BEATA ALEXANDRINA DA
COSTA, Salesiana Cooperatrice:
LAMPADA ARDENTE
Il 30 marzo 1904, cento anni
fa, a Balasar (Portogallo) nasce Alexandrina da Costa. Cresce
in una giovinezza singolarmente pura e pia, in cui Gesù
è davvero tutto per lei. Ma la svolta della sua vita avviene
attorno ai 20 anni.
Aveva solo 14 anni ed era una bella ragazza, quando per sfuggire
a tre uomini, penetrati nella sua casa per insidiarla, si era
buttata dalla finestra per salvare la sua purezza.
Non guarì più dal terribile colpo subìto
e, ventenne, si trovò paralizzata nel suo letto, per la
mielite alla spina
dorsale.
Una vita
singolare
A questo punto, la sua esistenza
sale verso lalto, secondo la chiamata di Gesù, che
la vuole per una via tutta sua.
Nella solitudine della sua cameretta, ella diventa langelo
consolatore di Gesù presso tutti i tabernacoli del mondo
e, contemporaneamente, ostia con Gesù Ostia divina, la
Vittima immolata per la salvezza delle anime.
Nel suo corpo e nella sua anima, Alexandrina vive misticamente
lagonia e la passione di Nostro Signore, dal Getsemani
alla Crocifissione sul Calvario, in riparazione degli oltraggi,
dei sacrilegi e delle profanazioni contro di Lui eucaristico.
Non potendo andare in chiesa ad adorare il Santissimo Sacramento
e a partecipare alla Santa Messa, dal suo letto ella diventa
adoratrice di giorno e di notte con il suo cuore e la sua mente
presso tutti i Tabernacoli della terra, e si unisce con fede
e con amore senza limiti al Sacrificio di Gesù ripresentato
su tutti gli altari.
Gesù, attraverso i suoi direttori spirituali, di cui lultimo
sarà il
salesiano Don Umberto Pasquale,
e Lui stesso direttamente, la guida in modo singolare allofferta
di tutta se stessa, per mezzo di una voce interiore, e nelle
estasi, piuttosto frequenti, Gesù le dice:
«Faccio in modo che tu viva solo di
me, per mostrare al mondo il valore e la potenza dellEucaristia,
che è la vita mia per le anime».
Per lunghi anni, Alexandrina
si nutrì solo dellEucaristia, senza alcun altro
cibo.
«Parla
alle anime, figlia mia, parla loro del Rosario e dellEucaristia.
Il Rosario, il Rosario! LEucaristia, il mio Corpo e il
mio Sangue!».
Tra le mura della sua cameretta,
Alexandrina
diventa cooperatrice salesiana,
sicura che
lo stile salesiano di apostolato in mezzo alla gioventù
può essere vissuto anche nellofferta sacrificale
con il Crocifisso, come aveva pure insegnato Don Bosco e avevano
vissuto in modo singolare i salesiani come Don Augusto Czartoryski,
Don Luigi Variara, Beati e Don Andrea Beltrami.
Nel silenzio della sua stanzetta,
mentre sale a Dio la sua offerta, vera oblatio munda con Gesù,
ella riceve folle di persone che accoglie sempre sorridendo,
nonostante le grandi sofferenze che ininterrottamente vive nel
corpo e nello spirito.
A loro dona luce, gioia e senso cristiano della vita: avvengono
così prodigi di conversioni in numerose persone che dallincredulità
si avvicinano a Gesù, mentre altre passano a una vita
più fervente.
Anche il Papa Pio XI si interessa al suo caso e incarica il canonico
Emanuele Percira Vilar, di esaminare lammalata di Balasar.
Lei gli chiede con insistenza di consacrare il mondo al cuore
immacolato di Maria. Ma al momento nessuno comprende.
Durante unestasi, il Signore le dice: «Io voglio la Consacrazione
del mondo alla mia Madre Immacolata. Ma voglio che tutto il mondo
ne sappia la ragione «perché si faccia penitenza
e preghiera. È per questo che ti faccio soffrire. E dovrai
soffrire ancora molto finché il Papa lo consacri». Nella stessa estasi, Alexandrina riferisce:
«Vedevo una distruzione tanto grande: case che crollavano
una dopo laltra e in poco tempo tutta la terra sembrava
sommersa da un grande fumo. Il Signore mi disse: Quello che vedi
è quanto capiterà.
E se il mondo sarà consacrato
alla Mamma del cielo?
Soltanto per lei potrà essere salvato, ma solo se il mondo
farà penitenza e si convertirà».
Era la notte fra il 24 e il 25 aprile 1938, quando Alexandrina
ebbe questa estasi.
Nella primavera del 1942 il Signore le disse:
«Non
ti alimenterai più sulla terra. Il tuo cibo sarà
la mia Carne». Iniziò allora lo straordinario digiuno
che durò fino alla morte. I medici esaminarono scientificamente
il caso. «Perché non mangia?», le chiesero.
«Non mangio perché non posso; mi sento sazia, non
ne ho necessità. Però ho desiderio di cibo».
Per quaranta giorni i medici
sottoposero Alexandrina a uno scrupoloso esame, senza mai abbandonarla
né di giorno, né di notte. Alla fine scrissero
che il suo era un caso eccezionale che non trovava nessuna spiegazione
anche perché il suo peso rimaneva immutato, e non cerano
variazioni né sulla temperatura, né nella respirazione,
né per la pressione o il polso e che le sue facoltà
mentali restavano normali, costanti e lucide.
È segnata nel suo corpo dalle stigmate, i segni della
Passione di Gesù, ma pur tra atroci dolori, il suo sorriso
diviene trasparenza di Cielo, irradiazione della Vita divina;
tocca i cuori che escono dallincontro con lei, portando
i segni del cambiamento interiore.
È una vita singolarmente attiva, di una socialità
straordinaria, la socialità massima della Croce di Cristo,
che è il dono supremo, che Don
Umberto Pasquale nella
sua biografia ha narrato con dovizia di episodi e di particolari,
narrando una vera storia damore, una delle più grandi
meraviglie del secolo XX. Per più di trentanni,
Alexandrina rimane immobile nel suo letto, fino al 13 ottobre
1955, quando avviene il suo passaggio dalla vita terrena al Cielo.
Allalba chiede che le sia dato il crocifisso e la medaglia
dellAddolorata da baciare. Alle otto riceve ancora la Comunione.
È lultima. Nella mattinata vengono in molti a visitarla.
A un gruppo di persone raccomanda:
«Non
peccate. Il mondo non vale nulla. Fate sovente la Comunione.
Recitate il Rosario ogni giorno. Addio, arrivederci in Cielo».
Verso le 11 si volge al medico
e gli dice con gioia: «Manca poco!».
Il medico le dice:
«Non si dimentichi... preghi molto per
noi». Chi le è accanto le dice: «sì,
in Cielo, ma non adesso».
Lei, con un sospiro dice ancora: «Sì, in Cielo.
Vado in Cielo... presto... adesso».
Alle ore 20 dà un bacio
lunghissimo al Crocifisso. Ventinove minuti dopo, senza un tremito,
senza un sussulto, spira.
A Oporto, nel pomeriggio del giorno 15, i fiorai rimasero tutti
privi di rose bianche. Tutte vendute. Erano state inviate a Balasar:
un omaggio floreale ad Alexandrina che era stata la rosa bianca
di Gesù.
Alcuni messaggi
Ecco alcuni dei messaggi che
Alexandrina ci ha lasciato, frutto delle sue locuzioni interiori.
«Fa che io sia amato le chiede Gesù
che io sia consolato e riparato nella mia Eucaristia».
«Di in mio nome che a quanti faranno bene la Santa
Comunione per i primi sei giovedì del mese e passeranno
unora di adorazione davanti al mio Tabernacolo, in intima
unione con Me, Io prometto loro il Cielo».
«Di che onorino, attraverso lEucaristia, le
mie sante Piaghe... chi al ricordo delle mie Piaghe, unirà
quello dei dolori della mia Madre benedetta e per loro chiederà
grazie spirituali e corporali, ha la mia promessa che saranno
accordate, a meno che non siano di danno per la loro anima».
«Parla dellEucaristia, che è prova del mio
amore infinito, che è il mio sacrificio perenne, lalimento
celeste delle anime».
«Di alle anime che mi amano, che vivano unite a Me
durante il loro lavoro; nelle loro case, sia di giorno che di
notte, si inginocchino sovente in spirito e a capo chino dicano:
Gesù, ti adoro in ogni luogo dove abiti sacramentalmente;
ti faccio compagnia per coloro che ti disprezzano; Ti amo per
coloro che non Ti amano; Ti do sollievo per coloro che ti offendono.
Gesù vieni nel mio cuore e prendine totalmente possesso».
«Questi momenti saranno per me di grande gioia e consolazione.
Quanti crimini si commettono contro di me, nella Santissima Eucaristia!».
«Venga ben predicata e ben propagata la devozione allEucaristia,
perché per giorni e giorni, le anime non mi visitano e
non mi amano, non riparano. Non credono più che Io abito
nel tabernacolo, diversamente mi farebbero compagnia, in primo
luogo i miei consacrati».
«Voglio che accenda nelle anime la devozione verso lEucaristia.
Sono tanti che pur entrando nelle chiese, neppure mi salutano
e non si soffermano un momento per adorarmi».
«Lontano dal Cielo, lontano da Gesù... oh se fosse
ben compreso quale tesoro racchiude il tabernacolo! È
la vita, è lamore, è la gioia, è la
pace, è il Paradiso in terra. Vorrei che vi fossero tanti
amici prostrati davanti al tabernacolo per non lasciar accadere
tanti e tanti crimini».
Il 25 aprile 2004, il Santo Padre, Giovanni Paolo II, eleva alla
gloria degli altari leroica cooperatrice Alexandrina da
Costa.
Paolo Risso ***
*** Questo
e altri 120 santi e sante e beati sono presenti nel volume di
:
MARIO SCUDU, Anche Dio
ha i suoi campioni, Editrice Elledici, Torino
IMMAGINI:
1 Cortile interno della casa in cui
visse la Beata Alexandrina Da Costa
2 Beata Alexandrina
Da Costa (1904-1955) Dichiarata beata il 25 aprile 2004
3
La camera della Beata. Qui rivisse la passione del Signore, e
rimase 13 anni senza mangiare, alimentandosi unicamente dell'Eucarestia
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2004-7
VISITA Nr.