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19 ottobre: SANTA LAURA DA CORDOBA
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19 ottobre: S. Laura di Cordoba (+864) e S. Laura di Costantinopoli (+1453) ***

Per Cristo, in vita e in morte

Tutti d'accordo: Laura è un bel nome, lo portano, felici e contente e talvolta anche orgogliose, molte ragazze e donne, e questo non solo in Italia ma in tutto il mondo.
E la sua origine? Qui non tutti sono concordi. Per qualche studioso il nome deriva dalla lingua provenzale Laurada, dal celtico Laur, e significherebbe "Sufficiente". Altri studiosi invece lo fanno derivare dal laurus, parola latina che significa "alloro", che era una pianta sacra al dio della mitologia Apollo, simbolo di sapienza e di gloria. Il corrispondente per la mitologia greca è Dafne.
Anche gli antichi romani lo usavano, ma dicevano Laurentia più che Laura. Il significato del nome si rifà alle foglie di alloro con cui venivano incoronati i vincitori delle varie gare sportive ai Giochi. Anche di chi completa gli studi all'Università? Sembra di sì, visto che l''atleta' studente che ha gareggiato resistendo tanti anni di fatica nello studio (considerando l'alta percentuale di mortalità accademica!) viene chiamato 'laureato': coronato di alloro. In realtà si riceve una pergamena che attesta il sigillo della corsa, felicemente finale degli anni di studio.
Ma, almeno in Italia, è stato un poeta brillante del calibro del Petrarca a rinvigorire e diffonderne il nome, grazie alla sua bella musa ispiratrice che si chiamava appunto Laura (mentre, come quasi tutti sanno per il sommo Dante era Beatrice e Silvia invece per il melanconico Leopardi).
Naturalmente in tutte le lingue c'è la versione del nome Laura. In Italia poi ha anche vari derivati come Lalli, Lalla, Lorella, Loretta e anche Lauretta. Ce n'è per tutte! E per tutti i gusti.
Il buon senso ci dice che le tante ragazze e donne che ne portano il nome non possono non avere una qualche santa protettrice in Paradiso. E infatti ce l'hanno. Non una ma addirittura tre. La prima non è santa ma beata, ma questo non fa difficoltà: significa che può essere lo stesso invocata e imitata. Si tratta di una ragazza molto giovane (15 anni!) ma dalle idee chiare e dalla volontà e fede salde: Laura Vicuña. Cilena di nascita è stata allieva delle Figlie di Maria Ausiliatrice (talvolta chiamate Suore Salesiane) in Argentina. Particolare: lei così giovane offrì la propria vita per la conversione della madre, che non viveva secondo i principi della Chiesa. Fu beatificata da Giovanni Paolo II nel 1988. La sua memoria liturgica è il 22 gennaio.
L'onomastico di Laura si può festeggiare anche il 19 ottobre in ricordo di S. Laura martirizzata a Cordoba nell'anno 864, oppure il 29 maggio, se si preferisce celebrarlo in primavera, ricordando S. Laura di Costantinopoli, martirizzata nel 1453. Non c'è che l'imbarazzo della scelta (e della imitazione nella vita).

Laura di Cordoba: badessa e martire

Visto che non c'è molto da dire, in quanto le notizie storiche sono veramente scarne le presento brevemente tutte e due, parlando e mettendo in risalto alcuni punti che hanno in comune.
La prima, Laura di Cordoba, è vissuta in Andalusia, sud della Spagna.
Nonostante l'impegno non sono riuscito a trovare molte notizie su di lei: le informazioni sono veramente poche, anche se il suo culto è esteso in tutta Europa. Ma sono notizie sufficienti per avere rispetto e ammirazione per la sua vita e specialmente per la sua morte, da martire.
Nacque in un'importante famiglia spagnola ed entrò nella vita monastica nel convento di Santa Maria di Cuteclara, vicino a Cordoba, dopo la morte del marito e delle figlie. Divenne badessa nell'anno 856, succedendo a Sant'Aurea, nel periodo in cui la Spagna era sotto il dominio opprimente dei Musulmani. Certamente l'incarico di badessa, cioè responsabile del convento e della guida spirituale delle monache, non era da poco, e la sua elezione è segno non solo della stima che godeva ma anche delle sue capacità.
Segno di grande stima guadagnata con il martirio, Laura ha un posto anche nel "Martyrologium Hispanicum". Qui si può leggere che il giudice musulmano prima di condannarla, fece di tutto per farle rinnegare la fede in Gesù Cristo e convertirla a Maometto. Al suo deciso e persistente rifiuto, fu condannata a morte ed alla morte atroce di un bagno di pece bollente. Dopo tre ore di dolori, rese la sua anima a Dio il 19 ottobre 864. Questo è il proprio giorno della memoria liturgica della Chiesa Cattolica, il suo vero 'dies natalis' cioè il giorno della sua nascita al Cielo.
Laura appartiene (assieme a S. Aurea, che la precedette come badessa) alla schiera di santi e martiri, i cosiddetti "Martiri di Cordoba".

Laura di Costantinopoli: badessa e martire anche lei

Anche della seconda Laura voglio presentare un brevissimo profilo. Del resto non si sa molto di storico. E' una santa orientale, bizantina, ma è venerata anche nella Chiesa Cattolica insieme alle cinquantadue consorelle del suo monastero. Furono martirizzate durante l'assedio e la caduta di Costantinopoli, la capitale, chiamata anche la 'Seconda Roma'. Era il 29 maggio del 1453, data che segna proprio la fine dell'Impero Romano (bizantino) d'Oriente. Gli autori della conquista e del massacro furono gli Ottomani musulmani. Lei si chiamava Anna o Giovanna Trasci, e sembra che provenisse da una famiglia appartenente alla nobiltà greca. Abbracciò la vita religiosa ancora giovane insieme alle sue sorelle Eudocia e Teodolinda (moriranno martiri con lei), diventando monaca con il nome di Laura. Nel suo monastero condusse una vita fatta di preghiera, di umiltà e di servizio alle consorelle fino a diventare loro badessa.
Nel 1453 ci fu l'assalto finale dei turchi musulmani alla capitale, invano difesa, tra gli altri anche da seicento veneziani e settecento genovesi, unitamente ad una squadra di catalani. La città cadde, la sua rovina fu grande, le stragi e i saccheggi inenarrabili, il tutto eseguito con ferocia. La Basilica di S. Sofia, chiesa madre di tutta la Chiesa Ortodossa, fu trasformata in una moschea e i magnifici mosaici dorati del Cristo Pantocrator dorati furono ricoperti d'intonaco. Una vera furia iconoclasta che richiama quella altrettanto feroce degli anni 2015-2016 del Califfato dello Stato Islamico (ISIS), che si sviluppò a nord della Siria e Iraq.
Tra le migliaia di vittime e delle stragi ci furono anche le monache del monastero di Laura: furono uccise a colpi di frecce. Gli uccisori infatti non erano riusciti a far rinnegare la loro fede e la loro appartenenza al Cristo e alla Chiesa.
Conquista islamica e distruzione della presenza cristiana
Non sfugge nella breve sintesi di queste due sante un particolare: ambedue monache e badesse, ambedue martirizzate per mano di feroci carnefici musulmani. Noi che siamo abituati, in generale, a pensare agli imperatori romani come i principali persecutori e 'creatori' di martiri cristiani dobbiamo allargare e aggiornare i nostri orizzonti storici. C'è anche dell'altro e degli altri che hanno perseguitato Cristo e i suoi discepoli, come nel caso di queste due nostre sante (anche oggi).
I libri di storia ci informano che la data principe della nascita dell'Islam è il 622, ad opera di Maometto, data che ricorda la sua Egira (che significa fuga o emigrazione) dalla Mecca a Medina. Maometto è il fondatore indiscusso: per alcuni aspetti un uomo geniale, dalla personalità complessa e perspicace. Egli infatti "ha saputo suggestionare la psicologia araba con l'affascinante ideale di assoggettare tutto il mondo ad Allah: l'anima delle conquiste arabe è stato appunto l'entusiasmo religioso portato fino al fanatismo della 'guerra santa' contro gli 'infedeli', cioè cristiani, giudei e tutti i nemici dell'Islam" (in Erba A. M. - Guiducci P., La Chiesa nella Storia, Elledici, Torino 2003, p. 181). E la storia ci dice che l'espansione musulmana fu rapida, travolgente, apparentemente inarrestabile. Prima verso nord e nord est, poi verso ovest e nord ovest, con l'invasione dell'Egitto e di tutto il nord Africa. Una lunga sequenza di città distrutte, chiese saccheggiate e profanate, monasteri rasi al suolo e bruciati, fedeli cristiani, di tutte le età, uccisi o terrorizzati se non accettavano di convertirsi: tutto naturalmente in nome di Allah. La presenza della Chiesa in nord Africa, una volta fiorentissima (pensiamo a S. Agostino) distrutta con la violenza e per sempre.
Poi ci fu l'invasione della Spagna con la vittoria di Jeres de la Frontiera nel 711, e quindi verso nord, fino a che Carlo Martello sbarrò loro la strada nel 732 a Poitiers ricacciandoli al di là dei Pirenei.
Questo improvviso e inaspettato stop alla loro marcia verso nord dell'Europa, diede loro l'opportunità di consolidarsi e rimanere a sud della penisola iberica per vari secoli. Finchè Ferdinando di Aragona e Isabella di Castiglia nel 1492 operarono la cosiddetta 'reconquista' ricacciando via.

Islam e persecuzione di ebrei e cristiani

La presenza degli islamici conquistatori in questi paesi cristiani non fu, comunque, sempre feroce e persecutoria; "talvolta si limitavano a imporre ai cristiani di non testimoniare la loro fede in pubblico e di versare un cospicuo tributo periodico in quanto 'dhimmi', statuto giuridico concesso in generale a ebrei e cristiani… Se ciò provocava lo spirito d'indipendenza dei cristiani, i più sensibili non potevano tollerare una specie di ibernazione religiosa (da Cathopedia, l'Enciclopedia Cattolica, I Martiri di Cordoba).
Spesso la persecuzione fu attuata in maniera apparentemente più morbida. I cristiani (e anche gli ebrei, pure loro chiamati 'infedeli' semplicemente perché non credenti in Maometto) venivano messi direttamente o indirettamente davanti alla prospettiva: o convertirsi all'islam, o andarsene via perdendo tutto, o rimanere con l'idea non sempre remota di finire… martiri. Questa tattica viene attuata, in maniera diversa, da vari anni in paesi nella maggioranza islamica e con governi approvanti. C'è il terrorismo di bande di estremisti (mai condannate dalle gerarchi musulmane dette moderate) che attuano la distruzione delle chiese e villagi cristiani oppure c'è la condanna di cristiani con la facile o semplicistica (spesso inventata) accusa di blasfemia verso il Corano. Per cui molto spesso famiglie cristiane piuttosto che vivere in questa situazione angosciosa di persecuzione strisciante, emigrano all'estero.
Laura, una dei 48 Martiri di Cordoba
L'espressione più importante (anche per alcuni aspetti positivi, quale la cultura in genere, la filosofia, l'arte e la scienza) della presenza islamica in Spagna fu nel Califfato di Cordoba (911). Ma verso la metà del sec. IX si ebbe una violenta persecuzione nel sud della Spagna, da cui ebbero origine I Martiri di Cordoba, indicando con questo termine quei cristiani mozarabi (che rifiutavano l'assimilazione culturale con i musulmani) che, vennero condannati a morte dalle autorità islamiche con l'accusa di aver criticato pubblicamente il Corano o abiurato dall'islam. S. Eulogio (decapitato l'11 marzo del 859) fu il più importante di questo gruppo di Martiri, in tutto 48 martiri, 38 uomini e 10 donne (una di queste era proprio Laura), che testimoniarono eroicamente la loro fede con il martirio a metà del IX secolo. Gli atti dettagliati di questi martiri ci sono giunti in gran parte grazie all'opera di S. Eulogio e del suo amico Paulus Alvarus (che però … non morì martire).
Di questi martiri si hanno gli atti, ma di tanti altri non si ha niente, solo Dio conosce la loro fede e la testimonianza del loro attaccamento a lui e al Cristo.
Piccolo numero di testimoni? Solo 48, si potrà pensare, rispetto alle decine di migliaia degli imperatori romani. Si tratta solo quelli ufficiali, documentati a Cordoba. Ma, a pensarci bene, anche solo un martire, che muore donando la vita per le proprie convinzioni religiose e per amore del suo Dio, è un avvenimento enorme, degno di memoria, che ci deve far riflettere davanti alle nostre difficoltà di testimonianza quotidiana.

Mario SCUDU sdb - Torino

*** Testi
"Il martirio presenta la Chiesa come un paradosso. Sebbene essa preghi di solito per la pace, così da poter esercitare le sue funzioni sacramentali senza impedimenti, nondimeno gioisce in modo particolare per colore che sono, morti nella persecuzione. L'esperienza le ha insegnato che la pace spesso provoca tentazioni alle quali i cristiani , come esseri umani, possono resistere solo con difficoltà… mentre la persecuzione agisce come un fuoco che purifica e serve a promuovere, in modo misterioso, la crescita della Chiesa. Secondo Tertulliano "il sangue dei martiri è seme di nuovo cristiani (Apologia 50,13)" (B. Ramsey, O.P., da Nuovo Dizionario di Spiritualità, Editrice Vaticana 2003, p.424).


*** Tratto dal volume:

MARIO SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 San
te e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino


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