14 AGOSTO: SAN MASSIMILIANO
KOLBEm martire (1894-1941)
RICORDATEVI DELL'AMORE
Non è infrequente trovare allinizio
della vita di molti santi e sante un intervento soprannaturale,
un input di origine divina che segnerà, guiderà
e sosterrà la loro azione. Lo troviamo nella vita di Don
Bosco col famoso sogno dei nove anni (che poi lo accompagnerà
anche in seguito). Nella vita di San Francesco quando in una
visione sentì la sua missione: Va e ricostruisci
la mia Chiesa. Nella vita di Santa Giovanna dArco
con le sue voci che le tracciavano il compito da
realizzare nella vita. Naturalmente non dimentichiamo Maria di
Nazaret e lAnnunciazione: lintervento divino più
decisivo e più creativo della storia.
Cè qualcosa di
simile anche nella vita di Massimiliano Kolbe. Il senso autentico
del suo destino umano sembrò segnato in una esperienza
mistica che ebbe alletà di circa dieci anni. Si
trovava nella chiesa parrocchiale di san Matteo, a Pabianice.
Al piccolo Massimiliano apparve la Beata Vergine Maria che teneva
in mano due corone, una bianca e laltra rossa. Non raccontò
mai a nessuno di questa visione, eccetto che a sua madre, Maria
Dabrowska Kolbe. La Madonna aveva chiesto a suo figlio di scegliere
la corona bianca della purezza oppure quella rossa del martirio.
Il ragazzo invece con prontezza le scelse tutte e due. Intraprendeva
così con quella scelta un cammino che sarebbe durato tutta
la vita. Questo episodio fu raccontato dalla madre sotto giuramento.
Una milizia
per convertire gli altri e... santificare se stessi
Massimiliano nacque presso
Lodz, in Polonia l8 gennaio 1894 da Giulio e Maria. Nel
1907 insieme al fratello maggiore Francesco, Massimiliano entrò
in prova nella casa dei Francescani a Leopoli, e nel settembre
del 1910 indossò labito religioso. Dopo il noviziato
fu inviato a Roma per gli studi filosofici e teologici. Rimase
nella Città Eterna ben sei anni. Qui venne ordinato sacerdote
il 28 aprile 1918. Dobbiamo
segnalare una sua iniziativa importante cominciata il 17 ottobre
del 1917: la fondazione dellassociazione La milizia
di Maria Immacolata il cui fine era: Procurare la
conversione dei peccatori, degli eretici, scismatici, infedeli,
e specialmente dei massoni, e la santificazione di se stessi
e di tutti sotto il patrocinio della B.V. Maria Immacolata e
mediatrice. Così scrisse lo stesso Massimiliano.
Tornato in Polonia si ammalò
di tisi e fu costretto a passare quattro anni in un sanatorio
presso Zakopane.
Pur con salute malferma continuò la sua attività.
La fondazione dellassociazione La milizia di Maria
Immacolata del 1917 era solo linizio delle sue opere
religiose ed editoriali. Nel gennaio del 1922 fondò la
rivista mariana dal titolo Il cavaliere dellImmacolata.
Le difficoltà non si fecero attendere. Di duplice specie.
La prima: i cosiddetti benpensanti. Allora un giornale simile
al suo veniva bollato come un semplice almanacco del diavolo
e anche breviario di futilità. Non ci fece
caso. La seconda serie di difficoltà venne dai suoi superiori.
Questi non erano preoccupati tanto delle questioni teologiche
(non obiettavano in linea di principio) ma dai problemi amministrativi.
Non basta dire che sono opere di Dio e della Madonna. Vanno finanziate.
E i debiti chi li avrebbe pagati? Come si vede una questione
non di alta spiritualità, ma molto terra terra. Lo dissero
apertamente a padre Kolbe. E qui abbiamo la prima reazione da...
santo, che ha fede nella Provvidenza e in ciò che sta
facendo per amore di Dio e della Madonna, non certo per la propria
carriera. La stessa reazione che furono di Don Bosco (quando
cominciò a costruire la grande basilica di Maria Ausiliatrice
a Torino-Valdocco), o del Cottolengo.
Anche lui non si scompose e
attese (dandosi da fare) la Provvidenza. Che arrivò con
puntualità e con precisione. Aveva appena finito di celebrare
la messa quando vide sullaltare una borsa con la scritta.
Alla mia cara mamma, lImmacolata. Nessuno ci
avrebbe scommesso una lira. Ma conteneva tutto il denaro necessario
per pagare le spese già sostenute. Ecco la potenza dei
soldi anche in campo ecclesiale. Tutte le obiezioni dei superiori
si sciolsero come neve al sole. Capirono subito. E lasciarono
fare, visto che aveva risolto bene la prima grana
contabile. Da quel giorno depositò vicino allaltare
una scatola con unimmagine, incollata sopra, del Cottolengo,
lautentico maestro della fiducia nella Provvidenza.
Con questa iniziativa egli
poneva le fondamenta delle future Città dellImmacolata.
Anche in questa opera cera un tocco di straordinario, proveniente
dalla grande fiducia in Maria Immacolata. Ritornato dal sanatorio
di Zakopane, si mise alla ricerca di un terreno alla periferia
di Varsavia dove costruire la prima Città dellImmacolata.
Il terreno adatto fu trovato ma apparteneva al conte Lubecki.
Padre Kolbe vi collocò una statua dellImmacolata.
Il prezzo però era proibitivo. Parlò direttamente
col conte spiegandogli che cosa intendeva fare con quella terra.
Gli arrivò un no gentile. Finito il colloquio il conte
gli chiese che cosa doveva fare di quella statua. Kolbe gli rispose
semplicemente di lasciarla al suo posto. Questi capì che
quel terreno non apparteneva più a lui ma a padre Kolbe,
o meglio a Maria Immacolata. Nacque così la prima Città
di Maria. Una iniziativa che ha certamente dello straordinario,
anche per lo sviluppo successivo in tutto il mondo. Il suo ideale
era uno solo: conquistare a Dio per mezzo di Maria
unanima dopo laltra.
Come muore un santo
nellinferno di Auschwitz
Ma la Polonia era troppo piccola.
Come per Don Bosco lo era lItalia: mandò infatti
i suoi primi missionari in Argentina. Così padre Kolbe:
il suo zelo apostolico lo spingeva verso Oriente. Al superiore
chiese di andare missionario in Giappone.
Parlate il giapponese?. No. Avete
i soldi. No. Come pensate di ottenerli?.
Mi rivolgerò ai miei protettori abituali.
Il superiore... capì, e lo lasciò partire.
In Giappone i religiosi non era molto ben accetti. Quando però
seppero che aveva studiato a Roma e poteva insegnare filosofia,
ottenne il permesso. Anche qui fondò una Città
di Maria e fece stampare in giapponese Il Cavaliere
dellImmacolata. Era ben voluto da tutti perché
sapeva dialogare con tutti: ebrei, protestanti, buddisti. E trovò
anche molti sostenitori alla sua opera, non solo in Giappone
ma anche in Cina e in India. Nella relazione che si fece al papa
Pio XI nel 1937 fu scritto che la Milizia Mariana
contava circa un milione di aderenti, e che anche le riviste
di padre Kolbe messe insieme avevano una tiratura di più
di un milione di copie. Una cosa straordinaria.
Ai suoi scrittori collaboratori
lui raccomandava: Combattere il male secondo lo spirito
della Milizia Mariana significa combattere con lamore nei
confronti di tutti gli esseri umani, compresi i meno buoni. Significa
dar rilievo al bene, in modo tale da renderlo irresistibile,
invece di diffondere il male attraverso la sua descrizione. Quando
si presenta loccasione di attirare lattenzione della
società o dellautorità su qualche misfatto,
bisogna farlo con amore verso la persona in causa, e con delicatezza.
Non si deve esagerare o entrare nei particolari di tali misfatti
più di quanto sia necessario per apportarvi un rimedio.
Sono direttive che i giornalisti, un po in tutte le parti
del mondo, dovrebbero tenere presenti.
Ma la sua salute diminuiva
e politicamente la situazione in Europa precipitava. La guerra
scoppiò il primo settembre del 1939. La prima vittima
della furia nazista fu proprio la Polonia. Anche le sue opere
non furono risparmiate. Anzi lui stesso fu chiamato a pagare
di persona.
Il 17 febbraio 1941 fu arrestato e imprigionato e poi il 28 maggio
trasferito ad Auschwitz divenendo il N. 16.670. Essendo sacerdote
cattolico fu messo insieme ad ebrei ed usato per i lavori più
umilianti. Uno dei compiti era il trasporto dei cadaveri ai forni
crematori. Padre Kolbe lo compiva con dignità e solennità:
per lui era un vero atto di liturgia. Il fatto non passò
inosservato, come pure quello di non lamentarsi mai.Un giorno
però un prigioniero fuggì dal campo. La rappresaglia
contemplava la morte di altri dieci prigionieri.
Uno di questi prescelti per
la rappresaglia, terrorizzato, chiese di essere risparmiato perché
aveva moglie e figli. E ci fu a questo punto il grande gesto
di santità: lamore allo stato eroico. Kolbe dimostrò
lamore più grande possibile morendo per un suo prossimo,
che non era un amico ma semplicemente un compagno di sventura.
Si fece avanti affermando, tra lo stupore generale, che voleva
morire lui al posto di quel padre di famiglia. La sua fine si
compì dopo una lunga agonia nella cella della fame
con una iniezione di acido muriatico. Nel porgere il braccio
al suo aguzzino mormorò Ave Maria. Le sue
ultime parole. Fu proclamato santo nel 1982, ed il papa gli riconobbe
laureola del martirio, proclamandolo patrono dei
nostri tempi difficili.
MARIO SCUDU sdb ***
*** Questo
e altri 120 santi e sante e beati sono presenti nel volume di
:
MARIO SCUDU, Anche Dio
ha i suoi campioni, Editrice Elledici, Torino
PENSIERI DI SAN MASSIMILIANO KOLBE
* Non badare
al giudizio degli uomini... Sei troppo grande perché gli
uomini ti possano giudicare.
* La Croce
è la scuola di amore. Dobbiamo dire che il
nostro lavoro è bello ed importante; ma questa è
cosa esteriore. Prima di ogni altra cosa dobbiamo avere cura
della nostra vita interiore.
* La preghiera
nel campo di concentramento: Madre santissima, per amore
tuo mi offro a rimanere in questo duro carcere, anche se agli
altri sarà concesso di tornare a casa. Rimarrò
qui nella dimenticanza e nel disprezzo, senza amici e senza alcun
conforto, a patire per Te. Mi offro particolarmente a Te, o Maria,
affinché incontri la morte in questo campo tra uomini ostili ed indifferenti.
IMMAGINE: 1 San Massimiliano Maria Kolbe
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2001-7
VISITA Nr.