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22 novembre: SANTA CECILIA DI ROMA
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S. Cecilia di Roma, martire (III sec.), Patrona della Musica***

Cecilia, portava il Vangelo sul cuore

Provate ad immaginare la vita di noi poveri mortali senza la musica, senza il conforto di questa dolcissima musa, universalmente accettata e seguita in ogni angolo del globo, particolarmente dai giovani. Una vita senza i dolci cinguettii degli uccelli, che già al mattino presto ci svegliano con il loro canto al Creatore, senza i suoni del vento, del mare, dei fiumi, dei tuoni e delle tempeste? Una vita senza i brividi musicali delle Quattro Stagioni di Vivaldi, o le dolci melodie di Verdi e Beethoven? E anche di tanta bella musica moderna? Come sarebbe? Certamente piena di noia, di un grigiore mortale e di una tristezza infinita.
Così scrisse Friedrich Nietzsche: "Senza musica la vita sarebbe un errore". Ma la vita esiste e questa non è né un 'caso' né un errore o una benevola 'distrazione' di Dio, e c'è pure la musica che continua a rallegrare il nostro cuore. Esiste ed esisterà perché è una delle creazioni dell'uomo. Ma, come quasi tutti sanno bene, la musica ha anche una patrona, S. Cecilia, martire romana del II-III secolo. Patronato ormai lungo di secoli e accettato da tutti… anche se sembra che non sia stato guadagnato per meriti musicali personali… ma per errori altrui… Cos'è capitato?

Cecilia che protegge cantori e musicisti….

Nel Medio Evo il protettore dei cantori era S. Giovanni Battista, perché alla sua nascita, il padre proruppe nel famoso Cantico Benedictus, recitato ancora oggi nelle Lodi del Mattino della Chiesa Cattolica. L'antichità infatti non conobbe alcun rapporto di patronato tra la musica e la martire romana.
Sembra che tutto sia cominciato da una errata interpretazione e trascrizione di un brano della celebre Passio riguardante proprio la martire. Si narra che alla festa di nozze "cantantibus organis, Caecilia in corde suo Domino decantabat dicens: fiat cor meum immaculatum ut non confundar" e cioè "mentre suonavano gli organi, Cecilia nel suo cuore cantava al Signore dicendo: sia il mio cuore immacolato perché non resti confusa". Ma ben presto anche le parole 'in corde suo' vennero omesse nell'antifona … e così era ancora più facile credere nelle capacità musicali di Cecilia, e di promuoverla così patrona.
Comunque tale interpretazione non sorse prima del secolo XV, perché la presenza di strumenti musicali che accompagnano le pitture della santa in autori come Cimabue e Beato Angelico non c'era ancora… era invece accompagnata dalla palma del martirio. E' in una tavola del 1420 che si trova nel Museo Storico di Francoforte, che si ha la rappresentazione di Cecilia che suona la cetra. Più tardi, nel 1516, la Cecilia dipinta dal grande Raffaello per la chiesa di S. Giovanni in Monte a Bologna avrà in mano e ai piedi diversi strumenti musicali (da Enciclopedia Sanctorum, Cecilia di Roma).
E' chiaro che ormai la martire romana era già acclamata e venerata come patrona dei cantanti e musicisti. Tanto è vero che in Francia e Italia in quel periodo vennero istituite associazioni che la riconoscevano come protettrice, scrivendo canti e cantate in suo onore. Nel 1584 Alessandro Marino ribattezzò la Confraternita dei musicisti di Urbe (cioè di Roma), fondata nel 1566, in Confraternita di Santa Cecilia. Questa avrebbe poi dato origine nel 1879 all'Accademia di Santa Cecilia, per la musica profana, e all'Associazione italiana di Santa Cecilia per la musica sacra (da A. Cattabiani, Santi d'Italia, Cecilia di Roma).

….onorata con una Basilica ….

Di Cecilia, come di altre sante come Barbara, Caterina di Alessandria, o per i santi S. Giorgio, sono molto scarse le notizie basate su sicuri riferimenti storici, ma in compenso molto spesso hanno a disposizione una iconografia esuberante, varia e ben distribuita lungo i secoli.
Di Cecilia martire sappiamo con sicurezza che è una giovane donna romana, che è morta martire sempre nella sua città probabilmente nel secolo III, sotto il papa Urbano (222-230), anche se il parere non è unanime. Fu poi sepolta nelle catacombe di San Callisto, a Roma sulla Via Appia Antica, non lontano dalla Cripta dei Papi, segno anche questo dell'importanza e della fama di lei. Nella nicchia sul muro (oggi occupata dalla statua del Maderno) ci sarebbe stato il sarcofago delle sue spoglie. E un po' più avanti si possono ammirare delle pitture del V secolo, raffiguranti la santa mentre prega, (riccamente adornata in stile bizantino).
Il suo culto sembra essere successivo alla metà del IV secolo, perché la santa non è registrata nella Depositio Martyrum che risale a quell'epoca.
Venne poi costruita in suo onore, a Trastevere, la Basilica che ne porta il nome, già ben documentata nel 464.
Altro particolare importante che attesta la fama e l'importanza della santa. Il suo nome è stato incluso nella Prima Preghiera Eucaristica detto anche Canone Romano insieme ad altre sante e martiri come Felicita, Perpetua, Agata, Lucia, Agnese e Anastasia. Questo Canone esisteva, almeno in parte, al tempo del vescovo Ambrogio di Milano (verso la fine del IV secolo). Avere il nome ivi incluso significava un grande onore e nello stesso tempo il riconoscimento storico del suo culto. Ancora oggi il Calendario Liturgico ne fa memoria il 22 novembre.

…. celebratissima nell'iconografia

Cecilia è stata il soggetto e l'oggetto artistico di innumerevoli pittori che l'hanno immortalata nelle loro opere, e questo non solo in Italia, ma anche in altri paesi europei, segno della grande popolarità della santa (anche grazie alla diffusione della sua Passio).
Ricordiamo solamente alcune principali opere che la onorano. Cecilia compare, con la corona del martirio in mano, nella Processione delle Vergini celebrate nella Basilica di Sant'Apollinare Nuovo di Ravenna (secolo VI). Questa è una delle primissime raffigurazioni della martire a noi nota, se si eccettua l'immagine nelle Catacombe di S. Callisto a Roma.
Nella celebre galleria degli Uffizi si trova un'immagine di Cecilia seduta solennemente quasi su un trono e nell'atteggiamento di maestra; è opera del cosiddetto Maestro di S. Cecilia
In un dipinto (opera di Riccardo Quartaro) che si trova nella Cattedrale di Palermo (sec. XVI), si può ammirare una bella Cecilia, riccamente vestita e con la palma del martirio in mano con ai suoi piedi un angelo musicante. Fu anche celebrata da Guido Reni nella Chiesa di S. Cecilia in Roma (secolo XVII) e ritrae la santa mentre subisce il martirio… e sopra un angioletto con la corona già pronta!
Nella Chiesa dei Francesi a Roma (sec. XVII), si può ammirare un celebre dipinto del Domenichino che la ritrae mentre rifiuta di sacrificare agli idoli. E sempre nella stessa Chiesa un altro dipinto celebra la Gloria di Cecilia mentre sale in cielo sorretta dagli angeli che portano sia lo strumento del martirio, cioè la spada, sia la palma e la corona, che lo simboleggiano. Solo alcuni annotazioni iconografiche che provano la fama di questa martire romana, ma l'elenco potrebbe continuare a lungo.

… grazie alla "Romae Passio Sanctae Caeciliae"

Come per altre martiri anche per lei esiste una "Passio Sanctae Caeciliae", ricca di elementi esagerati, come leggiamo spesso nelle varie Passio, e nella quale esiste poco o niente di storico, ma che ha fatto la fortuna lungo i secoli, aiutando e ispirando anche molti artisti.
Ma prima credo che sia doverosa una premessa: "La Passio , ricca di particolari miracolosi, se non racconta la storia reale di una singola persona, descrive bene l'ambiente in cui si muoveva la comunità cristiana di Roma, sotto le persecuzioni e rivela anche la stima che i cristiani avevano della donna, soprattutto della vergine, in contrasto con la mentalità corrente.
Allora una bimba appena nata, per avere diritto di sopravvivere, doveva ricevere l consenso paterno. Poi rimaneva sotto il potere del padre fino al matrimonio, quando riceveva nel marito, assegnatole dalla famiglia, il suo padrone definitivo. Nella comunità cristiana invece, una donna, anche se nata da una schiava, aveva il diritto di vivere e, una volta adulta, di sposarsi o di restare vergine, senza subire costrizione da parte dei genitori o dei pretendenti. Questo favoriva lo sposalizio tra i cristiani e incentiva anche la scelta della verginità per l'alta stima che essa godeva tra i convertiti al vangelo (in E. Pepe, Martiri e Santi, Città Nuova, p.682).
Questo era relativamente facile per le persone comuni, ma quando si trattava di figlie di nobili, ricche e avvenenti? In questo caso c'erano sempre pretendenti spesso anche prepotenti a farsi avanti. Inoltre gli interessi familiari e le passioni umane congiuravano insieme contro le esigenze di libertà della fede cristiana, ancora una religione proibita.
Allora doveva entrare in azione la forza straordinaria della fede, anche a costo, non di rado del martirio, che da molti era vista come una sconfitta, ma che con tempo si risolse nel trionfo del cristianesimo. Quanto detto ci fa capire certi particolari della Passio Sanctae Caeciliae, redatta anch'essa dentro i canoni di questo el particolare genere letterario fiorente nei primi secoli.
Brevemente: Cecilia era una ragazza dal sangue nobile, dalla bellezza e ricchezza riconosciute e invidiate da tutti. Ma… particolare importante e non isolato in quei tempi, ella segretamente aveva consacrato se stessa e la propria vita a Cristo con il voto di verginità. Intanto fu promessa sposa al giovane Valeriano ricco e di sangue nobile pure lui. Cecilia rivelò a Valeriano di essere cristiana e lo mise al corrente della propria consacrazione verginale a Cristo. Il suo promesso sposo rimase ammirato ma, logicamente, anche perplesso di questo voto, facendole notare la situazione futura un po' assurda. Si poteva certo celebrare il matrimonio (combinato, come spesso accadeva, dai familiari!) ma Cecilia gli disse che se l'avesse costretta, il suo angelo custode l'avrebbe difesa. Poi nei lunghi colloqui tra i due, anche Valeriano fu istruito nella fede cristiana e poi inviato segretamente a papa Urbano che viveva nascosto vicino alle catacombe di S. Callisto, per paura delle persecuzioni. Valeriano convertito finalmente vide pure lui l'angelo di Cecilia che la proteggeva, e capì veramente che lei apparteneva ad un Altro. Per interessamento di Valeriano anche il fratello Tiburzio si convertì catechizzato dal papa Urbano.
Intanto fuori imperversava la persecuzione contro i cristiani del prefetto Almacchio. I due giovani arditamente si dettero da fare per seppellire i cristiani uccisi. Scoperti e portati davanti al tribunale non rinnegarono niente della loro fede, ed allora, dopo la confisca dei loro beni, furono uccisi. Anche a Cecilia fu intimato di presentarsi in tribunale e le fu ordinato di sacrificare agli idoli. Ma il prefetto si accorse subito della ferma volontà della giovane cristiana, perciò la fece rinchiudere nel calidario per farla morire dal troppo calore. Ma con sorpresa i soldati la trovarono fresca come una rosa, finché uno di essi la colpì mortalmente con la spada, affidandone il corpo ai familiari e ad altri cristiani, che la trasportarono, nottetempo, nel cimitero (Catacombe) di San Callisto, dove era stati sepolti anche dei papi.

… e alla ricognizione delle reliquie

Altro avvenimento che diede impulso al culto di Cecilia e che fu fonte di ispirazione per altri pittori nei secoli successivi è stata la ricognizione delle sue reliquie. Fu il card. Paolo Sfrondati, titolare della Chiesa di S. Cecilia, a far eseguire dei lavori di restauro e il 19 ottobre si fece la ricognizione di esse. Il papa stesso, Clemente VIII, incaricò l'illustre Cesare Baronio (uno storico, discepolo di s. Filippo Neri e cardinale) di andare ad esplorare il "venerandum Caecilae corpus". Scrisse l'illustre studioso, alla fine della ricognizione: "Vidimus, cognovimus et adoravimus" e cioè "abbiamo visto, abbiamo conosciuto e adorato" quelle reliquie sacre che erano state di una martire per amore di Cristo.
In una delle preghiere a lei si recita: "La vergine Cecilia portava sempre sul suo petto il Vangelo di Cristo". E' un particolare, storico o no, ma comunque possibile e bello in sé che delinea bene la figura di questa giovane donna di Roma, fedele alla propria fede in Cristo e morta per amore di lui.
Questo è il punto centrale della sua vita, al di là di tanti particolari non storicamente provati o di elementi biografici esagerati. Questo è il suo messaggio lasciato e firmato con il proprio sangue, che ha colpito il cuore di tanti fedeli lungo i secoli e che ispirato la fantasia di tanti pittori che l'hanno celebrata. Ed è un messaggio che rimane valido per tutti.

Mario SCUDU sdb - Torino

*** Testi

Alcuni Pensieri sulla musica
1 L'amore ispira la musica - Musicam docet amor. (Erasmo da Rotterdam)
2 La musica è una reminiscenza della beatitudine celeste (Platone).
3 La musica è la sola lingua universale (C. Rogers).
4 Felici coloro che hanno la musica nel cuore e il sorriso sulle labbra (F. Schubert).
5 La musica è una delle vie con la quale l'uomo ritorna al cielo (T. Tasso).
6 La bella musica è un linguaggio universale che parla direttamente da cuore a cuore, oltre i muri, oltre i confini delle nazioni. (Papa Pio XII).
7 Dalla musica a Dio il passo è breve (G. Borsara).
8 La musica dei ragazzi si ascolta con il cuore e non con le orecchie. (S. Giovanni Bosco).
9 C'è un tale potere di persuasione nella musica… (J. Milton).
10 Il ritmo ha qualcosa di magico: ci fa perfino credere che il sublime ci appartenga (L. W. Goethe).


*** Tratto dal volume:

MARIO SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 San
te e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino


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