S. Cristina
di Markyate (o Markgate) (1096-1161), badessa***
Cristina,
quella preziosa colomba di Dio
L'ho sentito varie volte da un parroco
inglese (a sud di Londra) che aiutavo nel lavoro pastorale: "La
fede cristiana in Inghilterra è costata il sangue di molti
martiri. E' loro che dobbiamo ringraziare se non siamo rimasti pagani".
E di sangue cristiano inglese ne è stato versato molto. Ma
questa fede è stata testimonianza anche da tante altre persone,
che non sono morte martiri, ma sono rimaste fedeli a Cristo e al
suo Vangelo a costo di sacrifici, persecuzioni e difficoltà
di ogni genere. Una di queste è S. Cristina di Markyate (o
Markgate).
L'ho scoperta per caso cercando informazioni su un'altra santa.
Ho letto la biografia e sono rimasto impressionato oltre che edificato.
Non è la solita santa, fatta martire dai crudeli imperatori
romani e di cui spesso abbiamo poche notizie storiche, frammiste
ad edificanti
. leggende. Nella vita di Cristina tutto è
documentato, con nomi e cognomi dei personaggi a lei legati nella
vita e con i luoghi ancora visitabili. Certo qualche difficoltà
di interpretazione rimane, ma le informazioni sicure su di lei ci
sono.
Mi ha colpito la sua decisione e la forza di volontà nel
perseguire i propri ideali religiosi (con il voto di verginità
consacrata a Cristo), al di là di tutte le difficoltà
che ebbe ad affrontare, e non per un anno solo ma per tanti, e non
solo con una persona ma con tante, ma specialmente in famiglia con
i genitori che le si opposero. Ebbe difficoltà anche in campo
ecclesiastico, con uomini di chiesa non sempre coerenti e disinteressati,
che non fanno certo una bella figura (giudicandoli con la sensibilità
di oggi). Una ragazza che con molta costanza e forza di volontà
ha difeso i proprio diritti di natura religiosa contro le usanze
di quel tempo e cioè i matrimoni forzati e combinati per
interesse politico-economico, con motivazioni tutt'altro che basate
sull'amore!. Ella riaffermò con decisione e con coraggio
profetico la priorità della propria consacrazione a Dio,
fatta prima della decisione degli altri di maritarla con chi avevano
scelto
loro. Allora una femminista anzitempo? Non entriamo
nella questione, anche se qualcuno ha pensato proprio questo, in
fin dei conti qualche argomento c'è. Cristina aveva consacrato
la propria vita a Cristo, e solo a lui, prima di ogni prospettiva
di matrimonio e difese questa sua decisione a tutti i costi e nonostante
tutte le opposizioni. Non è morta martire, ma aveva tutta
la forza ed il coraggio di questi fratelli e sorelle uccise per
la propria fede in Cristo. Un esempio significativo anche per noi
oggi alle prese con eventuali difficoltà di vivere la nostra
fede cristiana in ambiente ostile o indifferente.
L'esempio della martire Cecilia di
Roma (III sec.)
Cristina conosceva la storia della
vita di Cecilia, la ragazza romana martire nel III secolo (memoria
il 22 novembre). Come lei aveva consacrato la propria verginità
a Cristo, ed anche a lei fu imposto il matrimonio, che non aveva
progettato per la propria vita. Cecilia aveva detto chiaro al suo
sposo imposto dalla famiglia che lei si era promessa a Cristo, e
che avrebbe difeso la propria verginità, dicendogli anche
che c'era un angelo a proteggerla. Cristina si appellò proprio
alla storia di Cecilia per spiegare la propria scelta e difendere
se stessa.
Però prima di narrare la sua vita e le sue peripezie, faccio
uno piccola digressione. Non sono infrequenti nella storia di queste
sante imbattersi nell'opposizione dei genitori (papà o mamma
ma spesso tutti e due) sia al voto di verginità consacrata
che avevano fatto, sia alla loro scelta, spesso conseguente, di
farsi monache. Ricordiamo la martire romana Agnese (21 gennaio)
che affermava: "Sono promessa a Cristo più bello del
sole e della luna e Signore degli angeli
".
Chi non ricorda Chiara d'Assisi e la sua volontà di seguire
Francesco, che aveva scelto pubblicamente di seguire Cristo povero?
Chiara, di famiglia nobile e ricca, dovette scappare di casa per
riaffermare la propria libertà e volontà di seguire
la consacrazione a Cristo.
Commovente anche la storia di Maria Maddalena de' Pazzi (1566-1607,
memoria 25 maggio) anche lei ricca, bella.. con un matrimonio di
prestigio all'orizzonte, naturalmente scelto dagli altri. E tante
pressioni perché abbandonasse il proposito di farsi monaca.
Ma lei non cedette. E il padre che le chiese, per consolarsi della
prossima 'perdita', di permettere di farle un ritratto da esporre
in casa
agli amici.
Da ultimo ricordiamo la storia della beata Elisabetta della Trinità
(1880-1906, memoria il 9 novembre). Fece anche lei il voto di verginità
a 14 anni. Molto brava a suonare il pianoforte, la mamma che sognava
una brillante carriera di pianista. Lei invece sognava un'altra
vita. Per impedirglielo la mandava ai concerti e alle feste per
'distrarla' dalla sua decisione. Finché a 18 anni, maggiorenne,
liberamente decise di entrre tra le monache carmelitane.
Significato del voto di verginità
consacrata
Solo alcuni esempi ma sarebbero molti
di più. Perché tutta questa opposizione a seguire
il Cristo, nei tempi antichi e anche moderni? La spiegazione, senza
scomodare le scienze umane, l'abbiamo nel Vangelo quando il Cristo
(Lc 12, 51) preannunciò che e la decisione pro o contro di
lui sarebbe diventata un segno di divisione intra familiare "padre
contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia
contro madre", e lui stesso "segno di contraddizione "
(Lc 2,34).
Altra questione: perché questo voto di verginità a
Cristo? E qual è il suo significato profondo per rimanere
fedele al quale Cristina (e tante altre) affrontò tante difficoltà
e sofferenze?
A queste persone che fanno questo voto, per un'intuizione profondamente
spirituale e aiutate dall'Alto "Dio appare come l'Amore che
ha dato origine ad ogni cosa, che tutto muove, tutto riempie, tutto
beatifica. Un amore che chiede di essere amato "con tutto il
cuore", in forma esclusiva e con "cuore indiviso".
Chi è afferrato da questa 'intuizione' , "rivelazione"
avverte che ogni altro amore umano potrebbe entrare in concorrenza
con questa richiesta di amore esclusivo e straordinario: afferrato
dal tutto, non può cercare altro. Immerso nel mondo della
Trascendenza e dell'eterno, la creatura umana comprende che Dio
deve diventare il suo unico amore" (P.G. Cabra, in Dizionario
di Mistica, Editrice Vaticana, voce Verginità, p. 1255).
E il grande apostolo Paolo di Tarso sintetizza tutto, attingendo
alla propria esperienza, affermando: "Per me vivere è
Cristo" (Fil 1,21).
Questo voto deve essere visto come una scelta coraggiosa dell'Amore
più grande e definitivo, non certamente per disprezzo dell'amore
terreno e del matrimonio. Il voto di verginità e l'esperienza
spirituale conseguente, si pone come un vero e solo dono dello Spirito
Santo, che, si intuisce subito, "non a tutti è dato
comprendere". Occorre infatti essere entrati in profondità
nelle "cose di Dio" per capire e ancor di più per
seguire questa scelta. Da qui l'opposizione dei familiari (e nel
caso di Cristina anche di qualche alto prelato), dettata da ragionamenti
umani, troppo umani, e non secondo la logica di Dio e della libertà
del suo Spirito.
Visita all'Abbazia di S. Albano
Cristina è nata nel 1096,
a trenta anni dalla Battaglia di Hastings, che segnò l'invasione
e l'influsso sull'Inghilterra di Guglielmo il Conquistatore e dei
suoi Normanni. Seguì un periodo difficile per le popolazione
anglo sassoni. Molti nobili, per evitare pericoli per la propria
vita, preferirono andare in esilio. Tra questi abbiamo la famiglia
di Margherita, che emigrata in Scozia, ne diventerà Regina
(e santa, memoria 16 novembre). Cristina nasceva tre anni dopo la
morte di questa grande e santa regina degli scozzesi.
Era di famiglia ricca con molte proprietà nella contea di
Huntingdonshire (a nord di Londra). A 16 anni ecco l'esperienza
che per certi versi possiamo considerare matrice del cammino spirituale
di Cristina: la visita all'abbazia dei monaci benedettini di S.
Albano (dove era sepolto questo martire inglese). Aveva 16 anni,
quindi non più una bambina. Osservò attentamente tutto,
fu impressionata dal comportamento piamente serio dei monaci, pensò
alla fortuna che essi avevano di condurre quella vita per il Signore,
e desiderò di essere come loro. Lasciando l'abbazia tracciò
con un dito un segno di croce sulla porta: segno inequivocabile
da parte sua che amava molto quel luogo. Ed in seguito pronunciò,
privatamente, il voto di verginità consacrata a Cristo. Per
lei quella era la grande decisione, irrevocabile, per il suo futuro
di vita, il Cristo come Amore totale, superiore infinitamente e
al di là di ogni amore terreno. Prima che questa sua decisione
si sapesse pubblicamente i genitori combinarono il matrimonio con
un giovane nobile di nome Burthred. Cristina fu costretta a partecipare
alla funzione delle nozze che lei non voleva, e si oppose alla consumazione
del matrimonio. Ci furono lusinghe, promesse, minacce prima velate
poi esplicite, e anche percosse: ma non cambiò idea.
Cristina affronta l'opposizione di
genitori, 'marito' e
clero
I genitori disperati e preoccupati
per il buon nome e l'onore della famiglia (cioè di se stessi,
non della figlia) si appellarono al priore di S. Maria, ad Huntingdon.
Questi non sapeva chi aveva davanti, non conosceva il carattere
e la ferma volontà della ragazza. Le parlò quindi
della santità del matrimonio cristiano, ma ella gli rispose
fermamente e con argomenti seri. Capì subito che non sarebbe
riuscito nell'impresa di farle cambiare idea, ma suggerì
loro di condurla ad un'autorità superiore, e cioè
al vescovo di Lincoln, in visita alle sue proprietà non lontane.
Il problema era certo delicato dal punto di vista del diritto canonico:
il matrimonio è un sacramento della Chiesa, ma un voto di
verginità consacrata, se dimostrato, è un ostacolo
alla sua validità.
La questione del matrimonio rifiutato era ormai diventato di dominio
pubblico. Tutti sapevano, e naturalmente tutti discutevano chi avesse
ragione. Cristina nel frattempo rimaneva ferma nella sua decisione.
L'interpellato vescovo di Lincoln, Robert Bloet, affermò
che "non c'è nessun vescovo sulla terra che potrebbe
costringerla al matrimonio, se con il suo voto ella desidera dedicarsi
a Dio". Parole meditate, sagge e giuste: la spinosa questione
sembrava risolta. Ma lo stesso vescovo, ahimé, dietro lauta
ricompensa, si rimangiò tutto e cambiò parere. Cristina,
ancora prigioniera nella casa paterna, rimase allibita da questo
mutamento ma non si scoraggiò, e, tra tante difficoltà,
riuscì a contattare un eremita, Eadwin. Questi decise di
aiutarla e chiese ad un altro eremita suo amico, Roger, che viveva
a Markyate, di accoglierla. Ma si ebbe un rifiuto: non voleva sciogliere
matrimoni, fu la risposta. Eadwin, allora, si appellò addirittura
all'arcivescovo di Canterbury, Rodolfo d'Escures, uomo di pietà
e di cultura, insieme. Questi decise in favore di Cristina dicendo
al monaco "di affettarsi e ad andare ad assistere quella preziosa
colomba di Dio".
Cristina finalmente monaca e poi
badessa
Confortata da questo pronunciamento
autorevole, scappò dalla casa paterna, e, travestita da uomo,
con un cavallo fornitole dall'eremita, percorse circa 50 km, sempre
con la paura di essere catturata, da genitori infuriati, dal 'marito'
deluso e dai parenti arrabbiati: tutti la ricercavano, con intenzioni
non positive. Poverina. Trovò finalmente Alfwen, la donna
eremita (una reclusa) che lei cercava e che abitava non lontano
dall'eremo di Roger. "Fu felicemente accolta da Alfwen, che
le diede l'abito, e la fece nascondere in una piccola cella, dove
"rimase attentamente nascosta per molto tempo, trovando una
grande gioia in Cristo". Due anni dopo, forse alla morte di
Alfwen, l'eremita Roger, riconoscendo la forza della sua vocazione,
accettò di prendersene cura
ella continuò a
vivere nascosta e soffrì per molte privazioni, ma era sostenuta
dalla visione della Regina celeste" (in A. Butler, Dizionario
dei Santi, Piemme, pag. 1224).
A Markyate, sotto la direzione e protezione dell'eremita Roger,
visse ben quattro anni in un romitorio o cella sbarrata da un tronco
che solo lui poteva rimuovere. Quattro lunghi anni di preghiera
e penitenza e
doni mistici.
Finalmente nel 1123, a 27 anni, Cristina si vide annullare il matrimonio
dal vescovo cistercense Thurstan di York, che la prese anche sotto
la sua protezione (aveva ancora paura del 'traditore', il vescovo
di Lincoln!).
Nel 1131, quando ormai era conosciuta per la sua vita travagliata
dovuta al suo amore a Cristo e per la sua capacità di discernimento,
prese ufficialmente i voti come monaca. Di più lo stesso
abbate benedettino Geoffrey di S. Albano, che vedeva in lei la propria
maestra e amica, fondò una comunità religiosa proprio
a Markyate e la persuase a rimanere là. C'erano anche altri
monasteri, sul continente, che la volevano come badessa. "Cristina
aveva una considerevole influenza su Geoffrey e lo spinse a condurre
una vita di preghiera, di solitudine e povertà, piuttosto
che avere a cuore l'ambizione ecclesiastica". (in A. Butler,
Dizionario
). Come dire il suo esempio trascinava e dava coraggio
a chi la conosceva.
Quindi Cristina diventò badessa di una fiorente comunità
di monache, e possiamo immaginare fu un'ottima superiora, con tutto
quello che aveva imparato dalle sue sofferenze per amore di Cristo.
Ancora lei vivente fu scritta una biografia, tanto era l'impatto
e la fama della sua vita così piena di difficltà per
la propria fede in Cristo. E sappiamo che i monaci di S. Albano
(tra i quali c'era anche suo fratello Gregorio!) prepararono per
lei un sontuoso Salterio (passato alla storia come St. Alban's Psalter)
ricchissimo di decorazioni e miniature con immagini illustranti
pagine del Vangelo. Un vero capolavoro.
Cristina non si infliggeva penitenze eccessive e privazioni ulteriori
(ne aveva già fatte tante), e così la storia della
sua vocazione così difficile, i doni delle visioni che ebbe
(di Gesù e della Madonna) ebbero grande influsso sul cristianesimo
inglese. La sua figura e tutta la sua vita "preannuncia l'età
d'oro dei mistici inglesi del tardo sec. XIII e XIV
. Cristina
sottolinea un elemento di continuità nell'impegno di molti,
all'interno della chiesa anglosassone di quella epoca, di realizzare
una feconda vita eremitica e contemplativa di tipo mistico"
(A. Ward). Ma la vita di Cristina e la sua costanza nel vivere il
proprio ideale religioso può dare anche a noi un po' di coraggio
e di perseveranza. Cose di cui abbiamo sempre bisogno.
Mario
SCUDU sdb - Torino
***
Tratto dal volume:
MARIO
SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 Sante
e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino
Visita Nr.