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 31 luglio: S. Ignazio di Loyola (1491-1556), fondatore dei Gesuiti
PER LA MAGGIOR GLORIA DI DIO ***


Nel 1415 a Costanza (Germania) ci fu un Concilio Ecumenico, durante il quale fu avvertito da tutti il bisogno urgente di riforma della Chiesa. Attuata, si diceva, “in capite et in membris” cioè nel clero e nel Popolo di Dio. Purtroppo per molti anni non si fece nulla.

Fu nel 1500 che il problema si ripresentò. Grave. “Ecclesia reformata, Ecclesia semper reformanda” così si diceva e cioè: il cantiere della riforma della Chiesa doveva rimanere sempre aperto.
E così sulla Chiesa si abbattè il ciclone devastante dei cosiddetti Riformatori: Lutero, Calvino e Zwinglio. Per qualche aspetto il loro fu un tentativo lodevole, ma per tanti altri disastroso.
Lutero (1517), il principale dei tre. Ex monaco agostiniano, dalla grande cultura e dalla personalità complessa, spiritualmente ed esistenzialmente inquieto. Sebbene rivalutato negli ultimi decenni, non si può tuttavia tacere la portata del suo errore. “Il punto che pone Lutero al di fuori della Chiesa è il suo soggettivismo, che avrà grande incidenza sulla storia della cultura. Egli, dotato di fortissima personalità, tende a sottoporre tutto alla sua coscienza individuale, ad affermare il proprio «io» al di sopra di ogni riferimento ad un’oggettività”. Piega la Parola di Dio alle sue esigenze (A. M. Erba - P. L. Guiducci). Fu inoltre un “riformatore impaziente” (Y. Congar).

La riforma (o Controriforma), sollecitata da Lutero (questo è il suo merito) fu attuata con il Concilio di Trento (1545-1563) e per impulso di vari santi, presenti spesso insieme a Roma, come Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, Filippo Neri, Carlo Borromeo, Pio V (quello di Lepanto 1571) e altri.

Ignazio, cavaliere per la gloria del mondo

Ignazio fu uno dei grandi protagonisti della vera riforma della Chiesa. Lo fu attraverso il suo carisma e la sua santità, la sua cultura e il suo coraggio apostolico, la sua azione personale e quella dei suoi Figli, i Gesuiti.
Questo campione della Chiesa è nato a Loyola, nei Paesi Baschi nel 1491. Era di temperamento impetuoso, volitivo, desideroso di avventure militari, amante dei bei vestiti e della compagnia delle belle dame. Al servizio del viceré, combatté coraggiosamente nell’assedio di Pamplona, dove fu anche ferito gravemente ad una gamba. Poco dopo lui stesso ne decise l’operazione stringendo i pugni e i denti. Iniziò subito dopo un periodo di convalescenza e di riflessione, che diventava insieme il percorso della sua conversione. Lesse l’Imitazione di Cristo, la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, e la Vita di Cristo. Leggeva e rifletteva sulla propria vita passata e sulle prospettive del futuro, rileggeva ed analizzava se stesso sempre più in profondità. Voleva conoscersi per migliorarsi. Era insomma alla conquista del proprio io profondo. E ci riuscì, molto bene. Era un altro uomo. Un uomo nuovo, pronto per Dio e per la sua gloria.

Ignazio, cavaliere per la gloria di Dio

A Manresa (1522) ebbe delle esperienze mistiche che lo trasformarono completamente. Conobbe molte cose della vita spirituale con una luce completamente nuova (e che confluiranno nei suoi famosi Esercizi Spirituali). Era Dio stesso, attraverso il suo Spirito, che lo aveva illuminato. Ignazio possedeva ormai una “cultura nuova” su Dio, sull’uomo, sul mondo, su se stesso. Affrontava cioè la vita su basi totalmente nuove, guidato dalla novità di Dio. E fu la Chiesa intera a beneficiarne.

Rinnovato spiritualmente, ricominciò a studiare (aveva 34 anni! Ma quando “sentì” che lo voleva Dio superò tutti gli ostacoli. Tappe importanti furono: a Barcellona, Salamanca, a Parigi (alla Sorbona) dove pose le prime basi della Compagnia di Gesù (Montmartre 1534). Ordinato sacerdote a Venezia, Ignazio approdò finalmente a Roma, dove risiedeva il Papa, molto contestato in quegli anni. Ignazio ed i suoi compagni (si chiamavano “Gli amici del Signore”) non volevano “protestare” contro di lui (come si faceva al nord delle Alpi), ma semplicemente si misero al suo servizio, in totale obbedienza, per amore di Dio e per il bene della Chiesa.

E subito arrivarono anche due prestigiosi “imprimatur” al suo progetto, due importanti “approvazioni” che gli daranno sicurezza e forza per il futuro: una visione della Trinità a La Storta (Roma 1537) e il sì del Papa Paolo III alla Compagnia di Gesù (1540).

Ignazio rimarrà sempre a Roma a guidare la giovane Compagnia, che volle particolarmente ferrata culturalmente (teologia, filosofia e scienze), e sempre pronta alle grandi sfide.
Fu un grande lavoratore ed organizzatore. Ma anche un santo. Quindi pregava molto ed aveva una particolare devozione alla Trinità, all’Eucarestia e a Cristo Crocifisso. Fu chiamato dai biografi “Contemplativo nell’azione”, proprio per la sua straordinaria azione fatta tutta non per se stesso ma per la maggior gloria di Dio. Morì il 31 luglio 1556 sussurrando le parole: “Ay, Dios”.

                                                                                                   MARIO SCUDU sdb


Avvenne che una notte, mentre era ancora sveglio, vide chiaramente un’immagine della Madonna con il santo Bambino Gesù. A tale vista provò a lungo grandissima consolazione.
                                                                                                       Dall’Autobiografia

“Prendi, Signore, e ricevi
tutta la mia libertà,
la mia memoria,
la mia intelligenza,
e tutta la mia volontà.
Tutto ciò che possiedo
tu me lo hai dato,
a te, Signore,
lo ridono.
Tutto è tuo,
di tutto disponi
secondo ogni tua volontà.
Dammi il tuo amore
e la tua grazia:
questo mi basta. Amen”.


Anima di Cristo

Anima di Cristo, santificami.
Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua del costato di Cristo, lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, esaudiscimi.
Nelle tue piaghe, nascondimi.
Non permettere che io mi separi da te.
Dal nemico maligno, difendimi.
Nell’ora della mia morte, chiamami.
E comandami di venire a te
a lodarti con i tuoi santi
nei secoli dei secoli. Amen.

Anima Christi, santifica me
Anima Christi, santifica me.
Corpus Christi, salva me.
Sanguis Christi, inebria me.
Aqua lateris Chiristi, lava me.
Passio Christi, conforta me.
O bone Jesu, exaudi me.
Intra tua vulnera, absconde me.
Ne permittas me separari a te.
Ab hoste maligno, difende me.
In hora mortis meae, voca me.
Et iube me venire ad te,
ut cum sanctis tuis laudem te,
in saecula saeculorum. Amen!
                   S. Ignazio di Loyola


Davanti a Gesù Crocifisso

Fare un colloquio “chiedendo” come mai egli il Creatore, sia disceso a farsi uomo e dall’eterna vita alla morte temporale e a morire così per il miei peccati. Similmente rimirando me stesso, “domandare” che cosa io ho fatto per Cristo, quello che faccio per Cristo, quello che devo fare per Cristo. E così vedendolo tale e appeso in croce, passare ai sentimenti che si presenteranno. Il colloquio si fa propriamente parlando come un amico parla all’altro...
Dagli Esercizi Spirituali, Principi e Fondamenti


IMMAGINE:
“Apparizione della Madonna a sant’Ignazio”, dipinto di Sébastien Bourdon (1616-1671). Avvenne che una notte, mentre era ancora sveglio, vide chiaramente un’immagine della Madonna con il santo Bambino Gesù. A tale vista provò a lungo grandissima consolazione.
Dall’Autobiografia


*** Tratto, in forma ridotta, dal volume:
                     
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Elledici 2011
                                                                                     

           RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2011 - 02  
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