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19 novembre: SANTA MATILDE DI HACKEBORN
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S. Matilde di Hackeborn (1240-1298), monaca e mistica ***

Matilde, l'usignolo di Dio

"Nel monastero di Helfta, nella Sassonia in Germania, santa Mectilde, vergine, che fu donna di squisita dottrina e umiltà, illuminata dal dono divino della contemplazione mistica" (così si legge nel Martirologio Romano). Due semplici righe, sintetiche quanto dense di significato. E che cin invitano a conoscerla più da vicino, perché lo merita. Ecco Matilde di Hackerborn, santa, vissuta nel monastero di Helfta. Strano destino o coincidenza o, meglio, volontà dello Spirito che soffia quando e dove vuole ma anche su chi vuole. In questo monastero di Helfta tra il 1232 ed il 1290 circa vissero quatro donne monache, eccezionali: Gertrude di Helfta (o di Hackeborn) (la fondatrice del monastero), santa Matilde di Hackeborn, sua sorella che diventerà monaca nel 1258. Nel 1261 al convento arriverà anche una bambina di nome Gertrude che venne affidata alle cure di Matilde (diventerà poi santa, e passerà alla storia come Gertrude la Grande, unica donna tedesca ad essere chiamata, addirittura, 'die Grosse, cioè la Grande'). Ed infine nel 1270 la comunità fu ulteriormente arricchita della presenza di Matilde di Magdeburgo, una beghina non più giovane e malata, ma certamente molto avanti nella cammino della santità fatta di pazienza e di umiltà, di amore a Dio e al prossimo. Vi morirà verso il 1285 (o 1290 circa). Una coincidenza storica e spirituale unica. Donne particolari tutte con grande personalità, dotate di profonda cultura e di una forte vita spirituale, arricchite "dal dono divino della contemplazione mistica". Quattro donne eccezionali che sono un grande onore e insigne dono per la Chiesa di Germania e per la Chiesa intera. Assolutamente degne di essere ricordate a distanza di secoli. La loro esperienza spirituale ci farà del bene. Conosciamole.

Helfta, una comunità particolare

Matilde nacque nel castello di Helfta nella nobile, ricca e potente famiglia dei von Hackeborn, della Turingia, imparentata addirittura con l'imperatore Federico II. E' a sette anni, ancora bambina quindi ma molto sveglia, che ebbe la prima intuizione della vita futura che avrebbe voluto vivere: monaca per Dio. Per tutta la vita. Nient'altro. Accompagnata dalla madre era andata infatti a far visita alla sorella Gertrude nel monastero benedettino di Rodersforf. Rimase quasi folgorata. Vi entrò subito poco tempo dopo come educanda e nel 1258 diventò monaca, a Helfta. In un monastero che si trovava presso il castello, donato dai fratelli alle sorelle monache, e dove si era trasferito la comunità, all'interno della tenuta degli Hackeborn. Qui Gertrude (sua sorella maggiore) 'regnò' come badessa per quarant'anni. Era una donna dalla personalità straordinaria che diede alle monache un'impronta e un'istruzione particolare dal punto di vista intellettuale, della spiritualità (benedettina e cistercense) e della cultura teologica e patristica. Molto curate erano la formazione liturgica e biblica: liturgia e Parola di Dio come fonte e sostegno al proprio cammino di santità. Quando nel 1258 Matilde arrivò al monastero si respirava fortemente questo clima spirituale e culturale, creato dalla sorella, badessa, e dalla collaborazione delle consorelle. E lo visse assorbendo tutto in profondità e in santità, dando poi alle altre monache il proprio contributo spirituale personale.

Matilde, la 'cantrix' della comunità

Nella vita di comunità e nelle sue molteplici attività, tutto era vissuto da Matilde con molta semplicità, con umiltà, limpidezza e innocenza di vita. Viveva con intensità e con impegno quotidiano il proprio rapporto con Dio, con la Vergine Maria, con i Santi e metteva al servizio della comunità le tante ed elevate qualità di intelligenza, conoscenza, cultura nonché di profondità spirituale. Particolare importante: possedeva il dono di "una voce di una meravigliosa soavità: tutto la rendeva adatta ad essere per il monastero un vero tesoro sotto ogni aspetto" così scrissero le sue consorelle nel Proemio del "Libro della Grazia Speciale". Non solo 'cantrix' ufficiale nella liturgia, fu anche maestra del canto in coro. Ce ne parla ella stessa, seppur con parole velate, nel suo Libro delle Rivelazioni: "Poi quel sommo Cantore, con la sua voce i cui accenti sono superiori a ogni armonia celeste, volle incantare il suo usignolo, che tante volte aveva attirato il divin Cuore per la tenera devozione più che per l'incanto della sua voce ". "Così "l'usignolo di Dio" come veniva chiamata, ancora molto giovane diventò direttrice della scuola del monastero, maestra delle novizie; tutti servizi comunitari che lei svolse con talento e con infaticabile zelo, non solo a vantaggio delle monache, ma di chiunque desiderava attingere alla sua sapienza e bontà. Illuminata dal dono divino della contemplazione mistica, Matilde compose numerose preghiere. E' maestra di fedele dottrina e di grande umiltà, consigliera, consolatrice, guida nel discernimento" (Benedetto XVI, Udienza 29 sett. 2010).

Gertrude confidente di Matilde e sua redattrice

E' interessante notare che è' stata Gertrude la Grande (1256-1302) a redigere il "Liber specialis gratiae", essendone diventata discepola e confidente. E' anche bello conoscere il come si è arrivati a questo Libro, così importante per la storia di Matilde (e nostra) che ne fa una delle più grandi scrittrici spirituali e mistiche del Medio Evo. Matilde era ormai sui cinquant'anni, la sorella maggiore Gertrude non c'era più e anche lei era malata. Un giorno rivelò alla sua allieva così brava e brillante, Gertrude, il suo grande segreto. Eccolo: il dono delle rivelazioni mistiche da parte di Dio alla sua anima, le esperienze travolgenti e appassionate delle visioni divine, slanci, desideri e profonde angosce. Sappiamo che anche Gertrude non era nuova a queste esperienze mistiche di Dio, così esaltanti e trasformanti, per cui capiva bene (oltre ad essere una donna intelligente e preparata culturalmente). E così, ad insaputa di Matilde, insieme ad un'altra consorella, fece la trascrizione di quanto lei le confidava. In seguito poi (quando Matilde seppe, per vie soprannaturali, quello che facevano le consorelle di nascosto) le sottoponeva quanto trascritto per l'approvazione. "Nasceva così l'opera di Matilde "Il Libro della Grazia speciale". E' un testo pieno di gioia e di rendimento di grazie, senza alcun riferimento a pene o sofferenze. Il lavoro trova larga diffusione e sarà utilizzato come guida per la vita cristiana. Vi si tratta delle virtù cristiane, della devozione al Cuore di Gesù e delle numerose rivelazioni a Matilde. Contiene anche indicazioni per ricevere la Comunione, per pregare e partecipare alla liturgia" (in "La Chiesa nella storia", di A. M. Erba e P. Guiducci, Elledici, Torino 2003, p. 333).

Gesù le raccomanda di leggere il… Vangelo!

"La mistica di Matilde è caratterizzata da un rapporto continuo con la Liturgia e con l'Eucaristia. L'umanità del Cristo è al centro della sua vita spirituale, nonché il modello e l'esempio della perfezione dell'uomo. Matilde invita continuamente all'imitazione di Cristo, onde rifletterlo nella propria vita e testimoniarlo nei suoi misteri. E' a partire dalla devozione all'umanità del Cristo che Matilde anticipa la devozione al Cuore di Gesù, sperimentato come sposo, fratello, salvatore, Signore. Il Cristo le dona il suo cuore come rifugio…" (R. Termolen, in Dizionario di Mistica, Editrice Vaticana 1998, p.799). Questa devozione al Sacro Cuore incipiente e presente in Matilde, sarà ripresa dalla discepola Gertrude la Grande che la completerà e affinerà con il suo equilibrio spirituale, tanto da essere per questo chiamata "la teologa del Sacro Cuore" e la vera iniziatrice di questa devozione (ivi, p. 558).
Per Matilde questi erano i pilastri spirituali: la Liturgia come grande scuola di spiritualità, l'Eucarestia ed il Cuore di Gesù come fonte del proprio amore a Dio ed infine la Parola di Dio, specialmente il Vangelo, come sostegno nel proprio cammino a Dio. Che si concluse nel 1299, con gli ultimi otto anni passati nella malattia, anni difficili e duri ma sempre illuminati e confortati dalla presenza della Trinità, della Beata Vergine Maria e dei santi. Si legge nel Libro della Grazia speciale (I,45), che al compimento della sua ora "il Dio di Maestà…unica soavità dell'anima che lo ama… le cantò: Venite, o voi che siete i benedetti dal Padre mio, venite a ricevere il regno… e l'associò alla sua gloria".
E così Matilde, l'usignolo di Dio, andava a cantare con la sua dolce e soave voce" l'amore di Dio in Paradiso.

Mario SCUDU sdb - Torino

*** Testi

1 - "Se tu desideri la vera santità, sta vicino al Figlio mio, Egli è la santità medesima che santifica ogni cosa" (Maria V. a Matilde in una visione: da Il Libro della Grazia speciale I,40).).
2 - " Un giorno, mentre si cantava - il divin Cuore si aprì. Il Signore vi attirò Matilde e subito ve la rinchiuse dicendo: "Nella parte alta ci troverai la soavità dello Spirito Santo che sempre farà stillare nell'anima tua la rugiada... nella parte inferiore, il tesoro di tutti i tuoi beni, quanti ne puoi desiderare... nella parte orientale, la luce della vera scienza, per conoscere tutta la mia volontà e adempierla perfettamente... Nella parte occidentale, il paradiso delle mie delizie". "(Da Libro della Grazia speciale).
3 - "Vi saluto, o Vergine veneratissima, in quella dolcissima rugiada, che dal Cuore della Santissima Trinità si diffuse in voi; vi saluto nella gloria e nel gaudio con cui ora vi rallegrate in eterno, voi che di preferenza a tutte le creature della terra e del cielo, foste eletta prima ancora della creazione del mondo! Amen. (Il Libro della Grazia speciale, I,45)
A S. Matilde si attribuisce la "Devozione delle Tre Ave Maria" perché, pensando con timore al momento della morte, pregava la Madonna di assisterla in quei momenti. La risposta della Madre di Dio fu molto consolante: "Sì, farò quello che tu mi domandi, figlia mia, però ti chiedo di recitare ogni giorno Tre Ave Maria:
- la prima per ringraziare l'Eterno Padre per avermi resa onnipotente in Cielo e in terra;
- la seconda per onorare il Figlio di Dio per avermi dato tale scienza e sapienza da sorpassare quella di tutti i Santi e di tutti gli Angeli;
- la terza per onorare lo Spirito Santo per avermi fatta, dopo Dio, la più misericordiosa".
4 - "Le parole del Vangelo erano per lei un alimento meraviglioso e suscitavano nel suo cuore sentimenti di tale dolcezza che sovente per l'entusiasmo non poteva terminarne la lettura… Il modo con cui leggeva quelle parole era così fervente che in tutti suscitava la devozione. Così pure quando cantava in coro, era tutta assorta in Dio, trasportata da tale ardore che talvolta manifestava i suoi sentimenti con i genti… altre volte, come rapita in estasi, non sentiva quelli che la chiamavano o la muovevano ed a mala pena riprendeva il senso delle cose esteriori. In una delle visioni, è Gesù stessi a raccomandarle il Vangelo; aprendole la ferita del suo dolcissimo Cuore, le dice: "Considera quanto immenso sia il mio amore; se vorrai conoscerlo bene, in nessun luogo lo troverai espresso più chiaramente che nel Vangelo. Nessuno ha mai sentito esprimere sentimenti più forte e più tenere di questi: Come mi ha amato mio Padre, così io vi ho amati (Benedetto XVI, 29 settembre 2010, parlando di S. Matilde, udienza in Piazza S. Pietro)..


*** Tratto dal volume:

MARIO SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 San
te e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino


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