SALMO 45,2-3.5-6.10-11
DIO RIFUGIO E FORZA
DEL SUO POPOLO
Il Salmo 45 è il primo dei sei
inni a Sion che sono contenuti nel Salterio (cf Sal 47; 75; 83;
86; 121). Lo preghiamo ai Vespri del venerdì della 1a
settimana. Come le altre composizioni analoghe, celebra la città
santa di Gerusalemme, «la città di Dio, la santa
dimora dellAltissimo» (v. 5), ma esprime soprattutto
una fiducia incrollabile in Dio, che «è per noi
rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce» (v.
2; cf v. 8 e 12). Il Salmo evoca gli sconvolgimenti più
tremendi per affermare con maggiore forza lintervento vittorioso
di Dio, che dà piena sicurezza. A causa della presenza
di Dio in essa, Gerusalemme «non potrà vacillare;
la soccorrerà Dio» (v. 6).
Il pensiero corre alloracolo del profeta Sofonia che si
rivolge a Gerusalemme e le dice: «Gioisci, figlia di Sion,
esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme...
Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente.
Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo
amore, si rallegrerà per te con grida di gioia, come nei
giorni di festa» (Sof 3,14.17-18).
Tutto è
sotto il governo di Dio
Il Salmo 45 è diviso
in due grandi parti da una sorta di antifona, che echeggia nei
versetti 8 e 12: «Il Signore degli eserciti è con
noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe». Il titolo
«Signore degli eserciti» è tipico del culto
ebraico nel Tempio di Sion e, nonostante laspetto marziale,
legato allArca dellalleanza, rimanda alla signoria
di Dio sullintero cosmo e sulla storia.
Questo titolo è, perciò, sorgente di fiducia, perché
il mondo intero e tutte le sue vicende sono sotto il supremo
governo del Signore. Questo Signore è, quindi, «con
noi», come ancora dice quellantifona, con un implicito
riferimento allEmmanuele, il «Dio-con-noi»
(cf Is 7,14; Mt 1,23).
La vita
nella città santa
La prima parte dellinno
(cf Sal 45,2-7) è centrata sul simbolo dellacqua
e presenta un duplice significato contrastante. Da un lato, infatti,
si scatenano le acque tempestose che nel linguaggio biblico sono
simbolo delle devastazioni, del caos e del male. Esse fanno fremere
le strutture dellessere e delluniverso, simboleggiate
nei monti, scossi dallirrompere di una specie di diluvio
distruttore (cf vv. 3-4). Daltro lato, però, ecco
le acque dissetanti di Sion, una città posata su aridi
monti, ma che «un fiume e i suoi ruscelli» (v. 5)
allietano. Il Salmista pur alludendo alle fonti di Gerusalemme
comè quella di Siloe (cf Is 8,6-7) scorge
in essi un segno della vita che prospera nella città santa,
della sua fecondità spirituale, della sua forza rigeneratrice.
Per questo, nonostante gli sconvolgimenti della storia che fanno
fremere i popoli e scuotono i regni (cf Sal 45,7), il fedele
incontra in Sion la pace e la serenità derivanti dalla
comunione con Dio.
Un canto
di pace
La seconda parte del Salmo
(cf vv. 9-11) può così tratteggiare un mondo trasfigurato.
Il Signore stesso dal suo trono in Sion interviene con estremo
vigore contro le guerre e stabilisce la pace che tutti bramano.
Quando si legge il v. 10 del nostro inno: «Farà
cessare le guerre sino ai confini della terra, romperà
gli archi e spezzerà le lance, brucerà con il fuoco
gli scudi», il pensiero corre spontaneamente a Isaia.
Anche il profeta ha cantato la fine della corsa agli armamenti
e la trasformazione degli strumenti bellici di morte in mezzi
per lo sviluppo dei popoli: «Forgeranno le loro spade in
vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più
la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più
nellarte della guerra» (Is 2,4).
Cristo nostra
pace
La tradizione cristiana ha
inneggiato con questo Salmo a Cristo «nostra pace»
(cf Ef 2,14) e nostro liberatore dal male, attraverso la sua
morte e Risurrezione. È suggestivo il commento cristologico
svolto da SantAmbrogio attorno al v. 6 del Salmo 45, che
descrive il «soccorso» offerto alla città
dal Signore «prima del mattino». Il celebre Padre
della Chiesa vi scorge unallusione profetica alla Risurrezione.
Infatti spiega «la Risurrezione mattutina
ci procura il sostentamento dellaiuto celeste, essa che
ha respinto la notte, ci ha riportato il giorno, come dice la
Scrittura: Svègliati ed alzati e sollevati dai morti!
E risplenderà per te la luce di Cristo. Osserva
il senso mistico! Al vespro si è compiuta la passione
di Cristo... Allalba, la Risurrezione... Al vespro del
mondo viene ucciso, quando la luce ormai muore, perché
questo mondo giaceva tutto nelle tenebre e sarebbe stato immerso
nellorrore di tenebre ancor più nere, se non ci
fosse giunto dal cielo Cristo, luce di eternità, a ricondurre
letà dellinnocenza al genere umano. Ha dunque
sofferto il Signore Gesù e col suo sangue ha rimesso i
nostri peccati, ha sfolgorato la luce di una più limpida
coscienza ed è brillato il giorno di una grazia spirituale»
(Commento a dodici Salmi: Saemo, VIII, Milano-Roma 1980, p. 213).
Giovanni
Paolo II
LOsservatore
Romano, 16-06-2004
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-1
VISITA Nr.