17 SETT. SANTA ILDEGARDA DI BINGEN (1098-1179)
ILDEGARDA, NOBILE E SANTA

"La Chiesa ringrazia per tutte le manifestazioni del "genio femminile" apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e a tutte le nazioni". Così ha scritto Giovanni Paolo II nel documento Muliris Dignitatem. Tra queste donne da ringraziare c'è senza dubbio S. Ildegarda di Bingen, vissuta nella Germania del XII secolo (1098-1179),. Una figura di donna, di monaca, di scrittrice, di mistica e di santa dalla personalità straordinaria, che ha esercitato un grande influsso grande come merita. La Chiesa Cattolica ne ha sancito la grandezza e la profondità del messaggio (era chiamata la "profetessa del Reno") dichiarandola, nell'ottobre 2012, Dottore della Chiesa.

Oh tu, fragile creatura ... parla e scrivi ciò che vedi

Ildegarda nacque vicino ad Alzey (30 km da Magonza) in una famiglia nobile. Due particolarità nella bambina Ildegarda: era di intelligenza pronta ed acuta ma anche di salute fragile, ed ebbe le prime visioni a 5 anni, come lei stessa raccontò: "Nel mio quinto anno di vita vidi una luce così grande che la mia anima ne fu scossa però, per la mia tenera età, non potei parlarne".
Entrata nel monastero benedettino di Disibodenberg all'età di otto anni, fu affidata alla maestra Jutta, una giovane donna di famiglia nobile. Il secondo maestro fu il monaco Volmar, assistente spirituale della clausura ed in seguito suo primo segretario. Giunta all'adolescenza Ildegarda decise liberamente di entrare nell'ordine, e ponendo così la sua vita al totale servizio di Dio.
Per trent'anni non successe nulla, ma quando morì Jutta, la sua maestra, le monache la elessero badessa. Seguirono cinque anni di ordinaria amministrazione poi a 42 anni la svolta decisiva. Sentì la voce di Dio che le diceva: "Manifesta le meraviglie che apprendi ... Oh tu fragile creatura ... parla e scrivi ciò che vedi e senti". Un particolare: più lei resisteva alla Voce, più aumentavano le sofferenze. Finalmente, dietro consiglio di Volmar, cominciò a scrivere. E anche le forze ritornarono.

Conosci le vie

Il primo frutto fu l'opera "Scivias" (Conosci le vie). In 35 visioni c'è tutta la storia della salvezza. È un invito pressante a "conoscere le vie, a prestare attenzione, a guardare, scrutare, discernere le vie divine, i percorsi, rettilinei o contorti, le circostanze belle o brutte nelle quali Dio ci viene incontro. Tutte le vie portano ad un'unica meta, pertanto in ogni circostanza si può desiderare Dio e conoscerlo".
La sua fama intanto cresceva sempre di più, fino ad arrivare alle orecchie del papa Eugenio III , che era a Treviri per un Concilio, e, dietro suggerimento di san Bernardo di Chiaravalle, la incoraggiò a mettere per iscritto le visioni, a beneficio di tutta le Chiesa. Uno dei frutti della sua fama (e santità) fu il grande numero di ragazze nobili che bussavano alla porta del suo monastero. Anche per questo, non senza difficoltà, riuscì a fondarne un altro vicino a Bingen.
Possiamo dire che Ildegarda era una monaca atipica. Non era tutta casa (monastero) e chiesa; non era una donna segregata dal mondo e tutta incentrata su Dio. Viveva profondamente delle vicende del suo tempo. Non solo il papa si era accorta di lei, ma anche Federico Barbarossa, l'imperatore. I due si scrissero varie lettere (dal 1154). Ma questa corrispondenza non le impedì di essere molto chiara e dura quando lui "elesse" un antipapa contro il legittimo Alessandro III. Ildegarda usò parole di fuoco (frutto di una visione): "Colui che è dice: la ribellione io la distruggo… guai, guai alle male azioni dei sacrileghi". Il Barbarossa non si vendicò, tanto era il prestigio della monaca Ildegarda (la sua distruzione politica arrivò anche con la sconfitta di Legnano nel 1176).

In viaggio, malata, per amore alla Chiesa

Ildegarda intraprese anche quattro grandi viaggi di predicazione pur essendo non più giovane e malaticcia. Predicò anche a Treviri e a Colonia. La sua grandissima autorità spirituale ("prophetissa teutonica") le permetteva di parlare senza paura. È rimasta famosa la predica di Treviri nel 1160: "Io povera creatura, a cui mancano salute, vigore, forza e istruzione, ho udito nella luce misteriosa del vero volto le seguenti parole per il clero di Treviri: i doctores e i magistri non vogliono più dar fiato alla tromba della giustizia, perciò è scomparsa in loro l'aurora delle buone opere". Stessa dura requisitoria contro il clero di Colonia colpevoli di non istruire il popolo di Dio.
La sua fama era grande, l'attività incessante e le malattie tante. Tuttavia Ildegarda aveva l'intelligenza (e la santità) di fare anche della auto ironia: "Perché non insuperbisca Dio mi ha costretta a letto".

Messaggio per l'uomo d'oggi

Ildegarda ci ha lasciato varie opere. Dopo la prima "Scivias" scrisse anche il "Libro dei meriti della vita" in cui tratta del grande tema dell'armonia tra legge di Dio e volontà dell'uomo. Nel terzo scritto "Libro delle opere divine" riprende l'immagine dell'uomo posto in una struttura complessa di rapporti fra microcosmo e macrocosmo. Le sue opere in campo medico e scientifico hanno ridestato nuovo interesse tra gli studiosi. È interessante notare come le sue visioni sono originali, contenenti straordinarie figurazioni intellettuali e immaginifiche, sviluppate sulla base dell'immaginario collettivo del Medio Evo. Vi sono presenti anche molti elementi naturalistici e astrologici ereditati dall'antichità pre-cristiana. Dio parlava ad Ildegarda, come già ai profeti, all'interno della sua cultura.
All'uomo d'oggi Ildegarda dice di non fare di se stesso un idolo, sacrificandogli tutto. La sua battaglia fu contro l'autonomia umana idolatrata, contro l'uomo centrato su di sé e pieno di egoismo, contro l'uomo che parla con superbia ed empietà: "Non voglio ubbidire né a Dio né a qualsiasi uomo".
E Ildegarda monaca esorta fortemente l'uomo al rispetto non solo di Dio ed del prossimo ma anche del Creato (messaggio ecologico), evitando cioè lo sfruttamento selvaggio della natura. Tutto attuale, anche oggi.

                                                                                              MARIO SCUDU sdb


IO INVISIBILE VITA TRASFORMO TUTTO IN VITA

In questo passo stupendo Ildegarda riferisce le parole pronunciate da Cristo in una visione:

“Io, suprema forza di fuoco che accese ogni scintilla di vita, da cui nulla uscì di mortale, io decido di tutto ciò che è. Al cerchio dell’universo con le mie ali, cioè volandogli intorno con la mia sapienza, ho dato il giusto ordine.

E di nuovo io, infiammata vita del divino essere originario, scintillo sulla bellezza dei terreni dei campi, brillo nelle acque, ardo nel sole, nella luna, nelle stelle.

Con un soffio di vento, invisibile vita che dona pienezza, tutto trasformo in vita... Dunque io sono la forza di fuoco che segretamente riposa in tutto questo, tutto arde grazie a me, come il respiro tiene incessantemente in vita l’uomo e come nel fuoco si leva una fiamma accesa...”.

"Dio pervade l'anima degli eletti con la luce della verità e la salva in tal modo per la felicità eterna. Egli deliberò a suo tempo di salvare i cuori di molti con l'effusione dello Spirito profetico".

In una visione con Dio Padre

"Come cenere e polvere io sono davanti a te, nel più profondo della mia anima, come polvere portata dal vento. Poiché questa visione mi affatica molto, grande è il mio timore e non oso rendere noti i tuoi misteri. O Padre pieno di bontà e di mitezza, insegnami qual è la tua volontà e che cosa devo dire. Padre che susciti timore, che sei pieno d'amore, tu che sovrabbondi di ogni grazia, non abbandonarmi ma custodiscimi nella tua misericordia", E di nuovo udii la voce che mi diceva: "Parla come ti viene insegnato. Voglio che parli anche se sei cenere. Parla rivela il Pane, che è il Figlio di Dio. Egli è vita e amore infuocato". (Da Scivias 329 ss).


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2012-5
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