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         27 Settembre: San Vincenzo de' Paoli (1581-1660)
      
AMARE DIO CON IL SUDORE DELLA FRONTE

Una vera schiera di personaggi hanno fatto grande la Francia del 1600. Ne ricordiamo alcuni.
Per la letteratura Corneille e Molière (ed il suo “Malato immaginario” rappresentato ancora oggi), per la filosofia Cartesio ed il suo famoso “Penso, dunque sono” e Pascal (importante anche per la scienza) con la sua celebre definizione dell’uomo come “canna pensante”.
Per la politica è il secolo del Richelieu e del Mazzarino e delle loro innumerevoli trame di potere.
E per la storia della Chiesa? Anche qui abbiamo figure di primo piano. Ecco alcuni nomi: il card. Pierre de Bérulle (uno dei più eminenti riformatori della Chiesa in Francia assieme a San Giovanni Eudes), il grande predicatore Jacques Bossuet (famosa la sua frase: “Dio scrive dritto anche sulle righe storte degli uomini”), San Francesco di Sales (francese solamente di cultura, ma savoiardo di origine e quindi legato molto ai Savoia che avevano già la loro capitale a Torino). Ed ultimo, buon ultimo come si dice, San Vincenzo de’ Paoli. È quest’ultimo la figura più luminosa e più esaltante della chiesa francese del 1600, santo infaticabile della carità anzi vero genio della carità, che ha saputo infondere il suo carisma in tanti figli (Preti della Missione o Lazzaristi) e in tantissime Figlie (Figlie della Carità) non solo in quel secolo ma anche oggi.

Personalità dotata di una intelligenza veramente geniale e concreta, è il santo che seppe far uscire all’aria aperta la spiritualità francese, prigioniera di troppa teoria, facendola camminare sulle strade del mondo e facendola entrare nelle stanze degli ospedali e nelle case di tante povere famiglie impoverite e abbrutite dalle molte guerre.

La stessa intuizione di “gettare” le sue Figlie nel mondo a fare apostolato pratico (non solo apostolato della preghiera e della penitenza nelle ristrette mura del convento, come si usava fino ad allora per le monache) ha dell’incredibile e del rivoluzionario, e se vogliamo anche della santa audacia (o del soffio dello Spirito Santo). San Vincenzo voleva le sue Figlie tutte “contemplative nell’azione” come si direbbe oggi.

Un’attività, la sua, che ha dell’incredibile, per quantità e per qualità, tanto che molte forme di assistenza e di intervento sociale che la Chiesa ha continuato in seguito hanno avuto in San Vincenzo de’ Paoli non solo un iniziatore e precursore ma anche un geniale maestro. Fu anche il fondatore delle “Carità” che costituiscono una presenza imponente nel mondo. A lui sono ispirate e in lui hanno un punto di riferimento la famose e ancora oggi molto attive Conferenze di San Vincenzo, fondate dal Beato Federico Ozanam (1813-1853), che costituiscono una grande presenza caritativa, fatta da laici volenterosi, presenti in tutto il mondo.

Da pastore di gregge a pastore di anime

Vincenzo de’ Paoli (o De Paul) è nato in Francia, a Pouy (vicino ai Pirenei) nel 1581, da genitori contadini. Visse i suoi primi anni in ambiente rurale e fece anche per un po’ di tempo il pastore. Allora una delle vie per la promozione sociale era lo stato ecclesiastico, e fu per questo che i genitori lo orientarono ad esso. Studiò presso i Francescani, e poi iniziò i corsi all’università di Tolosa. Diventò sacerdote nel 1600. Quattro anni dopo ottenne il baccellierato in teologia. In quegli anni la massima aspirazione di Vincenzo era terrena, molto terrena, cioè quella di “sistemarsi” bene economicamente ed avere un ricco beneficio, desiderio non estraneo allora a molti del clero. Era, in questa prima fase della vita, di natura ambizioso e potremmo aggiungere di orientamento carrieristico.

Arrivato a Parigi nel 1608 ottenne la carica di elemosiniere della regina Margherita di Valois. Sembrava sistemato, ma la Provvidenza lo fece incontrare con il Card. De Bérulle: questi lo introdusse nei circoli della riforma della Chiesa in Francia e gli comunicò una forte tensione ideale e spirituale. Vincenzo stava cambiando velocemente. E subito si videro i frutti.

Ottenne infatti una parrocchia nella periferia di Parigi: fu proprio qui che lavorando e aiutando i suoi parrocchiani poveri e semplici Vincenzo conobbe finalmente la felicità. Scrisse: “Neppure il Papa è felice come me!”. Ma poco tempo dopo sempre il Card. De Bérulle gli consigliò di assumere le funzioni di cappellano della famiglia di Filippo Emanuele De Gondi, personaggio ricco e influente, discendente da antichi banchieri italiani venuti in Francia al seguito dei Medici. Filippo Emanuele comandava la flotta del regno in qualità di generale delle galere. Sua moglie inoltre era una donna di alto profilo spirituale che influì positivamente su Vincenzo.

Aveva ormai raggiunto un’ottima sistemazione economica e di prestigio, ma non si sentiva completamente a suo agio... e felice, come quando istruiva i suoi poveri parrocchiani. E fuggì, segretamente, divenendo di nuovo parroco in una parrocchia povera, presso Lione.
La nuova esperienza non durò a lungo ma, per quello che gli capitò, sufficiente ad aprirgli nuovi orizzonti. Quello che lui nel profondo del cuore cercava era il servizio ai poveri.
Ecco l’episodio fondamentale e provvidenziale. Stava per celebrare la Messa quando gli riferirono che in parrocchia c’era un famiglia, che stava morendo perché nella più assoluta miseria. Ne informò anche la gente. Sembrava una di quelle tante informazioni o avvisi che si dicono dopo Messa. Presto dimenticati. Ma non fu così.

Finito anche il Vespro si recò, insieme ad un borghese del paese, un brav’uomo, a far visita a quella famiglia. E con sua meraviglia vide che molte signore stavano già tornando indietro, dopo aver prestato l’aiuto. Vincenzo si commosse. Ma non solo. Pensò che la carità doveva essere organizzata, e, soprattutto, non essere solamente la spinta di un giorno, lasciando i poveri di nuovo soli dopo. Con l’organizzazione di quelle signore volenterose nacquero in Francia “le Carità”.

Lavorare sudando per Dio

Vincenzo si impegnò a combattere le due povertà che vedeva attorno a sé: quella spirituale e quella materiale.
Ed ecco le due grandi fondazioni: nel 1625 fondò la Congregazione della Missione (aiutato generosamente dai De Gondi) per l’istruzione della popolazione rurale mediante le “missioni popolari”. Ma c’era ignoranza anche tra il clero e non poca. Ed ecco allora che Vincenzo organizzò ritiri per gli ordinandi sacerdoti, che ben presto diventarono lunghi periodi di preparazione (veri seminari di istruzione).

Nel 1633 arrivarono le Figlie della Carità. Fu aiutato in questa fondazione da Luisa de Marillac (santa). Una congregazione veramente nuova per quei tempi, che considerava l’attività apostolica inadatta per le donne perché le avrebbe esposte ad un eccessivo contatto potenzialmente pericoloso col mondo. Queste suore hanno continuato la loro opera preziosissima per i poveri lungo i secoli fino ad oggi.
Vincenzo (lo chiamavano Monsieur Vincent) ormai era un personaggio famoso, consultato da re e regine, da semplici funzionari e da ministri, da ricchi e poveri. Era ben voluto e stimato, ricercato per consigli spirituali, ma anche come consulente per risolvere, a livello politico, problemi dei poveri, degli emarginati che non mancavano e non mancano mai in ogni società. Proprio per questa prodigiosa attività per ogni tipo di disagio e disagiati sociali meritò, ancora vivente, il nome di Padre della patria.

Era spesso convocato a corte e assistette sul letto di morte il re Luigi XIII (1643), detto il Re Giusto. Qui a corte conobbe ed ebbe da fare anche con il famoso Richelieu (cardinale), riuscendo a mettere una buona parola anche nella nomina dei nuovi vescovi. Vincenzo i pastori delle diocesi li voleva spiritualmente preparati e degni dell’incarico, non impastoiati o frequentatori delle stanze del potere. La sua “carriera” politica presso la corte però finì quando cadde in urto con il Mazzarino, altro politico con tanto potere, come il Richelieu.

Sul versante ecclesiastico bisogna ricordare che conobbe personalmente anche Francesco di Sales. Al grande vescovo di Ginevra Vincenzo è debitore di almeno tre temi che formano l’ossatura della spiritualità vincenziana: la chiamata alla santità di tutti, uomini e donne, dotti o ignoranti; per la concezione e la metodologia della meditazione ed infine per la preoccupazione di rendere l’amore di Dio non solo affettivo ma anche effettivo, da tradurre cioè in opere quotidiane concrete.

Grandi consolazioni spirituali Vincenzo le ebbe con le missioni al popolo, fatte con i suoi Figli spirituali. Si trattava di un nuovo stile di azione pastorale: per 15 giorni si predicava in una parrocchia, annunciando la Parola di Dio a tutti, istruendo così il popolo di Dio. Vincenzo diceva: “Io facevo dappertutto la stessa predica che voltavo e giravo in mille modi: la predica del timore di Dio...”. Vincenzo e i suoi Figli preparavano il terreno e gettavano con dedizione la Parola. E quel seme cresceva benedetto da Dio con tante conversioni anche commoventi. Si lavorava, si sudava, si soffriva la fame e le difficoltà per Dio: questo era il modo con cui Vincenzo mostrava e dimostrava a tutti di amarlo. Diceva: “Non mi basta amare Dio se il mio prossimo non lo ama”.

Naturalmente tutta questa attività era sostenuta da una intensa preghiera incentrata soprattutto sul mistero di Cristo sofferente, da consolare e da curare operativamente nei poveri. Cristo e i poveri da aiutare per amore di Cristo: questi due erano i grandi punti fermi della spiritualità e dell’azione apostolica di San Vincenzo de’ Paoli. Validi ancora oggi. Morì nel 1660 proprio invocando Cristo con le sue ultime parole: “È Gesù”.

                                                                                 MARIO SCUDU sdb ****



      
 Amare Dio lavorando per lui

Amiamo Dio, fratelli, amiamo Dio, ma a spese delle nostre braccia, con il sudore della nostra fronte.

Perché molto spesso tanti atti di amore di Dio, di compiacenza, di benevolenza e altri simili affetti e pratiche intime di un cuore tenero, sebbene buonissime e desiderabilissime, sono non di meno sospette, quando non giungono alla pratica dell’amore effettivo...

Molti si lusingano con la loro immaginazione eccitata, si contentano delle soavi conversazioni che hanno con Dio nell’orazione, ne parlano anzi come angeli.

Ma usciti di lì, se si tratta di lavorare per Dio, di soffrire, di mortificarsi, di istruire i poveri, di andare a cercare la pecorella smarrita, di essere lieti se sono privi di qualcosa, di accettare le malattie o qualche altra disgrazia ahimè, non c’è più


     Pensieri di San Vincenzo de’ Paoli

1 Lasciare Dio per Dio (ovvero lasciare la preghiera per andare a fare un’opera di carità urgente).
2 Non mi basta amare Dio se il mio prossimo non lo ama.
3 Le opere di Dio non si fanno quando lo desideriamo noi, ma quando piace a Lui. Non bisogna saltare davanti alla Provvidenza.
4 Quando sarete vuoti di voi stessi, allora Dio vi riempirà.
5 Io facevo dappertutto una sola predica che voltavo e giravo in mille modi: la predica del timore di Dio..., e Dio intanto faceva quello che aveva previsto da tutta l’eternità: benediceva il nostro lavoro.
6 Bisogna essere come i raggi del sole che si posano continuamente sopra l’immondizia e nonostante questo non si sporcano (così diceva alla sue Suore).
7 Il fine principale per il quale Dio ci ha chiamati è per amare Nostro Signore Gesù Cristo.
8 Bisogna santificare queste occupazioni cercandovi Dio e compierle per trovare lui, piuttosto che per vederle fatte.
  “È Gesù” (le ultime parole prima di morire).
10 “Ti accorgerai presto che la carità è un fardello pesante... Ma tu conserverai la tua dolcezza ed il tuo sorriso. Non è tutto dare il brodo e il pane. Questo lo possono fare anche i ricchi...”

(consiglio di San Vincenzo ad una sua Figlia, tratto dal film Monsieur Vincent).

IMMAGINI:
Rittrato coevo di San Vincenzo de' Paoli, di Sebastien Bourdon.
Vetrata ottocentesca raffigurante il santo che benedice le prime Figlie della Carità.
San Vincenzo de' Paoali assiste gli appestati.
La Vergine Maria presenta San vincenzo de' Paoli a Cristo.
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Altre immagini di San Vincenzo de' Paoli  


*** Questo e altri 120 santi e sante sono nel volume di :
       
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice ELLEDICI


           RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2007- 8  
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