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dicembre: SantAmbrogio, vescovo di Milano (340-397)
CRISTO
PER NOI E' TUTTO
Milano 374. In una delle chiese della città,
gremita fino allinverosimile, presbiteri e laici, vecchi
e giovani, cattolici e ariani stavano discutendo animatamente
sul nome del successore del vescovo Assenzio (ariano) morto di
recente. Era un
po di tempo ormai che le due fazioni si affrontavano animatamente
anche per le strade, con qualche pericolo per lordine pubblico.
Non si poteva far finta di niente.
E infatti Ambrogio, il governatore (della
Lombardia, Liguria ed Emilia, con sede appunto a Milano) si recò
in quella chiesa per calmare gli animi e per incoraggiare il
popolo a fare la scelta del nuovo vescovo in un clima di dialogo,
di pace e di rispetto reciproco. Il popolo accolse le sue esortazioni,
anche perché era un governatore imparziale, stimato e
ben voluto dalla popolazione essendosi dedicato sempre al bene
di tutti. La sua missione di funzionario pubblico sembrava compiuta
e con successo, quando accadde limprevisto che gli cambierà
completamente la vita.
Qualcuno dalla folla, sembra un bambino,
gridò forte: Ambrogio
vescovo e lintera assemblea,
cattolici e ariani, vecchi e giovani, presbiteri e laici, quasi
folgorati da quel grido (era unispirazione dallalto?)
ripeterono a loro volta Ambrogio
vescovo. Non si diceva già
allora Vox populi, vox Dei?.
A furor di popolo, ecco trovata la soluzione
allo spinoso problema. Tutti daccordo sul nuovo vescovo:
il loro governatore, anche se era un semplice catecumeno e per
giunta senza ambizioni ecclesiastiche. E linteressato?
Per la verità non era proprio entusiasta. Proprio lui
ancora semplice catecumeno e per di più a completo digiuno
di teologia (quindi senza unadeguata preparazione ad essere
vescovo)? Sembrava tutto assurdo.
Si appellò a Valentiniano protestando
la propria inadeguatezza allincarico datogli
dal popolo. Non trovò una sponda favorevole nellimperatore:
anzi questi gli disse che si sentiva lui stesso lusingato per
aver scelto un governatore politico (Ambrogio) che
era stato ritenuto degno persino di svolgere lufficio episcopale
(anche perché allora il vescovo di Milano aveva una specie
di giurisdizione su quasi tutto il Nord Italia, quindi era un
incarico molto prestigioso).
Ed Ambrogio accettò. Fu così che nel giro di una
settimana venne battezzato e poi consacrato vescovo, il 7 dicembre
del 374. Cominciava così per lui una seconda vita.
Un vescovo
tutto per Dio e tutto per il popolo
Ambrogio era nato a Treviri, in Germania,
da una nobile famiglia romana della Gens Aurelia. Suo padre era
governatore delle Gallie, quindi un importante funzionario imperiale.
Quando questi improvvisamente morì, Ambrogio con la sorella
Marcellina (Santa) e la madre ritornarono a Roma. Qui continuò
gli studi, imparò il greco e divenne un buon poeta e un
oratore. Proseguì poi gli studi per la carriera legale
ottenendo molti successi in questo campo come avvocato, finché
limperatore Valentiniano lo nominò nel 370 governatore,
con residenza a Milano. Una carriera impressionante.
Ambrogio fece il governatore solo quattro anni, ma la sua opera
fu molto incisiva.
Era un uomo al di sopra delle parti e dei
partiti, aveva costantemente locchio rivolto al bene di
tutta la popolazione, non escludendo nessuno specialmente i poveri.
Questo atteggiamento gli guadagnò non solo la stima ma
addirittura laffetto sincero di tutta la popolazione, senza
distinzione. Possiamo dire che fece così bene il governatore
che il Popolo di Dio (con limperatore e il Vescovo di Roma
Papa Damaso) lo ritennero degno di fare il vescovo. E la promozione
non era da poco.
Fatto vescovo, decise di rompere ogni legame con la vita precedente:
donò infatti le sue ricchezze ai poveri, le sue terre
e altre proprietà alla Chiesa, tenendo per sé solo
una piccola parte per provvedere alla sorella Marcellina, che
anni prima si era consacrata Vergine nella Basilica di San Pietro
durante una solenne liturgia di Natale, presente il Papa Liberio.
Ambrogio ebbe sempre una grande stima per la madre, per la sorella
e per la decisione presa da lei.
Consapevole della sua impreparazione culturale
in campo teologico, si diede allo studio della Scrittura e alle
opere dei Padri della Chiesa, in particolare Origene, Atanasio
e Basilio. La sua vita era frugale e semplice, le sue giornate
dense di incontri con la gente, di studio e di preghiera. Ambrogio
studiava e poi faceva sostanza della sua preghiera ciò
che aveva studiato, quindi, dopo aver pregato, scriveva e quindi
predicava. Questo era il suo modo di porgere la Parola di Dio
al popolo. Lo stesso Agostino dIppona ne rimase affascinato
tanto da sceglierlo come maestro nella fede, proprio perché
con il suo modo di fare e di predicare aveva contribuito alla
sua conversione (insieme alla madre Monica, e naturalmente allo
Spirito Santo).
Ogni giorno diceva la Messa per i suoi
fedeli dedicandosi poi al loro servizio per ascoltarli, per consigliarli
e per difenderli contro i soprusi dei ricchi. Tutti potevano
parlargli in qualsiasi momento. Ed è anche per questo
che il popolo non solo lo ammirava
ma lo amava sinceramente.
È rimasto famoso il suo comportamento quando alcuni soldati
nordici avevano sequestrato, in una delle loro razzie, uomini
donne e bambini. Ambrogio non esitò a fondere i vasi sacri
della chiesa per pagare il loro riscatto. E a coloro (gli ariani)
che ebbero il coraggio di criticarlo per loperato rispose:
Se la Chiesa ha
delloro non è per custodirlo, ma per donarlo a chi
ne ha bisogno... Meglio conservare i calici vivi delle anime
che quelli di metallo.
Dove
cè Pietro, cè la Chiesa
La Chiesa del tempo di Ambrogio attraversava
una grave turbolenza dottrinale: la presenza cioè delleresia
ariana, originata e predicata da Ario. Questi negava la divinità
di Cristo e la sua consustanzialità col Padre, affermando
che anche lui era una semplice creatura, scelta da Dio come strumento
di salvezza. Come si vede uneresia dirompente e devastante
per la cristianità, che minacciava il centro stesso del
Cristianesimo: Gesù Cristo, e questi Figlio di Dio.
Purtroppo ebbe molti seguaci anche nei
ranghi alti delle autorità e cioè imperatori e
imperatrici, governatori, ufficiali dellesercito romano
che la sostennero con il loro peso politico e militare. Ambrogio
conosceva il problema già da governatore, ma dovette affrontarlo
specialmente da vescovo di Milano scontrandosi addirittura con
la più alta autorità: quella imperiale.
Nel 386 fu approvata una legge che autorizzava le assemblee religiose
degli ariani e il possesso delle chiese, ma in realtà
bandiva quelle dei cristiani cattolici. Pena di morte a chi non
obbediva.
Ambrogio incurante della legge e delle
conseguenze personali, si rifiutò di consegnare agli ariani
anche una sola chiesa. Arrivarono le minacce contro di lui. Allora
il popolo, temendo per il proprio vescovo, si barricò
nella basilica insieme con lui. Le truppe imperiali circondarono
e assediarono la chiesa, decisi a farli morire di fame. Ambrogio,
per occupare il tempo, insegnò ai suoi fedeli salmi e
cantici composti da lui stesso e raccontò al popolo tutto
ciò che era accaduto tra lui e limperatore Valentiniano,
riassumendo il tutto con la famosa frase: Limperatore è nella Chiesa,
non sopra la Chiesa.
Nel frattempo Teodosio il Grande, imperatore
dOriente, dopo aver sconfitto e giustiziato lusurpatore
Massimo che aveva invaso lItalia, reintegrò Valentiniano
(facendogli abbandonare larianesimo) e si fermò
per un po di tempo a Milano.
La riconoscenza di Ambrogio allimperatore tuttavia non
gli impedì di affrontarlo in ben due occasioni, quando
ritenne che il suo comportamento era riprovevole e condannabile
pubblicamente. Fu specialmente dopo linfame massacro di
Tessalonica del 390, in cui morirono più di settemila
persone, tra cui molte donne e bambini, in rivolta per la morte
del governatore. Furono uccisi tutti senza distinzione di innocenti
e colpevoli.
Ambrogio, inorridito per laccaduto,
insieme ai suoi collaboratori ritenne responsabile pubblicamente
Teodosio stesso, invitandolo a pentirsi. Alla fine limperatore
cedette e piegò la testa. Questo spiega la grande autorità
morale di cui godeva il vescovo. Teodosio morì tre anni
dopo e lui stesso ne fece un sincero elogio lodandone lumiltà
e il coraggio di ammettere le proprie colpe, additandone lesempio
anche agli inferiori.
Ambrogio non solo fu un baluardo a difesa
della fede cattolica contro leresia ariana, ma si adoperò
a difendere anche il Vescovo di Roma, Papa Damaso contro lantipapa
Ursino. Egli così riconosceva la funzione ed il primato
del Vescovo della Città Eterna (in quanto successore di
Pietro) come centro e segno di unità per tutti i cristiani.
È a lui che si deve la famosa frase
che recita: Ubi
Petrus, ibi Ecclesia (Dove cè Pietro, lì
cè la Chiesa), e laltra:
In omnibus cupio sequi Ecclesiam Romanam e cioè
In tutto voglio
seguire la Chiesa Romana quasi
unattestazione del primato della Chiesa di Roma, sul quale
la discussione andrà avanti per secoli e, come si sa,
non è ancora finita.
Per i suoi molteplici scritti teologici
e scritturistici è uno dei quattro grandi dottori della
Chiesa dOccidente, insieme a Gerolamo, Agostino e Gregorio
Magno.
Nella Lettera apostolica Operosam Diem (1996) per il centenario
della morte di Ambrogio, Giovanni Paolo II, di venerata memoria,
ha messo in risalto due importanti aspetti del suo insegnamento:
il convinto cristo-centrismo e la sua originale Mariologia.
Ambrogio viene considerato liniziatore della Mariologia
latina. Giovanni Paolo II (in Operosam diem, n. 31):
Di Maria Ambrogio
è stato il teologo raffinato e il cantore inesausto. Egli
ne offre un ritratto attento, affettuoso, particolareggiato,
tratteggiandone le virtù morali, la vita interiore, lassiduità
al lavoro e alla preghiera.
Pur nella sobrietà
dello stile, traspare la sua calda devozione alla Vergine, Madre
di Cristo, immagine della Chiesa e modello di vita per i cristiani.
Contemplandola nel giubilo del Magnificat, il santo vescovo di
Milano esclama: Sia in ciascuno lanima di Maria a
magnificare il Signore, sia in ciascuno lo spirito di Maria a
esultare in Dio.
Al centro della sua vita, sta Cristo, ricercato
e amato con intenso trasporto. A Lui, tornava continuamente nel
suo insegnamento. Su Cristo si modellava pure la carità
che proponeva ai fedeli e che testimoniava di persona... Del
mistero dellIncarnazione e della Redenzione, Ambrogio parla
con lardore di chi è stato letteralmente afferrato
da Cristo e tutto vede nella sua luce.
Questo suo pensiero centrale può
essere sintetizzato nella famosa frase del De Virginitate Cristo per noi è tutto.
Ambrogio visse e operò totalmente
e incessantemente tutto per Cristo e tutto per la Sua Chiesa.
Il suo amore a Cristo era inscindibile dal suo amore alla Chiesa.
Operare per far crescere lamore a Cristo significava per
lui lavorare, soffrire, studiare, predicare, piangere, rischiare
la vita davanti ai potenti del tempo per la Chiesa, popolo di
Dio, perché Ambrogio era profondamente convinto che Fulget Ecclesia non suo,
sed Christi lumine (La Chiesa risplende non di luce propria
ma di quella di Cristo), senza
dimenticare mai che Corpus Christi Ecclesia est,
(Il Corpo di Cristo è la sua Chiesa), quindi i fedeli
possono benissimo dire tutti: Nos unum corpus Christi sumus.
E per questi fedeli, che sono la Chiesa,
che è il corpo di Cristo, e per amore di Cristo presente
nella Sua Chiesa, Ambrogio vescovo lavorò, studiò,
rischiò la vita, pianse, pregò, predicò,
viaggiò e scrisse libri fino alla fine. Questa arrivò,
per la verità non inaspettata, il 4 aprile, allalba
del Sabato Santo quando correva lanno 397.
MARIO SCUDU sdb ***
Cristo per
noi è tutto
Se vuoi curare le ferite,
Egli è il medico.
Se sei riarso dalla febbre,
Egli è la fontana.
Se sei oppresso dal peccato,
Egli è la santità.
Se hai bisogno di aiuto, Egli è la forza.
Se temi la morte, Egli è la vita.
Se desideri il cielo, Egli è la via.
Se fuggi le tenebre, Egli è la luce.
Se cerchi il cibo, Egli è lalimento.
Noi ti seguiamo, Signore Gesù,
ma tu chiamaci perché ti seguiamo.
Senza di te nessuno potrà salire.
Tu sei la via, la verità, la vita, il premio.
Accogli i tuoi, sei la via.
Confermali, sei la verità.
Vivificali, sei la vita.
De
Virginitate 16,99
IMMAGINI:
1 Il più antico ritratto
di SantAmbrogio. Da governatore civile del Nord Italia,
si trovò nominato capo religioso. Fu così chiamato
a battersi duramente per separare il sacro dal profano. Mosaico
del V secolo. Sacello di San Vittore nella Basilica di SantAmbrogio
a Milano.
2 Mosaico
della Basilica di SantAmbrogio a Milano. / SantAmbrogio
mentre celebra la Messa. Da lui prenderà nome quella forma
particolare di liturgia chiamata: Ambrosiana.
3 Sant'Ambrogio ritratto mentre scrive
le sue opere
4 Ambrogio
vieta allimperatore Teodosio di entrare in chiesa.
5 Il vescovo Ambrogio battezza
Agostino e suo figlio Adeodato.
6 Tavola dello Zenale (sec.
XV) Denver.
*** Questo e altri 120
santi e sante di Dio sono confluiti nel volume:
MARIO SCUDU, Anche
Dio ha i suoi campioni, Editrice ELLEDICI, Torino 2011, pp.936
RIVISTA
MARIA AUSILIATRICE 2005-11
VISITA Nr.