10 sett.: San Nicola
da Tolentino (1245-1305)
FACEVA PENITENZA E IRRADIAVA GIOIA
Ha scritto
una ragazza di Rimini, Carla Ronci, morta nel 1970 e dichiarata
Venerabile da Giovanni Paolo II nel 1997: Solo i santi
lasciano tracce, gli altri fanno rumore. La santità
è prima di tutto dono dello Spirito che lavora in una
persona per renderla conforme a Cristo, ma è anche compito
e impegno quotidiano, come risposta della medesima, da realizzare
con fede e con pazienza, con bontà e con amore. Virtù
queste da vivere non solo un giorno o un mese (spesso già
difficile di per sé) ma sempre, non solo nella buona,
cioè quando si sta bene, ma anche nella cattiva
sorte (nella malattia), non in un modo qualsiasi ma in
grado eroico. E gli eroi, in tutti i campi, non possono passare
inosservati. Nemmeno i santi, che sono dei veri ed autentici
eroi di vita. Da ricordarli per imitarli, per quanto si può.
La sera dell8
aprile 2005, dopo le solenni esequie del Papa Giovanni Paolo
II in Piazza San Pietro, in un dibattito alla televisione uno
degli intervistati, commentando il grido Santo subito che più volte
si era levato dalla folla, disse: Il popolo evidentemente
ha percepito una traccia di santità che questo Papa ha
lasciato. Commento azzeccato che va bene non solo per Giovanni
Paolo II, ma per tutti i santi e le sante dentro o fuori dal
calendario liturgico.
Sono parole appropriate anche
per San Nicola da Tolentino di cui ricorre il settimo centenario
della morte avvenuta nel 1305.
Già in vita ma specialmente dopo la morte, la notizia
della sua santità varcò subito le mura di Tolentino,
delle Marche e anche dellItalia, continuando fino ad oggi.
Infatti alcuni anni dopo quando venne iniziato il processo di
canonizzazione, ben 371 testimoni vennero a parlare della sua
santità: costellata questa da non pochi miracoli o fatti
straordinari operati da Dio quando già era in vita per
alleviare le umane miserie o anche post mortem per sua intercessione.
Sarà dichiarato santo ufficialmente dalla Chiesa (perché
per il popolo di Dio lo era già e lo invocava già
da molto tempo) solo il 5 giugno 1446, ritardo dovuto alle vicende
politiche che visse la Chiesa di quel periodo (leggi: Avignone
e lo Scisma dOccidente).
San Nicola da Tolentino, a
riprova della sua fama sanctitatis ha avuto, lungo i secoli,
un grande risalto nella iconografia. Cè innanzitutto
il ciclo pittorico, di scuola riminese, del Cappellone di San
Nicola, nel Convento di Tolentino. Fatto pochi anni dopo la sua
morte esso presenta, attraverso episodi della sua vita, come
San Nicola fosse un perfetto imitatore di Cristo, come egli incarnò
la spiritualità dellordine agostiniano, e come fu
un uomo favorito da Dio di particolari benefici ed esperienze
mistiche.
Ce ne sono altri a Roma (Cappella
Falconieri di Santa Maria del Popolo) e a Genova (chiesa della
Consolazione), ma certo quello di Tolentino è il più
imponente e ricco di significati teologici, simbolici e artistici.
Fra gli artisti che lhanno immortalato con le loro opere
ricordiamo: Bicci di Lorenzo (Empoli), Raffaello (Città
di Castello), Boccacino (Cremona), Boccati (Poldi Pezzoli, Milano),
Guercino (Tolentino, Palazzo Silveri), Pomarancio (Pesaro), Dolci
(Pitti), Civerchio (Brescia), Allegretto Nuzi (Fabriano), Bissolo
(Brera), Caterino Veneziano e Giandomenico Tiepolo. Come si vede
una lunga schiera di artisti che hanno prestato la loro arte
a questo santo perché godeva e gode di una grande fama
e venerazione tra il popolo di Dio.
Non gli
mancava mai il sorriso
Nicola nacque a Castel SantAngelo
(oggi SantAngelo in Pontano, provincia di Macerata) nel
1245. I suoi genitori pur essendo
sposati da vari anni non riuscivano ad avere bambini. Erano molto
pii e religiosi. In quegli anni poi erano diventati devoti di
San Nicola di Bari conosciuto nel mondo occidentale, grazie alla
traslazione delle sue reliquie in Italia nellXI secolo.
Finalmente i loro voti, preghiere e doni furono esauditi quando
venne alla luce il loro primo figlio, a cui diedero il nome di
Nicola in onore del santo di Bari tanto invocato.
Fin da ragazzo manifestò
lintenzione di farsi religioso, entrando di fatto tra gli
Eremitani di SantAgostino del suo paese. Un particolare
importante e bello: un teste, al processo di canonizzazione,
affermò che Nicola libenter ibat ad ecclesiam
et
ad scholas ac si esset magnus e cioè che andava
volentieri in chiesa e a scuola come fosse un adulto. Come si vede prometteva bene già
da ragazzo.
Iniziato il noviziato verso i quindici anni compì tutti
gli studi finché fu ordinato sacerdote nel 1269 a Cingoli
da Benvenuto (San), Vescovo di Osimo.
Diventato sacerdote, padre
Nicola iniziava il suo apostolato di predicazione in varie cittadine
delle Marche.
Era un predicatore efficace e convincente; le sue parole poi
erano sostenute da una grande vita di preghiera e di un impegno
ascetico non comune, al quale non concedeva nessun sconto, anche
quando le circostanze (viaggi lunghi e impegnativi), le regole
e perfino il buon senso suggerivano il contrario. Si diceva che
ci può essere per lo meno una certa mitigazione quando
si è fuori casa (convento). Ma siccome padre Nicola (così
affermava lui) si sentiva a casa sua dovunque andasse, ecco che
non rinunciava a nessuna delle preghiere e penitenze.
E la gente intuiva tutto, sapeva,
ascoltava, ammirava e si convertiva. Anche quelli che avevano
in mente il solito stereotipo dellasceta penitente dalla
faccia triste e pensosa, poco incline al sorriso e alla gioia
(tutto per penitenza, naturalmente) cambiavano opinione vedendo
padre Nicola. Questi, pur tra le penitenze più feroci
(ore ed ore di preghiera e poi pane e acqua come cibo), era capace
di sorridere a tutti, ma non solo, riusciva a infondere santa
allegria in tutti quelli che lo avvicinavano, lo ascoltavano
predicare, o andavano a confessarsi. E questa è vera santità.
Una notte si
trovava in un convento agostiniano presso Pesaro e mentre dormiva
come in sogno sentì una voce che lo chiamava lamentandosi:
Frate Nicola, uomo di Dio, guardami. Sono frate Pellegrino
da Osimo che da vivo hai conosciuto. Sono tormentato in questa
fiamma. Dio, accettando la mia contrizione, non mi ha condannato
alla pena eterna ma per sua misericordia alla pena del Purgatorio.
Ti prego dunque umilmente di celebrare la Messa dei defunti per
liberarmi da queste fiamme.
Nicola gli
rispose: Ti aiuti, fratello, il mio Salvatore dal cui sangue
sei stato salvato; ma io, incaricato di celebrare la Messa conventuale,
soprattutto domani che è domenica, il cui rito liturgico
si deve rispettare, non posso celebrare la Messa dei defunti.
E frate Pellegrino di rimando: Vieni, venerando padre,
vieni e considera se ti sembra conveniente respingere senza pietà
lappello di tanta misera gente che mi ha mandato.
E gli mostrò la pianura verso Pesaro piena di gente.
Poi soggiunse:
Abbi pietà, Padre, di una moltitudine tanto misera
che aspetta il tuo aiuto tanto utile. Infatti, se vorrai celebrare
per noi, la maggior parte di noi sarà liberata da questi
atroci tormenti. Risvegliatosi, Nicola cominciò
a pregare, e poi chiese il permesso al priore di celebrare la
Messa per le anime del Purgatorio. Questo episodio ispirò
la pia pratica del Settenario di San Nicola, e cioè sette
Messe e preghiere speciali in suffragio delle anime. E spiega
anche il fatto che è invocato come protettore delle anime
del Purgatorio, oltre che della maternità.
Diceva verba
dulcia et orabat semper
Nel 1274 mentre era a Recanati
seppe della morte violenta del fratello Gentile. Sconvolto dalla
notizia cominciò a pregare per la sua anima, e tuttavia
era turbato e preoccupato perché non sapeva il destino
finale di lui. Dopo quindici giorni di preghiere udì una
voce che diceva: Fratello mio, rendo grazie al mio Dio e Signore
Gesù Cristo perché, avendo riguardo alle tue preghiere
e gemiti, nella sua misericordia, mentre avrei potuto essere
condannato, ha voluto salvarmi.
Lanno dopo questo episodio passò nel convento di
Tolentino, dove rimase fino alla morte. Continuando il suo apostolato
di predicazione, di confessioni, di penitenza e di preghiera.
Apostolato non solo in convento ma anche fuori: visitava i malati,
aiutava i poveri, faceva da operatore di pace tra le fazioni
della città. Ben voluto da tutti, ricercato da tanta gente
per le confessioni e come guida spirituale. Quando la morte arrivò
da lui lo trovò preparatissimo: era il 10 settembre 1305.
Intanto la sua fama di operatore
di prodigi e di santo si era sparsa rapidamente. Ma dovera
la santità di padre Nicola? La risposta arriva molto semplice
dalle testimonianze di chi lha conosciuto. Qualcuno affermò
che
padre Nicola orabat semper cioè pregava
sempre giorno e notte, senza stancarsi mai.
Era poi un
uomo di carattere mite, umile, misericordioso, cordiale con tutti,
discreto. Un uomo che proferiva verba dulcia cioè
diceva sempre parole dolci, di incoraggiamento e di esortazione,
a tutti. Un altro particolare: un teste affermò che padre
Nicola era un uomo di boni sensus cioè di
buon senso. Santo sì ma con i piedi per terra e con un
buon equilibrio umano. Non si danno santi squilibrati, per lo
meno in grado patologico. Era certamente un uomo di penitenza,
di stretta osservanza delle regole del suo Ordine religioso,
di grande devozione al Cristo Crocifisso e alla Santa Vergine
Maria.
Inoltre pregava moltissimo
per tutti i fedeli defunti (anime del Purgatorio). E tutte quelle
penitenze corporali che noi moderni, superficialmente, siamo
portati a bollare come espressione inconscia di qualche forma
di masochismo patologico? Come le giudichiamo? Anche un testimone,
che lo conobbe, ebbe lo stesso dubbio e volle accertarsi della
autenticità di quelle pratiche fuori dal comune.
Alla fine convinto, dichiarò che il santo si macerava
non solo per vincere il proprio egoismo (la carne
in senso ampio) ma soprattutto perché integraliter posset
servire Domino nostro Jesu Cristo, e cioè, perché
potesse integralmente servire a Gesù Cristo nostro
Signore. Era
qui la fonte della santità di Nicola e il centro di tutta
la sua vita: lamore a Cristo che si faceva servizio continuo
a tutti.
MARIO SCUDU sdb *****
I prodigiosi panini
di San Nicola
San Nicola
era gravemente infermo e i medici avevano esaurite tutte le risorse
della scienza per salvarlo dalla morte.
Il Santo, secondo il suo metodo, si era affidato al Medico divino
così chiamava Gesù e alla sua celeste
Infermiera Maria Vergine. Ed ecco che nella quarta domenica di
quaresima (così unantica tradizione) appaiono a
lui, circondati da angeli, Gesù, Maria ed Agostino. Nicola
resta confuso a tanto onore, ma la Vergine lo conforta così:
«Io sono la Madre del tuo Salvatore, che hai invocato in
tuo soccorso, con Agostino che pure vedi accanto a me. Ecco che
siamo venuti per darti questo salutare rimedio: Manda il tuo
infermiere da quella donna (e qui la Vergine stese la sua destra
verso la piazza dove abitava la benefattrice), perché
le chieda un pane fresco in nome del mio Figliolo Gesù.
Quando ti sarà recato, bagnalo nellacqua, mangialo
e guarirai».
Detto questo, la visione disparve. San Nicola si fece premura
di eseguire quanto gli era stato ingiunto. Avuto il pane, lo
bagnò nellacqua, ne mangiò e fu subito guarito.
Vuole la tradizione che lo stesso San Nicola e, sul suo esempio,
i suoi religiosi confratelli ripetessero sugli infermi quanto
era stato suggerito al Santo con linvocazione del Medico
divino Gesù e della celeste Infermiera, la Vergine Santissima.
IMMAGINI:
1 «Non amate il
mondo né quelle cose che sono del mondo perché
passa il mondo e passa la sua concupiscenza». Questa affermazione
sentita da ragazzo penetrò così a fondo nel suo
cuore che lo guidò per tutta la vita.
2 Fra i numerosi miracoli
compiuti, si registra anche la rianimazione di un fanciullo,
tanto che ancor oggi San Nicola è considerato patrono
dei fanciulli e dei loro genitori (San Nicola risuscita un fanciullo,
Benvenuto Tisi (1520), New York).
3 Lesempio e la
santità di Nicola guidò molti a Dio. Una delle
anime che più risentì la sua influenza fu Santa
Rita da Cascia.
(SantAgostino,
San Nicola e Santa Rita, Giovan Battista Galizzi (1947), Santuario
di Santa Rita, Cascia).
4 La celebrazione delle Sante Messe
in suffragio per le anime del Purgatorio fu uno dei punti forti
della predicazione e dellapostolato di San Nicola da Tolentino
(San Nicola e le anime del Purgatorio, Tito Troia, Santa Maria
dei miracoli, Andria).
5 Le penitenze a cui si sottoponeva
Nicola erano fatte sia per vincere legoismo sia per servire
totalmente Gesù.
*** Questo e altri 120
santi e sante sono confluiti nel volume:
MARIO
SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice ELLEDICI, 2011,
pp.936
RIVISTA
MARIA AUSILIATRICE 2005-8
VISITA Nr.