5 ottobre: BEATO
ALBERTO MARVELLI (1918-1946):
L'AMORE NON E' MAI A RIPOSO
Nella domenica 5 settembre
2004, a Loreto, Giovanni Paolo II ha regalato alla Chiesa tre
nuovi Beati. Grande festa per la Chiesa e, particolarmente, per
lAzione Cattolica: i tre nuovi arrivati infatti
erano stati suoi testimoni e cioè Don Pedro Tarrès,
sacerdote spagnolo assistente di AC, la ragazza siciliana Pina
Suriano ed infine lIng. Alberto Marvelli.
Grande gioia anche per la Famiglia
Salesiana: lultimo infatti ha frequentato per molti anni
lOratorio Salesiano
di Rimini. Il primo ex allievo salesiano dichiarato beato dalla
Chiesa. Un grande onore e incoraggiamento. In una pubblicazione
del Centro
Studi Alberto Marvelli
si affermava infatti: Allazione formatrice della
famiglia si aggiunge quella dellOratorio Salesiano nella
Parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice che avrà grande
importanza sulla sua vita spirituale e apostolica.
Significativo linflusso
esercitato su di lui dalla vita di San Domenico Savio. Alberto
prega con raccoglimento, fa catechismo con convinzione. Manifesta
zelo, carità, serenità, purezza. Emerge fra i giovani
dellOratorio per le sue virtù non comuni e per lapparente
facilità e naturalezza con cui fa le cose più difficili.
Soddisfazione e gioia anche da parte del Rettor Maggiore dei Salesiani, Don
Pascual Chávez V.:
La sua
beatificazione è un appello a trovare la strada della
santità in famiglia, nella professione, nella politica:
ma è anche un riconoscimento delleducazione salesiana,
capace di formare santi.
Alberto Marvelli nel costruire
la sua santità ha avuto un forte impulso allinterno
della sua famiglia, nellambiente salesiano dellOratorio
dove era sempre vivo il ricordo di Don Bosco e del suo giovane
allievo San Domenico Savio (il cui motto la morte ma non
peccati lo impressionò moltissimo), nellAC
e nella Fuci (Federazione Universitari Cattolici, di cui uno
dei responsabili era Mons. Montini, futuro Paolo VI).
Alberto è morto a 28
anni, e si è fatto santo non allombra delle quattro
mura di un convento o dentro gli schemi e orari di un ordine
religioso (il che è già difficile), ma come si
dice nel mondo, nella propria vita familiare, nella
professione di ingegnere, di assessore
comunale (quindi nella politica con lincipiente Democrazia
Cristiana) nel proprio lavoro quotidiano.
Alberto Marvelli è un
laico ed è un santo. Un binomio molto significativo e
importante specialmente oggi. Penso quindi che molti laici avranno
tratto incoraggiamento e gioia dalla sua beatificazione. Lui
ha fatto quello che Giovanni Paolo II ha detto nel discorso della beatificazione:
A voi
laici spetta di testimoniare la fede mediante le virtù
che vi sono specifiche: la fedeltà e la tenerezza in famiglia,
la competenza nel lavoro, la tenacia nel servire il bene comune,
la solidarietà nelle relazioni sociali, la creatività
nellintraprendere opere utili allevangelizzazione
e alla promozione umana. A voi spetta pure di mostrare
in stretta comunione con i Pastori che il Vangelo è
attuale e che la fede non sottrae il credente alla storia, ma
lo immerge più profondamente in essa.
Alberto, prima ancora del richiamo
del Vaticano II ai laici e al loro impegno nella società,
ha riaffermato la sua vocazione di laico impegnato nel mondo,
considerato questo non come qualcosa di negativo ma come la vigna
del Signore nella quale lavorare con competenza e con amore,
secondo i criteri di Dio espressi nel Vangelo.
Ha realizzato così la
propria santità nello studio, nel lavoro, in ogni situazione
in cui si veniva a trovare, per scelta o portato dagli avvenimenti.
Alberto è un santo del quotidiano e della vita ordinaria,
della normalità. Ha vissuto dentro la storia del mondo
collaborando con coraggio e con amore per farla diventare una
storia di salvezza per tutti.
Lha
detto Alberto
Alberto è nato a Ferrara
nel 1918 da genitori cristiani convinti e praticanti. Il padre
Luigi (direttore di banca) e la madre Maria Mayr (di origine
bavarese) creeranno una numerosa famiglia (sei figli) da Alberto,
il primo, fino a Geltrude. Tutti voluti, amati ed educati cristianamente.
Di suo padre Alberto scriverà:
Fu cristiano
nel senso completo della parola, senza mezze misure, senza rispetto
umano, senza ostentazioni. Sincero, sorridente, sempre in grazia,
sereno, ecco la sua vita.
Splendido anche lelogio
della madre Maria:
Con quale
bontà ci rimprovera i ritardi e le mancanze, con quanta
affettuosa severità sorveglia la nostra vita spirituale
e materiale. Sullesempio di Cristo ella è tutto
a tutti: e con i familiari e con gli estranei e con i poveri.
Non uno che ha bussato alla nostra porta è stato rimandato
a mani vuote.
La signora Maria, nonostante
gli impegni domestici (prima e dopo la morte del marito, avvenuta
nel 1933) insegnò catechismo in parrocchia, benvoluta
dai tanti ragazzi dellOratorio (era considerata un
po la mamma di tutti), fu presidente delle Donne di Azione
Cattolica, e lavorò molto nellassociazione per la
protezione della giovane e tra le Dame di Carità.
Il 1933 fu molto importante
per Alberto. In quellanno infatti la famiglia Marvelli
si trasferì a Rimini, vicino alla Parrocchia S. Maria Ausiliatrice retta
dai Salesiani, con un annesso Oratorio frequentatissimo dai ragazzi. Alberto, ormai
quindicenne, in quello stesso anno pianse pure la morte del papà.
Diventava così il capofamiglia, il sicuro punto di riferimento
per i suoi fratelli più piccoli e per lultima arrivata,
Geltrude.
Sarà proprio
lei a testimoniare:
Noi fratelli
più piccoli a sera eravamo in attesa del suo ritorno.
Lui entrava in casa, salutava la mamma e sinteressava di
noi. Non era molto espansivo, ma sapevamo che ci voleva bene.
Era sua abitudine aprire la Bibbia e leggere un brano adatto
a noi piccoli. Dopo la morte del babbo era lui che aiutava la
mamma nellaffrontare i problemi di casa.
Alberto fu sempre non solo
un assiduo frequentatore dellOratorio Salesiano (il Circolo Don
Bosco) ma ne fu anche
animatore indefesso, giocatore formidabile in vari sport, formatore
equilibrato e sicuro esempio di vita umana e cristiana per tanti
ragazzi (i suoi aspiranti). Quando sorgeva qualche
questione o diverbio tra di loro veniva interpellato lui come
giudice di pace. Ed il suo giudizio arrivava, accettato come
giusto e definitivo. Dicevano infatti: Lha detto Alberto,
fine della discussione.
Alcuni mesi fa, a Rimini, ho
avuto la vera fortuna di incontrare e di parlare a lungo con
una grintosa ed entusiasta signora 92enne, Angela Bertozzi, Cooperatrice salesiana
ancora attiva, vera
e preziosa memoria storica della Parrocchia S. Maria
Ausiliatrice. Essendo Alberto un coetaneo dei suoi fratelli.
Angela ebbe loccasione e la fortuna di conoscere non solo
lui ma tutta la famiglia. Conserva ancora oggi un ottimo ricordo
della madre di Alberto, la signora Maria, animatrice molto impegnata
nelle attività parrocchiali. Di Alberto mi disse:
Lho
visto tante volte pregare in chiesa: mi faceva sempre molta impressione
e trascinava tutti col suo esempio. Noi lo dicevamo già
allora che Alberto era un santo. È sempre stato un grande
animatore dellOratorio, molto umile e disponibile ad aiutare
tutti.
La sua formazione umana e cristiana
e la sua spiritualità ricevette in quegli anni una sicura
impronta salesiana attraverso latmosfera gioiosa e serena,
fatta di preghiera e di sport, di carità e solidarietà,
di teatro e di scampagnate. Imparò lamore allEucarestia
e la devozione alla Madonna Ausiliatrice e Immacolata. Ma furono
due gli avvenimenti che ebbero grande risonanza e che suscitarono
grande entusiasmo, gioia e propositi di santità in tutti
gli ambienti salesiani del tempo e quindi anche a Rimini e in
Alberto. Il primo fu proprio nel 1933 (il 9 luglio) la Beatificazione
di Domenico Savio, il ragazzo santo cresciuto alla scuola di
Don Bosco a Torino-Valdocco.
Ed il secondo riguardava proprio
lui, il santo dei giovani, il vero idolo dei ragazzi della marina
di Rimini: il primo aprile 1934 diventava San Giovanni Bosco.
Fu infatti nell8 dicembre, sullesempio di Domenico
Savio, che Alberto
consacrò alla Madonna Immacolata il proprio cuore perché
lo mantenga sempre puro ed immacolato come il Suo, perché
mi aiuti ad essere buono, compiacente, paziente, caritatevole....
Aveva 16 anni. La sua
invocazione preferita alla Madonna sarà sempre: Madre
mia, fiducia mia.
A Bologna,
a Cinisello Balsamo e a Torino
Nel 1936 Alberto conseguì
la licenza liceale (tra i suoi compagni cera Federico Fellini),
e non essendo stato accettato allAccademia Navale, si iscrisse
ad Ingegneria a Bologna. Nellambiente universitario frequentò
la Fuci, sempre circondato di stima e rispetto. Lavorò
inoltre nel Centro diocesano di Azione Cattolica e nella Conferenza
di San Vincenzo. Anche a Bologna non trascurò mai
i propri doveri cristiani.
Intanto dopo lentrata
in guerra dellItalia (1940) Alberto andò a Cinisello Balsamo
(Milano) a lavorare
in fonderia. Anche nel nuovo ambiente, per molti versi più
difficile, secondo la testimonianza del responsabile, Alberto
fu sempre in buona armonia con tutti i dipendenti, specialmente
i più giovani e i più poveri. Si interessava dei
loro problemi e si adoperava per aiutarli, visitando gli ammalati
e incitando gli apprendisti a frequentare le scuole serali.
Laureato nel 1941 e ottenuto
il congedo da militare, il 22 dicembre prese servizio come impiegato
presso lUfficio
Tecnico della Fiat a Torino,
vivendo in casa del fratello, allievo dellAccademia Militare.
Anche qui frequentò lAzione Cattolica e le conferenze
di San Vincenzo (aveva una grande ammirazione del giovane torinese
Pier Giorgio Frassati (è Beato), morto da poco e di cui
aveva letto la biografia.
Dopo quasi un anno a Torino
tornò a Rimini avendo ottenuto di insegnare Meccanica
nellIstituto Tecnico. Accettò insieme anche lincarico
di vicepresidente diocesano di Azione Cattolica.
Intanto allinizio del 1943 fu richiamato alle armi e mandato
a Treviso
(mentre il 20 gennaio
moriva sul fronte russo il fratello Lello).
Tornato a Rimini dopo larmistizio
dell8 settembre, Alberto, per sfuggire ai bombardamenti
(Rimini fu una delle città italiane più bombardate
in assoluto) trasferì la famiglia a Vergiano, e si dedicò
con energia ad aiutare gli sfollati e i sinistrati dalla guerra.
In questa sua opera ebbe da fare anche con i Tedeschi occupanti:
questi si fidavano di lui anche perché ne conosceva la
lingua. E così lo lasciarono fare.
Non siamo
qui per aiutare?
Quando nel 1944 arrivarono
a Rimini gli alleati, Alberto tornò in città e
aderì alla Democrazia Cristiana cominciando così
il proprio impegno politico, come assessore agli Alloggi
e alla Ricostruzione. Poi nel 1945 fu nominato assessore
comunale, con il compito di alleviare i disagi dei tanti senza
tetto.
Scrisse allora nel suo Diario:
Servire
è meglio del farsi servire. Gesù serve. Il suo ufficio era un continuo andirivieni
di gente in cerca di aiuto. Per tutti Alberto aveva una risposta
gentile, rassicurante e una promessa di aiuto che dava sempre.
Non mandava mai via nessuno (anche fuori orario di lavoro!).
Soleva dire: Non
siamo qui per aiutare?.
E aiutava tutti.
Il lavoro di Alberto come assessore
è documentato negli Archivi comunali, attraverso le lettere,
le statistiche e le relazioni che lui inviava periodicamente
agli organi preposti. Le cifre della ricostruzione documentano
ancora oggi la serietà e la professionalità dellIng.
Marvelli. Nel 50° anniversario della sua morte la Giunta
comunale di Rimini, in una lapide affissa nel Municipio, è
scritto: Portò nella vita pubblica lintegrità
della sua vita privata, la profonda fede religiosa e democratica,
lelevata professionalità, lonestà intellettuale
e morale, linesauribile operosità, lamore
per gli umili e per i diseredati. Un elogio altissimo e
ben meritato. In quello stesso anno a Firenze partecipò
alla Settimana Sociale dei Cattolici.
Alberto Marvelli è annoverato tra i fondatori delle ACLI ed entrò nella Democrazia Cristiana
su invito di Benigno Zaccagnini. Intanto nella primavera del
1946 Alberto, dopo aver lasciato la carica di assessore comunale,
partecipò attivamente alla propaganda elettorale per lelezione
dei deputati allAssemblea Costituente. Durante questo impegno
politico mentre si recava per un comizio fuori Rimini, fu travolto
lui e la sua immancabile bici da un camion militare alleato che
andava a folle velocità. Era il 5 ottobre 1946.
Ecco la testimonianza di Mons. Fausto Lanfranchi, vice postulatore della causa di Beatificazione,
e che lo conobbe personalmente:
Alberto
era infaticabile, trascinatore carismatico, in politica e in
Azione Cattolica. Era eccezionale da tutti i punti di vista,
la sua spiritualità era profondissima, il suo impegno
per i poveri senza sosta; ecco, soprattutto dal punto di vista
umano non aveva simili. Era un santo del quotidiano.
Un esempio per tutti ma specialmente
per tanti giovani apatici, annoiati, senza ideali e valori, centrati
solo su se stessi e sui propri interessi effimeri. Insomma un
vero santo moderno per il III Millennio.
MARIO SCUDU sdb
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*** Questo
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MARIO SCUDU, Anche Dio
ha i suoi campioni, Editrice Elledici, Torino
IMMAGINI:
1
e 4 Alberto
Marvelli (Ferrara 1918 - Rimini 1946).
2 Parrocchia salesiana
«S. Maria Ausiliatrice» in Piazza Alberto Marvelli
a Rimini.
Frequentata dal Marvelli e dalla sua famiglia.
3 Quadro presente
nella chiesa di S. Maria Ausiliatrice a Rimini.
5 Alberto Marvelli rimase
ucciso a 28 anni, in un incidente con un camion militare mentre,
in bicicletta, si recava a S. Giuliano a Mare per tenere un comizio.
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2006 - 9
VISITA Nr.