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DICEMBRE: s. TOMMASO BECKET:
NEL
NOME DI DIO ONNIPOTENTE
Chiudiamo lagenda
con San Tommaso Becket, inglese, cancelliere del re (cioè
il numero due), vescovo della Chiesa e martire. Non cè
una motivazione precisa per concludere lanno con un martire,
ma è bene di tanto in tanto ricordare qualcuno dei nostri
fratelli e sorelle, non solo vissuti nella fede ma anche morti
a causa di essa. Nel secolo scorso sono stati milioni in tutte
le parti del mondo i caduti, martiri delle persecuzioni contro
la fede cristiana. E questo martirologio già di per sé
tragicamente lungo viene arricchito continuamente. Sono nostri
fratelli e sorelle, vicini o lontani nel tempo, ma uniti a noi
dalla medesima fede, che ci spronano e ci richiamano con il loro
esempio a tenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo,
autore e perfezionatore della nostra fede e a superare
le prove piccole e grandi della nostra vita spirituale per essere
fedeli discepoli dellunico Maestro e Salvatore.
E nel momento
per noi della crisi cioè delle scelte decisive
per Dio o contro di Lui, teniamo presente la stupenda e consolante
immagine descritta nella Lettera agli Ebrei (Eb 12) quando si
parla di una immensa schiera di fratelli e sorelle che assistono
dalle tribune di un immaginario stadio spirituale (il paradiso):
Eccoci dunque posti di fronte a questa grande folla di
testimoni (martyres, in greco). Corriamo decisamente la corsa
che Dio ci propone nellimmenso stadio del mondo dove
siamo chiamati a vivere la nostra vita. Un famoso cantautore
italiano in una canzone ripete continuamente il ritornello Siamo
soli, siamo soli. È un richiamo alla solitudine
esistenziale, che tutti, anche se abitiamo in città, un
po sentiamo. Ma non siamo soli nel vivere la nostra fede:
la folla descritta dalla Lettera agli Ebrei assiste, ricorda
i buoni esempi, incoraggia, e applaude. Chi? Ciascuno di noi,
ancora nella fase di viatori che cammina o corre
verso la Città Celeste, cioè verso Dio.
Anche Thomas
Becket è uno di questi testimoni, anchegli ebbe
il suo carico di sofferenze e difficoltà (chi non le ha?)
lungo la sua vita a causa della propria fede. Ma perseverò
fino alla fine, coronandola con il sigillo del proprio sangue.
È un martire della Chiesa, ed un testimone di coraggio
e di coerenza di fronte alle prepotenze del potere politico.
Thomas,
uomo di stato
Thomas nacque
a Londra nel 1118 da Gilberto e Matilde, ambedue appartenenti
alla borghesia di origine normanna. Tuttavia alla morte dei propri
genitori rimase quasi nullatenente, e per anni dovette lavorare
come impiegato. Ricevette uneducazione liberale presso
i canonici di Merton, nel Surrey. Più tardi intraprese
gli studi di diritto canonico prima ad Auxerre e quindi a Bologna,
la prima delle università, già allora famosa in
tutta Europa.
Entrò
poi a far parte del gruppo di collaboratori dellarcivescovo
Teobaldo di Canterbury. Questi lo mandò in diverse occasioni
a Roma per svolgere missioni importanti e delicate.
Finalmente nel 1154 diventò arcidiacono della diocesi
e nel 1155 il neo re Enrico II lo nominò cancelliere del
regno. Era arrivato al top della carriera: numero 2, dopo il
re. I due inoltre erano legati da sincera amicizia e collaborazione.
Nella sua nuova
carica Thomas si trovava a proprio agio e lavorava volentieri,
anche perché ad essa era legato un grande potere, che
significava immancabilmente un lungo e piacevole corollario di
onori, lusso, magnificenza, divertimenti. Non disdegnava di andare
a caccia, era infatti un abile falconiere. Ed era diventato anche,
provetto nelluso delle armi.
Thomas era generoso negli intrattenimenti per sé (la carica
lo esigeva), ma lo era anche con i poveri. Da vero uomo di potere
lavorò molto e con competenza per restaurare la sovranità
dellInghilterra nelle mani del re Enrico, sovranità
che era stata compromessa dal precedente regno di Stefano di
Blois. Egli fu in questi anni il vero braccio destro del sovrano
e il vero restauratore della monarchia, non senza attirarsi le
immancabili critiche, anche da parte della Chiesa.
Morto nel 1161
larcivescovo Teobaldo, re Enrico, per porre fine alla resistenza
della Chiesa contro lusurpazione reale dei propri diritti
e privilegi avuti nei secoli precedenti, pose la candidatura
del suo cancelliere. Chi cera più degno di lui?
Davanti a tanto sponsor poteva il suo numero due dirgli di no?
Thomas infatti gli disse: Se Dio mi permettesse di essere
arcivescovo di Canterbury, perderei la benevolenza di vostra
maestà, e laffetto di cui mi onorate si trasformerebbe
in odio, giacché diverse vostre azioni volte a pregiudicare
i diritti della Chiesa mi fanno temere che un giorno potreste
chiedermi qualcosa che non potrei accettare, e gli invidiosi
non mancherebbero di considerarlo un segno di conflitto senza
fine tra di noi. Parole profetiche. Ma il re Enrico non
diede loro importanza e insistette. Thomas declinò lo
stesso linvito regale, finché non intervenne il
nunzio apostolico il card. Enrico di Pisa. Questi, non il re,
lo convinse ad accettare il prestigioso incarico a vescovo di
Canterbury.
Thomas,
uomo di Chiesa
Come primo
atto egli si trasferì da Londra a Canterbury: iniziava
così con un gesto concreto e ben visibile la sua nuova
missione e il proprio cambiamento. Che fu coraggioso e totale.
Era diventato un uomo di Chiesa, cioè di servizio, non
più uomo di potere, secondo la logica di questo mondo.
Non ci fu un semplice lifting per così dire,
andò molto più in profondità: voleva rappresentare
Gesù Cristo come pastore del proprio gregge, e volle assomigliargli
più possibile nella propria vita quotidiana.
Sobrietà
nel mangiare e vestire, preghiera e meditazione della Scrittura
ogni giorno, distribuzione ai poveri delle elemosine che furono
più abbondanti che quelle del predecessore, visite agli
ammalati e agli ospedali. Dalla sua elezione condusse quasi una
vita monastica.
Ma ben presto
vennero a galla i conflitti con il re. Loccasione furono
le Costituzioni di Clarendon. Nella storia inglese, queste sono
un capitolo molto importante. Di che si trattava? Era il tentativo
di codificazione, per iscritto, di antiche usanze e consuetudini
del regno, che qualche volta erano in contrasto con la legislazione
canonica che ne limitavano la libertà e lindipendenza
di azione. La polemica che ne scaturì era di ordine giuridico:
larcivescovo difendeva le posizioni acquisite dalla Chiesa,
secondo il diritto canonico. Il re e i suoi giuristi facevano
riferimento a consuetudini feudali, che andavano a beneficio
del potere regale (nascita del diritto civile). Queste Costituzioni
si possono considerare anche la prima dichiarazione legale della
Common Law (Legge Comune) inglese. Thomas allinizio fu
conciliante, poi appresi i dettagli (il diavolo si nasconde sempre
nelle clausole) le respinse affermando: Nel nome di Dio
onnipotente, non porrò il mio sigillo. Era come
una dichiarazione di ostilità nei riguardi del re, e linizio
del confronto tra i due. Finalmente arrivò anche il sostegno
da Roma: il papa Alessandro III respinse vari provvedimenti dellassise
di Clarendon, e nello stesso tempo pregò Thomas, che aveva
dato le dimissioni, di continuare. Durante le trattative tra
papa e re, fu ospite in un monastero cistercense e poi anche
del re di Francia. Il suo soggiorno allestero (era un vero
esilio) durò sei anni.
Tornato a Canterbury
fu bene accolto dalla popolazione, ma non dalla corte e dal re,
ormai diventato suo nemico. Questi un giorno esclamò ad
alta voce che qualcuno lo liberasse da quel vescovo. Non si conoscono
le parole esatte, ma sembra che non intendesse o ancor meno che
ordinasse, indirettamente, la sua eliminazione fisica. Invece
quattro cavalieri che lo sentirono pensarono di avere avuto mano
libera.
E partirono
alla volta di Canterbury, per la soluzione finale del confronto.
Entrarono in chiesa con la forza gridando Dovè
Thomas il traditore?. Questi rispose: Sono qui, ma
non sono un traditore, bensì un vescovo e sacerdote di
Dio. E fu brutalmente ucciso a coltellate. Lassassinio
si consumava nella cattedrale (episodio questo che fu fonte di
ispirazione e rievocazione letteraria per molti artisti, tra
i più famosi T. S. Eliot col suo Assassinio nella cattedrale).
Lorrenda notizia si sparse velocemente per tutta lEuropa.
Il re Enrico II ne fu profondamente addolorato e digiunò
per molti giorni in segno di sincero dolore. Thomas non
aveva vissuto come un santo, ma morì come tale, un uomo
dai molti aspetti che cercava la gloria, che trovò alla
fine, con coraggio e abnegazione (A. Butler).
La sua fama
di santo martire varcò ben presto i confini di Canterbury.
Alessandro III la sancì canonizzandolo nel 1173. Allintercessione
del nuovo martire si attribuirono molti miracoli, e la sua tomba
diventò meta di numerosi pellegrinaggi.
MARIO SCUDU ***
*** Questo e altri 120
santi e sante sono confluiti nel volume:
MARIO SCUDU, Anche
Dio ha i suoi campioni, Editrice ELLEDICI, 2011, pp.936
RIVISTA
MARIA AUSILIATRICE 2003-11
VISITA Nr.