EUCARESTIA:
CAPOLAVORO DELL'AMORE

Parlare dell’amore è – o almeno sembra – tanto facile. Eppure, penetrare nel significato profondo dell’amore, raggiungere le dimensioni del vero amore è un’impresa tanto importante ma anche tanto difficile, al punto che ben pochi ci riescono. Non voglio essere presuntuoso, pertanto mi scuso fin d’ora dei limiti che avrà la mia riflessione.
Cominciamo col dire che tutti, uomini e donne, hanno sempre sentito il bisogno di amare e di essere amati; al tempo stesso dobbiamo riconoscere che tutte le tragedie dell’umanità sono nate e si sono, a volte, spaventosamente ingigantite proprio per la mancanza di amore o per la incapacità di amare nel modo giusto e con le motivazioni vere.

Lo sviluppo del rapporto di amore

Prendiamo anche gli scritti dell’Antico Testamento; essi sono tutti ispirati da Dio, ma Dio non ha potuto e non ha voluto rivelarsi pienamente tutto di un colpo e ha dovuto – di secolo in secolo, di età in età – adattarsi alla comprensione degli uomini, anche dei più santi e zelanti. Questo spiega come, per fare un esempio, certe pagine dei Salmi e dei Profeti contengono affermazioni di Dio e su Dio che oggi ci lasciano perplessi; come si possono attribuire a Dio l’ira verso i nemici, le minacce e i castighi annunciati dai Profeti?
Proviamo a dare una risposta a questa sconcertante domanda, ricorrendo all’esempio quotidiano della notte e del giorno: dal buio della notte profonda si passa ai primi albori, a un chiarore che lentamente si diffonde; a poco a poco, le cose prendono forma, si comincia a distinguere una pianta da una casa, una strada da un bosco; e a mano a mano che aumenta la luce si scoprono i colori e si definiscono i contorni... fino ad arrivare a mezzogiorno quando, in pieno sole, leggo anche le parole più piccole scritte sui giornali!

Così ha fatto Dio, che ha rispettato il lento sviluppo della cultura umana e si è rivelato gradatamente, manifestando prima di tutto la sua assoluta Potenza e Sapienza, la sua Giustizia, il suo Amore e la sua Misericordia, ma con un graduale crescendo di fronte agli avvenimenti. Gli scrittori sacri hanno avuto la preoccupazione – ispirata da Dio – di mettere in evidenza la Sua Trascendenza; poi, con un cammino di secoli, sono arrivati anche a descrivere lo sforzo degli uomini più santi per avvicinarsi a tale Trascendenza e Santità e per giudicare, a quella luce, le vicende umane... fino ad arrivare a Gesù Cristo, che è come il Mezzogiorno, il culmine della Luce e dell’Amore. Difatti, se per gli israeliti la condanna e la sconfitta dei nemici era ritenuta un bene, quando arriverà Gesù parlerà di perdono dei nemici, e giungerà fino a dare la vita per noi sulla Croce e a pregare per i suoi crocifissori, assicurando persino al buon ladrone il Paradiso, oggi.

La misura dell’amore

In che cosa consiste, allora, l’amore? Ce lo dice Gesù, prima ancora di darcene l’esempio sulla croce: «Non c’è amore più grande di chi dà la vita per i propri amici... e voi siete miei amici!» (Giovanni 15,13-14). Con la sua vita, e ancor più con la sua morte, Gesù ci ha dato l’esempio. Anzi, è arrivato a dire: «Come il Padre ama Me, così anche Io amo voi, rimanete nel mio amore» (Giovanni 15,9). Ma non si ferma lì, e continua: «Amatevi tra di voi come Io ho amato voi» (Giovanni 15,12). In queste due ultime affermazioni ci sono due “come” che – evidentemente – dicono uguaglianza.

Questa uguaglianza ci fa venire le vertigini: Gesù ama noi nella stessa misura con cui si amano Padre e Figlio: una misura infinita! Ma poi Gesù la trasferisce, ha il coraggio (divino!) di trasferire questa misura in noi: chiamati a volerci bene nella misura e nel modo con cui si vogliono bene Padre e Figlio. Cioè, siamo chiamati alle dimensioni stesse di Dio!
È evidente che noi non ci arriveremo mai, ma il limite, per noi, non è fissato: siamo chiamati a crescere fin dove possiamo, in uno slancio che non ammette misure né traguardi, perché il traguardo è Dio stesso! E il modo è uno solo: dare la vita per il prossimo!

Eucaristia, dimensione dell’amore

E qui arriviamo all’Eucaristia: essa – nel progetto di Dio e nella straordinaria attuazione di Gesù nell’Ultima Cena – ci dà la vera dimensione dell’Amore infinito del Padre e del Figlio. Gesù, poche ore prima di dare la vita per noi sulla croce, ha voluto anticipare e perpetuare il suo dono istituendo l’Eucaristia: nel “grazie!” che ha elevato al Padre prendendo in mano il pane e il vino, ha garantito non solo la Sua presenza, ma anche il Suo dono di amore: «Questo è il mio corpo donato (e in qualche modo spezzato) per voi... questo è il mio sangue versato per voi!».

Non stiamo facendo delle fantasie; quello che qui è scritto è pura e santissima realtà! Siamo noi che stentiamo a percepire le dimensioni dell’Amore divino, ma l’Eucaristia in se stessa contiene tutto Dio, tutto il Suo Amore: e noi non finiremo mai, quaggiù, di crescere nella comprensione di questo amore.

Di qui l’esigenza di non ridurre la nostra partecipazione alla Messa a un semplice atto di adorazione e di ossequio: siamo chiamati – in un certo senso – a transustanziarci in Gesù e nel suo infinito amore! Siamo stati creati per l’amore e solo per l’amore: Dio non poteva avere un altro scopo, creandoci. I progetti di Dio sono infiniti come Dio stesso!
E di qui nasce l’esigenza, stupenda e straordinaria, ma anche preoccupante, di non mettere mai un termine ai nostri propositi e alla nostra volontà di santificazione: l’Eucaristia è in se stessa esigentissima e vuole trasformare noi nella stessa realtà di Dio. I limiti sono solo dalla nostra parte, non sono mai dalla parte di Dio!

Concretezza dell’amore

E allora proviamo ad aprire qualche prospettiva alla nostra vita eucaristica. Quello che riguarda il culto eucaristico lo vedremo nel prossimo articolo; qui proviamo ad aprirci alla nostra vita quotidiana.
Abbiamo già riflettuto sulla comunione e sull’unità, sulla gioia e sulla pace, ma non finiremo mai di approfondire gli sviluppi della vita eucaristica nella nostra esistenza.

Prima di tutto, un meglio. Cominciamo a vivere meglio le nostre Eucaristie, a parteciparvi con più impegno e fervore, e anche con maggiore frequenza; a interrogarci più spesso sulla nostra fedeltà al dono di Gesù. Poi cerchiamo di estendere intorno a noi, nella nostra famiglia, tra le nostre amicizie, nella comunità parrocchiale questa nostra volontà di fede e di fervore; facciamoci apostoli dell’Eucaristia, coinvolgendo altri nel nostro cammino.

Aprendoci ai fratelli, agli amici, a chi ci conosce, cerchiamo di amare tutti nella misura e nel modo di Gesù, perdonando, donandoci, suscitando momenti di preghiera, di fede, di ascolto della parola di Dio. Non abbiamo paura di esortare i non praticanti o i non credenti a un ritorno totale al Signore, e aiutiamoli stando accanto a loro.
Apriamoci di più anche ai malati, ai sofferenti, magari chiedendo nella nostra parrocchia di essere ammessi a compiere il servizio di ministri straordinari della Eucaristia, favorendo così una maggiore partecipazione di queste persone sofferenti alla comunione eucaristica.
In ogni modo, facciamoci disponibili per ogni servizio di amore, di appoggio, di sostegno, di aiuto verso chi ha bisogno! L’amore vero si concretizza così, e pertanto la stessa Eucaristia ha bisogno di essere sostenuta da questi modi e da queste misure di amore!
                                                                                            
 Don Rodolfo Reviglio


IMMAGINI:
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  G. Viviani / L’Eucaristia, vero cibo per l’anima dell’uomo, nutre il nostro bisogno di amore.
 Il sacrificio di Gesù, redime l’uomo dalla schiavitù del peccato e lo introduce alla salvezza eterna. Nell’Eucaristia entriamo in comunione con questa realtà e nutrendoci di Cristo pane vivo, siamo introdotti nella realtà del Regno che si compie già su questa terra.
 Tutta l’Eucaristia è azione della Trinità.
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-11
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