SALMO 8:
GRANDEZZA DI DIO E
DIGNITA' DELL'UOMO
Meditando il Salmo 8, che recitiamo
alle Lodi del sabato della quarta settimana, non possiamo non
rilevare che esso sia anzitutto un mirabile inno di lode. Soprattutto
in questo salmo emerge lintensità spirituale, e
la bellezza poetica.
La Bibbia, infatti, ci invita ad aprire il cammino della nostra
giornata con un canto che non solo proclami le meraviglie operate
da Dio e la nostra risposta di fede, ma le celebri «con
arte» (Sal 46,8), cioè in modo bello, luminoso,
dolce e forte al tempo stesso.
Splendido tra tutti è il Salmo 8, in cui luomo,
immerso in un fondale notturno, quando nellimmensità
del cielo saccendono la luna e le stelle (cf v. 4), si
sente come un granello nellinfinito e negli spazi illimitati
che lo sovrastano.
Dio si china
sulluomo
Al centro del
Salmo 8, infatti, emerge una duplice esperienza. Da un lato,
la persona umana si sente quasi schiacciata dalla grandiosità
del creato, «opera delle dita» divine. Tale curiosa
locuzione sostituisce l«opera delle mani» di
Dio (cf v. 7), quasi per indicare che il Creatore abbia tracciato
un disegno o un ricamo con gli astri splendenti, lanciati nellimmensità
del cosmo.
Dallaltro lato, però, Dio si china sulluomo
e lo incorona come suo viceré: «Di gloria e di onore
lo hai coronato» (v. 6). Anzi, a questa creatura così
fragile affida tutto luniverso, perché ne tragga
conoscenza e sostentamento di vita (cf vv. 7-9).
Lorizzonte della sovranità delluomo sulle
altre creature è specificato quasi evocando la pagina
di apertura della Genesi:
greggi, armenti, bestie della campagna, uccelli del cielo e pesci
del mare sono consegnati alluomo perché, imponendo
loro il nome (cf Gn 2,19-20), ne scopra la realtà profonda,
la rispetti e la trasformi attraverso il lavoro e la finalizzi
ad essere fonte di bellezza e di vita. Il Salmo ci rende consapevoli
della nostra grandezza, ma anche della nostra responsabilità
nei confronti del creato (cf Sap 9,3).
Luomo
è chiamato a cose grandi
Rileggendo
il Salmo 8, lautore della Lettera agli Ebrei vi ha scoperto
una comprensione più profonda del disegno di Dio nei riguardi
delluomo. La vocazione delluomo non può essere
limitata allattuale mondo terreno; se il Salmista afferma
che Dio ha posto tutto sotto i piedi delluomo, questo vuol
dire che gli vuole assoggettare anche «il mondo futuro»
(Eb 2,5), «un regno incrollabile» (12,28). In definitiva,
la vocazione delluomo è una «vocazione celeste»
(3,1). Dio vuole «condurre alla gloria» celeste «una
moltitudine di figli» (2,10). Perché questo progetto
divino si attuasse, era necessario che la vita fosse tracciata
da un «pioniere» (cf ibid.), nel quale la vocazione
delluomo trovasse il suo primo adempimento perfetto. Questo
pioniere è Cristo.
Lautore della Lettera agli Ebrei ha osservato in proposito
che le espressioni del Salmo si applicano a Cristo in maniera
privilegiata, cioè più precisa che per gli altri
uomini. Infatti, il Salmista adopera il verbo «abbassare»,
dicendo a Dio: «abbassasti luomo un poco in confronto
degli angeli, di gloria e onore lo coronasti» (cf Sal 8,6;
Eb 2,6). Per gli uomini ordinari, questo verbo è improprio;
non sono stati «abbassati» in confronto degli angeli,
giacché non si sono mai trovati al di sopra di essi. Invece
per Cristo, il verbo è esatto, perché, in quanto
Figlio di Dio, egli si trovava al di sopra degli angeli ed è
stato abbassato quando è diventato uomo, poi è
stato coronato di gloria nella sua Risurrezione. Così
Cristo ha adempiuto pienamente la vocazione delluomo e
lha adempiuta, precisa lautore, «a vantaggio
di tutti» (Eb 2,9).
La vittoria
nel pericolo
In questa luce,
santAmbrogio commenta il Salmo e lapplica a noi.
Egli parte dalla frase in cui si delinea l«incoronazione»
delluomo: «Di gloria e di onore lo hai coronato»
(v. 6). In quella gloria egli vede, però, il premio che
il Signore ci riserva quando abbiamo superato la prova della
tentazione.
Ecco le parole del grande Padre della Chiesa nella sua Esposizione
del Vangelo secondo Luca: «Il Signore ha incoronato il
suo diletto anche di gloria e di magnificenza. Quel Dio che desidera
distribuire le corone, procura le tentazioni: perciò,
quando sei tentato, sappi che ti si prepara la corona. Abolisci
i combattimenti dei martiri, abolirai anche le loro corone; abolisci
i loro supplizi, abolirai la loro beatitudine» (IV, 41:
Saemo 12, pp. 330-333).
Dio intreccia per noi quella «corona di giustizia»
(2Tm 4,8) che ricompenserà la nostra fedeltà a
Lui mantenuta anche nel tempo della tempesta che scuote il nostro
cuore e la nostra mente. Ma egli è in ogni tempo attento
alla sua creatura prediletta e vorrebbe che in essa brillasse
sempre l«immagine» divina (cf Gn 1,26), così
che sappia essere nel mondo segno di armonia, di luce, di pace.
Giovanni Paolo II
LOsservatore
Romano, 25-09-2003
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2004-2
VISITA Nr.