27 agosto: Santa Monica
(331-387)
MONICA: MADRE DI TANTE
LACRIME
Molte
mamme di oggi non vivono tempi facili.
Non è stato facile nemmeno per Monica, la santa che ricordiamo
nel mese di agosto. Anche lei ha dovuto tribolare non poco per
il figlio Agostino.
Con un figlio adolescente in
casa è difficile dormire sempre sonni tranquilli. Questo
perché alcuni comportamenti dei figli sono fonte di apprensione
e di preoccupazioni, di angoscia e di lacrime.
Educare un figlio o una figlia adolescente nella civiltà
contadina e pre-industriale riservava meno problemi di oggi.
La nostra società post-moderna (e qualcuno aggiunge anche
post-cristiana) si qualifica per la sua forte connotazione consumistica.
E nel grande mare del consumismo i giovani nuotano molto bene,
grazie al sostegno finanziario dei genitori, spesso acriticamente
generosi. Con i soldi facili (talvolta troppo facili) a portata
di mano e con una personalità ancora non strutturata in
quanto a valori e forza di volontà, ladolescente
cade più facilmente vittima delluso e dellabuso
del fumo, dellalcol e della droga, dei divertimenti aggressivi
e pericolosi, dei comportamenti devianti sfocianti, talvolta,
nella prostituzione e nellAids. E i primi a essere angosciati
e distrutti da queste tragedie sono i genitori.
Alcune mamme versano lacrime
per i figli persi perché vittime delle sette pseudo religiose,
o schiavi dei giochi dazzardo, o diventati succubi delle
cattive compagnie che li porteranno alla devianza sociale e ai
guai con la legge. Altre piangono per i figli in carcere per
propria colpa o allospedale per malattie incurabili di
cui non hanno colpa.
Aspettate il prossimo fine settimana con la cosiddetta febbre
del sabato sera, e ci sarà qualche mamma che in
ansia aspetterà il ritorno del figlio o della figlia dalla
discoteca (lo sballo settimanale). Purtroppo qualcuna
cambierà la propria ansia in lacrime e dolore: il figlio
che aspetta non tornerà più perché è
già entrato nelle statistiche delle vittime del
sabato sera.
A tutte queste mamme in difficoltà
Monica, madre anche lei, può essere di aiuto e di conforto,
di speranza e di esempio. Il figlio Agostino riconobbe che grande
merito della propria conversione era della madre, grazie alle
sue continue preghiere e alle tante lacrime versate. Si riferiva
a questo fatto quando, nelle famose Confessioni, scrisse: Non
è possibile che un figlio di tante lacrime perisca.
E le tante lacrime erano di Monica e quel figlio che non poteva
perire era lui stesso, Agostino.
Monica
vinse il vino e convertì il marito
Monica nacque a Tagaste nellodierna
Algeria del nord, nellanno 331, da genitori cristiani,
ma che non erano eccessivamente preoccupati di dare una seria
educazione cristiana ai figli (come molti genitori oggi). Se
nel caso di Agostino leducatrice alla fede e alla vita
cristiana di ogni giorno fu la madre Monica, per questultima
fu invece la nutrice di famiglia, che aveva già tenuto
in braccio suo padre.
Questa donna era quindi parte
della famiglia, ben voluta, di ottima condotta e saggezza. E
possiamo immaginare anche un po anziana. Agostino fa un
grande elogio di lei: Era energica nel punire con santa
severità quando era opportuno e ricca di saggezza nellistruire.
La dottrina del permissivismo in educazione, seguita da non pochi
genitori ed educatori di oggi, non faceva parte del bagaglio
di questa nutrice: era severa ma con saggezza, correggeva ma
con tatto, sapeva anche punire ma con giustizia. Nei migliori
trattati di pedagogia non deve mancare un capitolo sui castighi
e giustamente. Questo anche perché il peccato originale
e le sue conseguenze sono una verità di fede, e non è
stato ancora cancellato (o superato) dalla tecnologia moderna.
Del resto di castighi ne parlava un super educatore come Don
Bosco, che di ragazzi se ne intendeva. Dice Agostino che la nutrice
di sua madre era saggia nellistruire e coscienziosa quando
doveva correggerla.
Monica non era nata santa,
lo diventò con pazienza, con costanza ed umiltà.
Nella sua vita non riscontriamo, come in altre sante, una partenza
bruciante sulla strada della perfezione evangelica fin da fanciulla.
Aveva i propri difetti e difficoltà che seppe superare.
Un esempio: a Monica piaceva il vino. E non poco. Laveva
raccontato lei stessa, nella sua grande umiltà, al figlio
Agostino. Questo è segno di santità: Quando
i genitori credendola sobria, le ordinavano secondo i costumi,
di andare ad attingere vino, ella, prima di versare il vino nel
fiasco... ne beveva un pochino. Solo un po, naturalmente.
Allinizio. Ma bevi oggi, bevi domani, la debolezza era
diventata unabitudine negativa, una schiavitù (oggi
si direbbe una dipendenza).
La nutrice, alla quale non
sfuggiva nulla e che aveva intuito tutto, ebbe il coraggio di
intervenire. Un giorno, bisticciando con la ragazza le rinfacciò
quella debolezza chiamandola ubriacona. Qualche padroncina
di oggi avrebbe minacciato rappresaglie feroci o addirittura
il licenziamento per quella vecchia domestica che
osava tanto e non si faceva gli affari suoi. Monica invece accettò
la verità anche se le faceva male, riconobbe labitudine
non lodevole, e se ne liberò. Anche questo è santità.
Tante
preghiere e lacrime per il figlio Agostino
Nel 353 Monica andò
sposa ad un certo Patrizio, romano, dal quale avrà tre
figli. Questi non era cristiano, aveva un carattere un po
violento e non era nemmeno un buon esempio di fedeltà.
Una donna meno forte e convinta nella fede cristiana avrebbe
invocato subito la separazione o il divorzio. Monica no, voleva
rimanere fedele al proprio matrimonio (nella buona e nella
cattiva sorte) ma senza chiudere gli occhi sulle malefatte
del suo compagno di vita.
E così la seconda battaglia
che lei vinse, dopo il vino, fu quella del marito. Battaglia
paziente, dolorosa, lunga, ma vittoriosa: riuscì infatti
a guadagnare al Signore anche lui. Questi morirà nel 371,
dopo essere diventato buon cristiano grazie alla preghiera incessante,
alle lacrime e alla pazienza della moglie Monica. Scrisse Agostino:
Così non ebbe più da piangere quelle sue
infedeltà che aveva dovuto tollerare quando egli non era
ancora credente. Anche questo è santità.
Ma la più grande sofferenza
e nello stesso tempo la più grande gioia a Monica arriveranno
dal figlio Agostino. Lei stessa laveva educato cristianamente,
con la parola e con lesempio, gli aveva messo nel cuore
e sulle labbra fin da bambino il nome di Gesù, che nonostante
tutte le peripezie filosofiche ed esistenziali, non dimenticherà
mai.
Già qualche anno prima della morte del marito, quel figlio
tanto intelligente le dava molte preoccupazioni. Sarà
lei stessa che nel 371 lo manderà a Cartagine a proseguire
gli studi. E sarà nello stesso anno che Agostino incomincerà
la convivenza (come si vede era molto moderno) con
una donna, dalla quale, lanno dopo, avrà anche un
figlio, Adeodato. Questa scelta fuori dal matrimonio fu per Monica
un duro colpo: vedeva infatti il figlio allontanarsi dagli insegnamenti
che gli aveva dato e anche dalle regole della propria fede cristiana
(era nel frattempo passato alleresia manichea). Per questi
motivi, tornato a Tagaste lei, pur tra le lacrime, in un primo
tempo non volle riaverlo in casa, finché confortata da
un sogno, lo riammise presso di sé.
Agostino
convertito: missione compiuta
Nel 375 Agostino si trasferì
a Cartagine per insegnarvi eloquenza, mentre dopo lincontro
col vescovo manicheo Fausto, cominciava la sua crisi filosofica.
Monica continuò sempre a invitarlo al ritorno alla vera
fede, e non cesserà mai di pregare, tra le lacrime, per
la conversione del figlio.
Questi invece, con uno stratagemma, riuscì a sfuggirle,
imbarcandosi nottetempo per Roma (383), dove, dopo aver superato
una lunga malattia, cominciò ad insegnare eloquenza e
retorica. Finché ottenne un posto, tramite il prefetto
di
Roma Simmaco, a Milano.
Forse Agostino credeva che
più andava verso nord, più la madre rimaneva...
lontana. E si sbagliava di grosso. Monica non aveva ormai nessun
interesse, nessuna preoccupazione, nessun obiettivo terreno che
la sua conversione. E questo amore, anche se tra le lacrime,
non si lasciava spaventare dalle distanze e dai disagi che comportavano
i viaggi di allora. E così Monica, per amore del figlio
prodigo, fuggito lontano, dopo aver viaggiato con il mare in
tempesta, arrivò nellanno 385 a Milano, accompagnata
da Navigio, fratello di Agostino.
Qui la Mano Provvidenziale di Dio li aspettava entrambi con lincontro
con il vescovo della città, Ambrogio un uomo di
Dio, e un vescovo noto in tutto il mondo. Tutti
e due seguirono le sue omelie, tutte e due rimasero molto bene
impressionati (anche se Agostino allinizio badava più
alla forma retorica che alla sostanza). Ambrogio predicava, Monica
pregava (e faceva opere di carità), Agostino pensava,
e passava di crisi in crisi e di filosofia in filosofia, dal
manicheismo allo scetticismo, dai neo accademici e ai neoplatonici.
La grazia di Dio intanto, per vie misteriose come sempre, lavorava
su tutti.
La tanto sospirata conversione
di Agostino arrivò alla fine del 386, e con il battesimo
suo (e del figlio Adeodato) per mano del vescovo Ambrogio nella
Pasqua del 387. Questo era il sigillo sul grande travaglio di
Agostino nella sua ricerca della verità, e la fine delle
tante preghiere e lacrime di Monica per lui. Missione compiuta.
Non aveva altri obiettivi terreni. Il Paradiso, questa volta,
non poteva più attendere.
Alcuni mesi dopo il battesimo
infatti progettarono di tornare in patria. Arrivati ad Ostia
tutti e due, madre e figlio convertito, ebbero la famosa estasi
di cui si parla nelle Confessioni. Era un piccolo saggio (di
Dio) e assaggio per loro di vita eterna, che cambiò la
prospettiva di vita per entrambi. Così Agostino riferisce
le ultime parole della madre: Cera una cosa sola
per la quale desideravo rimanere un poco su questa terra: vederti
cristiano cattolico prima di morire. Dio me lo ha concesso abbondantemente,
perché ti vedo divenuto suo servo che addirittura disprezza
la felicità terrena. Che cosa dunque sto a fare qui?.
Infatti moriva poco dopo, sempre a Ostia, alletà
di 56 anni, mentre Agostino ne aveva 33, e stava per cominciare
la sua prodigiosa opera. Grazie alla perseveranza, alla pazienza,
al coraggio, alle preghiere e alle tante lacrime
di una grande donna e di una grande madre, Monica.
MARIO SCUDU sdb
***
*** Questo
e altri 120 santi e sante e beati sono presenti nel volume di
:
MARIO SCUDU, Anche Dio
ha i suoi campioni, Editrice Elledici, Torino
Nulla è lontano
da Dio
Pochi giorni dopo lestasi
di Ostia (piccolo assaggio della Patria definitiva o Paradiso)
Monica colpita dalla febbre, si mise a letto, e si preparò
allincontro con Dio, che lei desiderava con tutte le forze.
Non aveva nessuna preoccupazione né di morire né
di essere lontano dalla sua terra, dove aveva preparato con cura
la propria tomba accanto al marito. Fece solo una raccomandazione
ai presenti: si ricordassero di lei nellEucarestia. Alla
domanda se non aveva paura di lasciare il proprio corpo in terra
straniera, così lontana dalla propria patria, lei rispose:
Nulla
è lontano da Dio,
e non cè da temere che alla fine del mondo egli
non ritrovi il luogo da cui risuscitarmi (Dalle Confessioni
9).
Monica e Agostino in
estasi a Ostia
Pochi giorni prima che lei
morisse... accadde, credo per misteriosa disposizione delle tue
vie, che ci trovassimo lei
ed io soli... Cera un grande silenzio... Parlavamo, fra
noi, soavissimamente, dimentichi del passato e protesi verso
lavvenire. Ci domandavamo, davanti alla presenza della
verità e cioè di te, o Signore, quale fosse mai
quella vita eterna dei beati che nessun occhio vide, nessun
orecchio udì, che rimane inaccessibile alla mente umana.
Aprivamo avidamente il nostro cuore al fluire celeste della tua
fonte, la fonte della vita, che è in te, per esserne un
poco irrorati, per quanto era possibile alla nostra intelligenza,
e poterci così formare unidea di tanta sublimità.
Eravamo giunti alla conclusione che qualsiasi piacere dei sensi
del corpo, anche nel maggior splendore fisico, non solo non deve
essere paragonato alla felicità di quella vita, ma nemmeno
nominato; ci rivolgemmo poi con maggior intensità daffetto
verso lEnte in sé, ripercorrendo a poco
a poco tutte le creature materiali fin su al cielo da cui il
sole, la luna e le stelle mandano la loro luce sulla terra. E
la nostra vista interiore si spinse più in alto, nella
contemplazione, nellesaltazione, nellammirazione
delle tue opere; e arrivammo al pensiero umano, e passammo oltre,
per raggiungere le regioni infinite della tua inesauribile fecondità,
nelle quali nutri Israele con il cibo della verità, dove
la vita è la sapienza che dà lessere a tutte
le cose presenti, passate e future: ed essa non ha successione,
ma è come fu, come sarà, sempre. Anzi meglio, non
esiste in lei un fu, un sarà,
ma solo è, perché è eterna:
il fu e il sarà non appartengono alleternità.
E mentre parlavamo e anelavamo ad essa la cogliemmo un poco con
lo slancio del cuore e sospirando vi lasciammo unite le primizie
dello spirito per ridiscendere al suono delle nostre labbra,
dove la parola trova il suo inizio e la sua fine. Quale possibilità
di confronto tra essa e il tuo Verbo, che permane in se stesso,
e non invecchia e rinnova tutto? (Confessioni X).
IMMAGINI:
1 Agostino e Monica, Jakob, Wuerzburg
2 Agostino e Monica ascoltano sant'Ambrogio, di Jaine
Hughet
3 Agostino e Monica in estasi, di A. Scheffer,
Louvre, Parigi
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2004-7
VISITA Nr.