AL DI LA' DEL DOLORE
In questi giorni, ho pensato molto alla morte o meglio il pensiero della morte non mi ha più lasciata.

Ho perso un amico molto caro: un padre cappuccino ancora giovane che da tre anni portava con serenità un melanoma interno che gli aveva preso prima il polpaccio della gamba sinistra, poi il muscolo della coscia.
Un anno fa, ero nel suo convento per celebrare la festa del nostro Santo Francesco. Avevo notato la sua serenità, il suo sorriso, ancora più accogliente e umile di prima, quando ci eravamo conosciuti tanti anni fa, lui giovane sacerdote e frate, io missionaria insieme ai cari francescani a Udine. Mi disse una sera: «Mi sento come una donna incinta, tanto mi pesa la pancia!», e rideva. Dentro di me fremevo pensando ad una eventuale metastasi...
L’11 di aprile mi scrisse una lettera, dicendomi fra l’altro, a proposito di una mia malattia: «Fai bene ad andare lì dove hai più fiducia, ma (anche se lo dovresti sapere molto bene!) in questi casi sono necessari i consulti medici ma anche quelli celesti.

Non so se hai visitato il “Pronto soccorso del Paradiso”... il numero verde è 6163. È sempre libero e trovi al telefono normalmente la Madonna o San Pietro, San Francesco o Santa Chiara, o anche la Beata Angela da Foligno... sono tutti molto disponibili e gentili nel darti informazioni. Comunque, senza dubbio ti proporranno anche una loro terapia molto efficace: l’Unzione degli Infermi.
Nella Messa del Crisma del Giovedì Santo, il Vescovo benedice l’olio degli infermi e dice: «O Dio, Padre di ogni consolazione, che per mezzo del tuo Figlio hai voluto recare sollievo alle sofferenze degli infermi, ascolta la preghiera della nostra fede: manda dal cielo il tuo Spirito Santo Paraclito su quest’olio, frutto dell’olivo, nutrimento e sollievo del nostro corpo; effondi la tua santa benedizione perché quanti riceveranno l’unzione ottengano conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito, e siano liberati da ogni malattia, angoscia e dolore. Questo dono della tua creazione diventi olio santo da te benedetto PER NOI, nel nome del Signore Gesù Cristo...».

Più chiaro di così!

Il 12 agosto mi scrisse ancora: «Circa il coraggio non è tanto questione di volontà propria... uno dei doni dello Spirito si chiama proprio Fortezza che consiste, come ben sai, nella percezione della potenza di Dio che cammina parallelamente alla coscienza della debolezza umana, che pone ogni persona umana davanti alla propria impotenza: “Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore” (Sal 17,2) ... e Dio lo partecipa, io credo, lo dona ad ogni creatura.
Non credo sia un “caso” che questo dono mi sia stato consegnato il giorno di Pentecoste di quest’anno e dopo 20 giorni mi hanno detto che sarebbe stato opportuno operare».
Poi il 27 agosto qualche ora dopo l’operazione ridendo mi rispose al telefono: «Sono pieno di tubi, anche in bocca! Ma sono felice, il chirurgo mi ha chiesto di spiegargli cosa è la confessione...», e io a protestare e a dirgli: «Giorgio, ti telefono dalla Bretagna perché voglio sapere della tua salute! Che ti hanno fatto? Cosa avevi?».
«Cosa vuoi che sia, Maddalena, era il mio male...».
La gola mi si strinse e gli dissi: «Appena torno in Italia vengo subito da te, ti voglio vedere».
E lui si mise a ridere piano, si sentiva dalla voce: «Chissà, forse non mi trovi più...».
All’indomani, alzandosi in piedi, un embolo polmonare lo stroncò.
Non sono potuta andare al suo funerale. Ma ne ringrazio Dio, perché sono così debole davanti alla morte!
Forse perché i funerali dei miei genitori sono stati spaventosi per me. Vedere per due volte scomparire rapidamente il feretro nel fuoco che ruggiva, poi trasportare nella nostra macchina il corpo ridotto in cenere, nella città dove riposava già mio fratello, mi ha colpito nel più profondo del cuore. E così dico “fortunatamente”, quando le circostanze non mi permettono di assistere ad un funerale. Ma mi chiedo, cari lettori, perché sono così?

Credo in Dio e credo nella Risurrezione di Gesù. Credo in tutte le parole che ha detto il Signore una per una. Non pretendo di capirle per filo e per segno ma credo, eppure davanti ad un uomo diventato un cadavere, non mi capacito e non riesco a restare tranquilla. Finché vivo non accetterò mai la morte a cuor leggero e posso dire che le persone che la trattano come un problema secondario mi sembrano tutte da portare in psichiatria...

A 75 anni come a 20, inciampo nel problema. Non ho risposta e prima di tutto, non mi soddisfano quelle dei teologi, o meglio di alcuni teologi: la morte sarebbe la conseguenza del peccato di Adamo ed Eva. Ebbéh? Questa risposta mi fa girare le orbite degli occhi. Preferisco il libro di Giobbe e il meraviglioso arrivo di Dio che fa cadere ogni domanda dell’uomo.
Giobbe tace e dice: «Parlavo senza aver visto».


Adesso, anch’io non cerco più spiegazioni logiche ad un tale fatidico problema. Accetto tutto ciò che non posso capire oggi, ma che mi sarà rivelato allora, quando Lo vedrò faccia a faccia.

                                                                                           Maddalena di Spello


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-2
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