S. Matilde
di Hackeborn (1240-1298), monaca e mistica ***
Matilde,
l'usignolo di Dio
"Nel monastero di Helfta, nella
Sassonia in Germania, santa Mectilde, vergine, che fu donna di squisita
dottrina e umiltà, illuminata dal dono divino della contemplazione
mistica" (così si legge nel Martirologio Romano). Due
semplici righe, sintetiche quanto dense di significato. E che cin
invitano a conoscerla più da vicino, perché lo merita.
Ecco Matilde di Hackerborn, santa, vissuta nel monastero di Helfta.
Strano destino o coincidenza o, meglio, volontà dello Spirito
che soffia quando e dove vuole ma anche su chi vuole. In questo
monastero di Helfta tra il 1232 ed il 1290 circa vissero quatro
donne monache, eccezionali: Gertrude di Helfta (o di Hackeborn)
(la fondatrice del monastero), santa Matilde di Hackeborn, sua sorella
che diventerà monaca nel 1258. Nel 1261 al convento arriverà
anche una bambina di nome Gertrude che venne affidata alle cure
di Matilde (diventerà poi santa, e passerà alla storia
come Gertrude la Grande, unica donna tedesca ad essere chiamata,
addirittura, 'die Grosse, cioè la Grande'). Ed infine nel
1270 la comunità fu ulteriormente arricchita della presenza
di Matilde di Magdeburgo, una beghina non più giovane e malata,
ma certamente molto avanti nella cammino della santità fatta
di pazienza e di umiltà, di amore a Dio e al prossimo. Vi
morirà verso il 1285 (o 1290 circa). Una coincidenza storica
e spirituale unica. Donne particolari tutte con grande personalità,
dotate di profonda cultura e di una forte vita spirituale, arricchite
"dal dono divino della contemplazione mistica". Quattro
donne eccezionali che sono un grande onore e insigne dono per la
Chiesa di Germania e per la Chiesa intera. Assolutamente degne di
essere ricordate a distanza di secoli. La loro esperienza spirituale
ci farà del bene. Conosciamole.
Helfta, una comunità particolare
Matilde nacque nel castello di Helfta nella nobile, ricca e potente
famiglia dei von Hackeborn, della Turingia, imparentata addirittura
con l'imperatore Federico II. E' a sette anni, ancora bambina quindi
ma molto sveglia, che ebbe la prima intuizione della vita futura
che avrebbe voluto vivere: monaca per Dio. Per tutta la vita. Nient'altro.
Accompagnata dalla madre era andata infatti a far visita alla sorella
Gertrude nel monastero benedettino di Rodersforf. Rimase quasi folgorata.
Vi entrò subito poco tempo dopo come educanda e nel 1258
diventò monaca, a Helfta. In un monastero che si trovava
presso il castello, donato dai fratelli alle sorelle monache, e
dove si era trasferito la comunità, all'interno della tenuta
degli Hackeborn. Qui Gertrude (sua sorella maggiore) 'regnò'
come badessa per quarant'anni. Era una donna dalla personalità
straordinaria che diede alle monache un'impronta e un'istruzione
particolare dal punto di vista intellettuale, della spiritualità
(benedettina e cistercense) e della cultura teologica e patristica.
Molto curate erano la formazione liturgica e biblica: liturgia e
Parola di Dio come fonte e sostegno al proprio cammino di santità.
Quando nel 1258 Matilde arrivò al monastero si respirava
fortemente questo clima spirituale e culturale, creato dalla sorella,
badessa, e dalla collaborazione delle consorelle. E lo visse assorbendo
tutto in profondità e in santità, dando poi alle altre
monache il proprio contributo spirituale personale.
Matilde, la 'cantrix' della comunità
Nella vita di comunità e nelle sue molteplici attività,
tutto era vissuto da Matilde con molta semplicità, con umiltà,
limpidezza e innocenza di vita. Viveva con intensità e con
impegno quotidiano il proprio rapporto con Dio, con la Vergine Maria,
con i Santi e metteva al servizio della comunità le tante
ed elevate qualità di intelligenza, conoscenza, cultura nonché
di profondità spirituale. Particolare importante: possedeva
il dono di "una voce di una meravigliosa soavità: tutto
la rendeva adatta ad essere per il monastero un vero tesoro sotto
ogni aspetto" così scrissero le sue consorelle nel Proemio
del "Libro della Grazia Speciale". Non solo 'cantrix'
ufficiale nella liturgia, fu anche maestra del canto in coro. Ce
ne parla ella stessa, seppur con parole velate, nel suo Libro delle
Rivelazioni: "Poi quel sommo Cantore, con la sua voce i cui
accenti sono superiori a ogni armonia celeste, volle incantare il
suo usignolo, che tante volte aveva attirato il divin Cuore per
la tenera devozione più che per l'incanto della sua voce
". "Così "l'usignolo di Dio" come veniva
chiamata, ancora molto giovane diventò direttrice della scuola
del monastero, maestra delle novizie; tutti servizi comunitari che
lei svolse con talento e con infaticabile zelo, non solo a vantaggio
delle monache, ma di chiunque desiderava attingere alla sua sapienza
e bontà. Illuminata dal dono divino della contemplazione
mistica, Matilde compose numerose preghiere. E' maestra di fedele
dottrina e di grande umiltà, consigliera, consolatrice, guida
nel discernimento" (Benedetto XVI, Udienza 29 sett. 2010).
Gertrude confidente di Matilde e sua redattrice
E' interessante notare che è' stata Gertrude la Grande (1256-1302)
a redigere il "Liber specialis gratiae", essendone diventata
discepola e confidente. E' anche bello conoscere il come si è
arrivati a questo Libro, così importante per la storia di
Matilde (e nostra) che ne fa una delle più grandi scrittrici
spirituali e mistiche del Medio Evo. Matilde era ormai sui cinquant'anni,
la sorella maggiore Gertrude non c'era più e anche lei era
malata. Un giorno rivelò alla sua allieva così brava
e brillante, Gertrude, il suo grande segreto. Eccolo: il dono delle
rivelazioni mistiche da parte di Dio alla sua anima, le esperienze
travolgenti e appassionate delle visioni divine, slanci, desideri
e profonde angosce. Sappiamo che anche Gertrude non era nuova a
queste esperienze mistiche di Dio, così esaltanti e trasformanti,
per cui capiva bene (oltre ad essere una donna intelligente e preparata
culturalmente). E così, ad insaputa di Matilde, insieme ad
un'altra consorella, fece la trascrizione di quanto lei le confidava.
In seguito poi (quando Matilde seppe, per vie soprannaturali, quello
che facevano le consorelle di nascosto) le sottoponeva quanto trascritto
per l'approvazione. "Nasceva così l'opera di Matilde
"Il Libro della Grazia speciale". E' un testo pieno di
gioia e di rendimento di grazie, senza alcun riferimento a pene
o sofferenze. Il lavoro trova larga diffusione e sarà utilizzato
come guida per la vita cristiana. Vi si tratta delle virtù
cristiane, della devozione al Cuore di Gesù e delle numerose
rivelazioni a Matilde. Contiene anche indicazioni per ricevere la
Comunione, per pregare e partecipare alla liturgia" (in "La
Chiesa nella storia", di A. M. Erba e P. Guiducci, Elledici,
Torino 2003, p. 333).
Gesù le raccomanda di leggere il
Vangelo!
"La mistica di Matilde è caratterizzata da un rapporto
continuo con la Liturgia e con l'Eucaristia. L'umanità del
Cristo è al centro della sua vita spirituale, nonché
il modello e l'esempio della perfezione dell'uomo. Matilde invita
continuamente all'imitazione di Cristo, onde rifletterlo nella propria
vita e testimoniarlo nei suoi misteri. E' a partire dalla devozione
all'umanità del Cristo che Matilde anticipa la devozione
al Cuore di Gesù, sperimentato come sposo, fratello, salvatore,
Signore. Il Cristo le dona il suo cuore come rifugio
"
(R. Termolen, in Dizionario di Mistica, Editrice Vaticana 1998,
p.799). Questa devozione al Sacro Cuore incipiente e presente in
Matilde, sarà ripresa dalla discepola Gertrude la Grande
che la completerà e affinerà con il suo equilibrio
spirituale, tanto da essere per questo chiamata "la teologa
del Sacro Cuore" e la vera iniziatrice di questa devozione
(ivi, p. 558).
Per Matilde questi erano i pilastri spirituali: la Liturgia come
grande scuola di spiritualità, l'Eucarestia ed il Cuore di
Gesù come fonte del proprio amore a Dio ed infine la Parola
di Dio, specialmente il Vangelo, come sostegno nel proprio cammino
a Dio. Che si concluse nel 1299, con gli ultimi otto anni passati
nella malattia, anni difficili e duri ma sempre illuminati e confortati
dalla presenza della Trinità, della Beata Vergine Maria e
dei santi. Si legge nel Libro della Grazia speciale (I,45), che
al compimento della sua ora "il Dio di Maestà
unica
soavità dell'anima che lo ama
le cantò: Venite,
o voi che siete i benedetti dal Padre mio, venite a ricevere il
regno
e l'associò alla sua gloria".
E così Matilde, l'usignolo di Dio, andava a cantare con la
sua dolce e soave voce" l'amore di Dio in Paradiso.
Mario
SCUDU sdb - Torino
*** Testi
1 - "Se tu desideri la vera santità, sta vicino al Figlio
mio, Egli è la santità medesima che santifica ogni
cosa" (Maria V. a Matilde in una visione: da Il Libro della
Grazia speciale I,40).).
2 - " Un giorno, mentre si cantava - il divin Cuore si aprì.
Il Signore vi attirò Matilde e subito ve la rinchiuse dicendo:
"Nella parte alta ci troverai la soavità dello Spirito
Santo che sempre farà stillare nell'anima tua la rugiada...
nella parte inferiore, il tesoro di tutti i tuoi beni, quanti ne
puoi desiderare... nella parte orientale, la luce della vera scienza,
per conoscere tutta la mia volontà e adempierla perfettamente...
Nella parte occidentale, il paradiso delle mie delizie". "(Da
Libro della Grazia speciale).
3 - "Vi saluto, o Vergine veneratissima, in quella dolcissima
rugiada, che dal Cuore della Santissima Trinità si diffuse
in voi; vi saluto nella gloria e nel gaudio con cui ora vi rallegrate
in eterno, voi che di preferenza a tutte le creature della terra
e del cielo, foste eletta prima ancora della creazione del mondo!
Amen. (Il Libro della Grazia speciale, I,45)
A S. Matilde si attribuisce la "Devozione delle Tre Ave Maria"
perché, pensando con timore al momento della morte, pregava
la Madonna di assisterla in quei momenti. La risposta della Madre
di Dio fu molto consolante: "Sì, farò quello
che tu mi domandi, figlia mia, però ti chiedo di recitare
ogni giorno Tre Ave Maria:
- la prima per ringraziare l'Eterno Padre per avermi resa onnipotente
in Cielo e in terra;
- la seconda per onorare il Figlio di Dio per avermi dato tale scienza
e sapienza da sorpassare quella di tutti i Santi e di tutti gli
Angeli;
- la terza per onorare lo Spirito Santo per avermi fatta, dopo Dio,
la più misericordiosa".
4 - "Le parole del Vangelo erano per lei un alimento meraviglioso
e suscitavano nel suo cuore sentimenti di tale dolcezza che sovente
per l'entusiasmo non poteva terminarne la lettura
Il modo
con cui leggeva quelle parole era così fervente che in tutti
suscitava la devozione. Così pure quando cantava in coro,
era tutta assorta in Dio, trasportata da tale ardore che talvolta
manifestava i suoi sentimenti con i genti
altre volte, come
rapita in estasi, non sentiva quelli che la chiamavano o la muovevano
ed a mala pena riprendeva il senso delle cose esteriori. In una
delle visioni, è Gesù stessi a raccomandarle il Vangelo;
aprendole la ferita del suo dolcissimo Cuore, le dice: "Considera
quanto immenso sia il mio amore; se vorrai conoscerlo bene, in nessun
luogo lo troverai espresso più chiaramente che nel Vangelo.
Nessuno ha mai sentito esprimere sentimenti più forte e più
tenere di questi: Come mi ha amato mio Padre, così io vi
ho amati (Benedetto XVI, 29 settembre 2010, parlando di S. Matilde,
udienza in Piazza S. Pietro)..
***
Tratto dal volume:
MARIO
SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 Sante
e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino
Visita Nr.