28 AGOSTO: SANT'AGOSTINO, vescovo e
dottore della Chiesa:
L'AM0RE DELLA VERITA'
E
IL DOVERE DELL'AMORE
Oggi
nei mass media in genere e nella pubblicità in particolare
gli aggettivi superlativi si sprecano: tutti sono grandissimi,
bravissimi, famosissimi (vedi giocatori, cantanti, attori et
similia). Io ci andrei piano nel decretare il superlativo ad
un personaggio ancora vivente. Semplicemente perché non
ha ancora vinto lusura del tempo, che divora con molta
facilità miti e personaggi effimeri, che durano un anno
o addirittura una sola stagione se non pochi mesi.
Sul santo di questo mese, santAgostino,
gli aggettivi superlativi possiamo usarli tranquillamente: li
merita tutti. Anche perché ha sfidato il tempo, che tutto
consuma e molto dimentica. Agostino non è stato mai dimenticato
anzi... da 1600 anni il suo nome risuona solenne, sia nelle chiese,
dove è spesso citato, sia nelle aule universitarie (è
stato un filosofo) sia nelle scuole di teologia (è stato
un teologo). Ancora oggi ricordato, citato, ammirato, studiato,
confrontato, pregato. Diciamolo tranquillamente: è un
grandissimo dellumanità.
Giovanni Paolo II lo ha definito:
il padre comune dellEuropa cristiana... Un uomo incomparabile,
di cui un po tutti nella Chiesa e in Occidente ci sentiamo
discepoli e figli. Anche gli ultimi Papi lo hanno sempre
posto tra i sommi maestri della Chiesa. Agostino
è sì un padre e un dottore della Chiesa, ma la
sua influenza va al di là della sfera semplicemente ecclesiale.
È su tutta la cultura occidentale che Agostino ha esercitato
una influenza profonda, duratura e continua. Un parere autorevole
del filosofo Karl Jaspers: Agostino è la figura
più originale del pensiero cristiano e linfluenza
esercitata sul pensiero occidentale è la più vasta
di tutte.
Ha vinto brillantemente il
test del tempo. Perché? Perché ha saputo parlare
alluomo eterno che cè in tutti noi, a tutte
le sue componenti: è stato il contemporaneo di tutti.
Con una intensità riscontrabile in pochi casi, in
Agostino la dimensione esistenziale e quella affettiva si intrecciano
inestricabilmente con quella religiosa e con quella filosofica:
fede e ragione, ricerca della verità e conquista di essa,
invocazione e riflessione, lettura e dialogo, scrittura polemica
e preghiera appassionata, amore e amicizia, spirito e carne si
incontrano e si scontrano nella vita di Agostino, entrano in
conflitto, si compenetrano, si attraggono, si respingono, fino
a trovare una sintesi suprema nella pace interiore raggiunta...
(M. Schoepflin).
Un lungo
cammino di ricerca della verità
Questo autentico genio dellumanità
nacque nel 354 a Tagaste, nellattuale Algeria del nord,
da Monica, una donna cristiana e molto pia, e dal padre Patrizio,
che non era né luno né laltro.
Le grandi verità della fede cristiana fu solamente la
madre Monica a instillarle in Agostino, e bisogna dire che erano
così ben radicate che riemersero alla fine del lungo travaglio
spirituale ed esistenziale, culminato nella conversione dellanno
387 a Milano, quando ricevette il battesimo dalle mani del grande
vescovo Ambrogio.
Alcune date principali della
sua vita. Nel 371 faceva la prima tappa a Cartagine, con laiuto
dellamico Romaniano, per gli studi di retorica, mentre
nello stesso anno cominciava a convivere con una donna (qualcuno
dirà che è moderno anche in questo!). Non la sposerà
mai, anche se gli darà un figlio, Adeodato. Nel 374 tornò
a Tagaste come professore di retorica ma sua madre non lo accettò
più in casa, per via della convivenza con la donna e anche
perché nel frattempo aveva aderito alleresia manichea.
Nel 375 aprì una scuola di eloquenza a Cartagine. Aveva
grandi speranze, ma non ebbe vita facile: gli allievi erano dei
veri eversores oggi diremmo molto indisciplinati
o, se preferite, casinisti (qualche professore di
oggi dirà niente di nuovo).
Finalmente nel 383, il giovane
Aurelio Agostino, cittadino romano di famiglia africana, fece
il grande salto: Roma, la grande capitale, in cerca di un posto...
fisso, come professore di retorica. Non ebbe molta fortuna: lavori
saltuari, un po di precariato, e, anche qui, studenti non
proprio modello (disciplinati sì un po di più,
ma non pagavano). Oltre queste difficoltà dovette affrontare
anche una grave malattia.
Intanto continuava a frequentare
i manichei. Poi, nel 384, la svolta decisiva: è inviato
dal prefetto di Roma, Simmaco, a Milano come professore di eloquenza.
Qui lo raggiunse anche la madre Monica, che non lo perdeva mai
di vista, ed ebbe la fortuna di conoscere, in un incontro provvidenziale
e decisivo, il grande vescovo della città: Ambrogio.
Lanno 386 è quello decisivo, con le importanti letture
dei filosofi platonici e delle lettere di San Paolo che saranno
la scintilla ultima della conversione.
Un giorno mentre era nel giardino... sentì la voce di
un bambino che gli ripeteva: Tolle, lege, tolle, lege.
Prendi il libro e leggi. Aprì San Paolo dove dice: Comportiamoci
onestamente... non nelle ubriachezze e nellimpurità...
Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo... (Rm
13,13).
Agostino venne come folgorato da quella Parola, come San Paolo
sulla via di Damasco. Aveva trovato o forse meglio ri-trovato
(e questa volta accettato pienamente) Gesù Cristo come
il proprio Maestro, guida, mediatore, Redentore, Salvatore, Vita
e... amico.
Per Agostino questa era la
verità, la Verità ultima, e per lui Cristo solo
era lunica Via per arrivare a Dio (che è il sospiro
e il desiderio finale di ogni cuore umano: Ci hai fatti
per Te, e il nostro cuore è inquieto finché non
riposa in Te).
Era diventato di nuovo, dopo la lunga ricerca della verità,
cristiano cattolico. Era la vittoria della grazia di Dio, delle
incessanti preghiere e delle molte lacrime della madre Monica.
Ha scritto il padre Agostino Trapè, studioso di Agostino:
Il punto centrale, il più importante e il più
illuminante, della vita di Agostino è la sua conversione;
da essa dipende tutto il resto della vita, dipende perfino il
taglio del suo pensiero.
Quella sua implacabile insistenza
contro lo scetticismo, il materialismo, il razionalismo, quel
ritorno così frequente sui temi di ragione e fede, Dio
e luomo, libertà e grazia, Cristo e Chiesa, carità
e vita spirituale sono frutto della conversione, dove questi
grandi temi erano stati presenti e avevano trovato una soluzione
embrionale nellatto di fede. Studiare pertanto la conversione
di Agostino significa studiare il lungo, tortuoso, doloroso cammino
di un grande pensatore che fa e disfà i suoi pensieri
finché non ha trovato ciò che cercava. Le forze
che lo sospingevano erano due: lamore per la verità
e la verità dellamore o, più brevemente,
lamore per la verità amata e cercata con tutta lanima
(Il Maestro Interiore,
pag. 17).
Grande vescovo
e grande scrittore
Questa conversione portò
una cesura totale con la vita precedente. Addio alla carriera
di professore, addio alle prospettive di matrimonio (la donna
che gli era stata sempre vicino tornò in Africa). Lasciò
Milano per tornare in Africa. Ad Ostia, Agostino e Monica ebbero
unestasi, forse una visione del Paradiso.
La madre morì prima
di imbarcarsi.
Tornato a Tagaste, vendette parte dei suoi beni dando il ricavato
ai poveri, e si ritirò col figlio Adeodato e alcuni amici
a vita monastica. Nel 391 fu ordinato sacerdote, e poi nel 396
vescovo di Ippona. Incominciava così una prodigiosa attività
pastorale (in difesa della fede cattolica contro le varie eresie)
e di scrittore infaticabile (ricordiamo i numerosissimi Sermoni,
Sulla Trinità, Il Maestro, i Soliloqui, La Città
di Dio, le celeberrime Confessioni, e numerose altre opere).
Lattualità di
Agostino è indiscutibile. Parla alluomo doggi
e si fa ascoltare. Con la sua profondissima intelligenza ha gettato
fasci di luce ancora oggi positiva su coppie di termini apparentemente
opposti.
Il primo: rapporto tra ragione
e fede. Agostino esalta i due primati, luomo ha bisogno
di queste due ali se vuole andare lontano. Nella filosofia recente
si è proclamato la Morte di Dio... in nome delluomo.
Per Agostino bisogna scegliere tutte e due, non cè
alcuna dicotomia. Anzi in Dio luomo riconosce la verità
più profonda di se stesso (Ci hai fatti per Te).
Per Agostino luomo profondo non solo è capace di
Dio ma è anche bisognoso di Lui. Nei decenni passati era
in voga lo slogan: Cristo sì, Chiesa no. Niente
di nuovo: anche Agostino laveva proclamato e vissuto secoli
prima. Ma poi si era accorto che non si potevano scindere le
due realtà, assolutamente legate, come il capo è
legato al resto del corpo. Sul binomio libertà e grazia
Agostino afferma che la prima è indice della grandezza
delluomo, in quanto capace di autodeterminazione, la seconda
gli ricorda la sua fragilità (il peccato) e il bisogno
di Dio per la propria salvezza.
Lultimo binomio, di attualità
bruciante: scegliere tra amore privato e amore pubblico. Oggi
la nostra cultura propende e raccomanda in mille modi il proprio
interesse, il proprio tornaconto, i propri diritti, molto spesso
il tutto visto in modo egoistico a scapito del bene comune, dei
diritti degli altri, dellinteresse pubblico. Agostino ha
scritto che ci sono due amori che sono alla base di due città
(che necessariamente convivono).
Scrive: Due amori hanno dunque fondato
due città: lamore di sé fino al disprezzo
di Dio ha generato la città terrena, lamore di Dio
fino al disprezzo di sé ha generato la città celeste...
Due amori... uno sociale e laltro privato, uno sollecito
nel servire allutilità comune in vista della città
superna, e laltro pronto a subordinare anche il bene comune
al proprio potere in vista di unarrogante dominazione...
uno che vuole al prossimo ciò che vuole a se stesso, e
laltro che vuole sottomettere il prossimo a se stesso,
uno che governa il prossimo per lutilità del prossimo
e laltro che governa per la propria utilità....
Due amori e due forme di mentalità
e di comportamento che sperimentiamo ogni giorno in noi stessi
e attorno a noi.
E gran parte del male che si
verifica nelle nostre società è prodotto dalla
preponderanza di questo amore privato che vuole schiacciare tutto
il resto. Esaltazione del proprio io a scapito di Dio e della
sua legge che ci dice di rispettare (e amare) il prossimo almeno
come noi stessi.
È questa, penso, la lezione sempre attuale che Agostino
lascia alluomo moderno o post moderno, troppo ripiegato
su se stesso, super esperto e pronto a difendere i propri interessi
e i diritti (dimenticando i doveri verso se stesso e gli altri).
Ecco il messaggio attualissimo: Ciascuno è tale
quale lamore che ha. Ami la terra? Sarai terra. Essere
terra significa coltivare lamore egoistico
di se stessi. Linvito di Agostino è di amare Dio,
perché così si ameranno anche gli altri e si costruirà
la città di Dio, dove tutti sono amati e rispettati.
MARIO SCUDU SDB ***
*** Questo
e altri 120 santi e sante sono presenti nel volume di :
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi
campioni, Editrice Elledici, Torino
O Dio, te solo io cerco
O Dio, che sei amato da ogni
essere che può amare...
O Dio, abbandonare il quale è andare in rovina, a cui
tendere è amare, vedere il quale è possedere.
O Dio, al quale ci stimola la fede, ci innalza la speranza, e
ci unisce lamore.
Io te solo amo, te solo io seguo, te solo io cerco, e sono disposto
ad essere soggetto a te soltanto, poiché tu solo con giustizia
eserciti il potere e io desidero essere di tuo diritto. Comanda
e ordina ciò che vuoi, ti prego, ma guarisci e apri le
mie orecchie affinché possa udire la tua voce... (Soliloqui).
O Dio, ascolta
me
O Dio, dal quale provengono
a noi tutti i beni e sono allontanati tutti i mali.
O Dio, sopra del quale non cè nulla, fuori del quale
nulla, e senza del quale nulla.
O Dio, sotto il quale è il tutto, nel quale il tutto,
col quale il tutto...
Ascolta, ascolta, ascolta me, Dio mio, mio signore, mio re, mio
padre, mio fattore, mia speranza, mia realtà, mio onore,
mia casa, mia patria mia salvezza, mia luce, mia vita (Soliloqui).
IMMAGINE: Sant'Agostino,
Basilica di san Nicola, Tolentino
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2003-7
VISITA Nr.