso i bisognosi che contribuirono (più che le penitenze,
che in profondità le conosceva solo Dio ed esternamente pochi
altri) a renderla così popolare a Lima, subito dopo la sua
morte, ma non solo, a renderla ancora attuale oggi dopo tanti secoli.
Rosa fu insieme donna attiva e contemplativa
Rosa non fu solo un campione di penitenza
(e sono rari i santi e le sante colleghe che possono eguagliarla)
e di carità operosa verso il prossimo bisognoso. Dovette
soffrire non poco per i dubbi, le burla, l'ironia, l'incomprensione
e la persecuzione, gli scherzi e le prese in giro anche di parenti
e conoscenti per la sua vita così penitente e caritatevole.
Lei non entrò in crisi e seppe sopportare tutto con tranquillità
e serenità di spirito. Anche questa è santità.
I confessori, che le furono di aiuto nel suo itinerario spirituale,
testimonieranno non solo la sua grande ascesi ma anche i doni e
le esperienze mistiche che lei ebbe. Come in tutte le belle storie
di santità, è inutile ricordarlo ma anche il diavolo
fece la sua parte per tormentarla e tentarla. Rosa lo affrontò
vigorosamente, non cedette rimanendo fedele ai propositi e alle
penitenze.
Una volta che voleva cambiare il tavolo che le serviva come letto
per qualcosa di più comodo, guardando il Crocifisso, questi
le sembrò che le dicesse: "La mia croce era molto più
dura". Ed un'altra volta quando protestò amorevolmente
con Gesù Cristo per tutte le difficoltà che incontrava,
dicendogli: "Signore, dove eri tu quando mi hai lasciata in
mezzo a queste terribili tempeste?". Le sembrò udire
la risposta: "Io non ero lontano. Stavo con te, nel tuo spirito,
dirigendoti perché la barca della tua anima non soccombesse
in mezzo alla tempesta".
L'amore di Dio, la vicinanza del Cristo, la preghiera alla Madonna
le erano sufficienti, anche quando sperimentò i difficili
momenti della 'notte dello spirito'.
Dal 1609 fin quasi alla morte (1617) visse come una reclusa, in
una cella: lavorava, pregava, faceva penitenza, meditava a lungo,
recitando i nomi del Signore secondo la Bibbia. Lesse anche l'opera
di S. Giovanni della Croce. E Dio nella sua bontà le concesse
visioni ed esperienze soprannaturali. Per lungo tempo fu tormentata
da molte malattie e quando qualcuno la criticò per la sua
troppo penitenza, ella rispose: "Se uno sapesss quanto è
bello avere l'anima senza peccato , sarebbe disposto a subire qualsiasi
martirio al fine di mantenere l'anima in grazia di Dio ". Nei
suoi ultimi mesi una volta esclamò: "Non ho mai pensato
che una persona potesse soffrire così tanto, quanto sto soffrendo
io. Ma Gesù Cristo mi dà coraggio per sopportare qualsiasi
cosa ". Grande fu il suo amore all'Eucaristia per cui una volta
affermò: "Quando faccio la comunione mi pare che un
sole scenda nel mio petto". Quel fuoco spirituale era così
forte e vivo che le traspariva a volte all'esterno sotto forma di
aureola.
Quando una flotta olandese, con navi cariche di protestanti ugonotti
e arrabbiati anticattolici approdò a Lima, Rosa corse alla
chiesa e ivi restò di guardia al tabernacolo, per impedire
anche con la vita, la eventuale profanazione dell'Eucaristia.
Negli ultimi tre anni, presagendo il giorno della propria fine,
in occasione della festa di S. Bartolomeo (24 agosto) lei passava
tutta la giornata in preghiera. E quando le chiesero perché
quello strano comportamento proprio in quel giorno, lei rispondeva:
"E ' la festa a San Bartolomeo, che è sempre vicino
al mio Redentore Gesù Cristo. E perché questo è
il giorno delle mie nozze eterne". E capirono quando arrivò
veramente il 24 agosto 1617, il giorno del suo matrimonio eterno
con il suo Sposo, Gesù Cristo. Le sue ultime parole furono:
"Gesù, Gesù resta con me".
Rosa era morta e cominciava in quel momento la sua spirituale "conquista"
dell'America. Il ricordo infatti della sua carità e santità
(insieme alle grazie e miracoli ottenuti per sua intercessione),
continuarono nei secoli. E non solo in America Latina.
Lei aveva detto tante volte, anche da ragazza: "Gesù
è la mia forza, la preghiera il mio baluardo, la fede la
mia difesa". Fu un po' il programma che Rosa da Lima seguì
tutta la vita e che suggerisce anche a noi a distanza di tanti anni.
E se ci facessimo un pensierino? (Collaborazione della D.ra Josephine
Modesto Suero, Santo Domingo).
Mario
SCUDU sdb - Torino
*** Testi
"Il Salvatore levò la voce e disse: - "Tutti sappiamo
che la grazia segue alla tribolazione, intendano che senza il peso
della afflizioni non si giunge al vertice della grazia, comprendano
che quanto cresce l'intensità dei dolori, tanto aumenta la
misura dei carismi. Nessuno erri né si inganni; questa é
l'unica vera scala del paradiso, e al di fuori della croce non c'é
altra via per cui salire al cielo."
Udite queste parole, mi sentii spinta a scendere in piazza per gridare
a tutti, qualunque fosse la loro età, il sesso e la condizione:
Ascolta, popolo; ascoltiamo, genti tutte. Da parte di Cristo e con
parole della sua stessa bocca vi avverto che non si riceve grazia
senza soffrire afflizioni. E' necessario che dolori si aggiungano
a dolori per conseguire l'intima partecipazione alla natura divina,
la gloria dei figli di Dio e la perfetta bellezza dell'anima. Questo
stesso stimolo mi spingeva fortemente a predicare la bellezza della
grazia divina, mi tormentava e mi faceva sudare ed anelare. Mi parve
che l'anima non potesse più trattenersi nel carcere del corpo,
ma che la prigione dovesse rompersi, ed essa, libera e sola, con
più agilità, se ne andasse per il mondo gridando:
Oh se i mortali conoscessero che gran cosa é la grazia, quanto
é bella, quanto nobile e preziosa, quante ricchezze nasconde
in sé, quanti tesori, quanta felicità e delizie! Senza
dubbio andrebbero essi stessi alla ricerca di fastidi e pene; andrebbero
questuando molestie, infermità e tormenti invece che fortune,
e ciò per conseguire l'inestimabile tesoro della grazia.
Questo é l'acquisto e l'ultimo guadagno della sofferenza
ben accettata. Nessuno si lamenterebbe della croce e dei dolori,
che gli toccano in sorte, se conoscesse con quali bilance vengono
pesati nella distribuzione fra gli uomini." (Dagli "Scritti"
di S. Rosa da Lima).
***
Tratto dal volume:
MARIO
SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 Sante
e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino
Visita Nr.