B. Elena
(Maria Restituta) Kafka (1894-1943), suore e martire***
Per
Gesù sono vissuta, per Gesù voglio morire
Non c'è dubbio: il secolo
XX è stato un grande secolo per l'umanità, con molteplici
luci ma anche con grandi zone d'ombra. Tra le prime ricordiamo i
progressi nel campo dei diritti civili e del rispetto della persona,
e, in Europa il superamento di tante inimicizie fra le nazioni con
la conseguente nascita della Unione Europea (ancora 'in progress');
in campo tecnologico, l'avvento della rivoluzione informatica, con
l'invenzione del computer che è stato veramente il motore
di questo travolgente progresso che ha rivoluzionato la nostra vita
di tutti i giorni. Ma non mancano anche le ombre, e che ombre! E'
stato il secolo delle ideologie (fascismo, comunismo e nazismo)
a carattere onnicomprensivo (volevano dare ogni risposta all'uomo
e sull'uomo), ma anche aggressivo e repressivo. Ed è anche
un secolo che ha visto, a causa di queste ideologie, ben due guerre
mondiali con uno spaventoso bilancio di distruzione e morte.
Non dimentichiamo che è stato anche il "Secolo dei Martiri"
della fede cristiana, a causa proprio dell'ideologia comunista,
con le sue scuole di ateismo ed i corsi di rieducazione che miravano
di estirpare "la superstizione della religione" dalla
testa della gente. E di quella nazista, di stampo antisemita, anticristiana
e antiumana (mito della razza e della eugenetica). Il nazismo fu
anche fautore del neopaganesimo. Sulla propria bandiera aveva la
'croce uncinata' (o svastica) che, secondo loro, doveva soppiantare
la croce di Cristo dal cuore dei cristiani con la propaganda e con
il terrore della persecuzione.
Il papa Giovanni Paolo II nell'anno del Giubileo 2000, in una memorabile
cerimonia al Colosseo di Roma, ha parlato proprio di Secolo dei
Martiri, invitando tutti a ricordare i tantissimi cristiani, testimoni
fino a donare la propria vita per la loro fede in Cristo.
L'idea di martirio è sempre stata presente nella storia della
Chiesa, ed è tornata alla ribalta, prepotentemente, proprio
nel secolo scorso. Gesù stesso aveva messo in guardia i suoi
discepoli con le famose parole: "Un servo non è più
grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno
anche voi. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome"
(Gv 15,20). Il destino dei discepoli è dunque quello di Gesù:
la persecuzione. Perché questo? Perché la Chiesa continua
nella storia umana quello che ha fatto Gesù, la sua missione
che non fu soltanto quella di annunciare il regno di Dio e chiamare
gli uomini alla conversione, ma anche quella della suprema testimonianza
della propria vita sulla croce per la salvezza del mondo. Ed i martiri
di tutti i secoli avevano questa coscienza di seguire il Cristo,
di portare il peso della croce dell'umanità insieme a lui,
di continuare la sua passione a beneficio dell'umanità intera.
Vissero per Cristo, morirono martiri per Cristo e con Cristo.
Tra questi testimoni ricordiamo una Suora Francescana della Carità
Cristiana, morta martire per la propria fede, (conosciuta anche
come "Martire per il Crocifisso") per mano dei nazisti,
a Vienna nel 1943: Sr. Maria Restituta, al secolo Elena Kafka, dichiarata
beata nel 1998 proprio nella capitale austriaca da Giovanni Paolo
II.
"Per aiutare quelli che soffrono
."
Elena Kafka, questo era il suo nome,
nacque nel 1896 a Brno, città nell'odierna Cekia (allora
faceva parte dell'impero austro-ungarico), ma visse a Vienna, dove
la famiglia era emigrata, fin da bambina. A sei anni Elena era balbuziente
e la sua maestra con una 'cura' originale che si usava allora, non
sappiamo se con qualche fondamento scientifico, le impose il silenzio
per tre mesi. Per una bambina un ordine
. tremendo. Ma la cura
riuscì. Ed Elena, felicissima come non mai, cominciò
ad esprimersi con fierezza e con correttezza di pronuncia, come
gli altri bambini di pari età.
A 15 anni dovette lasciare la scuola per lavorare come cameriera
e così aiutare la propria famiglia. Proprio in quegli anni
cominciò a maturare l'idea che realizzerà con costanza
e coraggio, di farsi religiosa ed infermiera così da poter
"aiutare quelli che soffrono e hanno bisogno di aiuto".
Ideale questo che cresceva sempre di più nel suo cuore, fortemente
voluto e perseguito da lei ma anche ostacolato dai genitori. Forse
avevano paura di perdere una preziosa fonte di sostentamento per
la famiglia e anche la constatazione di non poterle pagare o dare
la dote per tale scelta. Sua madre specialmente cercò con
forza di farle cambiare idea. Ma Elena, come farà anche in
seguito da adulta e infermiera, perseverò con risolutezza.
Fino a scappare di casa all'età di 19 anni (per quegli anni
ancora minorenne). Il rifugio scelto fu la Casa Madre delle Suore
della Carità Cristiana sempre a Vienna.
Anche con questa decisione i suoi genitori si convinsero che non
si trattava di un capriccio adolescenziale o di una semplice infatuazione
passeggera. Elena aveva le idee chiare e faceva sul serio. E le
diedero il permesso. E così entrò nel noviziato il
23 ottobre 1915 prendendo il nome, da religiosa, di Maria Restituta,
in ricordo di una martire dei primi secoli.
Erano gli anni della Prima Guerra mondiale, e ben presto anche Elena
dovette fare esperienza della sofferenza umana e delle tragedie
che il conflitto portava e fu chiamata a dare il proprio contributo
in un ospedale che operava e curava i soldati feriti in guerra.
Erano giovani traumatizzati dall'esperienza bellica, ed avevano
bisogno di aiuto psicologico, di una parola buona, di molta pazienza
e lei dava tutto questo. Sentiva che quella era la sua missione,
e la stava svolgendo con impegno e dedizione.
Da Sr. Maria Restituta
a
Sr. Risoluta!
Questa sua totale carità e
donazione di servizio nel contatto con i malati la attuò
anche nell'ospedale di Moedling dove fu trasferita nel 1919, e che
sarà la sua ultima destinazione. Qui lavorò certo
con dedizione, con pazienza ma anche con risolutezza: era sicura
di sé e risoluta nel portare avanti le decisioni. Tanto da
essere talvolta chiamata
Sr. Risoluta! Fu chiamata a lavorare
come infermiera in sala operatoria, ed in questo compito dimostrò
eccezionali qualità professionali, molto apprezzate, come
testimonieranno persone che la conobbero. "Era una persona
buona e caritatevole
Una volta doveva essere trasferita; il
primario Stoehr disse: "Se Sr. Restituta se ne va me ne andrò
anch'io. Allora non venne trasferita. Ella era risoluta, sicura
di sé".
Professionalmente era diventata un'eccellente anestesista. Disse
un altro testimone: "Era assoluta padrona del suo mestiere.
Nelle operazioni in cui non operava il primario, ma uno dei medici
più giovani, si aveva l'impressione che ella dirigesse l'operazione.
Ella porgeva già il bisturi ancor prima che l'operatore l'avesse
chiesta. Si poteva imparare molto da lei. Maria Restituta era pienamente
impegnata nel suo lavoro, irradiando grande calma e sicurezza".
Dato il suo carattere deciso e sicuro di sé, pur essendo
piccola e piuttosto grassa non era consigliabile a nessuno contraddirla
quando aveva deciso qualcosa che riteneva giusta. Sapeva però
anche essere affettuosa e piena di premure materne. Ed era dotata
perfino di un fine senso dell'umorismo, qualità apprezzata
nelle corsie dell'ospedale e non solo nella sua comunità
religiosa. Quando tornava a casa dal lavoro ordinava la cena ed
anche "una pinta della solita birra". E le consorelle,
sorridenti, capivano perfettamente.
"Padre,
mi faccia il segno di croce in fronte"
Il nazismo era salito al potere in
Germania nel 1933, e per gli Ebrei cominciarono le persecuzioni
e le deportazioni nei campi di concentramento (l'Olocausto). Anche
per la Chiesa Cattolica (e protestante) incominciarono i giorni
difficili, che sfoceranno in migliaia di sacerdoti e (in numero
minore di pastori ) deportati e uccisi nei campi di concentramento
durante la guerra.
Questa persecuzione religiosa fu estesa anche all'Austria nel 1938
con l'annessione (o Anschluss) alla Germania nazista. Hitler stesso
non voleva assolutamente la presenza delle suore negli ospedali.
E arrivò anche l'ordine di togliere il Crocifisso dai luoghi
pubblici. Un'altra conseguenza fu la proibizione di ogni attività
di tipo religioso all'interno degli ospedali.
La situazione per sr. Maria Restituta si fece estremamente difficile
e pericolosa per la propria vita. Ella continuò ad assistere
religiosamente i morenti, e anche a far avere l'Unzione degli infermi.
Era anche sorvegliata da due spie all'interno dell'ospedale.
Il medico chirurgo, un fanatico nazista, sapeva bene delle sue convinzioni
religiose
ma non la denunciò, non per rispetto o per
un improvviso soprassalto di coscienza, che non aveva
ma semplicemente
perché aveva bisogno di lei in sala operatoria. Puro opportunismo
pragmatico il suo. Ma un giorno la vide appendere il Crocifisso
in ogni stanza di un nuovo reparto e venne anche scoperta a fare
delle copie di un volantino antinazista. La denunciò alla
polizia, la Gestapo, e il 18 febbraio 1942 venne arrestata e messa
in prigione. Accusa: alto tradimento. Prospettiva: la condanna a
morte. Era solo una questione di tempo.
L'anno passato in prigione lo visse nella preghiera, nella pazienza
e nella carità, a parole ed in opere. Era anche solita dare
buona parte della sua razione di cibo ad una donna incinta che ne
aveva bisogno. Aiutava i condannati nel braccio della morte, i prigionieri,
i compagni di prigionia, donando a tutti un po' di incoraggiamento,
una buona parola, un sorriso
e talvolta anche un po' del suo
umorismo.
Dopo un anno, nel marzo 1943, arrivò per ordine dello stesso
Martin Bormann, un gerarca molto importante del nazismo, la condanna
a morte: esecuzione il 30 marzo. Al cappellano che l'accompagnava
al patibolo per la decapitazione chiese un ultimo desiderio: "Padre,
mi faccia il segno della croce sulla fronte".
Precedentemente aveva scritto alle consorelle un ultimo messaggio:
"Non vi mortificate, perché quel che Dio fa è
sempre ben fatto. Personalmente non mi sento colpevole e, se devo
lasciare la mia vita volentieri faccio questo sacrificio, perché
spero che sarò accolta benevolmente dal mio Salvatore. Ho
perdonato di cuore a tutti coloro che hanno contribuito alla mia
condanna. Vi prego di non serbare rancore a nessuno, ma perdonate
a tutti di cuore, come anch'io lo faccio".
Scrisse anche quelle parole che riassumono tutta la sua vita: "Per
Gesù sono vissuta, per Gesù voglio morire".
E così moriva martire l'unica suora uccisa dai nazisti in
Austria, in odio alla sua fede cristiana, e per aver difeso il suo
amore a Cristo e alla sua Croce.
Mario
SCUDU sdb - Torino
*** Testi
1 - Sr. Maria Restituta è stata beatificata a Vienna da Giovanni
Paolo II il 21 giugno 1998. Disse il papa durante la messa: "Guardando
alla Beata suor Restituta possiamo intravedere a quali vette di
maturità interiore una persona può essere condotta
dalla mano divina. Essa rischiò la vita con la sua testimonianza
per il Crocifisso. E il Crocifisso conservò nel suo cuore
testimoniandolo di nuovo poco prima di essere condotta all'esecuzione
capitale, quando chiese al cappellano carcerario di farle "il
segno della croce sulla fronte". Grazie sr. Restituta per la
tua resistenza alla moda del momento
Tante cose possono essere
tolte a noi cristiani. Ma la croce come segno di salvezza non ce
la faremo togliere. Non permetteremo che essa venga esclusa dalla
vita pubblica! Ascolteremo la voce della coscienza che dice: "Bisogna
obbedire a Dio piuttosto che agli uomini!"" (Atti, 5,
29).
2 - In una lettera dalla prigione: ""Non importa quanto
siamo allontanati da tutto, non importa se ci viene tolto tutto.
La fede che si porta nel cuore quella non ce la può togliere
nessuno. Così ci si costruisce un altare nel proprio cuore".
3 - Dopo la condanna a morte ecco il suo ultimo messaggio alle consorelle:
"Ho perdonato di cuore a tutti coloro che hanno contribuito
alla mia condanna
Per Gesù sono vissuta, per Gesù
voglio morire".
4 - "Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. È
là, muto e silenzioso. È il segno del dolore umano.
La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. Non conosco
altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano
destino. Per i cattolici, è il Figlio di Dio. Per i non cattolici
può essere semplicemente l'immagine di uno che è stato
venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore
del prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti e traditi
e martoriati per la loro fede, per il prossimo, per le generazioni
future, e di loro sui muri delle scuole non c'è l'immagine.
È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti
Perché
prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono tutti
uguali e fratelli, tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti,
ebrei e non ebrei e neri e bianchi
Questo dice il crocifisso.
Lo dice a tutti, mica solo ai cattolici. È il contrario di
tutte le guerre
il contrario degli aerei che gettano bombe
"
(Natalia Ginzburg, scrittrice ebrea).
***
Tratto dal volume:
MARIO
SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 Sante
e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino
Visita Nr.