CAINO E ABELE

Abele era pastore di greggi. Il pastore è una persona passiva: custodisce il gregge che deve sorvegliare e in questo modo dimostra di amare le sue pecorelle. Gesù, più tardi, dirà di sé che è pastore e che conosce le sue pecore ciascuna per nome.

Abele è una persona mite, si accontenta di avere una ventina di pecore, le munge, le pulisce, le custodisce. Caino, è uno che sgobba, un coltivatore della terra. Il frutto della terra è anche il frutto del suo lavoro, invece per Abele il latte e le pecore sono solo dono del buon Dio. Il pastore fa meno, invece il coltivatore, se non lavora, a lui la terra non dà niente. In questi c’è l’uomo con il suo lavoro, con la sua forza, con la sua volontà, con la sua determinazione, con i suoi piani. Quando ero infermiera o insegnante, facevo la parte del coltivatore, mi davo da fare in continuazione. Anch’io ero un po’ come Caino.

E qui sta tutta la differenza. Diceva un monsignore che ha parlato al raduno dei giovani della provincia di Lecce: “Un ragazzo che vuol essere cristiano oggi deve essere un sognatore”. Il sognatore non può essere un tipo che vuol far carriera, che vuol accumulare.
Se devo schiacciare i vicini per avere di più è difficile che rimanga nello stile del Vangelo perché il Vangelo trasmette una malattia contagiosa che è l’amore del fratello: “Ama il tuo fratello come io ho amato te!”. Per questo amore c’è chi sacrifica la propria persona e i propri affetti, forse anche i più legittimi. Questo è difficile da capire, ma qualcuno lo comprende.

Il sognatore è capace di gratuità

Un adolescente sa ancora sognare, sa guardare il cielo, percepisce il rumore del vento, l’odore della terra, il respiro degli animali, sente la distruzione di tutto quel mondo, bellissimo, che ci è stato regalato dal buon Dio, a causa di un’economia disumana. Fumi, veleni per la terra e per gli animali che distruggono quella cosa bella che ci è stata data perché tutte queste cose, che sono naturali, vengono trasformate per il profitto economico.

Questo Caino sono io, ed è veramente difficile puntare il dito sull’altro e dargli del Caino. Ma posso anche essere Abele se dedico del tempo per lavorare in qualche ricovero, se aiuto qualcuno. Certo, che se invece dico ai miei figli che devo far soldi e quindi li lascio di qua e di là, e meno male che la società ha pensato a tutto... all’asilo nido, alla scuola materna, alla mensa scolastica, allora... quel bambino l’ho fatto solo, così per caso o mi dedico a lui per farlo crescere e vivere?
In un mondo impazzito vivo una vita impazzita, il cristiano invece deve vivere la santità nella vita quotidiana.

Oggi diventa difficile perché oltre ad operare delle scelte contro corrente rischio di passare per scemo agli occhi dei vicini, se non sono ricco, se non ho una bella casa, se non faccio le vacanze. Può darsi però che i miei figli siano più felici, non si droghino, non si diano alla violenza, non si facciano musulmani.

Ci sono anche dei cristiani che si fanno musulmani perché viene presentato loro un ideale! Io devo saper dare a mio figlio un ideale!
Ma questo non sarà possibile se la casa è già vuota quando un bambino ha solo quattro o cinque anni. Quando rientra trova la nonna (forse), la televisione e il frigorifero pieno di roba. Così i bambini sono i soggetti preferiti dalla pubblicità, di chi comanda, di chi li tiene come delle marionette.

Caino posso essere ancora io, quando nego a mio figlio o a mia figlia la vita dell’anima, la tenerezza, i sogni. Se oggi io avessi 17 anni, non so cosa farei... meno male che sono nata nel 1930 e ho vissuto la guerra, ho conosciuto il prezzo della vita, le persone amate che sono state uccise da quella guerra, a Parigi.

Ho sofferto molto ma ringrazio il cielo anche per il giorno in cui dicevo di non credere in Dio, ringrazio il cielo di non aver ubbidito ai miei genitori che mi volevano sposata con un ricco. Sarebbe stato come vendermi. A noi fanno ribrezzo gli islamici che scambiano le figlie con i cammelli, ma non facciamo la stessa cosa quando vogliamo per i nostri figli un matrimonio da sistemati? Una vita piena di carriera a scapito dell’onore? Che differenza fa vendere la figlia per 10 cammelli o per milioni di euro? Che differenza fa avere una vita piena di successo se si perde l’anima?
Gesù Cristo ha consacrato la persona, l’ha resa santa, dentro, perciò è sacra. Per questo, ognuno deve rientrare in se stesso e scoprire la presenza di Gesù che vive dentro di noi, solo così potremo avere la gioia degli innamorati, solo così potremo resistere alla tentazione di possedere, e sapremo lasciare le cose sciocche ed inutili.

Quante coppie si sposano, giovani, dicono di volersi bene, poi la vita di lui o di lei diventa un inferno; perché si tradisce o perché si immagina di essere traditi. Ci si costruisce questa fantasia nella propria mente, anche se non è vero. Da quel momento la vita diventa impossibile. E noi diventiamo Caino a noi stessi.

Ma questo accade perché nessun uomo può contare sull’uomo: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo”, dice la Bibbia, “Benedetto l’uomo che confida in Dio”. Questa frase, credo, occorre viverla ogni giorno e far attenzione a non confidare troppo in noi stessi perché siamo tutti fatti della stessa pasta. Sì, certo, tu sei sicuro di te, dei tuoi sentimenti, sei bravo, sei buono, ma fino ad un certo punto. Nessuno di noi è totalmente buono, solo il Signore è buono fino in fondo e solo su di Lui possiamo confidare sempre. Perché noi tutti siamo fratelli di Caino e Abele e in ognuno di noi c’è sempre un po’ di Caino e un po’ di Abele.

                                                                        Maddalena di Spello


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-1
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