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DICEMBRE: SANTA FRANCESCA S. CABRINI
CI SENTIAMO MALE?
SORRIDIAMO LO STESSO
Siamo arrivati al secondo anno
di questa rubrica Un mese, un santo. Sono stati presentati
undici brevi profili di altrettanti santi e sante. Tra queste
nostre sorelle sante ho presentato Caterina da Bologna, Maria
Mazzarello, Brigida di Svezia, Geltrude la Grande e in questo
mese Francesca Cabrini. Tra i santi furono presentati Francesco
di Sales, Gabriele dellAddolorata, Francesco di Paola,
Tommaso Moro, Gregorio Magno e, nel mese di ottobre, Giovanni
da Capestrano. Quindi sono sei santi e cinque sante. Ho cercato
di salvare... la par condicio e ci sono riuscito
anche se le sante apparentemente perdono... Ma è solo
una cosa tecnica, visto che i santi da presentare sono undici.
Per lanno venturo mi propongo di far pareggiare
le sante. Lo meritano certamente perché sono sicuro che
le sante, sul calendario o fuori, non sono in numero minore rispetto
ai santi.
Chiudo questa carrellata di
nostri fratelli e sorelle eroi della fede, della speranza
e della carità (questo vuol dire essere santi) presentando
una santa moderna, santa Francesca Cabrini. Parlando
dei santi torinesi come Don Bosco, il Cottolengo, il Murialdo,
il Cafasso, il Beato Michele Rua ed altri si usa la denominazione
di santi sociali. Questo significa che hanno vissuto
il Vangelo lavorando, per amore di Dio, nella società.
Non sono vissuti, come altri, in monastero. Francesca Cabrini
è una santa sociale.
Ha lavorato con molto coraggio
e determinazione, guidata sempre dallamore di Dio, per
affrontare il problema dellassistenza, non solo religiosa,
ai numerosi emigrati italiani negli Stati Uniti. Gli ultimi decenni
del secolo scorso e del 900 sono stati anni di un vero
esodo di italiani in cerca di lavoro verso le Americhe. Anche
Mons. Scalabrini, contemporaneo della Cabrini (si conobbero anche)
si diede molto da fare per i nostri emigranti. E prima ancora
di loro lo stesso Don Bosco raccomandava ai suoi primi Salesiani
in partenza per lArgentina di aver cura prima di tutto
degli emigrati del nostro Paese in quella terra.
Nel mese di novembre ho presentato
una santa del Medio Evo, Geltrude la Grande. Proclamata santa
dalla Chiesa, proposta alla venerazione e imitazione dei fedeli
come santa Francesca Cabrini. Due donne, vissute in secoli diversi,
accomunate dal desiderio di amare lo stesso Dio e innamorate
tutte e due dello stesso Gesù Cristo. Ambedue sante ma
profondamente diverse. Geltrude visse quarantanni, cioè
quasi tutta la vita in monastero, senza viaggiare e senza occuparsi
di questioni sociali. Francesca invece fu una grande
viaggiatrice. Attraversò 24 volte lOceano Atlantico
e fece altri innumerevoli viaggi, spesso rischiando la vita.
Stili di vita e attività diverse ma ambedue le sante
(tutte
in verità) hanno vissuto eroicamente
le virtù della fede, della speranza e della carità
La
vostra Cina saranno gli Stati Uniti
Francesca nacque nel 1850 a
SantAngelo Lodigiano, in una numerosa famiglia di contadini
benestanti e cristianamente praticanti. Nella sua famiglia imparò
non solo il fervore religioso e un certo spirito di iniziativa,
ma anche un sincero amore alla patria italiana, non frequente
in quei tempi. Questo giusto sentimento patriottico che cercò
di risvegliare o di tenere desto nei numerosi emigranti italiani
negli Stati Uniti.
onseguito il diploma magistrale
e labilitazione, anche per accudire insieme alla sorella
Rosa laltra sorella handicappata Maddalena, accettò
subito il lavoro di supplente nella scuola vicina di Vidardo.
Qui insegnò due anni. Un episodio ci rivela il carattere
e la determinazione di Francesca. Riuscì infatti a vincere
la battaglia contro il sindaco anticlericale del paese: ottenne
il permesso allinsegnamento della dottrina cristiana in
classe nonostante la proibizione governativa. Lei però
desiderava ardentemente diventare missionaria. Sogno che non
poté realizzare subito. Fece anche i voti religiosi entrando
nella Casa della Provvidenza di Codogno. Furono anni difficili,
(ho pianto molto dirà lei stessa) che lei
affrontò con coraggio e praticando la virtù dellobbedienza.
Ma la Provvidenza le venne
incontro nella persona del Vescovo di Lodi che le propose di
fondare un istituto religioso per lassistenza degli emigrati
italiani in America. LAmerica non era la Cina che lei sognava,
ma lideale missionario si poteva concretizzare ugualmente.
Fondò presto Le Missionarie del Sacro Cuore di Gesù,
con case in Lombardia, ed una anche a Roma. Il secondo intervento
provvidenziale arrivò con Mons. Giovanni B. Scalabrini.
Questi cercava un ramo femminile al suo Istituto, e stimava molto
la Cabrini. Lei però temendo di perdere lautonomia
dellistituto, resistette alla proposta. Ma accettò
subito la direzione di una scuola e di un asilo a New York. Questo
significava laddio per sempre alla Cina. Daltra parte,
ed ecco il terzo intervento provvidenziale, era stato nientemeno
che il Papa Leone XIII a dirle paternamente: Non a Oriente,
Cabrini, ma allOccidente. LIstituto è ancora
giovane. Ha bisogno di mezzi. Andate negli Stati Uniti, ne troverete.
E con essi un grande campo di lavoro. La vostra Cina sono gli
Stati Uniti, vi sono tanti italiani emigrati che hanno bisogno
di assistenza.
Francesca partì nel
1889. Destinazione lAmerica, città New York. Era
sicura della volontà di Dio, e del campo di lavoro missionario.
Ma le difficoltà non si fecero attendere. Uno dei primi
che si mise a remare contro di lei e il suo progetto
fu addirittura larcivescovo Corrigan. Fece la parte dellavvocato
del diavolo scoraggiando quel manipolo di suore temerarie e...
italiane che sembravano avere tanta fede ma, ahimè, poco
money. Anche per le opere del Signore, pensava lui,
ci vuole molto denaro. Che, poverette, non avevano.
Non era più saggio tornare in Italia? La Cabrini gli oppose
un argomento spirituale... la benedizione del Papa, e uno materiale:
lamicizia di una ricca cattolica americana, moglie di un
emigrato italiano illustre, Luigi Palma de Cesnola, direttore
del Metropolitan Museum.
Non si sa se il prelato fu
convinto da questi due argomenti, ma è sicuro
che la Cabrini continuò per la sua strada e il suo progetto.
Le suore aprirono una prima scuola femminile in un modesto
appartamento offerto dalla contessa de Cesnola, ma si impegnarono
anche in un lavoro di assistenza e di insegnamento nei quartieri
più degradati della città, compiendo ogni giorno
chilometri di strada ed entrando senza paura in ambienti spaventosi
per miseria e violenza. Madre Cabrini dimostrò subito
di saper affiancare alla sua attività di educatrice religiosa
una spiccata sensibilità per i problemi degli emigranti
italiani: Gli italiani qui sono trattati come schiavi...
bisognerebbe non sentire amor di patria per non sentirsi ferita
(L. Scaraffia).
Ella lavorò tutta la
vita, con innumerevoli viaggi, per aiutare ad inserire gli emigrati
nella realtà sociale americana, facendone dei buoni cittadini,
ma nello stesso tempo rafforzando in loro anche lidentità
italiana e cattolica. In questa promozione sociale Francesca
usò una tecnica il cui principio era: convincere gli italiani
ricchi ad aiutare gli altri italiani meno favoriti. Ed alcuni
dei suoi benefattori, convinti e incalliti anticlericali, la
aiutavano trascinati dal suo carisma più che dalle motivazioni
teologiche.
Si è detto che
se Cristoforo Colombo ha scoperto lAmerica, la Cabrini
ha scoperto tutti gli italiani in America. Ma pur sentendosi
autentica patriota e quantunque circostanze particolari la inducessero
a rendersi cittadina americana nel 1909, il suo ideale missionario
rimase sempre quello genuino, senza confini di razze e di geografia
(G. Pelliccia).
Spiritualità
e messaggio di Francesca Cabrini
Continuò con coraggio
nel suo lavoro di fondazioni di nuovi istituti e di rafforzamento
di quelli esistenti e soprattutto nel seguire lIstituto
delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, da lei fondato.
E questo fino alla fine della sua vita, che si spense a Chicago,
durante uno di questi viaggi, nel 1917. Lasciando dietro di sé
in eredità alla chiesa tutta e al mondo un fiorente istituto
religioso e la sua personale santità e testimonianza di
carità apostolica a beneficio particolarmente degli emigrati
italiani (ma non solo).
Fu dichiarata santa da Pio
XII il 7 luglio 1946 e nel 1950 proclamata Celeste Patrona
di tutti gli Emigranti. Due anni dopo, in considerazione
del suo lavoro per gli Italo-americani, il Comitato Americano
per lEmigrazione Italiana le decretava un importante riconoscimento
dichiarandola La Immigrata Italiana del Secolo. Per
gli emigrati italo-americani è semplicemente la
loro santa: la sua opera geniale, coraggiosa la fece stimare
anche in ambienti non benevoli verso il cattolicesimo, e aiutò
enormemente a far cambiare idea sui nostri connazionali emigrati.
Francesca Cabrini non la ricordiamo
per le sue opere teologiche o per grandi rivelazioni e miracoli.
Niente di tutto questo. Noi la ricordiamo per la sua santità
semplice, umile, fatta non di tante ore di preghiera, ma per
tutte le ore delle giornate, di tutta la sua vita, passate a
lavorare, sudare, faticare per Dio, per la sua gloria,
per farlo conoscere ed amare. Una santità fatta
non di rapimenti o di rivelazioni mistiche, ma di grande impegno
sociale per Dio. Non fu rapita in estasi nella contemplazione
di Dio, ma consumò la vita lavorando per lo
stesso Dio. Con gioia. Un giorno, infatti, fermò una suora
che era sul punto di imbarcarsi per andare nelle missioni, solo
perché salutando parenti e amici, aveva affermato che
faceva volentieri il sacrificio. Sembrava che per
lei si trattasse di una rinuncia da fare, che le mancasse la
gioia di partire e lavorare per Dio. Madre Cabrini
la fermò dicendole: Iddio non vuole importi sacrifici
così gravi.
Il Papa Pio XI esaltava il
suo nome come un poema di attività, un poema di
intelligenza, un poema soprattutto di carità. E
prima ancora era stato lo stesso Leone XIII che già nel
1898, affermava di lei: È una santa vera, ma così
vicina a noi che diventa la testimone della santità possibile
a tutti. Una santità accostevole imitabile
da tutti, perché consiste nel fare bene e per amore di
Dio quelli che sono i nostri doveri. Questo richiama la famosa
frase e programma di santità consigliato da Don Bosco
a Domenico Savio, smanioso di farsi santo a forza di penitenze:
bastava lesatto adempimento dei propri doveri quotidiani.
La santità e la
spiritualità intensa di madre Cabrini si realizzò
soprattutto nelle opere, nella sua continua attività finalizzata
ad opporre del bene al male. La preghiera stava nei fatti, non
nelle parole. La sua vita è segnata da una perpetua attività
(L. Scaraffia). Fatta tutta per Dio e per correre dietro al Cristo.
Diceva: Con la tua grazia, amatissimo Gesù, io correrò
dietro a Te sino alla fine della corsa, e ciò per sempre,
per sempre. Aiutami o Gesù, perché voglio fare
ciò ardentemente, velocemente.
Lavorare per Dio nella gioia (anche quando si pensa di avere
diritto a tuttaltro). Non amava lamentarsi nelle difficoltà
e raccomandava alle sue figlie non solo tanto lavoro ma anche
il coraggio, fondato sulla fede, che si esprime nel sorriso:
Ci sentiamo male? Sorridiamo lo stesso.
MARIO SCUDU SDB ***
Pensieri di Santa Francesca
Cabrini
* Con la
tua grazia, amatissimo Gesù, io correrò dietro
di te sino alla fine della corsa, e ciò per sempre, per
sempre. Aiutami, o Gesù, perché voglio ciò
fare ardentemente, velocemente.
* Non so dirti
come, ma so che soffrendo mi avvicino sempre più al mio
Diletto, so che sopporto qualche cosa per Colui, che ha fatto
tanto per me, e questo basta a farmi contenta.
* Tu lo sai o Gesù
mio che il mio cuore è sempre stato per Te.
* Seguite... tutte
le regole della buona educazione, la quale è mezza santità.
* La perfezione
è tal lavoro che non finisce mai... troveremo sempre qualcosa
da correggere, da migliorare.
* Non voglio che
le mie figliole facciano quel che non fa la loro madre
(così nel 1892 a New Orleans rispose ad una consorella
che la dissuadeva ad andare a fare la questua per farle evitare
umiliazioni e situazioni di disagio).
* Voi avete lo
Spirito di Dio; portatelo in tutto il mondo (così
le disse Leone XIII).
IMMAGINE:
Santa Francesca
Saverio Cabrini (1850-1917)
*** Questo e altri 120
santi e sante sono confluiti nel volume:
MARIO SCUDU, Anche
Dio ha i suoi campioni, Editrice ELLEDICI, 2011, pp.936
RIVISTA
MARIA AUSILIATRICE 2000-11
VISITA Nr.