EUCARESTIA E LIBERTA'
Forse mai come nel nostro secolo è stato sentito l’anelito alla libertà ed insieme sono stati calpestati i più elementari diritti degli uomini e delle nazioni. L’umanità è arrivata nel nostro secolo ad una stupenda maturazione della sua coscienza circa la dignità delle persone; eppure, forse mai come nei nostri tempi, si sono perpetrati crimini così orrendi contro la libertà e i diritti umani.

Il problema della libertà nel mondo attuale si pone in termini di rapporto fra libertà e verità, secondo la coscienza, la rivelazione evangelica e la dottrina della Chiesa. Afferma Giovanni Paolo II: «Solamente la libertà che si sottomette alla verità conduce la persona umana al suo vero bene. Il bene della persona è di essere nella Verità e di fare la Verità» (Veritatis Splendor, n. 84).

Il legame infranto fra la verità e la libertà hanno portato ad evidenziare nel nostro tempo un crollo generalizzato di valori e talvolta una vera e propria catastrofe antropologica.

Gesù, l’uomo libero

La celebrazione dell’Eucaristia mette in risalto l’obbedienza filiale con la quale Cristo si è consegnato nelle mani dei crocifissori e nelle mani del Padre. Tutta l’opera salvifica del Cristo è basata sul mistero della sua illimitata obbedienza al Padre. Di Cristo che inaugura la propria opera di salvezza, venendo nel mondo, ci parla la Lettera agli Ebrei: «Entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta... Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo... per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,5-7).

Cristo stesso durante la sua attività pubblica illustrerà il suo programma di vita con queste parole: «Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere la sua opera» (Gv 4,34). La fedeltà al programma così inteso e molte volte ripetuto (cf Gv 5,30; 6,38; 6,40) raggiunge il suo culmine drammatico nel mistero dell’agonia nel Getsemani e nella morte in croce.

Nell’Orto degli Ulivi, Cristo metterà fine al tormento della sua misteriosa esitazione, con l’eroica prontezza espressa con le parole: «Padre... sia fatta la Tua volontà» (Mt 26,42). Mentre sulla croce, compiendo definitivamente la sua opera, con l’accettazione della morte, suggella il suo programma di vita con una sola espressione: «Tutto è compiuto» (Gv 19,30). Tale espressione costituisce la sintesi della sottomissione al Padre durante tutta la sua vita, ma anche l’ultimo anello dell’opera compiuta in tal modo da Cristo, opera di salvezza e di riabilitazione dell’uomo, rinascita della sua libertà.

«Egli offrendosi liberamente alla sua passione»

La tradizione cristiana ha applicato all’oblazione volontaria di Cristo le parole del profeta Isaia (cf Is 53,7): «Si è offerto perché ha voluto». La sua sovrana libertà nel compiere l’opera affidatagli dal Padre appare chiaramente all’inizio del “libro della gloria”, cioè nei capitoli in cui Giovanni narra la gloriosa passione del Signore. «Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre..., dopo aver amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine» (Gv 13,1).

Queste parole dimostrano che Cristo, il Giovedì Santo, aveva chiara coscienza del fatto che era arrivato il momento storico del compimento della sua missione, che è nel contempo momento storico dell’uomo e dell’umanità. Al sopraggiungere di questo momento contribuirà già quanto è accaduto nelle prime ore di quel giorno, che avrà come culmine la sua morte: «obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2,8). Perciò, tutta l’ora di Gesù è immersa nell’obbedienza e nell’amore, e uno dei momenti principali di quest’ora è appunto il mistero dell’Eucaristia.

Istituendo nell’ultima Cena il memoriale del suo sacrificio, Gesù ha espresso nella maniera più limpida, la libertà con la quale egli porge ai discepoli, con immenso amore, il suo corpo offerto ed il suo sangue sparso, segno della sua donazione libera e volontaria insieme.

La liturgia della Chiesa ci ricorda, con formule della tradizione occidentale ed orientale, questo gesto di libertà di Gesù in alcune preghiere eucaristiche: «Egli offrendosi liberamente alla sua passione, prese il pane...» (Preghiera eucaristica II); «Per attuare il tuo disegno di redenzione, si consegnò volontariamente alla morte» (Preghiera eucaristica IV).

Una anafora orientale precisa: «Accettando di soffrire volontariamente per noi peccatori, egli che non commise peccato, nella notte in cui era tradito, o piuttosto in cui si consegnava per la vita e la salvezza del mondo...» (Anafora di San Giacomo).

Questa proclamazione della liturgia ci ricorda ogni giorno l’atto libero di amore con il quale Cristo si è offerto al Padre per noi e si consegna quotidianamente alla Chiesa, perché sia a sua volta per i fedeli sorgente della vera libertà nel dono di sé.
                                                                                    
Giuseppe Pelizza SDB


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-8
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