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9 luglio: SANTA VERONICA GIULIANI
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S. Veronica Giuliani (1660-1727), monaca e mistica cappuccina ***

Innamorata di Cristo e 'mezzana' tra Dio e i peccatori

E' una delle grandi donne della Chiesa Cattolica: non solo una santa che ha avuto esperienze mistiche travolgenti, ma che è stata proposta anche come Dottore della Chiesa (1980) a far compagnia alle illustri colleghe come Caterina da Siena, Teresa d'Avila, Teresa di Lisieux, Ildegarda di Bingen.
E' considerata la più grande mistica del 1600-1700. Attraverso il suo ponderoso Diario (definito "poema del dolore e dell'amore") Veronica ci può insegnare come percorrere la strada della vita spirituale, ci può chiarire le idee sui fondamenti delle nostre decisioni (che deve essere basate solo e sempre sull'amore per Dio e il prossimo). Ci mostra una metodologia per il nostro vivere che deve essere basato sulla pazienza in tutte le circostanze. Ci dà una spinta, suadente e decisa, per condurre anche noi un'esistenza vissuta come una vera pro esistenza. Lei lo fece sull'esempio supremo di Cristo, il suo "grande Amore". Veronica visse la vita, con tutte le sofferenze e umiliazioni, come mediatrice (o "mezzana") per la salvezza dei peccatori e per la liberazione delle anime del Purgatorio. Scrisse nel suo Diario: "Dicevo: anime, anime, Signore".
La sua vita, come la vita di altre sante gratificate da Dio con esperienze mistiche, non è stata semplice. L'incontro 'ravvicinato' con Dio di tipo soprannaturale, attraverso queste esperienze, non è mai indolore, anzi 'complica' parecchio la vita di tutti i giorni. E possiamo dire che la sua è stata decisamente complessa con vari aspetti ed elementi che a noi moderni danno difficoltà e, forse, lasciano perplessi. Un esempio: i fenomeni mistici precoci (già da bambina), che non sono per tutti o meglio che Dio liberamente non concede a tutti. Secondo elemento: il grande accento che nella sua vita si pone sulle parole: patire, soffrire, sacrificio, rinuncia, immolazione, croce, passione e terminologia simile. Non dimentichiamo una delle sue affermazioni chiave, interpretative di tutto il suo itinerario spirituale e mistico: "Soffrire è la chiave dell'amore". Alla base di tutto per Veronica rimane l'amore a Dio e l'amore a Cristo, il suo vero e unico Sposo, visto come Crocifisso Risorto, e nella compartecipazione alla sua Passione. Non si tratta naturalmente di un soffrire di natura o genesi patologica e masochistica: la Chiesa certo non l'avrebbe dichiarata santa. Ella si pone invece sulla scia di Francesco Saverio (1552) che diceva: "Più sofferenze, più sofferenze" e con Francesco, il Poverello d'Assisi che ripeteva: "Le croci e i patimenti sono gioie e sono contenti".
Tutte le sofferenze e la compartecipazione mistica alle sofferenze di Cristo nella Passione era fonte di grande dolore fisico. Veronica soffriva tutto nel suo corpo. Ma queste sofferenze fisiche non avevano importanza per lei in confronto all'amore che dimostrava nella compassione con Cristo sofferente. Anzi le desiderava sempre e con maggiore intensità, accettando e donando tutto, nell'amore, per la conversione dei peccatori. Questo è un aspetto che lascia molto perplesso l'uomo moderno, salutista e ipersensibile al proprio aspetto fisico. Non per niente oggi si parla sempre e con insistenza di "Wellfare, wellbeing, wellness, fitness, lifting" ecc. La lista del salutismo post moderno si allunga sempre di più e si aggiorna. La sofferenza è bandita a tutti i livelli. Il corpo è il vero idolo. E in fondo a tutto questo c'è una precisa ideologia: quella dell'uomo che rifiuta o è indifferente all'orizzonte trascendente. L'uomo vive di solo pane, cioè solo di realtà terrene e immanenti. Il resto o non c'è o non conta.

La ferita del Costato di Cristo "luogo d'amore"

Orsola nacque nel 1660 non lontano da Pesaro, in una famiglia benestante. Già da bambina dimostrò una grande propensione alle cose spirituali. Ebbe anche una visione di Gesù Bambino, che la segnò per sempre. Sua madre la lasciò orfana a soli quattro anni e prima di morire assegnò alle sue figlie una piaga del Cristo della Passione. Ad Orsola diede quella del costato perché "imparasse ad amare Gesù Crocifisso giacché il sito in cui la collocava era luogo d'amore". Questo 'incarico' da parte della madre sviluppò nella bambina la sua attrazione e devozione per i Crocifissi che vedeva e che venerava. Ed un giorno, come descrisse in seguito nel suo Diario, il Crocifisso "staccò un braccio dalla croce" e "l'abbracciò strettamente per molto tempo".
Orsola intanto cresceva spiritualmente e fisicamente, ed aveva già da ragazza la testa e l'interesse ben piantati su ciò che per lei erano la priorità assoluta: le cose di Dio. Era già una bella ragazza e, come sempre accade, non passava inosservata. Ma lei voleva farsi monaca, una prospettiva questa che il padre assolutamente non condivideva. Anzi la osteggiò in tutti i modi: regalo di bei vestiti, servitori a sua disposizione, feste, balli e giochi, la compagnia di altri rampolli suoi pari con gli occhi dolci verso di lei, che cominciarono a corteggiarla. Tutto inutile. Orsola aveva, come si dice, la testa altrove, non in quelle cose belle ma solo terrene, attraenti ma alla lunga perdenti.
Finalmente arrivò l'assenso paterno ed Orsola entrò in un monastero di rigida osservanza, le Cappuccine di Città di Castello. Nel 1677 ricevette l'abito da religiosa ed un nome nuovo, programmatico: Veronica. Chiese poi a Gesù Crocifisso che le apparve in visione, come lei scrisse, " la grazia che mi tenesse sempre crocifissa con lui". Una grazia molto originale e coraggiosa, che, a quanto si evince dalla sua biografia, le fu accordata, segno che la chiedeva con sincerità.
Nel 1681 ebbe una grande e straordinaria esperienza mistica. Gesù Cristo le apparve "tutto piagato e coronato di spine" e lei che lo implorava "Signore mio, venite a me, datemi cotesta corona di spine acciò che le punture delle spine siano voci per me per dirvi quanto io voglio amarvi". E proprio una spina della Corona si posò sul capo di Veronica, con grande dolore fisico e gonfiore del capo. Le consorelle allarmate chiamarono anche il medico.
Nel 1694 altra esperienza: la cerimonia dello sposalizio mistico. Le apparve il Cristo, attorniato dalla Madonna insieme a Caterina da Siena e Rosa da Lima. Fu poi il 5 aprile 1697 che stringendo fra le mani il Crocifisso così lo pregò: "O sposo mio, crocifiggetemi con voi… Ora è tempo… Cuore del mio cuore, e quando passerete, da banda a banda, questo vostro cuore?". Lei stessa descrisse questa esperienza nel suo Diario, che aveva cominciato a scrivere, per ordine del confessore, dal 1693. Gli strumenti della passione, come raggi di luce, le trafissero il cuore, le mani, i piedi: "Io sentii un grande dolore; ma nel medesimo dolore vedevami e sentivami tutta trasformata in Dio… Il Signore mi confermò per sua sposa e mi consegnò a sua Madre". Veronica, 'pazza d'amore' per Cristo, fino a desiderarne le sofferenze nella propria carne e partecipare così alla Passione per la redenzione dell'umanità. La sua quindi è una vera storia d'amore per Cristo, non certo un soggetto da cura in qualche centro di igiene mentale o una candidata alla cura psicoanalitica.

L'ombra indagante del Santo Uffizio

Non fu tutto facile, per niente. I fenomeni mistici li viveva lei… ma tutt'intorno non si era poi così convinti. Veronica, nella sua vita non solo accettò su di sé le sofferenze della Passione di Cristo, e tutto per amore di Cristo, ma dovette portare anche altre croci, umane, molto umane. Come quella per esempio di uno dei suoi confessori che la credeva indemoniata perciò la strapazzò, la umiliò sottoponendola a penitenze esagerate e ripugnanti. Puntualmente descritte nel suo Diario.
Veronica superava tutte le prove senza lamentarsi e accusare gli altri, quando ne avrebbe avuto tutte le ragioni.
Da Vaticano si mosse anche la gerarchia ecclesiastica: voleva vederci chiaro in tutte quelle esperienze mistiche e cose simili. Furono sottoposte ad esami accurati le sue stigmate e a varie restrizioni. Fu poi informato anche il S. Uffizio, e le cose si misero male aumentando le sue umiliazioni. Questo infatti obbligò Veronica a sottoporsi a prolungati esami di medici e di chirurghi. Venne anche deposta dall'ufficio di maestra delle novizie, fu segregata in infermeria e fu privata dal diritto di eleggere e di essere eletta per vari anni. Quante prove umilianti! Questo "interesse" del S. Uffizio per Veronica e la sua esperienza mistica durò addirittura 17 anni. E non fu certo piacevole per lei. Ma tutto questo erano solo piccole sofferenze che lei era disposta ad accettare per amore di Dio, per i peccatori e per la loro conversione.
Ma la verità (e la santità) di Veronica a poco a poco fu ristabilita. Fu prosciolta dall'accusa di stregoneria e di essere indemoniata, di essere una malata mentale e di fingere … spiritualmente. E così nel 1703 venne riconfermata maestra delle novizie (fino alla morte), ufficio nel quale dimostrò grande saggezza e intuito pedagogico. Finalmente nel 1716 venne eletta Madre badessa. "Anche questo incarico lo tenne fino alla morte rivelandosi una superiora che sapeva farsi obbedire più con la dolcezza che con gli ordini perentori. E come ogni vera mistica, sapeva anche essere molto efficiente nei problemi quotidiani poiché la contemplazione insegna ed essere attenti ad ogni cosa, ad ogni accadimento, anche al più modesto. Costruì… un nuovo dormitorio, allestì vasche e fontane nell'orto e in cucina e fece arrivare l'acqua nel cortile del chiostro, per comodità dell'infermeria e degli ambienti di lavoro" (A. Cattabiani, Santi d'Italia, vol. II., pag. 915).
Veronica fu catturata per tutta la vita da Dio, dal mistero della Trinità, dal mistero dell'Eucaristia in cui Cristo che si dona salvare il mondo, dalla Passione di Cristo fino a provarla nel proprio corpo. Tutte cose che riguardavano Dio, la vita sua in Dio ed in Cristo, ma che non la resero una donna distratta o addirittura una monaca alienata o fredda e scorbutica verso il prossimo perché.. 'persa' in Dio. Tra le nuvole, come pensava qualcuno. Tutt'altro. Lei fu una donna paziente e saggia, pratica e pragmatica, tutta di Dio e tutta di Cristo, piena di amore a Dio e di servizio al prossimo. Con lo sguardo ed il pensiero rapito in Dio certamente, ma anche con gli occhi ben aperti e ben concentrati sulle necessità umane delle consorelle e sui problemi inerenti alla gestione del suo monastero. In altre parole: la sua vita, specialmente da badessa, è una bella smentita per quelli che vedono e classificano superficialmente le persone religiose, uno 'schiaffo' per quei filosofi e scrittori vari che, con troppa faciloneria e suponenza, deridono la religione e le cose spirituali come alienanti e distraenti dalle cose 'importanti' di quaggiù. Non fu certamente il suo caso: una mistica sì, ma con i piedi ben piantati sulla terra. Viveva di contemplazione di Dio e del Cristo, ma anche di continua amorevole azione per il prossimo.

"Mezzana" per intercedere Dio per i peccatori

Veronica non solo era una donna pazza per Dio e innamorata del Cristo, suo Sposo, ma era anche e totalmente un "donna per gli altri", in primis per le sue consorelle, per i peccatori tutti che voleva salvare 'aiutando' in questo 'lavoro' il Crocifisso, per le anime del Purgatorio. "Le mura della clausura non costituiscono impedimento per i sentire i palpiti del mondo con tutti i suoi problemi e affanni e donarsi a quanto vivono, operano, soffrono. Nella pratica del suo agire per gli altri dimostra come il "cuore non tolleri clausure", ma si allarghi e spazi negli orizzonti stessi di dio per essere come lui misericordiosi" (G. Oberto, in Dizionario di Mistica, Libreria Editrice Vaticana, pag. 1258).
Noi oggi non ricordiamo Veronica per i fenomeni ed esperienze mistiche straordinarie come visioni, estasi, levitazione, scrutamento dei cuori, profezie, stigmate ecc. ma per aver voluto seguire le parole di Cristo prendendole molto sul serio: "Chi vuol essere mio discepolo prenda la sua croce (ogni giorno) e mi segua" (Mc 8,34) e quelle di S. Paolo: "Non sono più io che vivo , è Cristo che vive in me" (Gal 2,20) e l'altra "Portate gli uni i pesi degli altri, e così adempirete la legge di Cristo" (Gal 6,2). Veronica ha seguito fedelmente la Legge di Cristo. Fu misticamente Sposa di Cristo, viveva di Lui e per Lui totalmente fino a compartecipare alle stesse sofferenze della Passione. Fu sua discepola portando la propria croce quotidiana e 'aiutando' il Cristo a portare la Sua Croce per l'umanità intera, come il vero Agnello di Dio "che prende su di sé il peccato del mondo" e tutte le sofferenze e ingiustizie della storia umana.
Qualche autore ha parlato di "mistica della riparazione" e di un marcato aspetto vittimale e riparatorio della sua spiritualità, quasi di una "missione sociale" per i peccatori e le anime del Purgatorio. E' la sua grande missione voluta da Cristo stesso ("Sì, ti ho eletta per questo offizio" scriverà nel Diario).
Ha scritto il teologo W. Kasper: "L'unione personale con Gesù Cristo significa partecipazione alla sua pro-esistenza, perciò la misericordia cristiana è in ultima analisi esistenza cristiana in rappresentanza….La sequela di Cristo include la comunione di vita e la comunione nella missione (Mc 3,14), alla fine significa anche comunione nel destino, nella passione e nella croce… come nel caso di Gesù Cristo, così questo con-morire con Cristo può arrivare sino alla sequela della croce e al dono della vita per amore suo (Mc 8,3 ss.)" (in W. Kasper, Misericordia, 2012, pag. 226).
Qui sta proprio la grandezza e l'attualità del suo messaggio: prendersi cura e prendere su di sé i pesi o le croci degli altri, come piccoli e umili agnelli di Dio che seguono il vero e grande Agnello di Dio.
"Cristo soffre in rappresentanza per il mondo. Soltanto la sua sofferenza è una sofferenza redentrice. Ma pure la comunità sa pure che la sofferenza del mondo ha bisogno di uno che la porti. Perciò alla sequela di Cristo la sofferenza cade su di lui ed egli la sopporta, mentre a sua volta è sorretto da Cristo". E' un pensiero profondo di Dietrich Bonhoeffer (teologo e pastore protestante, morto in un campo di concentramento nel 1945) che descrive bene l'itinerario spirituale di Veronica che, da vera discepola di Cristo, ha donato tutto a lui, seguendolo con la propria croce e per amore suo e unita a lui, prendendo su di sé i pesi e le sofferenze di tanti peccatori. E' un messaggio difficile ma molto importante, in una società dominata dall'individualismo esasperato e dall'egocentrismo imperante, diventato ormai ideologia.

Mario SCUDU sdb - Torino

*** Testi

1 - "In un subito si sente l'anima totalmente spogliata di tutto, tanto in ordine allo spirito come anche al temporale. Iddio le fa capire il suo annientamento e la sua impotenza … Essa non s'avvede se è in cielo o in terra. Si vede del tutto priva, e non ha pure un sussidio di potersi sollevare e le pare di esser priva di tutto… Io questo lo chiamo puro patire, perché qui non vi hanno che fare le potenze dell'anima, le quale non si possono adoperare in niente, qui non vi sono sentimenti, perché tutto pare sia fuor di noi; qui non vi han che fare i sensi, perché essi si vedono di già come morti. Non è opera da loro né tampoco da nessun altra creatura…" (Dal Diario).
2 - "Mi sentivo tutta ardente; abbruciavo e non vedevo fuoco, sentivo come consumarmi, e non sapevo come. Tutto ciò mi staccava da tutto: davanti solo brama di amare Dio. Altro non mi ricordo che io andassi dicendo se non che queste precise parole: o Amore, o amore! E più volte replicavo; o Amore! "(Dal Diario).
3 - "Signore mio, mi esibisco di vedere tutti i tormenti, le pene addosso a me, purché voi non siate offeso più da alcuno…
Mio Dio, altro non vi domando che la salvezza dei poveri peccatori. Convertiteli tutti a voi, tutti a voi. O Amore, o Amore! Mandatemi più pene, più tormenti, più croci, che sono contenta, purché le creature tornino a voi!" (Dal Diario).
4 - "Sii fedele a me con essere sollecitata di tirare tutte le anime a me, ed a convertire anime. Sì, ti ho eletta per questo offizio" (Gesù a Veronica in una visione).


*** Tratto dal volume:

MARIO SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 San
te e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino


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