GESU' RIMETTE I PECCATI
Accade sovente di leggere nei Vangeli che Gesù rimette i peccati. Ma a cosa serve questo gesto di Gesù? Quali sono le sue conseguenze? Perché Gesù dice che è venuto per “rimettere i peccati?”.
Se abbiamo difficoltà a capirlo, è perché, soprattutto oggi, non sappiamo più cosa sia il peccato. Riusciamo certamente a comprendere il disastro sociale della fame, della miseria, delle malattie e molti uomini lottano contro di esse. Ma esse sono soltanto dei sintomi, non sono la radice del problema.
Combattere la fame, la miseria, le malattie è molto importante, è bello ed è cristiano, ma significa combattere soltanto le conseguenze e non ancora la causa del male. Lottare contro di esse è come amministrare un anestetico che toglie un poco il dolore, ma non cancella la malattia, la quale, presto o tardi, riapparirà.
In molte situazioni è certamente un bene amministrare un anestetico, ma non sarebbe forse meglio debellare per sempre la malattia?
Il cancro della società, l’origine del male che ci distrugge è l’egoismo dell’uomo, quell’egoismo che noi chiamiamo peccato.
Il peccato non è altro che l’incapacità di amare gli altri. È anche l’incapacità di amare Dio? Sì lo è. Ma non perché il peccato leda direttamente Dio, ma perché Lo lede negli uomini che Lui ama, fino ad identificarsi con loro. Così il peccato è come colpire una mamma, non nella sua persona, ma colpendone un figlio davanti ai suoi occhi.
Ebbene, quando Gesù rimette il peccato, non compie un atto puramente rituale, o poco pratico, o astratto: Egli dona ad un uomo la capacità di passare dall’egoismo alla generosità, dalla durezza alla misericordia, dall’indifferenza verso gli altri alla solidarietà. Di conseguenza, lo rende capace di preoccuparsi degli altri, di lottare contro la fame, la miseria e le malattie del mondo.
Gesù quando rimette i peccati, risana il cuore dell’uomo interessato soltanto a se stesso, e quindi, inizia a risanare l’intera persona, anzi sta cominciando a trasformare, a partire dal peccatore perdonato, tutta la società, e in questo modo sta preparando quel nuovo mondo che Egli ci offre.
Il perdono di Gesù riabilita l’uomo alla sua dignità iniziale di figlio di Dio, dignità che il peccato gli ha fatto perdere, svilendolo nella sua natura e nelle sue inclinazioni.
Anche oggi, il Signore vuol rimettere i peccati a tutti gli uomini: ma non può farlo per chi non lo vuole, per chi “non glielo permette”.
Così la remissione dei peccati non diviene un atto magico, ma il dono divino che riabilita l’uomo nella sua integrità di persona amata da Dio e capace a sua volta di amare pienamente. Il suo perdono è la forza soprannaturale che completa e supera infinitamente il nostro semplice desiderio di bene, poiché ci rende così come Dio ci vuole: capaci di amore per Lui e per i fratelli.
Quando noi Gli chiediamo il Suo perdono, Egli ce lo dà senza indugio se il nostro cuore desidera ardentemente e realmente il cambiamento della nostra vita.
Il Sacramento della Penitenza è il segno necessario che esprime e completa l’autenticità della nostra trasformazione dall’egoismo alla generosità, dal peccato all’unione con Dio, dalle tenebre alla luce.
                                                        
  Antonio Rudoni SDB
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2004-3
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