4 settembre: Santa Rosalia di Palemo (1166)
PER AMORE DEL MIO SIGNORE GESU'

Di Santa Rosalia, come di altri santi del calendario cristiano, si hanno molte tradizioni orali e devozioni popolari ma poche notizie storiche certe, molte testimonianze iconografiche ma scarne notizie biografiche. Il primo racconto scritto sulla sua vita sembra essere posteriore di almeno quattro secoli alla sua morte. Esso raccoglie le tradizioni orali che si narravano della santa palermitana e la devozione popolare già da tempo presente.

Non saranno dei veri documenti storici, tuttavia queste, insieme alla documentazione iconografica, che non è senza importanza, attestano che il suo culto era antico ed esteso, che la sua figura era presente, come santa, nell’immaginario collettivo del popolo cristiano della Sicilia e dintorni e per questo pregata e invocata. Anche se il suo culto, per la verità, non ebbe uguale intensità lungo i secoli.

Secondo queste tradizioni, Rosalia nacque vicino a Palermo, dalla famiglia nobile dei Sinibaldi, di origine normanna, imparentata (per via materna) addirittura con Carlo Magno. Crebbe quindi a corte nel lusso e nella vita agiata di allora. Finché stanca e nauseata dallo sfarzo, dalla vanità e superbia della vita che si respirava, decise di lasciare tutto, famiglia e onori, ricchezze e agiatezze e di ritirarsi a vivere da sola. Insomma aveva scelto uno stile di vita diametralmente opposto: fatto di solitudine e di penitenza, di preghiera e di meditazione. Incominciava una vita di dura ascesi, sull’esempio di tanti altri prima di lei.

Rosalia andò a vivere in una grotta a Santo Stefano Quisquina, non lontano dalla città. Un’iscrizione scoperta sulle pareti di questa grotta, scritta forse di suo pugno, afferma: “Ego Rosalia Sinibaldi Quisquine et Rosarum domini filia, amore Domini mei Jesu Christi in hoc antro habitare decreti” e cioè “Io Rosalia, figlia di Sinibaldo, signore di Quisquina e Rose, ho deciso di vivere in questa grotta per amore del mio Signore Gesù Cristo”. Chiese anche la protezione e l’assistenza spirituale ai monaci di San Benedetto, che vivevano non lontano. Per questo qualche tradizione afferma che fosse diventata benedettina (testimoniato questo anche dalla iconografia che la rappresenta). Secondo altri appartenne all’ordine di San Basilio.

Qui Rosalia affrontò con coraggio le quotidiane lotte contro animali talvolta non proprio benevoli, e contro i demoni sempre ostili contro di lei perché non gradivano affatto le sue lunghe preghiere e la dura penitenza di cui si nutriva.

Sulle pendici del Monte Pellegrino

Dopo un po’ di tempo Rosalia si trasferì più vicina a Palermo e precisamente sul Monte Pellegrino, in una grotta stalagmitica posta alle sue pendici. Qui immaginiamo che abbia condotto più o meno lo stesso stile di vita di prima, con gli stessi ingredienti ascetici ormai collaudati e praticati, e con le stesse visite non gradite dei demoni tentatori. Ed è interessante notare che nelle vicinanze della grotta, fino ai primi anni del 1500 erano vissuti altri eremiti, chiamati, nel suo ricordo, “Romiti di Santa Rosalia”. Ad essa salivano anche molti palermitani attratti dalla sua fama di santità e per chiederle preghiere e consigli spirituali.
Quando Rosalia capì che era arrivata l’ultima ora terrena, si compose lei stessa in una fossa e ivi morì. Secondo la tradizione il 4 settembre del 1166. Vi rimase per cinque secoli, finché i palermitani, clero e popolo di Dio, non si convinsero di aver trovato i resti della loro santa. Il suo culto iniziò subito dopo la sua morte: fu venerata dai palermitani come santa, come la loro santa. E dalla fine del secolo XII le furono dedicate chiese e cappelle, in Sicilia e fuori particolarmente nell’Italia meridionale.
Come avvenne il ritrovamento dei resti del suo corpo in quella grotta dove poi fu eretto il santuario in suo onore?

Rosalia, patrona di Palermo

Fu nel 1624, quando già il suo culto era diminuito, che questo riprese con vigore fino alla proclamazione di Rosalia a patrona principale di Palermo. Esistono due versioni sul perché di questa svolta. Nella prima si narra che la santa sia apparsa (il 26 maggio 1624) ad una certa Giacoma Gatto, malata di peste ma ormai quasi guarita, salita alla grotta per ringraziare la Vergine Maria e la santa per la guarigione. Nella visione Santa Rosalia le indicò dove erano sepolti i propri resti mortali, ritrovati infatti, poco tempo dopo da alcuni frati. La ricognizione che ne seguì non fu affatto semplice, anzi fu laboriosa e controversa. Insomma le autorità ecclesiastiche volevano vederci chiaro, e andarono avanti con molta prudenza. Intanto la peste che era scoppiata a Palermo continuava a mietere vittime tra la popolazione. Il Vescovo della città Card. Giannettino Doria convocò clero e popolo in cattedrale e chiesero aiuto alla Madonna, promettendole che avrebbero difeso fino al sangue il privilegio della sua Immacolata Concezione e, secondo, di proclamare Rosalia patrona della città.

L’11 febbraio 1625, quelle ossa rinvenute nella grotta furono autenticate dai medici come appartenenti ad una donna e quindi molto presumibilmente a Santa Rosalia. Poco tempo dopo (ecco la seconda versione) la santa apparve, sul monte Pellegrino, ad un uomo che voleva suicidarsi perché amareggiato per la morte di peste della moglie. Rosalia lo confortò assicurandogli la protezione e gli raccomandò di andare dal Vescovo per riferirgli che le ossa, rinvenute nella grotta dai frati, erano proprio sue e di portarle in processione per le strade di Palermo. Il cardinale fece raccogliere quelle reliquie in un’urna, esponendole alla venerazione del popolo e portata in seguito in solenne processione. La peste che affliggeva la città, ormai già diminuita, finalmente scomparve del tutto.

Nel 1630 da Roma intanto, arrivò la notizia che il Papa Urbano VIII aveva inserito il nome della santa palermitana nel Martirologio Romano. E nel 1631, dopo il pronunciamento romano, fu eretta dentro la cattedrale della città una sontuosa cappella dedicata proprio a lei con un altare, dove fu collocata una magnifica urna d’argento massiccio con le reliquie della santa, ormai patrona della Città. Diventando meta di pellegrinaggio non solo per i devoti di Palermo ma anche per tanti altri provenienti da altre parti della Sicilia e del mondo.
                                                                               
MARIO SCUDU


Sembrava come rapita in estasi

Il vero polo di attrazione per i devoti di Santa Rosalia è il Santuario a lei dedicato e costruito sul Monte Pellegrino, che sovrasta Palermo, e che è stato ricavato sulle pareti del monte, attorno alla grotta dove secondo la tradizione visse la santa palermitana. Sulle pareti del vestibolo si possono osservare innumerevoli ex voto, a testimonianza della fama della santa presso i siciliani e palermitani in particolare, non solo dell’isola ma anche di quelli sparsi nel mondo.

Ci sono anche delle lapidi che parlano della devozione espressa da vari personaggi storici, regali e non. Si può vedere quella di Carlo III, che nel 1748 fece ricoprire d’oro la statua della santa. C’è poi quella, del 1800, di Ferdinando III, re delle due Sicilie e della moglie Maria Carolina. Nel museo del Santuario ci sono anche oltre agli ex voto anche regali donati da illustri visitatori come Lord Byron, poeta inglese, Vincenzo Bellini, famoso musicista e dello scrittore Alexandre Dumas.

Tra i personaggi ricordiamo la visita, avvenuta il 6 aprile 1787, del grande poeta tedesco Wolfgang Goethe durante il suo celebre Viaggio in Italia (“Conosci tu la terra dove fioriscono i limoni...?”). Non solo fu rapito dalle bellezze naturali della Sicilia ma anche da quella della statua della santa, posta nella grotta, presso l’altare. Ecco le sue parole:

“Sembrava come rapita in estasi, gli occhi semichiusi, il capo appoggiato negligentemente alla mano destra carica di anelli. Non mi saziavo di contemplare quell’immagine; mi sembrava che emanasse uno straordinario fascino. Il manto che la riveste è di lamiera dorata e imita benissimo la stoffa riccamente tessuta d’oro. La testa e le mani sono di marmo bianco, non oso dire di stile elevato, tuttavia rese con tanta naturalezza e grazia da far credere che la figura respiri e si muova. Un angioletto le sta accanto e sembrava ventilarla con lo stelo di un giglio”. (M.S.).

Condusse una vita celeste

I palermitani sono così devoti della loro patrona che ne celebrano la festa... due volte. La prima il 15 luglio (e sembra che duri una settimana!) e poi il 4 settembre. La prima una festa “laica”, che dà risalto alla devozione popolare, al folklore locale, alle folle tripudianti, ai divertimenti e ai banchetti sostenuti e sostenenti. In una parola è la festa per il corpo... perché bisogna pur nutrirlo. La seconda si celebra il 4 settembre: questa invece è fatta di preghiere, di suppliche alla santa, di pellegrinaggi e anche di propositi. È insomma la festa per lo spirito. L’origine di questi duplici festeggiamenti non è solo nella grande devozione e attaccamento della città a Santa Rosalia, ma è da ricercarsi proprio nel Martirologio Romano.

Infatti Urbano VIII nel 1630 inserì il nome della santa nel Martirologio definendola “... vergine palermitana, discendente dal sangue reale di Carlo Magno, la quale, per amore di Cristo, fuggì il principato paterno e la reggia, e, solitaria nei monti e nelle spelonche, condusse una vita celeste”. E indicò due date: la prima il 15 luglio, per ricordare il giorno del ritrovamento delle reliquie nella grotta del Monte Pellegrino dove poi fu costruito il santuario a lei dedicato.

La seconda il 4 settembre per ricordare il “dies natalis” di Rosalia, e cioè la sua morte o “nascita al cielo”. La festa del 15 luglio e giorni seguenti viene anche chiamata “U Festinu”. Il momento culminante della celebre festa palermitana sembra essere il passaggio lungo le strade più importanti della città, di un carro trionfale trainato da sei paia di buoi, riccamente ed elegantemente bardati. Il carro è poi sormontato da una statua della Santa e ospita anche un’orchestra di varie decine di elementi, che suona canti religiosi e non. Insomma una grande festa popolare e cittadina, con motivazioni religiose originali, ma fatta anche per esprimere la propria gioia collettiva, e che attira ancora oggi non pochi turisti locali e stranieri.

Nella festa del 4 settembre si è più seri, più sobri e naturalmente più spirituali. È infatti la festa religiosa. Il pellegrinaggio e processione al Santuario della santa è fatto tra canti, preghiere e suppliche. Ecco un ritornello:

“O rosa fulgida che in ciel d’indìa / O giglio candido caro al Signor / fiore freschissimo, o Rosalia / accogli i palpiti del nostro amor”. (M.S.)


IMMAGINI:
Rosalia colta in un momento estatico dal grande pittore fiammingo Anton Van Dyck. Sembra che la santa abbia chiesto di trascorrere gli ultimi anni della propria vita murata in una cella, con molta probabilità per raggiungere con maggiore facilità questo particolare stato emotivo.
2  Santuario didicato a Santa Rosalia sulle pendici del monte Pellegrino
 Nella cappella dedicata a Santa Rosalia, all’interno della cattedrale di Palermo, si conservano alcune sue reliquie.
 Interno della grotta dove si ritirò Santa Rosalia.
5  Acquarello di Pasquale Mattej, Festa di Santa Rosalia a Palermo .
*** Questo e altri 120 santi e sante sono nel volume di :
      
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice ELLEDICI

RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2006 - 8
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