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        9 ottobre: Beato John Henry Newman
      
ASSETATO DI ASSOLUTO

Uomo assetato di assoluto, che ha trascorso la vita cercando la verità. Questo è stato John Henry Newman, beatificato domenica 19 settembre a Birmingham, a coronamento del viaggio di Benedetto XVI in Gran Bretagna (dal 16 al 19 settembre scorso, con tappe a Edimburgo, Glasgow, Londra e, appunto, Birmingham).

Newman è chiamato “il padre del Vaticano II” o “il padre assente del Concilio”: sebbene il suo nome sia stato più volte pronunciato dai «padri» conciliari, nei documenti del Vaticano II non si trovano riferimenti alle sue numerose e profonde opere. Eppure lui non soltanto predisse con certezza che ci sarebbe stato un altro Concilio dopo il Vaticano I (1869-1870), ma i suoi scritti anticipano molti temi conciliari e molti teologi – cattolici, anglicani e protestanti – sono stati positivamente influenzati da lui.

Tra loro c’è anche Joseph Ratzinger, che ha sempre avuto una particolare ammirazione per l’anglicano inglese convertito al cattolicesimo. E papa Ratzinger, parlando del viaggio Oltremanica, nell’udienza generale del mercoledì dell’8 settembre, ha detto: “Sarà una gioia particolare per me la beatificazione del venerabile John Henry Newman. Questo veramente grande inglese ha vissuto una vita sacerdotale esemplare e attraverso i suoi numerosi scritti ha fornito un contributo duraturo alla Chiesa e alla società, sia nella sua terra natale che in molte altre parti del mondo. È mia speranza e preghiera che sempre più persone possano beneficiare della sua saggezza gentile e possano essere ispirate dal suo esempio di integrità e santità di vita”.

Dio: una Persona che gli disse “Tu”

John Henry nasce a Londra il 22 febbraio 1801. Il padre è un banchiere dalla religiosità incerta, la madre discende dagli ugonotti francesi. È un ragazzo alto e magro, dagli occhi grigio-scuri, intelligentissimo. A 10 anni ha la certezza di essere chiamato a “servire la gloria di Dio”; a 15 incontra Dio “non come una nozione, ma come una persona che mi disse «Tu»”. I suoi studi sono una carriera rapida e brillante: entrato all’“Oriel College” dell’Università di Oxford a 21 anni, nel 1822 è promosso “fellow”, membro con borsa di studio. Nel 1824 è ordinato prete anglicano e diventa tutor, professore assistente. A 27 anni è parroco di Santa Maria di Oxford, ma conserva la docenza universitaria e pubblica opere di patrologia e di storia della Chiesa.

È uno dei cervelli più acuti della Gran Bretagna, ma è insoddisfatto e cerca la verità attraverso una nuova strada. Predica al popolo ed è ascoltatissimo; affascina i giovani di Oxford con le sue lezioni, ma è insoddisfatto della sua fede. Nel luglio 1833 compie un lungo viaggio in Italia. A Roma avverte il lacerante contrasto nel suo animo: l’avversione al Papa – i cattolici, dagli anglicani sono spregiativamente chiamati papisti – e il fascino della roccia di Pietro su cui poggia la Chiesa. Incontra il sacerdote Nicola Wiseman, rettore del Collegio inglese, desideroso di ridare dignità ai cattolici d’Inghilterra, da secoli reietti in patria: con lui parla a lungo (Wiseman diventerà cardinale arcivescovo di Westminster).

Il viaggio prosegue in Sicilia, dove si ammala gravemente, ma è sicuro: “Non morirò perché ho un lavoro da compiere in Inghilterra”. Guarisce e prega: “O Dio, luce gentile, guidami tra le tenebre. Nera è la notte, lontana la casa: guidami tu. Amavo scegliere la mia strada, ma ora guidami tu”. Rientrato a Oxford, si unisce a un gruppo di anglicani che trattano problemi spinosi: la vera natura della Chiesa, il rapporto con la Tradizione, l’autorità papale. Sotto il suo pulpito si accalcano numerosi fedeli. Il 24 settembre 1843 vi sale per l’ultima volta e rivolge i rimproveri più dolorosi e severi alla Chiesa anglicana.

Apprezzato anche da Don Bosco

Trascorre un periodo di silenziosa meditazione e di travagliata riflessione. L’8 ottobre 1845 davanti al passionista Domenico Barberi della Madre di Dio pronuncia l’abiura dell’anglicanesimo e diventa cattolico. Scriverà: “Fu per me come entrare in un porto, dopo una crociera burrascosa. La mia felicità è senza interruzione”. Gladstone, premier britannico, commentò: “Mai la Chiesa romana, dopo la Riforma, ha riportato una vittoria più grande”. La sua conversione è un evento e molti lo imitano: in un anno saranno oltre 300 le conversioni di intellettuali, professori, teologi.
Intanto Newman va a Roma. Nel collegio di Propaganda Fide completa gli studi teologici e il 26 maggio 1847 riceve l’ordinazione sacerdotale. Incoraggiato da Pio IX, torna in patria. Ormai cinquantenne, vive la stagione più bella perché è sicuro di aver raggiunto la Verità, di essere in comunione con Cristo, la Chiesa e il Papa. Entra nell’Oratorio di San Filippo Neri e fonda oratori a Maryvale, Birmingham, Londra, Edgbaston. Ma arriva un periodo di grandi prove. Newman si trova solo e incompreso. Ma nulla lo scoraggia.
Nell’oratorio di Birmingham si occupa dell’educazione intellettuale e morale dei ragazzi e dei giovani con bontà e amorevolezza. Don Bosco aveva saputo di lui e della sua conversione e lo apprezzava molto. Nel 1879 Leone XIII lo crea cardinale ed egli commenta: “Le nubi sono cadute per sempre”. L’11 agosto 1890 l’indefesso cercatore della verità va incontro al suo Dio “luce gentile”. Sulla tomba vuole scritto “Ex umbris et imaginibus in veritatem”, dalle ombre e dalle figure alla verità.

                                                                                 Pier Giuseppe ACCORNERO


    IMMAGINE:
   
John Henry Newmann è chiamato il “padre del Concilio Vaticano II”.


           RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2010 - 8  
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