SPIRITUALITA':
UMILTA',
UNA VIRTU' FUORI MODA
Umiltà.
Questa parola è ancora presente nel vocabolario
ma solo perché è necessaria per identificare una
condizione o uno stato danimo proprio dei tempi
passati. Oggi è fuori moda. Desueta. Forse dà anche
un po fastidio.
Però esiste, e mossi dalla curiosità di sapere
dove si trovi e cosa significhi, siamo andati alla ricerca della
sua origine. La parola umiltà proviene dalla radice latina
humus, che descrive il livello del terreno, più
che il terreno stesso. Poi, col tempo, i significati sono un
po cambiati: qualche volta indica il soggetto posto sul
livello del terreno, altre volte il livello a cui questo soggetto
si pone. Ma sempre indica qualche cosa di basso, di infimo...
umiliante, insomma.
Ma se invece indaghiamo su cosa ci sia sotto il livello
dellhumus, scavando, scopriremmo come lì sotto esista
la matrice della vita vegetale, che è a sua volta matrice
di quella animale, quindi anche di quella umana.
Umano non ha dunque soltanto
un collegamento semantico ed etimologico con humus, ma ne possiede
naturalmente uno ben più sostanziale. I nostri antenati
effettuarono quasi spontaneamente questo doppio collegamento,
semantico e vitale, tra Humus ed Homo, e con piena ragione decisero
che luomo proveniva dalla terra.
Più
tardi, con lo sviluppo del pensiero, aggiunsero anche lazione
di Dio, ma il quadro sostanzialmente non cambiò.
Noi, poiché siamo moderni, questo rapporto con lhumus
lo abbiamo completamente rimosso e cancellato, pur essendo oggi
tutto rimasto sostanzialmente come allora, anche se col pesante
oscuramento prodotto ai nostri occhi dalla moderna tecnologia.
Oggi dallHumus
primigenio biologico ci separa una fuorviante catena alimentare
industriale, la quale ci induce a pensare che la carne di manzo
provenga direttamente dalle scatolette di latta, non più
dal fieno e dallerba medica, ed il latte nasca nei tetrabrik
invece che provenire dai capezzoli untuosi e pelosi delle mucche.
Tutte immagini antiche, ma tuttora valide, sterilizzate dalla
nostra mentalità moderna prima che dalle autoclavi.
Siamo totalmente
desensibilizzati rispetto a ciò che avviene sotto
il livello dellhumus e dimentichiamo la sua insostituibile
forza generatrice. A noi è rimasto soltanto il concetto
di livello, inteso come il più basso di quelli
sperimentabili in modo diretto.
Umile trattiene
per noi soltanto il significato di elemento, cosa, idea, persona,
entità, che si trovi ad un livello prossimo al più
basso concepibile: tanto resta nella nostra formazione e deformazione
scientifica e tecnologica.
Addio collegamento alla radice
della vita, addio ad ogni sua interpretazione morale o religiosa
e trascendente. Lumiltà è ormai per noi soltanto
il più basso livello di riferimento delle possibili condizioni
umane.
Chi può accettare oggi
di essere umile? Sia esso Stato, organizzazione,
gruppo, o singolo individuo?
Secondo semantica e convinzione correnti, equivarrebbe ad una
vera e propria autoflagellazione, con conseguente, ingiustificabile,
autonegazione finale, negatrice di ogni valore di individualità,
anzi, di ogni valore personale in assoluto.
Nessuno è
più in grado di considerare lumiltà come
la virtù che ci consente di stare con i piedi ben piantati
su quellhumus che ci ha generati e ci consente tuttora
di mantenerci in vita. Questo significato vero e reale lo abbiamo
perso
totalmente. Non mi azzardo a dire per sempre, semplicemente
perché non ho argomenti né dati per farlo, e perché,
malgrado tutto, ho grande fiducia nelle capacità di recupero
delluomo.
Tuttavia, non
vedo infatti allorizzonte alcuna volontà, da parte
di nessuno, di ricercare e ritrovare il senso perduto dellumiltà,
generatrice di consapevolezza ed equilibrio, neanche come semplice
livello di riferimento. Se la si accettasse almeno come tale,
si renderebbero implicitamente possibili valutazioni di livello
relativo, che sono le più pericolose ed aborrite.
Umili rispetto a chi, rispetto
a cosa? Oggi tutti preferiscono sentirsi liberi,
altro che umili!
Come se i rami di un albero, invece di essere connessi luno
allaltro nel modo che conosciamo, e tutti al tronco, e
tramite il tronco allhumus che tutti li alimenta e mantiene
in vita, fluttuassero separatamente per laria, senza connessioni
fra loro per il semplice fatto che non è più di
moda rimanere legati al tronco. Così un rametto può
illudersi di essere un tronco, e ciascuno può illudersi
di essere più grande e potente, mentre in effetti resta
un fuscello inerte in balia di ogni stormire di vento.
Quanto può
sopravvivere una tale struttura?
In natura tali fantasmagoriche strutture non sono permesse e
noi, volenti o nolenti, facciamo parte della natura, anche quando
lo neghiamo con tutte le forze, o ci illudiamo di avere risorse
sufficienti per poterlo fare.
Tutte le nostre
libertà sono in realtà condizionate e tutte le
nostre interazioni inducono a risultati necessari ed ineludibili.
Un matematico direbbe che la nostra libertà è massima
solo nel suo insieme di definizione, non illimitato,
e del quale non possiamo assolutamente non tenere conto, o far
finta che non esista, senza sballare clamorosamente il calcolo
di ogni nostra funzione vitale e sociale.
Come sistematicamente
sta avvenendo, ed in modo molto evidente.
La società in cui viviamo è una sommatoria di individui
sedicenti liberi, totalmente privi della rigeneratrice
forza vitale che può derivare soltanto da una visione
umile del mondo, cioè collegata alle sue matrici
biologiche, oltre che alla nostra ormai ripudiata evoluzione
etica.
In tali condizioni non può
restare che la violenza, contro la natura e le persone (cioè
anche contro se stessi), come funzione di riferimento ordinativa
delle regole del nostro comportamento personale e sociale, e
lunica, vera, libertà residua resta quella dei perversi
e dei sopraffattori, che il problema dellumiltà
non se lo pongono a nessun livello e giocano a proprio esclusivo
vantaggio con questa enorme massa di boriosi travicelli vaganti,
privi di radici e di linfa, quindi totalmente incapaci di imporre
a livello sociale diffuso la potente regola evolutiva comune
dellumiltà.
E la natura, compresa quella
umana, si prende le sue dolorose rivincite, in quanto la sua
etica altamente equilibrata non le consente di accettare la violenza
da elementi raziocinanti che essa stessa ha prodotto, e che,
proprio per il suo equilibrio, ci restituisce prima o poi, tutto
il dovuto, quando, non con gli interessi.
Marco De Lorenzi
IMMAGINI:
1 © Andreas Lothar / Fiori
2 Lumiltà
apre il nostro cuore alla gioia e al ringraziamento.
3 © G. Moscardini
4 Tramonto
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-11
VISITA Nr.