LA VITA VAL BENE UNA MESSA

Più assisto alla Santa Messa e più mi rendo conto che questa coinvolge ognuno di noi e non può essere solo interpretata come un ricordo o un rito o una liturgia nel senso di “azione per il popolo” di Dio. Queste definizioni sono vere, ma anche fortemente riduttrici.

L’Eucaristia non può essere soltanto un’azione del popolo o per il popolo, quasi come se fosse un atto legislativo, essa richiede che sia io in prima persona ad entrare dentro l’atto liturgico e ad offrire la mia vita, il mio corpo e il mio sangue come offerta al Padre in unione a Gesù mio fratello e maestro.

Quando sento le parole: “Manda Signore il Tuo spirito su questi doni...”, so che il Padre è pronto a mandare il suo Spirito anche su di me per trasformare la mia povera vita e anche tutte le mie ridicole mancanze in offerte a Lui gradite, perché finalmente ricoperte dallo Spirito Santo che è lo Spirito di Gesù.

A Dio non si pagano tasse

Come è grande la Messa e come siamo lontani dal “precetto”, dall’obbligo di andarci e accostarci alla Santa Comunione almeno una volta all’anno per Pasqua. Veramente non ha capito niente colui che non si offre al Signore ad ogni Messa per essere associato a Lui nella grande ed unica grande opera che è la redenzione di tutti gli uomini.

Non possiamo ridurre il nostro rapporto con Dio ad un rapporto burocratico e fiscale, come se con Dio dovessimo pagare delle tasse. Nell’amore non ci sono tasse: tutto è dono.

Chi non comprende questo, non può neppure comprendere cosa sia l’amore umano. Lo valuterà sempre in misura di un dare e di un ricevere, fino a dire: “Amo quella persona finché mi va... dopo si vedrà...”, ma così si uccide l’amore.

Mortificando l’amore ad una voglia (mi va, non mi va) è ovvio che la prossima fermata del treno della vita sia la noia.

Ma come può un cristiano parlare di noia della vita, di non sapere cosa fare per rendersi utile, di sentirsi solo o sola, di essere un peso per tutti? L’Eucaristia è il superamento della solitudine e dell’inutilità. L’Eucaristia è il momento in cui entriamo nell’universalità della Chiesa.

È vero che sovente anche a me vengono questi tristi pensieri senza che sappia neanche discernere se nascono dal mio orgoglio o da un tormento che ha per fonte il Signore! Forse sarà l’età, ma ogni tanto mi chiedo: “O Signore, cosa ho fatto della mia vita? A chi ho giovato?”.

San Francesco non doveva neanche parlare per portare frutti; Don Bosco ha salvato miriadi di giovani e Madre Teresa ha aiutato centinaia di persone a morire decentemente, e io che faccio? Una misera casa dove vengono al massimo quattro poveri al giorno! Ore ed ore di adorazione silenziosa, ma niente di grande, niente che sia un vero ed importante servizio ai fratelli! Invece, rivivendo le ore passate mi sembra di avere ricevuto grazie mai meritate e gratuite, e di averci poco corrisposto!
Il colmo per me è quando ricevo lettere o incontro persone che mi dicono che sarei un modello. Allora là, veramente, mi sento male! Non vedo niente, niente che possa servire a loro!
Una sola cosa forse, l’unica che ho fatto da quando ho conosciuto Gesù: questa ora della mattina, la prima sempre dedicata a Lui. E la Santa Messa vissuta in comunione con Lui, alla Cena prima, poi al Calvario.

Il diritto alla Messa

Avere la Messa, qui a Spello, nella comunità dei frati cappuccini è una vera fortuna! Vi sono i Vespri, cantati e vissuti con gioia! E poi, i padri che si sono succeduti da trentacinque anni a questa parte, non hanno mai trascurato di fare l’omelia, che è così importante per arricchire noi poveri fedeli. Abbiamo bisogno di ricevere ogni giorno oltre alla Parola di Dio, la parola del sacerdote che in quel preciso momento rimanda a Cristo.

Invece, le Messe “asciutte” (specialità francese!), in cui tutti si sprofondano in un profondo silenzio come se meditassero chissà quale mistero, mi fanno rabbrividire! Certo il sacerdote è libero, e forse non ha voglia di prepararsi, ma chissà se il Signore non chiederà conto di tutti questi momenti perduti in cui poteva con la predicazione portare la fede al suo gregge, (non suo, del sacerdote, ma gregge di Gesù!).

Le Messe “alla rapida”, senza omelia, senza preghiera dei fedeli in cui possa anche intervenire chi partecipa, fanno del male. O meglio, mancano di fare quel bene che potrebbero fare. Quando si pensa cosa è la Messa e quale frutto può portare in chi partecipa a tutto il Mistero e si offre sull’altare insieme con Gesù... non si può non richiedere al sacerdote che celebra anche un breve commento sulla Parola di Dio, che cosa ha detto questa Parola a lui, che della Parola è proprio ministro!

Non vorrei che queste righe fossero lette come polemiche! Piuttosto così vicini al Sinodo sull’Eucaristia, forse è giunto il momento in cui il popolo di Dio cresca nella sua sete eucaristica e chieda con coraggio ai suoi sacerdoti più Messa, più Parola di Dio, più verità in ciò che celebrano, più senso del divino e del sacro al riguardo dei Misteri che sono loro affidati.

Facciamo crescere in noi semplici fedeli, questa santa curiosità per la Messa, e come Gesù adolescente lasciamo le cose di casa a casa ed entriamo in chiesa per interessarci delle cose della Casa del Padre e decidiamoci
una buona volta a voler essere istruiti su cosa è la Santa Messa e come si può viverla di ora in
ora nella giornata!

Questo è un diritto che noi fedeli abbiamo. Oggi si parla tanto dei diritti di questo e di quello, e allora dico che anche noi fedeli abbiamo un diritto, ed è quello di essere istruiti sulla realtà della Messa; chiediamolo dunque ai nostri sacerdoti! Allora, è probabile che la vita diventi interessante e desideriamo ogni giorno la Messa per rendere viva la nostra giornata e fare di tutta la nostra vita un’offerta a Dio gradita. Vi assicuro che non c’è da annoiarsi. Volete provare?

                                                                                                    Maddalena di Spello


IMMAGINI:
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L’Eucaristia richiede decoro celebrativo sia da parte di chi presiede sia da parte dei fedeli. © Elledici / G. Pera
 Crescere nella conoscenza della Messa è un diritto e un dovere per ogni cattolico che voglia prendere sul serio la propria vita spirituale. © G. Viviani

RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-9
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