SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE (EDITH STEIN):
ANCHE LA MORTE UN ATTO DI AMORE
(memoria liturgica il 9 agosto)

La “soluzione finale” del “problema Ebrei” voluta da Hitler procedeva spietatamente nella sua efficienza e ferocia. Nel 1942 erano già milioni le vittime di questa follia diabolica. Il 9 agosto nel campo di sterminio di Auschwitz trovarono la morte nella camera a gas due sorelle ebree, numero 44.074 e 44.075: si chiamavano Edith e Rosa. Quando vennero arrestate nel loro convento carmelitano Edith disse alla sorella: “Vieni, andiamo a immolarci per il nostro popolo”.

Edith Stein: ebrea, filosofa, cattolica convertita, suora, martire. Nella sua canonizzazione Giovanni Paolo II disse: “Eminente figlia di Israele e figlia della Chiesa”. In effetti Edith era fiera della doppia appartenenza: davanti ai cattolici fiera di essere ebrea, e davanti agli ebrei fiera di essere cattolica. Non era semplice orgoglio, ma gioia di aver conosciuto tutte e due le facce della medaglia, di essere arrivata alla verità di Gesù Cristo, creduto e accettato come perfetto completamento della sua fede di donna ebrea.

Edith vide la luce a Breslavia il 12 ottobre 1891, nella festa del Kippur, grande festa in cui gli ebrei chiedono perdono a Dio delle loro colpe con la preghiera ed il digiuno. Era di intelligenza brillante (in famiglia la chiamavano “die kluge Edith” cioè Edith l’intelligente), compì tutti i suoi studi con ottimi risultati. All’università di Gottinga diventò assistente del filosofo Husserl, fondatore della fenomenologia. Questi inculcava ai suoi allievi di “andare alle cose e a domandare loro ciò che dicono di se stesse, per ottenere certezze che non risultino minimamente da teorie preconcette e da pregiudizi non sottoposti a verifica”. Lo stesso Husserl dirà della sua assistente: “In Edith Stein c’è sempre stato qualcosa di assoluto, e insieme un inespresso desiderio di martirio”.

Possiamo dire che il fenomenologo Husserl con poche parole aveva inquadrato bene lo “stato dell’anima” dell’allieva. Edith aveva “il dono di amare incondizionatamente il reale ed il dono santificante di amare la verità” (M. Z. Lanzillo). E questa ricerca della verità fino alla Verità che troverà in Gesù Cristo, l’accompagnerà sempre. Lo studio incessante per lei era preghiera, perché era ricerca di Dio fatta per amore. E Dio è Amore e Verità. Lei stessa diceva: “Dio è verità e chi cerca la verità cerca Dio, che lo sappia o no”.

Questo amore alla verità e ricerca della verità la farà passare dal suo primo maestro Husserl al secondo, a Tommaso d’Aquino: dallo sguardo sulle cose e dalla percezione spassionata ed “empatica” del reale e delle certezze immediate, alla riflessione sull’essere in generale, e sull’Essere che è il fondamento di tutto l’essere, di ogni essere. Questo Essere Edith lo ha trovato nel Dio Tripersonale cristiano, nella Trinità rivelata da Gesù Cristo. Ecco quindi l’amore alla verità diventare amore di Dio, amore incondizionato della Trinità. L’uomo stesso è “immagine della Trinità”, ma non solo l’uomo. Edith metterà in luce le “vestigia” della Trinità nascoste in seno alle cose. Come si vede un lungo viaggio dalla fenomenologia di Husserl alla metafisica di Tommaso.

Nome: Teresa Benedetta.
Cognome: Della Croce

Edith Stein ha cercato sempre finché non ha trovato quello che secondo lei era la verità. È interessante il suo itinerario spirituale di conversione.
All’età di 12 anni – raccontò lei stessa – abbandonò la fede “per affermarsi come un essere autonomo”. A 21 anni si dichiarò agnostica: “Mi sento incapace di credere all’esistenza di Dio”. Poi l’incontro con il filosofo R. Husserl: anche lui sarà una tappa significativa in questo cammino verso Cristo Verità. Il suo itinerario spirituale si conclude a trent’anni con la conversione al cattolicesimo.
Tre “esperienze” o testimonianze sembrano essere state determinanti. La prima fu la visita ad Anne Reinach, la giovane vedova di un collega filosofo morto in guerra. Invitata dalla sua amica a casa, Edith si aspettava una donna in preda alla disperazione per una perdita così grave. Trovò invece una donna addolorata sì ma serena. Anne era sostenuta dalla fede. Scriverà Edith: “Fu il mio primo incontro con la Croce, la mia prima esperienza della forza divina che dalla Croce emana e si comunica a quelli che l’abbracciano...”.

Secondo quadro. Duomo di Friburgo con un gruppo di amici. Mentre sostavano in silenzio, entrò una donna con la borsa della spesa, e si inginocchiò per una breve preghiera. Scrisse Edith: “Per me si trattava di una cosa assolutamente nuova. Nelle sinagoghe o nelle chiese protestanti che avevo visitato, si andava solo per il servizio divino. Qui invece si veniva nella chiesa vuota, in mezzo alle quotidiane occupazioni di un giorno di lavoro, come per un intimo colloquio. È una cosa che non ho potuto dimenticare”.

Terzo episodio: in casa di amici, estate 1921. Una sera si recò alla biblioteca. Scrisse lei stessa: “Senza scegliere, presi il primo libro che mi capitò sotto mano: era un grosso volume che portava il titolo «Vita di S. Teresa scritta da lei medesima». Ne cominciai la lettura e ne rimasi talmente presa che non l’interruppi fino alla fine. Quando lo chiusi, dovetti confessare a me stessa: “Questa è la verità”. Un mese dopo ricevette il battesimo, diventando cattolica.
Ma sarà solo nel 1933 che Edith entrerà nel Carmelo di Colonia. Scelse il nome di Teresa Benedetta. Come cognome programmatico aggiunse “Della Croce”.

La Verità Edith l’aveva trovata. Scriverà lei stessa: “Gesù Cristo è il centro della mia vita”. Gesù Cristo, e questo Crocifisso. Il Signore Gesù, il Signore della gloria che ci salva nella sofferenza, nel dolore, nell’obbrobrio della Croce. Non una sofferenza sopportata e bestemmiata, maledetta e respinta, ma accettata, trasformata e diventata strumento di amore riparatore e redentivo. Scriverà lei stessa nel 1938 quando si respirava già l’odio antisemita:

“La sofferenza riparatrice, accettata volontariamente, è ciò che in realtà più profondamente unisce al Signore”. Uno dei suoi modelli biblici era la regina Ester, che aveva rischiato la vita per la salvezza del proprio popolo. E la Croce rimarrà sempre il tratto distintivo non solo del suo cammino spirituale ma anche della sua riflessione filosofica e teologica.

“Cristo è la potenza di Dio, la sapienza di Dio... precisamente perché Crocifisso. La fede nel Crocifisso, la fede viva accompagnata dalla dedizione amorosa, è per noi l’accesso alla vita e l’inizio della futura gloria. La croce non è fine a se stessa... è l’arma potente di Cristo” scriverà lei stessa nell’opera “Scientia Crucis”. “Altro punto focale del suo pensiero è il Getsemani... è il momento dell’abbandono, della notte mortale. Ma è anche il momento della verità, perché Amore, Croce e Verità sono i tre volti dell’esempio e dell’insegnamento di Cristo e dell’esperienza cristiana. L’amore senza verità e la verità senza amore sono la negazione totale della verità... Ma l’amore passa – come è passato Cristo – inevitabilmente attraverso il Getsemani e la Croce” (Claudio Sorgi).

“Il dolore della Madre di Dio è grande come il mare”

Quando Edith fece la professione religiosa una pittrice le aveva inviato un “Pietà”. Lei scrisse le seguenti parole come commento: “La sera del venerdì santo, ai piedi della croce. Il dolore della Madre di Dio è grande come il mare, lei vi sta immersa, ma è un dolore contenuto, ella trattiene con fermezza il cuore con la mano, perché non si spezzi. La morte vera appare in modo quasi spaventoso dalla bocca semiaperta del Salvatore. Ma la sua testa è rivolta verso la Madre, come per consolarla, e la croce è tutta luce: il legno della croce è divenuto luce di Cristo”.

La contemplazione e la riflessione di Edith su Cristo e questo Crocifisso non poteva dimenticare sua Madre, Maria, proprio nell’istante decisivo della vita del Figlio. Ecco un primo elemento della devozione di Edith a Maria di Nazaret: discepola perfetta del Figlio e compartecipe nelle sue sofferenze.
Un secondo elemento potremmo chiamarlo ecclesiologico.

Edith vede Maria di Nazaret non a sé stante, chiusa nei suoi privilegi e nella sua santità irraggiungibile. La contempla nella Chiesa, come parte della Chiesa. Ha scritto: “Maria è come il simbolo più perfetto perché ne è il prototipo e l’origine. Ne è anche un organo particolarissimo: l’organo da cui fu formato tutto il Corpo Mistico, anzi il capo stesso. Per questa sua posizione organica centrale ed essenziale la chiamiamo volentieri cuore della Chiesa”.
Un ultima annotazione. Edith Stein prima di diventare suora carmelitana aveva fatto numerose conferenze in vari paesi sul “problema donna”.

Qualcuno ha parlato della Stein come di una “femminista”. Non è esatto: non ha fatto discorsi politici sulla donna. Il suo femminismo non era politicizzato o arrabbiato, come in seguito saranno alcuni movimenti di quell’area. Parlando dell’arricchimento spirituale della donna, Edith affermava che questa doveva raggiungere la sua santificazione personale, come madre di famiglia o come professionista socialmente impegnata, guardando A Maria di Nazaret, ponendo ogni fiducia nel suo Cuore Immacolato, diventando come lei disponibilità totale a Dio e al prossimo. Il cuore della donna, sull’esempio di Maria, non deve chiudersi solo sulla propria famiglia, ma – come scrisse lei stessa – “estendersi, sul modello della Madre della Misericordia, a tutti coloro che sono affaticati e affranti, e affondare le radici nell’universale amore divino”.
È un messaggio valido per tutti, anche in questo fine millennio.

                                                                                        MARIO SCUDU sdb ***


  *** Questo e altri 120 santi e sante e beati sono presenti nel volume di :
             
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice Elledici, Torino

        Pensieri di Edith Stein

 “Gli occhi del Crocifisso ti fissano interrogandoti, interpellandoti. Vuoi stringere con ogni serietà l’alleanza con lui? Quale sarà la tua risposta?”.
 *  “Chi appartiene a Cristo deve vivere intera la vita di Cristo: deve raggiungere la maturità di Cristo, deve finalmente incamminarsi per la via della Croce...”.
 *  “Il cammino del genere umano è un cammino da Cristo a Cristo”.
 *  “Dio stesso ci educa ad avanzare con la mano nella sua mano”.
 *  “Maria è il simbolo più perfetto della Chiesa perché ne è il prototipo e l’origine”.


IMMAGINI:
1-2 EDITH STEIN (1891-1942), ebrea tedesca, divenuta suora carmelitana, morta ad Ausschwitz, dichiarata santa nel 1998 santa Teresa Benedetta della Croce
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 1999-9
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