S. Cecilia
di Roma, martire (III sec.), Patrona della Musica***
Cecilia,
portava il Vangelo sul cuore
Provate ad immaginare la vita di
noi poveri mortali senza la musica, senza il conforto di questa
dolcissima musa, universalmente accettata e seguita in ogni angolo
del globo, particolarmente dai giovani. Una vita senza i dolci cinguettii
degli uccelli, che già al mattino presto ci svegliano con
il loro canto al Creatore, senza i suoni del vento, del mare, dei
fiumi, dei tuoni e delle tempeste? Una vita senza i brividi musicali
delle Quattro Stagioni di Vivaldi, o le dolci melodie di Verdi e
Beethoven? E anche di tanta bella musica moderna? Come sarebbe?
Certamente piena di noia, di un grigiore mortale e di una tristezza
infinita.
Così scrisse Friedrich Nietzsche: "Senza musica la vita
sarebbe un errore". Ma la vita esiste e questa non è
né un 'caso' né un errore o una benevola 'distrazione'
di Dio, e c'è pure la musica che continua a rallegrare il
nostro cuore. Esiste ed esisterà perché è una
delle creazioni dell'uomo. Ma, come quasi tutti sanno bene, la musica
ha anche una patrona, S. Cecilia, martire romana del II-III secolo.
Patronato ormai lungo di secoli e accettato da tutti
anche
se sembra che non sia stato guadagnato per meriti musicali personali
ma per errori altrui
Cos'è capitato?
Cecilia che protegge cantori e musicisti
.
Nel Medio Evo il protettore dei cantori
era S. Giovanni Battista, perché alla sua nascita, il padre
proruppe nel famoso Cantico Benedictus, recitato ancora oggi nelle
Lodi del Mattino della Chiesa Cattolica. L'antichità infatti
non conobbe alcun rapporto di patronato tra la musica e la martire
romana.
Sembra che tutto sia cominciato da una errata interpretazione e
trascrizione di un brano della celebre Passio riguardante proprio
la martire. Si narra che alla festa di nozze "cantantibus organis,
Caecilia in corde suo Domino decantabat dicens: fiat cor meum immaculatum
ut non confundar" e cioè "mentre suonavano gli
organi, Cecilia nel suo cuore cantava al Signore dicendo: sia il
mio cuore immacolato perché non resti confusa". Ma ben
presto anche le parole 'in corde suo' vennero omesse nell'antifona
e così era ancora più facile credere nelle
capacità musicali di Cecilia, e di promuoverla così
patrona.
Comunque tale interpretazione non sorse prima del secolo XV, perché
la presenza di strumenti musicali che accompagnano le pitture della
santa in autori come Cimabue e Beato Angelico non c'era ancora
era invece accompagnata dalla palma del martirio. E' in una tavola
del 1420 che si trova nel Museo Storico di Francoforte, che si ha
la rappresentazione di Cecilia che suona la cetra. Più tardi,
nel 1516, la Cecilia dipinta dal grande Raffaello per la chiesa
di S. Giovanni in Monte a Bologna avrà in mano e ai piedi
diversi strumenti musicali (da Enciclopedia Sanctorum, Cecilia di
Roma).
E' chiaro che ormai la martire romana era già acclamata e
venerata come patrona dei cantanti e musicisti. Tanto è vero
che in Francia e Italia in quel periodo vennero istituite associazioni
che la riconoscevano come protettrice, scrivendo canti e cantate
in suo onore. Nel 1584 Alessandro Marino ribattezzò la Confraternita
dei musicisti di Urbe (cioè di Roma), fondata nel 1566, in
Confraternita di Santa Cecilia. Questa avrebbe poi dato origine
nel 1879 all'Accademia di Santa Cecilia, per la musica profana,
e all'Associazione italiana di Santa Cecilia per la musica sacra
(da A. Cattabiani, Santi d'Italia, Cecilia di Roma).
.onorata con una Basilica
.
Di Cecilia, come di altre sante come
Barbara, Caterina di Alessandria, o per i santi S. Giorgio, sono
molto scarse le notizie basate su sicuri riferimenti storici, ma
in compenso molto spesso hanno a disposizione una iconografia esuberante,
varia e ben distribuita lungo i secoli.
Di Cecilia martire sappiamo con sicurezza che è una giovane
donna romana, che è morta martire sempre nella sua città
probabilmente nel secolo III, sotto il papa Urbano (222-230), anche
se il parere non è unanime. Fu poi sepolta nelle catacombe
di San Callisto, a Roma sulla Via Appia Antica, non lontano dalla
Cripta dei Papi, segno anche questo dell'importanza e della fama
di lei. Nella nicchia sul muro (oggi occupata dalla statua del Maderno)
ci sarebbe stato il sarcofago delle sue spoglie. E un po' più
avanti si possono ammirare delle pitture del V secolo, raffiguranti
la santa mentre prega, (riccamente adornata in stile bizantino).
Il suo culto sembra essere successivo alla metà del IV secolo,
perché la santa non è registrata nella Depositio Martyrum
che risale a quell'epoca.
Venne poi costruita in suo onore, a Trastevere, la Basilica che
ne porta il nome, già ben documentata nel 464.
Altro particolare importante che attesta la fama e l'importanza
della santa. Il suo nome è stato incluso nella Prima Preghiera
Eucaristica detto anche Canone Romano insieme ad altre sante e martiri
come Felicita, Perpetua, Agata, Lucia, Agnese e Anastasia. Questo
Canone esisteva, almeno in parte, al tempo del vescovo Ambrogio
di Milano (verso la fine del IV secolo). Avere il nome ivi incluso
significava un grande onore e nello stesso tempo il riconoscimento
storico del suo culto. Ancora oggi il Calendario Liturgico ne fa
memoria il 22 novembre.
. celebratissima nell'iconografia
Cecilia è stata il soggetto
e l'oggetto artistico di innumerevoli pittori che l'hanno immortalata
nelle loro opere, e questo non solo in Italia, ma anche in altri
paesi europei, segno della grande popolarità della santa
(anche grazie alla diffusione della sua Passio).
Ricordiamo solamente alcune principali opere che la onorano. Cecilia
compare, con la corona del martirio in mano, nella Processione delle
Vergini celebrate nella Basilica di Sant'Apollinare Nuovo di Ravenna
(secolo VI). Questa è una delle primissime raffigurazioni
della martire a noi nota, se si eccettua l'immagine nelle Catacombe
di S. Callisto a Roma.
Nella celebre galleria degli Uffizi si trova un'immagine di Cecilia
seduta solennemente quasi su un trono e nell'atteggiamento di maestra;
è opera del cosiddetto Maestro di S. Cecilia
In un dipinto (opera di Riccardo Quartaro) che si trova nella Cattedrale
di Palermo (sec. XVI), si può ammirare una bella Cecilia,
riccamente vestita e con la palma del martirio in mano con ai suoi
piedi un angelo musicante. Fu anche celebrata da Guido Reni nella
Chiesa di S. Cecilia in Roma (secolo XVII) e ritrae la santa mentre
subisce il martirio
e sopra un angioletto con la corona già
pronta!
Nella Chiesa dei Francesi a Roma (sec. XVII), si può ammirare
un celebre dipinto del Domenichino che la ritrae mentre rifiuta
di sacrificare agli idoli. E sempre nella stessa Chiesa un altro
dipinto celebra la Gloria di Cecilia mentre sale in cielo sorretta
dagli angeli che portano sia lo strumento del martirio, cioè
la spada, sia la palma e la corona, che lo simboleggiano. Solo alcuni
annotazioni iconografiche che provano la fama di questa martire
romana, ma l'elenco potrebbe continuare a lungo.
grazie alla "Romae Passio
Sanctae Caeciliae"
Come per altre martiri anche per
lei esiste una "Passio Sanctae Caeciliae", ricca di elementi
esagerati, come leggiamo spesso nelle varie Passio, e nella quale
esiste poco o niente di storico, ma che ha fatto la fortuna lungo
i secoli, aiutando e ispirando anche molti artisti.
Ma prima credo che sia doverosa una premessa: "La Passio ,
ricca di particolari miracolosi, se non racconta la storia reale
di una singola persona, descrive bene l'ambiente in cui si muoveva
la comunità cristiana di Roma, sotto le persecuzioni e rivela
anche la stima che i cristiani avevano della donna, soprattutto
della vergine, in contrasto con la mentalità corrente.
Allora una bimba appena nata, per avere diritto di sopravvivere,
doveva ricevere l consenso paterno. Poi rimaneva sotto il potere
del padre fino al matrimonio, quando riceveva nel marito, assegnatole
dalla famiglia, il suo padrone definitivo. Nella comunità
cristiana invece, una donna, anche se nata da una schiava, aveva
il diritto di vivere e, una volta adulta, di sposarsi o di restare
vergine, senza subire costrizione da parte dei genitori o dei pretendenti.
Questo favoriva lo sposalizio tra i cristiani e incentiva anche
la scelta della verginità per l'alta stima che essa godeva
tra i convertiti al vangelo (in E. Pepe, Martiri e Santi, Città
Nuova, p.682).
Questo era relativamente facile per le persone comuni, ma quando
si trattava di figlie di nobili, ricche e avvenenti? In questo caso
c'erano sempre pretendenti spesso anche prepotenti a farsi avanti.
Inoltre gli interessi familiari e le passioni umane congiuravano
insieme contro le esigenze di libertà della fede cristiana,
ancora una religione proibita.
Allora doveva entrare in azione la forza straordinaria della fede,
anche a costo, non di rado del martirio, che da molti era vista
come una sconfitta, ma che con tempo si risolse nel trionfo del
cristianesimo. Quanto detto ci fa capire certi particolari della
Passio Sanctae Caeciliae, redatta anch'essa dentro i canoni di questo
el particolare genere letterario fiorente nei primi secoli.
Brevemente: Cecilia era una ragazza dal sangue nobile, dalla bellezza
e ricchezza riconosciute e invidiate da tutti. Ma
particolare
importante e non isolato in quei tempi, ella segretamente aveva
consacrato se stessa e la propria vita a Cristo con il voto di verginità.
Intanto fu promessa sposa al giovane Valeriano ricco e di sangue
nobile pure lui. Cecilia rivelò a Valeriano di essere cristiana
e lo mise al corrente della propria consacrazione verginale a Cristo.
Il suo promesso sposo rimase ammirato ma, logicamente, anche perplesso
di questo voto, facendole notare la situazione futura un po' assurda.
Si poteva certo celebrare il matrimonio (combinato, come spesso
accadeva, dai familiari!) ma Cecilia gli disse che se l'avesse costretta,
il suo angelo custode l'avrebbe difesa. Poi nei lunghi colloqui
tra i due, anche Valeriano fu istruito nella fede cristiana e poi
inviato segretamente a papa Urbano che viveva nascosto vicino alle
catacombe di S. Callisto, per paura delle persecuzioni. Valeriano
convertito finalmente vide pure lui l'angelo di Cecilia che la proteggeva,
e capì veramente che lei apparteneva ad un Altro. Per interessamento
di Valeriano anche il fratello Tiburzio si convertì catechizzato
dal papa Urbano.
Intanto fuori imperversava la persecuzione contro i cristiani del
prefetto Almacchio. I due giovani arditamente si dettero da fare
per seppellire i cristiani uccisi. Scoperti e portati davanti al
tribunale non rinnegarono niente della loro fede, ed allora, dopo
la confisca dei loro beni, furono uccisi. Anche a Cecilia fu intimato
di presentarsi in tribunale e le fu ordinato di sacrificare agli
idoli. Ma il prefetto si accorse subito della ferma volontà
della giovane cristiana, perciò la fece rinchiudere nel calidario
per farla morire dal troppo calore. Ma con sorpresa i soldati la
trovarono fresca come una rosa, finché uno di essi la colpì
mortalmente con la spada, affidandone il corpo ai familiari e ad
altri cristiani, che la trasportarono, nottetempo, nel cimitero
(Catacombe) di San Callisto, dove era stati sepolti anche dei papi.
e alla ricognizione delle
reliquie
Altro avvenimento che diede impulso
al culto di Cecilia e che fu fonte di ispirazione per altri pittori
nei secoli successivi è stata la ricognizione delle sue reliquie.
Fu il card. Paolo Sfrondati, titolare della Chiesa di S. Cecilia,
a far eseguire dei lavori di restauro e il 19 ottobre si fece la
ricognizione di esse. Il papa stesso, Clemente VIII, incaricò
l'illustre Cesare Baronio (uno storico, discepolo di s. Filippo
Neri e cardinale) di andare ad esplorare il "venerandum Caecilae
corpus". Scrisse l'illustre studioso, alla fine della ricognizione:
"Vidimus, cognovimus et adoravimus" e cioè "abbiamo
visto, abbiamo conosciuto e adorato" quelle reliquie sacre
che erano state di una martire per amore di Cristo.
In una delle preghiere a lei si recita: "La vergine Cecilia
portava sempre sul suo petto il Vangelo di Cristo". E' un particolare,
storico o no, ma comunque possibile e bello in sé che delinea
bene la figura di questa giovane donna di Roma, fedele alla propria
fede in Cristo e morta per amore di lui.
Questo è il punto centrale della sua vita, al di là
di tanti particolari non storicamente provati o di elementi biografici
esagerati. Questo è il suo messaggio lasciato e firmato con
il proprio sangue, che ha colpito il cuore di tanti fedeli lungo
i secoli e che ispirato la fantasia di tanti pittori che l'hanno
celebrata. Ed è un messaggio che rimane valido per tutti.
Mario
SCUDU sdb - Torino
*** Testi
Alcuni Pensieri sulla musica
1 L'amore ispira la musica - Musicam docet amor. (Erasmo da Rotterdam)
2 La musica è una reminiscenza della beatitudine celeste
(Platone).
3 La musica è la sola lingua universale (C. Rogers).
4 Felici coloro che hanno la musica nel cuore e il sorriso sulle
labbra (F. Schubert).
5 La musica è una delle vie con la quale l'uomo ritorna al
cielo (T. Tasso).
6 La bella musica è un linguaggio universale che parla direttamente
da cuore a cuore, oltre i muri, oltre i confini delle nazioni. (Papa
Pio XII).
7 Dalla musica a Dio il passo è breve (G. Borsara).
8 La musica dei ragazzi si ascolta con il cuore e non con le orecchie.
(S. Giovanni Bosco).
9 C'è un tale potere di persuasione nella musica
(J.
Milton).
10 Il ritmo ha qualcosa di magico: ci fa perfino credere che il
sublime ci appartenga (L. W. Goethe).
***
Tratto dal volume:
MARIO
SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 Sante
e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino
Visita Nr.