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5 dicembre: SANTA CRISTINA DI MARKYATE (O MARKGATE) ***

S. Cristina di Markyate (o Markgate) (1096-1161), badessa***

Cristina, quella preziosa colomba di Dio

L'ho sentito varie volte da un parroco inglese (a sud di Londra) che aiutavo nel lavoro pastorale: "La fede cristiana in Inghilterra è costata il sangue di molti martiri. E' loro che dobbiamo ringraziare se non siamo rimasti pagani". E di sangue cristiano inglese ne è stato versato molto. Ma questa fede è stata testimonianza anche da tante altre persone, che non sono morte martiri, ma sono rimaste fedeli a Cristo e al suo Vangelo a costo di sacrifici, persecuzioni e difficoltà di ogni genere. Una di queste è S. Cristina di Markyate (o Markgate).
L'ho scoperta per caso cercando informazioni su un'altra santa. Ho letto la biografia e sono rimasto impressionato oltre che edificato. Non è la solita santa, fatta martire dai crudeli imperatori romani e di cui spesso abbiamo poche notizie storiche, frammiste ad edificanti…. leggende. Nella vita di Cristina tutto è documentato, con nomi e cognomi dei personaggi a lei legati nella vita e con i luoghi ancora visitabili. Certo qualche difficoltà di interpretazione rimane, ma le informazioni sicure su di lei ci sono.
Mi ha colpito la sua decisione e la forza di volontà nel perseguire i propri ideali religiosi (con il voto di verginità consacrata a Cristo), al di là di tutte le difficoltà che ebbe ad affrontare, e non per un anno solo ma per tanti, e non solo con una persona ma con tante, ma specialmente in famiglia con i genitori che le si opposero. Ebbe difficoltà anche in campo ecclesiastico, con uomini di chiesa non sempre coerenti e disinteressati, che non fanno certo una bella figura (giudicandoli con la sensibilità di oggi). Una ragazza che con molta costanza e forza di volontà ha difeso i proprio diritti di natura religiosa contro le usanze di quel tempo e cioè i matrimoni forzati e combinati per interesse politico-economico, con motivazioni tutt'altro che basate sull'amore!. Ella riaffermò con decisione e con coraggio profetico la priorità della propria consacrazione a Dio, fatta prima della decisione degli altri di maritarla con chi avevano scelto…loro. Allora una femminista anzitempo? Non entriamo nella questione, anche se qualcuno ha pensato proprio questo, in fin dei conti qualche argomento c'è. Cristina aveva consacrato la propria vita a Cristo, e solo a lui, prima di ogni prospettiva di matrimonio e difese questa sua decisione a tutti i costi e nonostante tutte le opposizioni. Non è morta martire, ma aveva tutta la forza ed il coraggio di questi fratelli e sorelle uccise per la propria fede in Cristo. Un esempio significativo anche per noi oggi alle prese con eventuali difficoltà di vivere la nostra fede cristiana in ambiente ostile o indifferente.

L'esempio della martire Cecilia di Roma (III sec.)

Cristina conosceva la storia della vita di Cecilia, la ragazza romana martire nel III secolo (memoria il 22 novembre). Come lei aveva consacrato la propria verginità a Cristo, ed anche a lei fu imposto il matrimonio, che non aveva progettato per la propria vita. Cecilia aveva detto chiaro al suo sposo imposto dalla famiglia che lei si era promessa a Cristo, e che avrebbe difeso la propria verginità, dicendogli anche che c'era un angelo a proteggerla. Cristina si appellò proprio alla storia di Cecilia per spiegare la propria scelta e difendere se stessa.
Però prima di narrare la sua vita e le sue peripezie, faccio uno piccola digressione. Non sono infrequenti nella storia di queste sante imbattersi nell'opposizione dei genitori (papà o mamma ma spesso tutti e due) sia al voto di verginità consacrata che avevano fatto, sia alla loro scelta, spesso conseguente, di farsi monache. Ricordiamo la martire romana Agnese (21 gennaio) che affermava: "Sono promessa a Cristo più bello del sole e della luna e Signore degli angeli…".
Chi non ricorda Chiara d'Assisi e la sua volontà di seguire Francesco, che aveva scelto pubblicamente di seguire Cristo povero? Chiara, di famiglia nobile e ricca, dovette scappare di casa per riaffermare la propria libertà e volontà di seguire la consacrazione a Cristo.
Commovente anche la storia di Maria Maddalena de' Pazzi (1566-1607, memoria 25 maggio) anche lei ricca, bella.. con un matrimonio di prestigio all'orizzonte, naturalmente scelto dagli altri. E tante pressioni perché abbandonasse il proposito di farsi monaca. Ma lei non cedette. E il padre che le chiese, per consolarsi della prossima 'perdita', di permettere di farle un ritratto da esporre in casa… agli amici.
Da ultimo ricordiamo la storia della beata Elisabetta della Trinità (1880-1906, memoria il 9 novembre). Fece anche lei il voto di verginità a 14 anni. Molto brava a suonare il pianoforte, la mamma che sognava una brillante carriera di pianista. Lei invece sognava un'altra vita. Per impedirglielo la mandava ai concerti e alle feste per 'distrarla' dalla sua decisione. Finché a 18 anni, maggiorenne, liberamente decise di entrre tra le monache carmelitane.

Significato del voto di verginità consacrata

Solo alcuni esempi ma sarebbero molti di più. Perché tutta questa opposizione a seguire il Cristo, nei tempi antichi e anche moderni? La spiegazione, senza scomodare le scienze umane, l'abbiamo nel Vangelo quando il Cristo (Lc 12, 51) preannunciò che e la decisione pro o contro di lui sarebbe diventata un segno di divisione intra familiare "padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre", e lui stesso "segno di contraddizione " (Lc 2,34).
Altra questione: perché questo voto di verginità a Cristo? E qual è il suo significato profondo per rimanere fedele al quale Cristina (e tante altre) affrontò tante difficoltà e sofferenze?
A queste persone che fanno questo voto, per un'intuizione profondamente spirituale e aiutate dall'Alto "Dio appare come l'Amore che ha dato origine ad ogni cosa, che tutto muove, tutto riempie, tutto beatifica. Un amore che chiede di essere amato "con tutto il cuore", in forma esclusiva e con "cuore indiviso". Chi è afferrato da questa 'intuizione' , "rivelazione" avverte che ogni altro amore umano potrebbe entrare in concorrenza con questa richiesta di amore esclusivo e straordinario: afferrato dal tutto, non può cercare altro. Immerso nel mondo della Trascendenza e dell'eterno, la creatura umana comprende che Dio deve diventare il suo unico amore" (P.G. Cabra, in Dizionario di Mistica, Editrice Vaticana, voce Verginità, p. 1255). E il grande apostolo Paolo di Tarso sintetizza tutto, attingendo alla propria esperienza, affermando: "Per me vivere è Cristo" (Fil 1,21).
Questo voto deve essere visto come una scelta coraggiosa dell'Amore più grande e definitivo, non certamente per disprezzo dell'amore terreno e del matrimonio. Il voto di verginità e l'esperienza spirituale conseguente, si pone come un vero e solo dono dello Spirito Santo, che, si intuisce subito, "non a tutti è dato comprendere". Occorre infatti essere entrati in profondità nelle "cose di Dio" per capire e ancor di più per seguire questa scelta. Da qui l'opposizione dei familiari (e nel caso di Cristina anche di qualche alto prelato), dettata da ragionamenti umani, troppo umani, e non secondo la logica di Dio e della libertà del suo Spirito.

Visita all'Abbazia di S. Albano

Cristina è nata nel 1096, a trenta anni dalla Battaglia di Hastings, che segnò l'invasione e l'influsso sull'Inghilterra di Guglielmo il Conquistatore e dei suoi Normanni. Seguì un periodo difficile per le popolazione anglo sassoni. Molti nobili, per evitare pericoli per la propria vita, preferirono andare in esilio. Tra questi abbiamo la famiglia di Margherita, che emigrata in Scozia, ne diventerà Regina (e santa, memoria 16 novembre). Cristina nasceva tre anni dopo la morte di questa grande e santa regina degli scozzesi.
Era di famiglia ricca con molte proprietà nella contea di Huntingdonshire (a nord di Londra). A 16 anni ecco l'esperienza che per certi versi possiamo considerare matrice del cammino spirituale di Cristina: la visita all'abbazia dei monaci benedettini di S. Albano (dove era sepolto questo martire inglese). Aveva 16 anni, quindi non più una bambina. Osservò attentamente tutto, fu impressionata dal comportamento piamente serio dei monaci, pensò alla fortuna che essi avevano di condurre quella vita per il Signore, e desiderò di essere come loro. Lasciando l'abbazia tracciò con un dito un segno di croce sulla porta: segno inequivocabile da parte sua che amava molto quel luogo. Ed in seguito pronunciò, privatamente, il voto di verginità consacrata a Cristo. Per lei quella era la grande decisione, irrevocabile, per il suo futuro di vita, il Cristo come Amore totale, superiore infinitamente e al di là di ogni amore terreno. Prima che questa sua decisione si sapesse pubblicamente i genitori combinarono il matrimonio con un giovane nobile di nome Burthred. Cristina fu costretta a partecipare alla funzione delle nozze che lei non voleva, e si oppose alla consumazione del matrimonio. Ci furono lusinghe, promesse, minacce prima velate poi esplicite, e anche percosse: ma non cambiò idea.

Cristina affronta l'opposizione di genitori, 'marito' e… clero

I genitori disperati e preoccupati per il buon nome e l'onore della famiglia (cioè di se stessi, non della figlia) si appellarono al priore di S. Maria, ad Huntingdon. Questi non sapeva chi aveva davanti, non conosceva il carattere e la ferma volontà della ragazza. Le parlò quindi della santità del matrimonio cristiano, ma ella gli rispose fermamente e con argomenti seri. Capì subito che non sarebbe riuscito nell'impresa di farle cambiare idea, ma suggerì loro di condurla ad un'autorità superiore, e cioè al vescovo di Lincoln, in visita alle sue proprietà non lontane. Il problema era certo delicato dal punto di vista del diritto canonico: il matrimonio è un sacramento della Chiesa, ma un voto di verginità consacrata, se dimostrato, è un ostacolo alla sua validità.
La questione del matrimonio rifiutato era ormai diventato di dominio pubblico. Tutti sapevano, e naturalmente tutti discutevano chi avesse ragione. Cristina nel frattempo rimaneva ferma nella sua decisione. L'interpellato vescovo di Lincoln, Robert Bloet, affermò che "non c'è nessun vescovo sulla terra che potrebbe costringerla al matrimonio, se con il suo voto ella desidera dedicarsi a Dio". Parole meditate, sagge e giuste: la spinosa questione sembrava risolta. Ma lo stesso vescovo, ahimé, dietro lauta ricompensa, si rimangiò tutto e cambiò parere. Cristina, ancora prigioniera nella casa paterna, rimase allibita da questo mutamento ma non si scoraggiò, e, tra tante difficoltà, riuscì a contattare un eremita, Eadwin. Questi decise di aiutarla e chiese ad un altro eremita suo amico, Roger, che viveva a Markyate, di accoglierla. Ma si ebbe un rifiuto: non voleva sciogliere matrimoni, fu la risposta. Eadwin, allora, si appellò addirittura all'arcivescovo di Canterbury, Rodolfo d'Escures, uomo di pietà e di cultura, insieme. Questi decise in favore di Cristina dicendo al monaco "di affettarsi e ad andare ad assistere quella preziosa colomba di Dio".

Cristina finalmente monaca e poi… badessa

Confortata da questo pronunciamento autorevole, scappò dalla casa paterna, e, travestita da uomo, con un cavallo fornitole dall'eremita, percorse circa 50 km, sempre con la paura di essere catturata, da genitori infuriati, dal 'marito' deluso e dai parenti arrabbiati: tutti la ricercavano, con intenzioni non positive. Poverina. Trovò finalmente Alfwen, la donna eremita (una reclusa) che lei cercava e che abitava non lontano dall'eremo di Roger. "Fu felicemente accolta da Alfwen, che le diede l'abito, e la fece nascondere in una piccola cella, dove "rimase attentamente nascosta per molto tempo, trovando una grande gioia in Cristo". Due anni dopo, forse alla morte di Alfwen, l'eremita Roger, riconoscendo la forza della sua vocazione, accettò di prendersene cura… ella continuò a vivere nascosta e soffrì per molte privazioni, ma era sostenuta dalla visione della Regina celeste" (in A. Butler, Dizionario dei Santi, Piemme, pag. 1224).
A Markyate, sotto la direzione e protezione dell'eremita Roger, visse ben quattro anni in un romitorio o cella sbarrata da un tronco che solo lui poteva rimuovere. Quattro lunghi anni di preghiera e penitenza e… doni mistici.
Finalmente nel 1123, a 27 anni, Cristina si vide annullare il matrimonio dal vescovo cistercense Thurstan di York, che la prese anche sotto la sua protezione (aveva ancora paura del 'traditore', il vescovo di Lincoln!).
Nel 1131, quando ormai era conosciuta per la sua vita travagliata dovuta al suo amore a Cristo e per la sua capacità di discernimento, prese ufficialmente i voti come monaca. Di più lo stesso abbate benedettino Geoffrey di S. Albano, che vedeva in lei la propria maestra e amica, fondò una comunità religiosa proprio a Markyate e la persuase a rimanere là. C'erano anche altri monasteri, sul continente, che la volevano come badessa. "Cristina aveva una considerevole influenza su Geoffrey e lo spinse a condurre una vita di preghiera, di solitudine e povertà, piuttosto che avere a cuore l'ambizione ecclesiastica". (in A. Butler, Dizionario…). Come dire il suo esempio trascinava e dava coraggio a chi la conosceva.
Quindi Cristina diventò badessa di una fiorente comunità di monache, e possiamo immaginare fu un'ottima superiora, con tutto quello che aveva imparato dalle sue sofferenze per amore di Cristo. Ancora lei vivente fu scritta una biografia, tanto era l'impatto e la fama della sua vita così piena di difficltà per la propria fede in Cristo. E sappiamo che i monaci di S. Albano (tra i quali c'era anche suo fratello Gregorio!) prepararono per lei un sontuoso Salterio (passato alla storia come St. Alban's Psalter) ricchissimo di decorazioni e miniature con immagini illustranti pagine del Vangelo. Un vero capolavoro.
Cristina non si infliggeva penitenze eccessive e privazioni ulteriori (ne aveva già fatte tante), e così la storia della sua vocazione così difficile, i doni delle visioni che ebbe (di Gesù e della Madonna) ebbero grande influsso sul cristianesimo inglese. La sua figura e tutta la sua vita "preannuncia l'età d'oro dei mistici inglesi del tardo sec. XIII e XIV…. Cristina sottolinea un elemento di continuità nell'impegno di molti, all'interno della chiesa anglosassone di quella epoca, di realizzare una feconda vita eremitica e contemplativa di tipo mistico" (A. Ward). Ma la vita di Cristina e la sua costanza nel vivere il proprio ideale religioso può dare anche a noi un po' di coraggio e di perseveranza. Cose di cui abbiamo sempre bisogno.

Mario SCUDU sdb - Torino


*** Tratto dal volume:

MARIO SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 San
te e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino


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