EUCARESTIA:
COMUNIONE E UNITA'

San Tommaso d’Aquino ha definito l’Eucaristia sacramentum ecclesiasticæ unitatis: “il sacramento dell’unità della Chiesa”.
Gli fa eco il Papa Giovanni Paolo II (Ecclesia de Eucharistia, 43), affermando: “L’Eucaristia è il supremo sacramento dell’unità di tutto il Popolo di Dio”.

Sono affermazioni di massima importanza e precisione, perché è proprio attorno a Gesù – in Gesù e con Gesù – che tutti noi formiamo un solo Corpo, un solo Popolo di Dio. Intanto siamo aperti su Dio, in quanto siamo una cosa sola con Gesù.

Un solo pane, un solo corpo

San Paolo dice:

“Per me, vivere è Cristo... Non sono io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Filippesi 1,21; Galati 2,20).

Se oggi Gesù Cristo continua a vivere in mezzo a noi e in noi, è in virtù della fede che possediamo e professiamo, in virtù della carità con la quale ci amiamo; ma di questa fede e di questa carità il supporto, il segno e anche la grazia operante è l’Eucaristia. Gesù l’ha istituita proprio per restare in noi e per unirci tutti a Sé in un solo Corpo! “Poiché c’è un solo Pane, noi – pur essendo molti – siamo un corpo solo. Tutti infatti partecipiamo dell’unico Pane” (1 Corinzi 10,17).

San Paolo, questa nostra comunione e unità in Cristo l’ha capita già fin dal primo istante della sua conversione, quando Gesù gli è apparso e gli ha domandato: «Saulo, Saulo, perché Mi perseguiti?... Io sono Gesù, che tu perseguiti!» (Atti 9,4-5). Perseguitando i cristiani, Paolo colpiva Gesù!

Questo principio non sta alla base solo degli scritti di San Paolo, ma di tutta la vita e di tutta la storia della Chiesa!
Noi possiamo scrivere tanti libri per narrare tutte le vicende della Chiesa, dai suoi inizi fino a oggi, aprendoci a tutti i paesi del mondo, ma – pur nella continua varietà degli avvenimenti lieti e tristi, degli incontri e scontri di popoli e razze, culture e situazioni sociali – è sempre lo stesso Gesù Cristo che vive in ciascun credente, opera in ciascuno di noi e unisce tutti nella piena comunione con Lui!

“I gesti e le parole di Gesù nell’Ultima Cena gettavano le fondamenta della nuova comunità messianica, il Popolo della Nuova Alleanza” (Ecclesia de Eucharistia, 21).

Se guardiamo attentamente, vediamo infinite schiere di santi, di persone, famiglie, comunità, che vivono in modi diversi la fede e le opere del Vangelo,
ma tutti e sempre sono uniti nell’unico Corpo e si nutrono dell’unico Pane, che è Gesù!

Partecipare per vivere

Addentriamoci nel rito della celebrazione eucaristica: una delle prime cose che dobbiamo evidenziare (e preoccuparci di attuare!) è l’unità di tutti i fedeli che vi partecipano. In un passato non lontano, quando la Messa veniva celebrata in latino e il sacerdote celebrava all’altare voltando le spalle all’assemblea, notavamo anche che ben pochi seguivano il rito con il messalino; molti (e capita ancora oggi!) sgranavano la corona del rosario, segno evidente che tutta la partecipazione alla santa Messa consisteva soltanto nel fare la comunione.

Oggi, grazie al rinnovamento liturgico avviato dal Concilio Vaticano II, siamo ritornati ai tempi antichi quando il popolo partecipava attivamente e si sentiva una sola famiglia. Parliamoci chiaro: c’è ancora tanto cammino da fare, e molti cristiani quando vanno a Messa pregano per proprio conto e si sentono uniti solo al Signore e non ai fratelli e sorelle che sono in chiesa. Dobbiamo invece – anche per la nuova disposizione dell’altare, rivolto all’assemblea – sentirci come partecipi di uno stesso e medesimo atto che compiamo insieme.

Chiamati all’unità

Siamo quindi chiamati ad approfondire nel nostro spirito e attuare, nel nostro modo di celebrare l’Eucaristia con il sacerdote, questo atteggiamento di comunione e unità. Innanzitutto: siamo o non siamo dei chiamati, dei convocati? La parola “chiesa” (in greco ekklesìa) vuol dire “assemblea di persone convocate”.

C’è dunque, alla base, la chiamata di Gesù che ci invita a stringerci attorno a Lui. Già questo è un segno di comunione, di unità. Il fatto poi di rispondere tutti insieme, di ascoltare con un cuor solo e un’anima sola, di darci il segno di pace e di mangiare tutti lo stesso Pane Eucaristico, manifesta e realizza con maggiore pienezza e verità quell’unità alla quale siamo destinati fin dalla creazione e che si attuerà in pienezza nel Regno dei Cieli!
Occorre quindi – da parte dei fedeli che partecipano all’Eucaristia e, prima ancora, da parte del sacerdote che presiede – cercare di sfuggire all’abitudine, per dare significato e per compiere con piena coscienza comunitaria i vari atti e momenti della celebrazione:

1) il saluto iniziale (e la risposta);
2) la piena partecipazione del cuore e della voce alla preghiera e al canto;
3) la presa di coscienza che quanto ascoltiamo dalle letture richiede non solo un’adesione dei singoli ma anche un impegno della comunità;
4) il partecipare con tutto il cuore alle intenzioni espresse nella preghiera dei fedeli;
5) il dare contenuto sincero al segno di pace (con la volontà di perdonare a tutti e di chiedere perdono a tutti);
6) la stessa processione per ricevere il Corpo del Signore, quale indice che tutti ci accostiamo alla stessa mensa...

Faremmo bene, periodicamente, a esaminarci sullo spirito di comunione e unità che portiamo durante la celebrazione eucaristica!

In Cristo siamo una sola famiglia

E nella nostra vita, come si prolunga lo spirito di comunione e unità acquisito e celebrato durante la Messa? La nostra vita quotidiana è proprio immersa in questo stile, in questa sensibilità di essere e formare tutti un solo corpo in Gesù e con Gesù?
Non si tratta solo di elevare ogni tanto il pensiero al Signore, quanto di non sentirci mai soli, ma sempre facenti parte della grande famiglia di Gesù! Anche soltanto il modo e lo stile con cui ascoltiamo una notizia del telegiornale: come ci sentiamo in qualche modo uniti e in comunione, ad esempio, con i popoli affamati, con i profughi costretti a emigrare, con chi vive in Paesi senza libertà..., o con le vittime di un incidente o di un atto di terrorismo...?

Di fronte, poi, agli avvenimenti della Chiesa, quale senso di comunione e unità abbiamo? Come interiorizziamo le parole del Papa o dei Vescovi? Che risonanza hanno nei nostri cuori i problemi dei missionari e dei popoli da evangelizzare?
E nella nostra parrocchia, come viviamo i suoi problemi, le sue iniziative? Come collaboriamo, come siamo vicini agli altri parrocchiani? Ci limitiamo a compiere i nostri doveri, o ci sentiamo coinvolti nei vari problemi della comunità (catechesi nelle varie età, aiuto alle famiglie povere, preparazione delle nuove famiglie...)? “Una comunità veramente eucaristica – dice il Papa (Ecclesia de Eucaristia, 39) – non può ripiegarsi su se stessa, quasi fosse autosufficiente, ma deve mantenersi in sintonia con ogni altra comunità cattolica”.

Come ci immedesimiamo nel drammatico fenomeno di una crescente scristianizzazione e secolarizzazione? Di fronte al crollo dell’ideale cristiano del matrimonio e della famiglia, ci limitiamo a deplorare, o ci proponiamo di essere vicini a chi sta soffrendo una separazione o una tensione con il coniuge, o con i figli? Solo l’Eucaristia, creduta e vissuta nella comunione, può sostenere e far crescere l’unità di una famiglia!

Sono riflessioni, queste, che ci aiutano a non restare indifferenti di fronte ai fatti, ma a lasciarci coinvolgere, per quello spirito di comunione e unità che Gesù ha portato sulla terra e che ha espresso, sacramentalmente, nell’Eucaristia.
E così arriviamo a quella realtà di comunione e unità che vivremo con Dio e in Dio, nella Vita Eterna. Il Regno di Dio, Gesù l’ha annunciato fin dall’inizio della sua predicazione, ed esso è lo scopo non solo della Incarnazione e della Redenzione, ma di tutta la Creazione. Siamo stati creati per raggiungere una piena comunione con Dio.
                                                                                           
  Don Rodolfo Reviglio


IMMAGINI:
1  
L’Eucaristia fonda la comunità cristiana e la anima nel vivere la pienezza della gioia del Risorto / Foto di Guerrino PERA, ELLE DI CI
2  Il sacerdozio è stato istituito da Gesù per servire la comunità credente. Ogni Eucaristia rinnova la comunità, la muove verso il raggiungimento della sua pienezza comunionale e la rafforza nell’unità.
 Il sacerdozio è stato istituito da Gesù per servire la comunità credente. Ogni Eucaristia rinnova la comunità, la muove verso il raggiungimento della sua pienezza comunionale e la rafforza nell’unità / Foto di G. VIVIANI

RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-7
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