San Gregorio Magno, Papa:
SERVO DEI SERVI DI DIO
Leggendo la documentazione su San Gregorio
mi hanno colpito particolarmente due aspetti della sua personalità
e del suo itinerario spirituale.
Il primo. Gli storici gli hanno decretato lappellativo
di Magno, cioè Grande. Non sono molti i personaggi storici
con tale onore. Gregorio per i suoi meriti, per la sua intelligente
opera a beneficio della Chiesa e dellItalia stessa, ha
meritato questo titolo. È quindi uno dei Grandi della
storia. Eppure lui amava firmarsi dichiarandosi servus
servorum Dei cioè servo dei servi di Dio.
Il secondo aspetto. Nel recente passato si discuteva, spesso
a sproposito, della contrapposizione tra azione e contemplazione.
Gregorio aveva una profonda nostalgia della contemplazione, voleva
vivere una vita ritirata, eremitica, in solitudine, popolata
solamente dalla presenza di Dio. Nonostante questo suo grande
desiderio fu uomo di grande attività, non strettamente
ecclesiale ma anche politica. Fu grande nellazione e fu
grande nella contemplazione. Forse è più corretto
affermare che Gregorio fu grande nellazione perché
fu grande nella contemplazione.
Il suo impegno
politico per Roma e per lItalia
Uno storico ha definito Gregorio
lultimo grande Romano. In effetti è
proprio nato nella Città Eterna nellanno 540. Oggi
si direbbe che era Romano de Roma. Sua madre si chiamava
Silvia e il padre Gordiano: questi era un senatore, discendente
dalla nobiltà senatoria e probabilmente esercitava le
funzioni di notaio regionale. Gregorio iniziò presto il
suo curricolo amministrativo, che era già stato del padre,
fino alla carica di praefectus Urbis cioè
la più alta carica della città.
In seguito fu anche nominato
ambasciatore o nunzio del papa a Costantinopoli. Questo stage
allestero gli fu prezioso doppiamente: fece ulteriore pratica
di problemi amministrativi da un osservatorio non proprio romano,
e, secondo, questo soggiorno fu per lui una buona scuola e un
tirocinio pratico di psicologia. La conoscenza della psiche umana
impegnata in politica, oggi si direbbe in situazione di
potere, lo arricchì molto e gli fu utilissima in
seguito da pontefice.
Ma il desiderio profondo di
Gregorio era di farsi monaco e di dedicarsi interamente al silenzio,
alla preghiera e alla contemplazione. È interessante notare
che Gregorio accettò questo incarico politico portando
con sé un gruppo di monaci: egli stesso ricordava come
riuscisse a fare, nonostante i suoi impegni di ambasciatore del
papa, una regolare vita da monaco. A questo gruppo si unì
anche Leandro di Siviglia.
Richiamato a Roma nel 586 la
sua vita cambiò radicalmente. Sulla Città Eterna
ben presto si abbatterono una serie di calamità da metterla
in ginocchio. Nel 589 ci fu una inondazione del Tevere,
che allagò i depositi di grano della città, rovinando
tutto, e subito dopo ci fu una terribile epidemia di peste che
si portò via anche il papa Pelagio II, di cui era segretario.
Il diacono Gregorio fu subito acclamato papa del popolo romano
e dal clero della città. Cercò di sottrarsi allincarico
perfino ricorrendo allimperatore e al patriarca di Costantinopoli.
Inutile. Diventò papa e fu una grande grazia per Roma,
per lItalia e per la Chiesa intera.
Non solo per Roma Gregorio
fu padre amorevole, pieno di sollecitudine per il benessere materiale
e spirituale (celebri le sue omelie ai romani), attento alla
buona e giusta amministrazione a beneficio di tutti, (donò
molta parte delle sue sostanze per il sostegno dei poveri) ma
il suo amore ed interesse pastorale e politico si estesero a
tutta la penisola. LItalia era allora impoverita per le
continue invasioni, ultime quelle dei Goti e dei Longobardi.
Il quadro sociale era fatto di città in rovine, di profughi,
di distruzioni e saccheggi ovunque.
Di fronte allimpotenza
di Costantinopoli, che avrebbe dovuto difendere lItalia,
Gregorio nel 592 si spinse fino ad assumere la responsabilità
delle operazioni militari contro i Longobardi, dando ordini ai
generali e pianificando lattacco. Con la sua tattica non
solo riuscì a liberare Roma ma da buono e abile diplomatico,
per evitare altri massacri, firmò una pace separata con
i Longobardi, facendo infuriare così limperatore
di Bisanzio, che gli mandò una lettera estremamente offensiva.
Gregorio gli rispose fermamente:
Se la
schiavitù del mio paese non si aggravasse di giorno in
giorno, io rimarrei in silenzio, lieto di essere disprezzato
e schernito. Ma ciò che mi affligge è che la ragione
per cui debbo sopportare accuse di menzogna è la stessa
per la quale ogni giorno di più lItalia è
condotta prigioniera sotto il giogo dei Longobardi... Io mi aspetto
più dalla misericordia di Gesù che viene, che non
dalla giustizia della vostra pietà.
Gregorio morì il 12 marzo del 604 e la sua politica verso
i Longobardi si dimostrò lungimirante e vincente.
Evangelizzatore
e Maestro di vita spirituale
Gregorio fu un papa grande
non solo per la riorganizzazione della chiesa di Roma, del diritto
canonico, per la riforma del clero ed il riordinamento dei monasteri,
ma anche per la sua intelligente attività apostolica.
Tutto questo nonostante una salute malferma. Si adoperò
con successo per la conversione dei Longobardi e lavorò,
indirettamente, con lamico Leandro di Siviglia per assicurare
alla fede cattolica i Visigoti nella Spagna.
Ma il suo capolavoro apostolico fu la conversione dei popoli
anglo-sassoni. Fu infatti lui a mandare nel 596 ben quaranta
monaci guidati da Agostino (diventerà santAgostino
di Canterbury) per
la evangelizzazione dellInghilterra.
Gregorio è anche uno
scrittore importante. Ha lasciato una traccia profonda nel campo
della teologia, del diritto canonico ma specialmente dellesegesi
biblica. Attività intellettuale che gli ha fatto guadagnare
il titolo di Dottore della Chiesa cioè Maestro
di vita spirituale per tutti i fedeli. Gregorio era di Roma ma
è stato molto grande il suo interessamento per lItalia
intera. Questo particolare risulta non solo nella sua attività
politica ma anche in uno dei suoi capolavori i Dialoghi.
Gregorio li scrisse per respingere lo sfogo pessimista del diacono
Pietro (in verità, in sintonia con molti... contemporanei).
Questi si lamentava affermando che in Italia i tempi erano così
corrotti che era ormai impossibile trovare dei santi come nel
passato. Il pessimismo veniva confutato con il racconto della
vita di tanti uomini virtuosi viventi allora (e anche oggi) in
Italia, che lui invece riusciva a vedere.
Ma è nel suo amore totale
alla Parola di Dio attraverso la Lectio Divina che
Gregorio lascia un grande messaggio a tutti noi. Per lui è
la Scrittura la vera guida nellitinerario spirituale dellanima
a Dio. Non cè vita spirituale se non attraverso
la conoscenza, le meditazione, la contemplazione della Parola
di Dio. È la Scrittura che fonda, stabilisce, vivifica,
irrobustisce e fa crescere nellanima la vita spirituale,
cioè il rapporto amorevole con Dio. Essa è la vera
ed unica regola spirituale. Più si assimila
la Parola di Dio più si cresce spiritualmente e si arriva
così alla contemplazione e allamore perfetto per
Dio ed il prossimo (alla santità).
È importante mettere in risalto
che la sua insistenza sulla Parola non valeva solo per i suoi
monaci ma per tutto il popolo di Dio, costituito dal clero e
dai fedeli insieme. Nessuno escluso. La Scrittura è il
pane per il nutrimento spirituale di tutti. La lettura della
Parola di Dio
è
indispensabile al Vescovo, che Gregorio vuole sempre preoccupato
di tale studio... È indispensabile ai monaci. È
finalmente indispensabile ad ogni fedele.
È nella lettera a Teodoro,
medico, che Gregorio ha il più profondo richiamo a questa
lettura e che rimane laforisma più profondo di tutto
il suo insegnamento a proposito:
Impara a conoscere il cuore di Dio nella
sua parola (Disce cor Dei in verbis Dei), onde tu giunga a sospirare
più ardentemente le cose eterne, e la mente ti si accenda
di maggior desiderio dei gaudi celesti (B. Galati - L. Dattrino).
Un ultima annotazione che vuole
essere anche il messaggio di Gregorio per luomo doggi:
il valore del silenzio. Per il grande Papa esso è condizione
essenziale per poter ascoltare se stessi e lasciar parlare Dio
alla propria anima. Se non cè questo silenzio ed
un po di solitudine difficilmente si instaurerà
quel colloquio con Dio in cui consiste la preghiera e la contemplazione.
Facendo così, dice Gregorio,
sarà possibile silenter cum Illo loqui cioè
parlare in silenzio con Lui. Naturalmente non si tratta qui dellinvito
ad una qualche forma di esercizio o di seduta di solipsismo psichico,
con risvolti e finalità (inconsce) di tipo narcisistico
e autocelebrativo, ma di una solitudine e di un silenzio che
renda possibile lhabitare secum cioè
il dimorare con se stessi per arrivare ad essere abitati da Dio. Si tratta in altre parole della famosa
unione con Dio, senza la quale non cè
crescita spirituale, e tantomeno santità cristiana.
Gregorio ci
raccomanda anche oggi che se vogliamo ascoltare Dio e parlare
con Lui, (ritrovando come conseguenza noi stessi) dobbiamo avere
il coraggio di:
* mettere in parentesi
temporaneamente le cose esterne,
* arrestare per un po
di tempo il flusso delle cose mutabili per percepire la presenza
dellImmutabile,
* controllare lo scorrere
del nostro tempo per comunicare con lEterno che non passa,
* ascoltare la caducità e precarietà
della nostra vita quotidiana per ancorarci alla Roccia che è
Dio.
Mi pare un buon consiglio per
combattere la fretta nevrotica e lo stress sempre in agguato
che sembrano divorare la vita di tanti uomini e donne del nostro
tempo.
MARIO SCUDU SDB ***
Sapienza vera e Sapienza falsa
Gregorio Magno è stato
un grande scrittore, preciso, acuto, profondo e... pratico.
Nella citazione seguente egli mette a confronto due mentalità
o stili di vita, luno guidato dalla sapienza
o logica di questo mondo, laltro dalla sapienza che deriva
da Dio. Siamo in presenza di una tipologia umana semplificata
al massimo: la classica contrapposizione tra i buoni e i cattivi,
tra i furbi (secondo la mentalità comune)
che come autentici avvoltoi sono sempre pronti ad approfittare
della situazione, e gli onesti che non fanno lo sgambetto
agli altri.
Parole del grande Gregorio valide per un buon programma di vita
spirituale, anche oggi.
La sapienza di questo
mondo sta: nel coprire con astuzia i propri sentimenti, nel velare
il proprio pensiero con le parole, nel mostrare vero il falso
e falso il vero.
Al contrario la sapienza del giusto sta: nel fuggire ogni finzione,
nel manifestare con le parole il proprio pensiero, nellamare
il bene così comè, nellevitare ogni
falsità, nel donare gratuitamente i propri beni, nel sopportare
più volentieri il male che farlo, nel non cercare di vendicarsi
delle ingiurie, nel ritenere un guadagno loffesa subita
a causa della verità. Ma questa semplicità del
giusto viene derisa, perché la purezza dintenzione
è creduta stoltezza dai sapienti di questo mondo. Infatti
tutto ciò che si fa con innocenza, è ritenuto da
questi senzaltro una cosa stolta; e tutto ciò che
la verità approva nellagire, suona come sciocchezza
per la sapienza di questo mondo. (MARIO SCUDU)
***
Questo e altri 120 santi e sante sono confluiti nel volume:
MARIO SCUDU, Anche
Dio ha i suoi campioni, Editrice ELLEDICI, 2011
IMMAGINI:
1 San Gregorio Magno - Manoscritto delle
Lettere XII sec. - Biblioteca Nazion.- Parigi /
2 San Gregorio Magno e i suoi diaconi/Manoscritto
datato 1022 - Archivio Monteccassino
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2000-8
VISITA Nr.