LA
CATECHESI DI GIOVANNI PAOLO II
IL GIUDIZIO DI DIO Ap.11,17-18. 12,10-12
Il Cantico, che le nostre labbra
elevano al «Signore Dio Onnipotente» e che viene
proposto nella Liturgia dei Vespri del giovedì della 1a
settimana, è frutto della selezione di alcuni versetti
dei capitoli 11 e 12 dellApocalisse. È ormai squillata
lultima delle sette trombe che risuonano in questo libro
di lotta e di speranza.
Ed ecco che i ventiquattro
anziani della corte celeste, che rappresentano tutti i giusti
della Antica e della Nuova Alleanza (cf Ap 4,4; 11,16), intonano
un inno forse già in uso nelle assemblee liturgiche della Chiesa delle
origini. Essi adorano Dio sovrano del mondo e della storia, pronto
ormai a instaurare il suo regno di giustizia, di amore e di verità.
In questa preghiera si sente pulsare il cuore dei giusti che
attendono nella speranza la venuta del Signore a rendere più
luminosa la vicenda dellumanità, spesso immersa
nelle tenebre del peccato, dellingiustizia, della menzogna
e della violenza.
Il canto
dei servi
Il canto intonato dai ventiquattro
anziani si modula sul rimando a due Salmi: il Salmo secondo,
che è un carme messianico (cf 2,1-5) ed il Salmo 98, che
celebra la regalità divina (cf 98,1). In tal modo si raggiunge
lo scopo di esaltare il giudizio giusto e risolutivo che il Signore
sta per eseguire sullintera storia umana.
Due sono gli aspetti di questo intervento benefico, come due
sono i tratti che definiscono il volto di Dio. Egli è
giudice, sì, ma anche salvatore; condanna il male, ma
ricompensa la fedeltà; è giustizia, ma soprattutto
amore.
Significativa è lidentità dei giusti, ora
salvati nel Regno di Dio. Essi sono distribuiti in tre categorie
di «servi» del Signore, cioè i profeti, i
santi, e coloro che temono il suo nome (cf Ap 11,18). È
una specie di ritratto spirituale del popolo di Dio, secondo
i doni ricevuti nel battesimo e fatti fiorire nella vita di fede
e di amore. Un profilo che si compie sia nei piccoli sia nei
grandi (cf 19,5).
Il vero
accusatore
Il nostro inno, come si è
detto, è elaborato anche con lutilizzazione di altri
versetti del capitolo 12, che si riferiscono a una scena grandiosa
e gloriosa dellApocalisse. In essa si scontrano la donna
che ha partorito il Messia e il drago della malvagità
e della violenza. In questo duello tra il bene e il male, tra
la Chiesa e Satana, allimprovviso risuona una voce celeste
che annuncia la sconfitta dell«Accusatore»
(cf 12,10). Questo nome è la traduzione del termine ebraico
Satán, dato a un personaggio che, secondo il Libro di
Giobbe, è membro della corte celeste di Dio, dove fa le
parti del Pubblico Ministero (cf Gb 1,9-11; 2,4-5; Zc
3,1).
Egli «accusava i nostri fratelli davanti al nostro Dio
giorno e notte», metteva cioè in dubbio la sincerità
della fede dei giusti. Ora il drago satanico è fatto tacere
e alla radice della sua sconfitta cè «il sangue
dellAgnello» (Ap 12,11), la passione e la morte di
Cristo redentore.
Alla sua vittoria è associata la testimonianza del martirio
dei cristiani. Cè unintima partecipazione
allopera redentrice dellAgnello da parte dei fedeli
che non hanno esitato a «disprezzare la vita fino a morire»
(ibidem). Il pensiero corre alle parole di Cristo: «Chi
ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo,
la conserverà per la vita eterna» (Gv 12,25).
Un sacrificio
a Dio gradito
Il solista celeste che ha intonato
il cantico, lo conclude invitando lintero coro angelico
a unirsi allinno di gioia per la salvezza ottenuta (cf
Ap 12,12). Noi ci associamo a quella voce nel nostro rendimento
di grazie festoso e colmo di speranza, pur in mezzo alle prove
che segnano il nostro cammino verso la gloria.
Lo facciamo ascoltando le parole che il martire San Policarpo
rivolgeva al «Signore Dio Onnipotente» quando era
ormai legato e pronto per il rogo: «Signore Dio Onnipotente,
padre del diletto e benedetto figlio tuo Gesù Cristo...,
tu sia benedetto per avermi giudicato degno di questo giorno
e in questora di prender posto nel novero dei martiri,
nel calice del tuo Cristo per la risurrezione alla vita eterna
di anima e corpo nellincorruttibilità dello Spirito
Santo. Che io fra essi sia accolto oggi al tuo cospetto in qualità
di pingue e gradito sacrificio, così come tu, il Dio veritiero
e alieno da menzogna, hai in precedenza disposto e manifestato
e compiuto. Per questo al di sopra di tutto io ti lodo, ti benedico,
ti glorifico tramite leterno e celeste tuo Sommo Sacerdote
e diletto figlio Gesù Cristo, mediante il quale sia gloria
a te con lui e con lo Spirito Santo, ora e per i secoli a venire.
Amen» (Atti e passioni dei martiri, Milano 1987, p. 23).
Giovanni
Paolo II
LOsservatore
Romano, 26-05-2004
IMMAGIMI:
1 La passione e la morte
di Gesù mettono a tacere per sempre Satana, il grande
accusatore, colui che getta il dubbio della fede.
2 Le difficoltà e le persecuzioni
che il cristiano deve subire nel mondo sono un segno della sua
fedeltà a Gesù.
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-4
VISITA Nr.