SAN FRANCESCO E L'EUCARESTIA
San Francesco amò grandemente la liturgia e da essa trasse nutrimento per la sua vita interiore. E volle che fosse così anche per i suoi frati. Egli stabilì che usassero la liturgia della curia papale e fu per questo motivo che i francescani, nel loro dinamismo e nella loro diffusione, contribuirono a rendere universale questa liturgia.

È per il loro influsso e per la revisione del breviario e del messale compiuta dal loro quarto generale, P.Aimone da Faversham, che messale e breviario francescano, divennero di fatto il messale e il breviario della chiesa intera. L’Ordine Francescano nacque in un momento in cui quella che noi chiamiamo “partecipazione attiva e consapevole del popolo alla vita liturgica” era già perduta. Il latino, ormai, non era più inteso dal popolo.

Nel fervore di rinascita della vita dei Comuni si andava affievolendo il senso religioso dei laici verso i sacerdoti e del popolo in genere verso la gerarchia ecclesiastica. Frattempo, si stava fissando il ciclo liturgico con una ricchezza e una varietà talvolta eccessiva e confusa.
Inoltre, per svariate ragioni, alla diffusione della fede e al prestigio, anche materiale, della Chiesa, non corrispondeva sempre un’intensità di vita cristiana consapevole e profonda.

Il distacco tra chierici, dotti e potenti, e i laici, che non sapevano il latino e si occupavano dei traffici e dei lavori di questo mondo, si proiettava e si approfondiva nella vita liturgica. In particolare veniva a soffrirne l’aspetto sacramentale della liturgia stessa, soprattutto quello eucaristico. Comunione e culto della presenza reale erano fortemente trascurati.

Un’offerta viva

In questo contesto si colloca il forte amore di Francesco per l’Eucaristia. Il culto che ne consegue è una chiara eredità peculiare e singolare dei figli di Francesco. È certo che al centro della vita di Francesco stava il Cristo: il Cristo del Vangelo a cui egli voleva conformarsi in tutto, “l’altissimo Figlio di Dio”, il cui “santissimo corpo e il sangue suo... solamente i sacerdoti consacrano ed essi soli amministrano agli altri”.

Di qui la venerazione di Francesco per i sacerdoti, il restauro e la cura per le chiese povere, il culto per l’Eucaristia, la premura di assistere ogni giorno al sacrificio della Messa, con adesione piena, per cui “riteneva grave segno di disprezzo – afferma il suo biografo Tommaso da Celano – non ascoltare ogni giorno la Messa, se il tempo lo permetteva. Francesco si comunicava sovente e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri.

Infatti, essendo colmo per questo venerando sacramento, offriva il sacrificio di tutte le sue membra, e quando riceveva l’Agnello immolato, immolava il suo spirito in quel fuoco, che ardeva sempre nell’altare del suo cuore. Un giorno volle mandare dei frati per il mondo con pissidi preziose, perché riponessero in luogo il più degno possibile il prezzo della redenzione, ovunque lo vedessero conservato con poco decoro”.

Francesco voleva inoltre

“che si dimostrasse grande rispetto alle mani del sacerdote, perché ad esse è stato conferito il divino potere di consacrare gli altri. Se mi capitasse – diceva – di incontrare insieme un santo che viene dal cielo e un sacerdote poverello, saluterei prima il prete e correrei a baciargli le mani. Direi infatti: “Oh! Aspetta, San Lorenzo; perché le mani di costui toccano il Verbo di vita e possiedono un potere sovrumano”.

Sorpresa adorante

Si notino in questa citazione i vari elementi accennati: ammirato stupore di fronte al mistero eucaristico, espressione della benevolenza divina; partecipazione quotidiana alla Messa; comunione frequente, offerta di se stesso e immedesimazione con il sacrificio di Cristo, tanto da diventare un altare vivente, e questo mi pare essere l’aspetto più interessante di Francesco.

L’Eucaristia, durante la celebrazione e dopo, nella sua realtà salvifica come nelle persone, negli oggetti e nei luoghi che la circondano, è oggetto da parte di Francesco di un unico sguardo di fede, di amore e di venerazione sincera perché Francesco si immedesimava con il mistero eucaristico stesso. Francesco non solo trovava nell’Eucaristia, sacrificio e sacramento, ispirazione e alimento per la sua pietà personale, ma vedeva realmente in essa il centro della fede e della vita cristiana, a cui è ordinato il sacerdozio e tutto il culto.

Egli vedeva nell’Eucaristia il prolungamento dell’Incarnazione e intuiva l’universalità e la perennità del sacrificio di Cristo e la necessità di associarsi ad esso. La sua grande venerazione per il mistero eucaristico lo portava a pregare con queste parole: “ Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, poiché con la tua santa croce hai redento il mondo”. Questa preghiera composta dal Santo ha un eminentemente sapore eucaristico e liturgico ed è uno splendido saggio di preghiera francescana.

La fede di Francesco abbracciava tutti i segni esterni della presenza di Cristo, unendo nella preghiera, l’adorazione e la lode, l’Eucaristia e la croce. Per Francesco, dunque, il ricevere il Corpo e il Sangue di Cristo, non è mai un incontro individuale dell’anima con Cristo, ma la partecipazione, anzi la conformazione di tutta la sua persona alla Passione che viene celebrata nell’Eucaristia.

Il Cristo presente nel mistero eucaristico, non è il Cristo del ricordo devoto, ma il Cristo vivente e vivificante nella pienezza della gloria che “riempie presenti e assenti, che sono degni di lui”.
L’Eucaristia quindi come invito alla conformazione a Cristo è perpetuazione dell’Incarnazione e della Passione: un invito pressante alla radicale sequela del Cristo povero:

“O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umilii da nascondersi, per la nostra salvezza in poca apparenza di pane! Guardate, frati, l’umiltà di Dio, e aprite davanti a Lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché Egli vi esalti. Nulla, dunque, di voi tenete per voi; affinché vi accolga tutti Colui che a voi si dà tutto”.
                                                                                          

                                                                                                  Giuseppe Bonardi


IMMAGINI:
 Assisi, luogo che testimonia la pace e l’ardore dell’animo di Francesco, pronto sempre a servire il suo Signore nelle persone dei poveri.
2  © Guarigione dello zoppo, Bonaventura Berlinghieri (1235-1274), Leipzig.
3  © Soccorso ai poveri, Bonaventura Berlinghieri (1235-1274), Leipzig.
La partecipazione all’Eucaristia e il servizio ai poveri per San Francesco erano strettamente congiunte. Ogni celebrazione è, infatti, espressione di comunione con tutti i credenti e segno di solidarietà con chi è nel bisogno.

RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-9
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