EUCARESTIA:
PACE E GIOIA

Nella descrizione dell’Ultima Cena, i tre Vangeli Sinottici1 (Matteo, Marco e Luca) ci riferiscono – con parole quasi identiche – l’istituzione dell’Eucaristia.
Giovanni invece non la narra, ma sviluppa con abbondanza alcuni discorsi confidenziali fatti da Gesù, un vero e proprio testamento spirituale. Può anche darsi che il quarto Vangelo raccolga qui – nel narrare la Cena di addio – brani di discorsi fatti in altri momenti; tuttavia, il fatto di averli collocati in questo àmbito sta a dimostrare la loro profonda sintonia con la Cena, la Pasqua e l’Eucaristia.

Fonte della pace


Nei discorsi di Gesù riportati da Giovanni spiccano, tra gli altri, due temi: la pace e la gioia, realtà divine, veri doni di Dio, e componenti essenziali dell’Eucaristia. Senza pace e gioia, il “fare memoria” del Signore e il nutrirsi del suo Corpo e del suo Sangue perderebbero molto del loro significato.

Giovanni ci riferisce parole di una profondità e di un’importanza assolute. A proposito della pace, mette in bocca a Gesù queste parole: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (14,27).
Su quali fondamenti riposa la pace che dà il mondo? Sicurezze terrene, garanzie umane, mentre la pace che dà il Signore riposa sul Suo amore!

Questo dono della pace, Gesù lo rinnova subito dopo la Risurrezione, quando appare agli Apostoli: “La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato” (20,19-20). Tale saluto lo ripeterà otto giorni dopo, quando riapparirà, e sarà presente anche Tommaso (20,26 segg.).
Giovanni, nel narrare l’apparizione del Risorto e il dono della pace, soggiunge che “i discepoli gioirono al vedere il Signore”.

Origine della gioia

Il dono della gioia Gesù l’aveva espresso già nella Cena. È ancora Giovanni che ce lo riferisce: «In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. (...) Ora siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia» (16, 20.22-23).

Del resto, già alla nascita di Gesù un angelo, con tutta la schiera celeste, aveva portato l’annuncio ai pastori che vegliavano il loro gregge: «Non temete, ecco: vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo. Oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore» (Luca 2,10-11). Questa gioia aveva già permeato il cuore della Vergine Madre, che la espresse nel cantico del Magnificat. Ma gli angeli ai pastori hanno anche annunciato la pace: «Pace in terra agli uomini, oggetto della benevolenza di Dio» (Luca 2,14).

Una pagina molto significativa la troviamo ancora nel Vangelo di Luca, al cap. 15, che narra le tre parabole della misericordia: la pecora smarrita e ricondotta all’ovile, la moneta perduta e ritrovata, e il figlio prodigo che ritorna a casa dal padre. Quello che va notato è soprattutto la conclusione delle tre parabole, e cioè la festa: del pastore, della donna di casa, e soprattutto del padre, che vuole che alla festa per il figlio ritornato ci siano tutti (pensiamo al dialogo con il figlio maggiore che fa lo sdegnato e non vuole partecipare alla festa...).

L’Amen della vita

Gioia e pace – possiamo dire – non sono due doni distinti, ma due aspetti, due ricchezze del medesimo dono.
Queste due ricchezze sono – e devono apparire chiaramente – componenti essenziali dell’Eucaristia, di ogni Eucaristia che celebriamo. Nel dono del Corpo e del Sangue di Cristo, pace e gioia sono più che presenti e si irradiano in tutta la celebrazione. Dal canto del Gloria agli Alleluja, al Prefazio e alla Preghiera Eucaristica, fino allo scambio del segno di pace: sono alcuni momenti significativi che vogliono esprimere appunto il contenuto della Redenzione e della Salvezza, che è un contenuto di pace e di gioia.

Il Papa (Ecclesia de Eucharistia, 55) afferma: «C’è una analogia profonda tra il “fiat” pronunciato da Maria alle parole dell’Angelo, e l’Amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore».
Qui è opportuno fare un’osservazione, di non poca importanza: come viene quasi sempre svilito, dai fedeli, l’Amen che pronunciano (a denti stretti, sottovoce e in fretta, spesso solo per abitudine) ricevendo l’Ostia: dovrebbe essere un’espressione ricca di fede, di gioia, di totale adesione a Gesù, e invece...
L’Eucaristia è una realtà stupenda, e fonte di una gioia che non ha limiti; ma è al tempo stesso una sorgente, una esigenza di coerenza evangelica che troppo spesso dimentichiamo.

Anche il segno di pace, che sarebbe bene rinnovare in ogni celebrazione, merita una maggiore convinzione e soprattutto la volontà di rinnovare l’impegno di vivere in pace con tutti, di volere perdonare sempre e con gioia, fino in fondo!
La pace come dono di Gesù, la sperimentiamo già fin dall’inizio della celebrazione quando – al termine dell’atto penitenziale – il sacerdote invoca il perdono dei peccati e quindi stende su tutta l’assemblea il perdono e la pace del Signore.
Il congedo e la conclusione dell’Eucaristia contengono – e richiedono da parte nostra – un forte contenuto di gioia. Pensiamo allo stupore dei due discepoli di Emmaus quando scoprono la realtà di Gesù risorto, nascosto nella sembianza del pellegrino che li aveva accompagnati. Subito, senza indugio, corrono pieni di gioia a Gerusalemme ad annunziare agli Apostoli di avere visto il Signore (Luca 24,33-35). Come dovremmo anche noi, di ritorno dall’Eucaristia, portare a casa e tra parenti e amici una eco di quella gioia e di quella pace che abbiamo gustata (se l’abbiamo veramente gustata...) nella Messa!

Portatori di gioia e di pace

Proviamo allora a estendere la gioia e la pace dell’Eucaristia, a cui abbiamo partecipato, a tutti i momenti e a tutte le attività delle nostre giornate.
Come possiamo – se abbiamo consacrato il Giorno del Signore partecipando all’Eucaristia – vivere poi nell’affanno o nella tristezza, o in tensione nervosa? Dove è andata a finire la nostra gioia (se abbiamo veramente celebrato l’Eucaristia nella gioia)? E quella pace che abbiamo accolto dal sacerdote e di cui ci ha fatti partecipi lo stesso Gesù nella comunione eucaristica, come la estendiamo a chi ci vive intorno?

Un cristiano che partecipa alla Messa non può non seminare la pace e la gioia nella vita quotidiana, con chiunque lo avvicini. Possiamo dire – senza timore di sbagliare – che una delle principali ed efficaci (e prima ancora vere) forme di apostolato non è racchiusa tanto nelle nostre parole o nei nostri sermoni, ma consiste piuttosto nella testimonianza di pace e di gioia che sgorga dal nostro cuore che, nell’Eucaristia, si è come identificato nel cuore di Cristo.
“È Cristo la nostra Pace”, afferma con energia San Paolo nella Lettera agli Efesini (2,14). Ed è anche la nostra gioia, come lo stesso Paolo raccomanda ai Filippesi (4,4): “Gioite nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora: gioite!”.
Questi insegnamenti sono per noi, e non solo esprimono il frutto delle nostre Eucaristie, ma ci aiutano – se vi siamo fedeli ogni giorno – a partecipare alla santa Mensa ogni volta con maggiore pienezza di pace e di gioia.

                                                                                     Don Rodolfo Reviglio

1 “Sinottico” è un termine che – letteralmente – significa “sguardo di insieme” e, nel caso dei tre Vangeli di Matteo, Marco e Luca, sta a indicare che, ponendoli uno a fianco dell’altro, hanno molte parti in comune, anche se ciascuno dei tre Vangeli ha sue caratteristiche proprie.


IMMAGINI:

1-2  Il chicco di grano sepolto in terra porta frutto abbondante fino a diventare pane fragrante sulla mensa dell’uomo. L’Eucaristia, non è solo espressione di questa pienezza di vita, ma è la realtà stessa della vita eterna che trionfa nel cosmo.
3  Il vino, segno della festa e della gioia, è stato oggetto del primo miracolo di Gesù a Cana di Galilea. Quell’evento è divenuto per l’evangelista Giovanni, il segno delle nozze di Cristo con l’umanità.   
4   Ogni Eucaristia deve spandere nella vita del cristiano, il profumo del rinnovamento e della gioia.


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-6
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